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Autore: Umbro    23/06/2012    2 recensioni
Quando Coriolanus Snow annuncia le caratteristiche della Settantacinquesima edizione degli Hunger Games, qualcosa cambia. Non ventiquattro, non quarantotto. Ventisei. Per tredici distretti. Un solo vincitore fra i vincitori. Chi sopravviverà, questa volta?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il vibrare mi riporta alla realtà. Sono in piedi di fronte al pubblico di Capitol City, che ascolta silenziosamente le mie parole. La gente è stanca, ma non per colpa del sonno. Per la prima volta, piove su di loro la consapevolezza che sono stati dei mostri per ben settantacinque anni.
Dalle gemme sui bracciali iniziano a uscire delle bolle che invadono il palco e le tribune. Bolle di sapone, di leggerezza, di libertà. Bolle. Cosa vuole ottenere Selene? La gente inizia ad alzare la mani per toccarle. C’è chi tenta di catturarne una, c’è chi prova a scoppiarle. Ed ecco la cosa strana: non esplodono. Continuano a vagare nel vuoto. Perdono colore, dopo un po’. Ma ci sono ancora. Come i ricordi dei morti che sono venuti prima di noi. E che, guardando Selene, verranno.
Il pubblico è ipnotizzato. Caesar tace. Le bolle non cessano. Il suono che dovrebbe segnalare la fine dell’intervista non arriva. E stavolta non è un caso. Grandi, piccole, enormi, le bolle sono tantissime. Il silenzio è rotto da qualche sospiro o qualche singhiozzo. Non ce la fanno più. Vedo gli occhi di adulti, bambini e ragazzi che prima applaudivano e acclamavano, ma che ora sono stremati. Non è su di loro che deve attuarsi la mia vendetta. Sono così umani. Ma sono frapposti fra la mia spada e il mio nemico. E non posso farci niente se anche loro verranno infilzati.
Il colpo di grazia. Selene si alza e mi colpisce con i suoi occhi ametista, rassegnati. Le bolle si radunano intorno a me e creano un muro spesso e impenetrabile. Non vedo nulla al di fuori della coltre. I bracciali si allungano e si trasformano in una tuta metallica che strappa il vestito e aderisce perfettamente alla mia pelle. Sembro come rivestito d’acciaio, se non fosse per dei forellini azzurri. È da lì che inizia a uscire l’acqua.
Quando le bolle finalmente scoppiano, sono un’altra creatura. Un drago d’acqua è attorcigliato intorno a me. Il fluido è cristallino e riflette i colori dell’arcobaleno. La tuta metallica non si vede più, sotto lo sgorgare del liquido. I miei capelli sono incrostati di sale e la mia pelle è liscia e levigata. Il fiume non smette di scorrere. I ruscelli si arrotolano come maniche, intorno al busto, sulle gambe. Se la ragazza di fuoco arde di una fiamma che non si può spegnere, il ragazzo d’acqua è un’onda che non si può fermare.
Il tempo si è cristallizzato. Nessuno interferisce. Non ci sono applausi, dopo la mia trasformazione. Solo altri pianti. Perché non sono il solo a sapere che quest’atto porterà con sé molte ripercussioni. Questa è l’ultima volta in cui vedrò Selene. Il mio corpo stesso mi porta a lei, e le nostre lacrime si intrecciano.
- Grazie di tutto. Sei stata la migliore stilista del mondo. - sussurro, ma so che tutti mi sentiranno lo stesso.
Selene non risponde. Scioglie l’abbraccio, si risiede e io torno sul palco. È tempo di concludere quest’intervista. Prendo Caesar per una mano ed eseguo un inchino. Prima di andarmene, giro per un’ultima volta il coltello nella piaga.
- Che gli Hunger Games abbiano inizio. E che lo spettacolo sia di vostro gradimento -
La folla impazzisce. Urla. Pianti. Grida. Imprecazioni. Queste interviste hanno cambiato tutti. La gente non ne può più, e tenta di scappare come meglio può. Ma sono magneticamente incollati al palco. Corrono con lo sguardo puntato su di me. Ma poi accade qualcosa di inaspettato.
Una fila ordinata di venticinque tributi che si tengono per mano appare sul palco. Katniss e Lednar tendono le loro a me. Le stringo. Ora ci siamo tutti. Ecco le vittime della terza Edizione della Memoria.
Siamo tredici distretti. Il peggior incubo di Capitol City che diventa realtà.
Subito la luce va via, e restiamo al buio. Ma sembra che Selene abbia provveduto anche a questo. Un bagliore si stacca dal mio costume e colpisce tutti i tributi. Ognuno di loro brilla nel suo abito. Salmone. Oro laccato. Verdemare. Catrame. Cenere. Iride. I colori invadono la stanza, e il fuoco divampa ancora più ferocemente. Un raggio abbagliante dal mio vestito riporta la luce in tutto il salone. Sugli schermi riappare la nostra immagine. Capitol City non è riuscita a censurarci. Ma nel caos, riconosco l’assenza dell’unica vera persona di cui mi importava.
