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Autore: Zomi    22/06/2012    6 recensioni
-Io? Oh, bhè, io volevo solo far stare da soli Nami e Zoro… è da tanto che non passano un paio d’ore soli soletti… se non stanno in intimità, come me lo fanno a me un bel nipotino, eh?!?-
Il biondo cuoco saettò fulmini e lampi dagli occhi, sporgendosi con l’intero corpo sopra la tavola occupata da lui e dai suoi Nakama.
-COSA HAI DETTO?!?-
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL’AUTORE:
A Phoenix_passion, CapitanJollyRoger, Carin e Pokemaster90 che non si sono ancora stancati di me…

Zomi
 

 

CHOPPER RACCONTA: THRILLER BARK

 

 

Chopper storse le sue piccole labbra scure in una smorfia triste di dolore.
Non voleva ricordare.
No, non voleva riaprire quel cassetto pesante e doloroso chiamato Thriller Bark.
Ci aveva impiegato troppo tempo per rinchiudere tutte le sue paure e terrori, riguardo a quell’avventura, in quel piccolo cassettino buio nascosto nel suo animo, sforzandosi poi di cancellarlo e dimenticarlo del tutto.
-No, non voglio…- scuoté le corna la piccola renna, aggrappandosi con forza alla sua sedia -… fa ancora troppo male…-
Un esile raggio di sole pomeridiano filtrò dalle lerce e putride finestre del locale, rovesciandosi sul tavolo dei Mugiwara, ad illuminare il centro del ripiano, donandogli un leggero alone nocciola.
La luce tenue e timida, si nascose tra i bicchieri rimasti sul tavolo, giocando a nascondino con il proprio riflesso, mentre i pirati si perdevano nel seguirla con gli occhi, lasciando divagare i ricordi sui giorni lontani trascorsi nell’arcipelago Florian.
-Perdonatemi, amici, ma non voglio ripensare a Thriller Bark: è stato il preludio dei terribili avvenimenti dell’Arcipelago di Sabaudy e della nostra divisione…-
Chopper tirò su con il naso, abbassando lo sguardo sulle sue zampette scure, strette tra loro in una tremante morsa.
-In effetti non piace nemmeno a me ricordare quei giorni…- sbuffò Sanji, muovendo nell’aria la mano e fissandone l’ombra riflettersi sul legno del tavolo.
-L’abbiamo rischiata grossa…- storse le labbra Usop, appiattendo il mento contro il ripiano, mentre Chopper annuiva alle sue parole.
-Avremmo potuto perdere alcuni Nakama…- sorrise al cuoco e all’archeologa Franky.
-Nami sarebbe potuta diventare la moglie di quel depravato di Absolom…- ringhiò iracondo Sanji, prendendo fuoco sulla sua sedia, spento rapidamente da Brook con un estintore in mano.
-AAAAHHHH!!!!- grido Rufy, battendo un pugno sul tavolo e alzandosi in piedi –Sono solo stupide paure, queste!!!-
Puntò le mani sul ripiano, stringendo nei palmi il legno umido e freddo che lo componeva, mentre osservava negli occhi ogni suo Nakama.
-Si, Thriller Bark poteva segnare la nostra fine, ma così non è stato, anzi…- con un tonfo si risedette sulla sua sedia, incrociando le braccia al petto e sorridendo con il suo solito sorriso spontaneo e allegro -È stata l’avventura più tosta e divertente di tutte, fin ora… abbiamo sconfitto un componente della Flotta dei 7, abbiamo conosciuto nuovi amici come Laura, abbiamo aggiunto un nuovo membro alla famiglia…- prese ridacchiando Brook sotto braccio, stringendoselo accanto -… e abbiamo fatto la festa più mitica del Grande Blu in stile gotico!!!!-
-Yohohoho-ho… hai ragione Rufy!!!! Quella volta si che abbiamo fatto tremare le mura del castello di Moria!!!!-
-Vero… e poi ti ricordi quanto abbiamo ballato e cantato?!?- si unì ai due Usop, abbracciando per l’arto arto scheletrico il canterino.
Robin sorrise dell’allegria spontanea e veritiera che il suo capitano riusciva a far nascere in tutti loro, coinvolgendoli in pazze feste senza senso e senza fine. Con sguardo bonario, guardò Chopper, ridacchiante per l’improvvisato balletto che quei suoi tre compagni avevano appena iniziato.
-Sai…- gli sussurrò, catturando la sua attenzione -… è vero, i ricordi racchiudono in se felicità e dolore per sempre… ma noi siamo qui, e un dolore portato in tanti è meno pesante e triste…-
La renna annuì, sbattendo gli occhi umidi di lacrime.
-Ok!!!!- gridò, alzando nell’aria le sue zampe, e interrompendo la danza del suo capitano –Vi racconterò ciò che ho visto ha Thriller Bark… però voi non dite a Nami che ve l’ho raccontato io, se no poi mi picchia…-
-Tranquillo, fratello!!!! Saremo muti come pesci!!!!-
-Yohohoho-ho… si, si… manterremo il segreto…-
Chopper prese un profondo respiro, chiuse i suoi teneri occhi per darsi coraggio, e riaprendoli iniziò a parlare.
-Mi aggiravo di notte per i corridoi di Thriller Bark, in ricerca di qualche garza sterile o medicinale utile, dimenticato lì dai pirati di Moria prima della loro fuga… il buio e le tenebre che aleggiavano tra le mura si erano dissolte grazie ai canti e alle grida di gioia di tutti noi durante i festeggiamenti, e le gradini fiaccole che Franky aveva accesso per illuminare il castello, cancellavano ogni ombra e anfratto buio che lo caratterizzavano…
 