- Addio Selene - sussurro, e faccio sì che tutta Panem lo sappia.
Quando le luci si spengono, chiudo gli occhi. Non voglio affrontare ciò che il buio porterà con sé. Ma l’immenso mare di ricordi mi travolge lo stesso. La mia stanza. La stessa oscurità. Quando tutti ridevano, giocavano e scherzavano. Quando gli altri bambini vivevano la loro infanzia, e io ero sempre escluso da tutti e tutto. Quando il mondo andava avanti, ma io restavo fermo. Poi è arrivato il mare. Quell’oceano azzurro e fresco, dove tutto perdeva un senso. Ho soffocato per quindici anni nel Distretto 4. Ora respiro l’aria di Capitol City. Un’aria che, per impossibile che sia, mi piace. Sono dilaniato. Io vorrei che tutto ciò non finisse. Ho la sensazione che tutto sia un sogno. E se è così, non svegliatemi. Vorrei restare per sempre con Lednar in quella camera, a guardare servizi e a stringerci forte. Vorrei parlare ancora con Caesar, cenare e pranzare con Helios e Selene, progettare vestiti. Sfilare di fronte alla città, affrontare Cashmere e suo fratello, coccolare Mags..
Ma allora perché sto facendo tutto questo? Perché sto aizzando una rivolta? Perché ho così odio verso Capitol City? Che la gente del mio distretto mi odi è risaputo. Perché? Questo non lo so. Ma cosa ha portato la povertà in tutta Panem? Perché noi piangiamo e soffriamo la fame, quando qui a Capitol City vi è tutto pronto, e non vi è l’ombra di fatica? Perché mia madre deve combattere con la sua salute per portare il cibo sulla tavola, e qui sono tutti nullafacenti? Non è la gente a essere cattiva. È Capitol ad averli resi così. Quando ti spacchi la schiena per dodici ore sul lavoro, dove trovi la forza per essere allegro? Non odiavano me. Ma il mio essere solare. La mia euforia. E la odia anche Capitol City. Ma sono cresciuto. E stavolta non gliela darò vinta.
Finnick mi trascina fuori dal buio stringendo con forza il mio braccio. Attraversiamo le quinte e raggiungiamo gli ascensori. Per come stringe la presa, so bene che non è un sogno. Un pizzicotto sarebbe stato più che sufficiente. Saliamo con Johanna e Blight. Finnick scende al quarto piano, e mentre le porte si chiudono mi lancia uno sguardo d’intesa. Ma io non ho dimenticato la nostra alleanza. E da quel che deduco, ne fanno parte anche i due tributi del Distretto 7. Per come mi guarda Johanna, meglio averla come amica che come nemica.
Scendo dall’ascensore e il costume si spegne. L’acqua smette di scorrere, mi spoglio e vado a osservare la città. Ed è allora che arriva.
L’avevo trattenuto per troppo tempo. Il fiume di lacrime devasta i miei occhi e distrugge le mie guance. Il mio petto crolla e un terremoto mi percuote ferocemente. Selene non c’è più. Per il ragazzo d’acqua potrebbe essere facile, rivestito dalla sua meravigliosa armatura. Ma per Cobi è troppo difficile.
Solo l’amore salvarmi potrà. E infatti, Lednar mi stringe prontamente a sé. Sono gettato per terra contro la grande vetrata, lui è in ginocchio dietro di me. Gli occhi spenti, persi nel caos della capitale. Le sue mani sono forti e mi stringono a lui. Per quanto io vibri, riesce a sorreggermi ancora. Come ce la fa? Suppongo che ci voglia una forza inaudita già per mantenere in equilibrio se stesso. Per sostenere addirittura due persone cosa ci vuole allora? Apprezzo tutto quello che sta facendo per me. Riesco a calmare il pianto e a pensare a quanto sia fantastica la persona che ho accanto a me. Ed egoisticamente urlo a me stesso che finché ho lui ho tutto.
Mi giro e lo bacio fra le lacrime. Selene resta a vorticare nella mia mente. I capelli boccolosi, il suo profumo, gli occhi di un fucsia-ametista unico al mondo. Ma tutto ciò che ha fatto è per noi. Per Panem. Per Lednar e me. E dopo tutti questi sacrifici, io non posso fallire.
- Voglio sposarti - sussurro, spingendo il suo corpo per terra e adagiandomi a esso. Sento il suo cuore battere sotto i vigorosi addominali.