… Uscì silenzioso da una piccola stanza che doveva essere stata la cambusa medica, rigirandomi tra gli zoccoli due rotoli di garze sterili e qualche scatola d’antibiotici.
M’incamminai lungo il corridoio, soppesando la situazione medica di tutti voi.
Non eravate messi poi tanto male, e sembrava che la musica di Brook giovasse a farvi star meglio. Rufy ormai si era ripreso benissimo dallo scontro con Moria, e non restavano che pochi graffi sul suo viso, come esile traccia di quella dura lotta.
Sospirai pesantemente, fermandomi nel corridoio, lasciando che la forte e lucente fiamma di una lanterna ingigantisse la mia ombra alle mie spalle.
Se Rufy si era ripreso, non potevo di certo dire lo stesso di Zoro.
Lui continuava a dormire in quel suo coma silenzioso e di pietra, insensibile alle mie medicazioni e al chiassoso festeggiare degli altri.
Da ormai tre giorni riposava privo d’espressioni in un letto di fortuna che avevamo trovato in una stanza del castello, di semplice paglia e ricoperto da un leggero lenzuolo, ma che era bastato come letto ortopedico per ricucire tutte le sue ferite e stabilizzarlo.
Presi un profondo respiro, riprendendo a camminare. Era notte fonda, tutti dormivano sparsi qua e là sui pavimenti dell’edificio, russando a ritmo del Liquore di Binks, che ancora risuonava tra le mura.
Stavo per mettere piede nella grande sala in cui si era tenuta la festa per gran parte di quei giorni, per controllare lo stato dello spadaccino, quando sentì un singhiozzo echeggiare da dentro l’enorme stanza.
Rimasi pietrificato nel corridoio, convinto più che mai che si trattasse del pianto inconsolabile e morto di un fantasma che infestava il castello. Tremante, presi tra le zampe la croce che portavo al collo e che Usop mi aveva dato per proteggermi dai malefici di Thriller Bark, lasciando cadere a terra i medicinali che avevo trovato. Presi un respiro profondo, strisciando lungo la parte fredda di pietra che avevo dietro le spalle, avvicinandomi all’uscio della sala.
Sporsi tremante di paura il naso oltre lo stipite di marmo, affacciandomi nella stanza.
Stesi a terra, russanti e dormienti, molti membri della ciurma di Laura arredavano il pavimento, cullati dal chiarore della luce lunare che filtrava tra la nebbia densa e grigia che aleggiava attorno alla nave di Moria, riuscendo coraggiosamente a introfularsi all’interno di essa. Nascosto nella penombra del corridoio, ero invisibile agli occhi del fantasma, che singhiozzava inginocchiato a terra sotto ad una finestra aperta. Si stringeva le mani al volto, tentando di soffocare le sue lacrime e i suoi sussulti. Un leggero alone bianco lo circondava, dandogli la tipica aura dei fantasmi.
Deglutì impaurito, mentre tentavo di avanzare verso di lui e scacciarlo. Stavo per mettermi ad urlare, quando un leggero raggio di luce, fuggito da una nuvola densa e nera che occultava la luna, penetrò dalla finestra, illuminando il fantasma.
Sorrisi sollevato, riconoscendo la figura inginocchiata a terra come Nami, e il leggero alone che aveva creduto di intravedere non era altro che l’orlo ricamato del suo vestito rosso.
Provai ad avanzare di un passo, per avvicinarmi a lei e chiederle cosa la rendesse tanto triste da farla piangere, quando mi resi conto che si trovava inchinata proprio accanto al letto di emergenza di Zoro, e che una sua mano stringeva forte una immobile e atona dello spadaccino. Un singhiozzo le fece tremare lo sterno, mentre con il palmo della mano libra, Nami si asciugava alcune lacrime che le rigavano il bel viso. Strinse con forza le labbra, incurvandole in una triste espressione di dolore, mentre accarezzava la zazzera verde del compagno.
-Zoro…- la sentì mormorare, mentre tornavo a nascondermi oltre la porta della sala -… Zoro, ti prego… ti prego… ti prego, svegliati…-
Alzai le sopracciglia sorpreso.
Certo mi ero accorto che Nami, da quando avevamo ritrovato Zoro privo di sensi e ferito nel guardino della nave, non lo aveva lasciato mai solo un attimo, che lo aveva sempre medicato lei con cura e attenzione, che non si era lasciata coinvolgere dai festeggiamenti come sempre faceva. Mi ero accorto che cercava di nascondere una tristezza tetra e dolorosa con il suo sorriso solare e la sua risata cristallina, dalla quale però sfuggiva una tonalità di nervosismo e preoccupazione. Credevo che tutto ciò dipendesse dal legame d’amicizia che la legava a Zoro, da quel loro rapporto di litigare e gare di beute, e che il non poter festeggiare con lui la rattristasse. Ma quel suo piangere nascosto a tutti noi, espresso con quella tristezza estrema  e sfruttando la nostra assenza, e il suo tono di voce rotto dal pianto e quasi morente, mi fece trasalire di sorpresa.
Scossi la testa, e tornai ad ascoltarla.
-… Zoro, buzzurro mio, ti prego, ti scongiuro, ti imploro: svegliati… sono tre giorni che mi fai perire qui, non muovendo un solo tuo muscolo, restando sempre fermo e immobile su questo letto… ti prego Zoro, apri gli occhi, guardami…-
Si asciugò una lacrima, avvicinandosi al viso muto dello spadaccino.
-Zoro, ti prego… buzzurro mio, non ce la faccio più… non dormo da tre giorni aspettandoti… ti prego, torna da me… apri quei tuoi meravigliosi occhi neri… sorridimi… ghigna…- le lacrime tornarono ad inumidirle il viso, scivolando come gocce di pioggia giù dai suoi begli occhi -Zoro… ci siamo sempre detti che l’importante è che ci sia tu… che non importava il quando e il dove, l’importante era amarsi l’un l’altro… ma come faccio ad amarti se tu non ci sei? Come vivo io, senza di te? Che m’importa d’esserci, se tu non ci sei?- tirò su con il naso, mordendosi il labbro inferiore -… si, l’importante è che ci sia tu, ma per la miseria, tu ci devi essere…-
Scoppiò a piangere disperatamente, abbracciandolo per le spalle, mentre infossava il viso rigato di lacrime sulla sua gola, bagnandola del suo dolore, invocandolo ancora, ripetendo sempre più straziatamente il suo nome e implorandolo di svegliarsi.