- Credo di non averti mai ringraziato abbastanza. Da domani, la nostra vita sarà una scalata continua. Dovremo lottare per la nostra vita. Sì, la nostra. Ormai non c’è nulla per me senza di te, Lednar. Sappi che, se morirai tu, morirò io -
Il suo respiro si fa più veloce. Alza di poco la testa e mi stampa un altro bacio. Dimentico che la città esplode dietro di noi. Che Capitol City ci ucciderà e che ora siamo nel suo mirino. Selene aveva capito fin dall’inizio che l’unico di cui avevo bisogno era lui. E lo ha salvato. Ha salvato tutti. Perciò tante più persone saranno per me indispensabili, tante più saranno le vittime. Ma l’unica persona alla quale non rinuncerò mai, quella veramente essenziale, è il tributo speciale del Distretto 7. Nonostante il male sia alle calcagna, io e Lednar riusciamo a trovare un modo per fuggire dal mondo. Siamo stati uniti dal destino. Il nostro futuro è di vivere insieme. Non abbiamo altro. Lui è l’unica ragione che mi è rimasta per vivere.
- Ti ho mai detto che ti amo? - sussurra.
- Non abbastanza volte. Ma credo che, per quanto ti sforzerai, non saranno mai abbastanza - gli dico, baciandolo.
E per quanto siano gravi gli eventi della serata, non ci sono incubi. Solo i nostri corpi che si stringono, la notte che scorre, le ore che passano. Il sonno non arriva. Non si può dormire. Saliamo sul tetto. La città va a fuoco. Torniamo ancora in camera. Alla televisione non parlano di noi. Cosa accadrà adesso? Riusciremo ancora a fuggire? L’arena ci proteggerà, o sarà solo la nostra condanna?
Stiamo guardando la replica mattutina delle interviste. Il possibile è stato rimosso. Ovvero tutto. Si vedono solo i tributi e la presentazione da parte di Caesar. Niente discorso. Niente applausi, urla o trasformazioni. Helios bussa alla porta.
- Dovete prepararvi - annuncia, la voce spenta e morta, totalmente distante dal suo solito tono solare e allegro.
Dobbiamo anche separarci. La prospettiva mi terrorizza. So che lo rivedrò fra una manciata di ore. Ma le circostanze saranno molto diverse.
Normalmente, dovrebbe essere Selene ad accompagnarmi alla Camera di Lancio. Ma il mio viaggio è solitario. Non c’è nessuno stilista ad accompagnarmi. Bacio Lednar e abbraccio Helios, mentre vengo catapultato sull’hovercraft. Sorvola velocissimo verso sud. Alcuni camerieri mi offrono del cibo, ma io rifiuto. Un uomo sulla mezza età (non so se sia un dottore o un pacificatore) mi impianta un dispositivo di localizzazione nel braccio. E nel frattempo Capitol City è sempre più lontana. Ripenso alla Sfilata e all’Intervista. Vorrei rivivere altre cento volte quei momenti. E li rivivrò, quando tutto questo sarà finito.
Raggiungiamo le Camere di Lancio. Vengo scortato da alcuni pacificatori nella mia. Vuota. Un senso di solitudine mi assale. Il solo pensiero che rivedrò presto Finnick, Mags e tutti gli altri mi aiuta a non crollare. Trovo la mia tuta. Tessuto blu e cintura viola. Fa parte del corredo anche un paio di scarpe. Sono terribilmente lento nel prepararmi. Non appena finisco, è già giunto il momento.
Una voce mi dice di posizionarmi sulla piastra di metallo per il lancio. Saluto il sogno mondano di Capitol e Selene. Soffoco come meglio posso il toro di spine che rischia di squarciare il mio petto e balzare fuori. La piastra inizia a sollevarsi. Mentre volo verso l’arena, ricapitolo tutto ciò che è successo finora.
Il mio nome è stato sorteggiato fra milioni per la Settantacinquesima edizione degli Hunger Games. Ho viaggiato su due treni e ho conosciuto i tributi del Distretto 4. Mi sono innamorato di Lednar Lightfore. Lo amo e lo difenderò a costo della mia vita. Selene si è sacrificata per me. Devo renderle merito. Devo abbattere la capitale e salvare i miei compagni. Devo investire con la mia onda Panem, cancellare tutto questo dolore e portare la libertà. Devo salire ancora una volta sul palco di Caesar Flickerman. Devo sposare Lednar. Devo vincere.
Quando la luce mi inonda, una solo pensiero si inalbera nella mia mente. Come se salisse su un piedistallo, prendesse un sacco e ci ficcasse dentro tutto il caos che alberga la mia mente. Un solo punto fisso, una sola certezza. Abbastanza struggente da pietrificarmi.
Questo è il Distretto 4.



Note d'autore: Allooora. Innanzitutto vorrei ringraziarvi tutti: siamo prossimi alle 1000 visualizzazioni! Quando ho iniziato a postare i capitoli, non pensavo sarei arrivato così in alto!
Un grazie molto speciale va a tutti coloro che hanno recensito (Hymn, ellen5, Amazaynxx e gli altri), davvero, è per merito delle vostre parole che la storia sta andando avanti!
Però ho anche notato una cosa. Nel capitolo 5 ho commesso un errore madornale. Lo stilista di Lednar si chiama Helios, con l’acca, non Elios. Chiedo scusa çwç
Ok, dal prossimo capitolo inizieranno i fatti dell’arena. La storia è più o meno a metà. Spero che vi piaccia!:) buona lettura <3
   
 
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