Mi erano venuti i lacrimoni agli occhi anche a me, nel vederla così disperata e singhiozzante. Mi era chiaro ormai che lo amava, che senza di lui, per lei la vita perdeva di significato. Mi asciuga una lacrima, tentando di non piangere e di non farmi scoprire.
-Zoro…- piangeva ancora Nami, gridando di disperazione -… ti prego… ti amo, non puoi lasciarmi così.. ti prego, svegliati… svegliati,amore… svegliati amore mio…-
Affacciai il volto oltre lo stipite, reggendomi su di esso stringendolo tra le zampette. Tra le lacrime di perdita di Nami, intravidi con mio sommo stupore un leggero movimento. Piano, le dita callose e bronzee di Zoro si contrassero, e leggermente con fatica si mossero sul lenzuolo su cui erano posate.
-A-amore…?!?-
Un sussurro leggero e baritonale fermò i singhiozzi di Nami, facendole alzare il viso dal collo di Zoro e posare il suo sguardo umido sul viso ghignante di lui.
Sorrisi entusiasta, spalancando la bocca nel vedere gli occhi di Zoro aprirsi e fissare quelli di Nami brillare di vita.
-… non… non.. non mi avevi mai chiamato Amore…- sghignazzò, accarezzandole tremante una mano.
-Z-zoro…- balbettò Nami, per poi buttarsi a braccia aperte su di lui e riempirlo di baci su tutto il viso, ridendo felice e accarezzandolo sul petto vestito di bende.
-Oh Zoro… Zoro!!!!- rideva, baciandolo in ogni dove –Ti sei svegliato, ti sei svegliato…-
Lo baciò con passione sulle labbra, facendolo ghignare compiaciuto, mentre rispondeva a quel suo bacio d’amore.
-Non potevo non svegliarmi, sentendomi chiamare da te in quel modo… non l’hai mai fatto…- ridacchiò sottovoce, ancora troppo debole per prenderla in giro con tutta la sua voce forte e energica, ma sorridendo comunque per essere stato chiamato a quel modo.
-Non l’ho mai fatto per paura di offendere il tuo smisurato orgoglio, anche se per me sei sempre stato il mio amore…- si asciugò le lacrime Nami, accarezzandogli dolcemente il viso sorridendo.
Zoro si abbandonò al suo tocco, addossando il viso sul palmo delicato e diafano della sua mano, mentre ghignava delle carezza che gli venivano donate.
-Nami…- mormorò, tentando di dirle qualcosa, ma lei lo fermò, baciandolo.
-Ssssh… tranquillo, risparmia le energie… lo so, buzzurro mio, lo so… ti amo anch’io…-
Zoro sorrise rilassandosi, contendo che lei avesse capito ciò che voleva dirle anche solo ascoltando quel suo leggero sospiro. Il respiro di Zoro si fece più regolare, e il suo sguardo si puntò deciso e fiero sul viso di Nami, mentre lei teneramente lo accarezzava con gesti lenti e delicati, sfiorandogli la zazzera verde, muovendola nella penombra della sala, mentre si stringevano una mano ciascuno, decisi a non voler lasciarsi mai.
Gli occhi di Nami avevano riacquistato il loro denso e vivo color cioccolato che per quei tre giorni avevano perso, e il suo sorriso, ora sereno e brillante, sembrava curare Zoro molto meglio di qualsiasi altra medicina…
 
… gli lasciai soli, quella notte. Solo il mattino dopo, quando Nami venne a cercarmi per dirmi, con quel suo meraviglioso sorriso, che Zoro si era svegliato, accorsi da lui per visitarlo… lo trovai ancora stanco, ma decisamente energico e pieno di voglia di muoversi… forse, il miglior medico per lui in quell’occasione, fu solamente l’amore che Nami gli aveva trasmesso in quelle ore di coma dormiente, non abbandonandolo mai e standogli sempre accanto…-
Chopper abbozzò un timido sorriso rosso d’imbarazzo, rigirandosi gli zoccoli tra loro per le sue tenere parole romantiche.
Robin sorrise dolcemente, appoggiando il viso sui palmi delle sue mani, annuendo al dottore e alla verità che aveva visto nei gesti della cartografa.
-Amore…- sbuffò una nuvoletta di fumo Sanji, buttando la testa all’indietro, abbandonandosi contro la sedia, facendola dondolare sorridendo -…non credevo che il Marimo fosse tipo da gradire certi nomignoli affettuosi…- commentò, aspirando un’altra zaffata di tabacco.
-Credo che anche lui, come ogni altro uomo al mondo in fin dei conti, apprezzi essere l’amore dalla propria donna, avendo quindi la vera prova che è solamente lui il ritratto dell’amore sulla terra per lei…- sospirò Usop, perdendosi ad immaginare le dolci labbra di Kaya incurvarsi a chiamarlo con quelle esile 5 lettere.
-Uhhh… fratello Usop romanticone!!!!- lo canzonò Franky, spintonandolo con una gomitata, facendolo arrossire.
-Suvvia… concediamoglielo…- ridacchiò Chopper -… di sicuro Zoro non gradirebbe affatto che noi sapessimo di questo tenero episodio…-
-Yohohoho-ho… anche perché non si è concluso semplicemente  a Thriller Bark…-
-Che intendi dire…?- s’incuriosì Sanji.
-Oh bhè… sai, anch’io ho scoperto la relazione tra Zoro e la dolce Nami, ascoltando di nascosto una loro conversazione… è accaduto tutto a…-
-GELATO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- Rufy saltò a piè pari sul tavolo, battendosi il petto con entrambi i pugni –VOGLIO UN GELATO!!!!!!!!!!!!!-
I suoi Nakama, sconvolti dal suo entusiasmo e da quell’urlo immondo, restarono paralizzati sulle sedie.
-MA CHE TI SEI RINCRETINITO?!?- lo colpì con un pugno Sanji, rimettendolo a suo posto, guardandosi attorno, sperando che nessuno l’avesse visto –VUOI CHE CI RICONOSCANO?!?-
-Io voglio un gelato…- mugugnò Cappello di Paglia, incrociando le braccia al petto e imbronciando le labbra in una mogia espressione capricciosa.
-Ti sei abbuffato fino a 5 secondi fa?!? Come puoi avere ancora fame?!?- sbraitò  Sanji, trattenuto a forza sulla sua sedia, e dal pestare a sangue il suo capitano, da mille soavi e leggiadre mani di Robin, fiorite dal pavimento e strette attorno al corpo furioso del cuoco.
-Non sono passati 5 secondi dalla fine del mio spuntino…- puntualizzò il moro, scuotendo la testa da sommo saggio -… solo il tempo di tre brevi ricordi… e poi io non ho detto che ho fame: ho detto che voglio un gelato… giusto per digerire…-
Un pugno robotico zittì il moro, che si ritrovò sul cranio un fumante bernoccolo pulsante e rovente, mentre il resto dei suoi compagni scuotevano sconsolati il capo.
-Sigh… nessuno mi capisce…- piagnucolò Rufy, mentre Robin gli accarezzava il capo leso, sorridendogli dolcemente.
-Suvvia capitano…- lo consolò -… aspetta il racconto di Brook e poi prenderemo un enorme gelato assieme…-
Rufy sorrise gioioso alla proposta dell’archeologa, abbracciandola.
-OK!!!!!!- gridò, sedendosi a gambe incrociate sulla sedia –Perfetto… anche perché non voglio perdermi il ricordo di Brook per ordinare il mio bel gelato di 5 piani e 30 mila gusti…- si leccò di baffi il pirata, dalla cui bocca già pendeva un’enorme goccia di saliva appiccicosa e trasparente.
-Yohohohoho-ho…- rise il canterino afro –… vedrai capitano… il mio racconto ti sazierà comunque…-

   

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