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Autore: Stateira    08/01/2007    23 recensioni
Harry e Draco sono costretti ad unire il proprio sangue, per poter vincere la guerra, e salvare i loro compagni. Ma può una vita innocente essere considerata solo un ingrediente per una pozione? Un Draco costretto a maturare suo malgrado, ed un Harry che dovrà decidere che cosa significa davvero essere un eroe.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson, Remus Lupin | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pansy sussultò per lo spavento, quando il caminetto della cucina rigurgitò una nuvola di fumo verde

Pansy sussultò per lo spavento, quando il caminetto della cucina rigurgitò una nuvola di fumo verde. Pansy la intravide dal bagno, si diede una strigliata ai capelli bagnati, infilò rapidamente la vestaglia e ciabattò fino in cucina.

 

- Harry?- sbottò, sorpresa alla faccia che si era appena materializzata sulle braci.

- Ciao!- fece Harry, con un entusiasmo assolutamente innaturale.

Pansy arricciò il naso. - Che ci fai nel mio camino di primo mattino? -

- Beh, ecco, mi chiedevo se… - Harry tossicchiò, facendo svolazzare in giro un po’ di braci.

- …Se?- fece lei, inclinando la testa.

- Ecco… - Harry inspirò. - Non è che potresti tenere James, stasera? Io avrei un impegno, e quindi se… - soffiò tutto in una volta, sollevando altra cenere, che si posò sul pavimento tutt’intorno, svolazzando.

- Non è un problema. – lo interruppe Pansy, facendo un po’ d’aria con le mani. - Ma scusa, Draco non c’è?-

- Ahm… - Harry ringraziò mentalmente il fatto di essere affacciato su un camino, perché così almeno Pansy non avrebbe potuto vedere quanto era diventato scandalosamente rosso.

- No, ecco, è che… anche lui ha un impegno. -

- Capisco. – Pansy lo investì con un’occhiata poco convinta, a cui Harry cercò di rispondere con un sorrisetto. – Harry, sei sicuro che vada tutto bene? –

- Oh, sì! Sicurissimo! –

Pansy asserì distrattamente. Ora poteva dirsi definitivamente sicura che Harry Potter stesse tramando qualcosa.

– Mmm… sarà…Vengo a casa di Draco. Quando, alle otto? -

- Alle otto, perfetto. – Harry annuì forsennatamente. – Così James avrà già mangiato, dovrai solo aspettare che crolli. Oh, non sai quanto ti sono grato, veramente, Pansy. -

- Non è un problema. – ridacchiò lei. – Mi sembri abbastanza su di giri, eh Potter? -

Harry si bloccò in modo tanto repentino che Pansy per un momento temette che si fosse fracassato tutte le vertebre del collo in un colpo solo.

- Oh, beh, no, è che… - prese a farfugliare incoerentemente.

- Dai, lascia stare, non voglio impicciarmi degli affari tuoi. -

- Ma no, è che io, insomma… Beh, ok, ahm… allora a stasera? –

- A stasera? Harry, guarda che io vado da Draco, non passo da te… -

- Sì! Sì giusto, ma io intendevo… nel senso…- Harry prese ad agitare le mani in modo talmente eccitato che Pansy realizzò che quello scellerato gli avrebbe riempito la casa di cenere e braci.

- Beh, ci vediamo, ecco! Ci vendiamo, Pansy! –

- Ecco, sì, sarà meglio. – sbottò bonariamente lei. – E mi raccomando, divertiti, Potter caro, che il tuo rampollo è in buone mani. –

 

*          *          *

 

Pansy arrivò puntualissima a casa di Draco, che la accolse allo sbocco del caminetto con un sorriso un po’ tirato.

- La zucca! – fu la prima cosa che disse, con un’urgenza irragionevole. – E’ già pronta, nel caso te la chiedesse, non serve che gliela prepari, ok? Già pronto, tutto prontissimo, nel piatto, poi prendi il cucchiaino… –

- D’accordo. – sussurrò Pansy, sempre meno convinta. – Ma che vi prende oggi, a tutti quanti? –

- Che ci prende a chi, scusa? –

- Oh, non lo so. Stamattina Harry era esagitato, ora tu farnetichi sulla zucca come se fosse questione di vita o di morte. Sicuro che sia tutto a posto?-

- Oh. – Draco si ricompose all’istante. – Beh, certo che è tutto a posto. È solo che… ahm… James, vieni a salutare la zia Pansy! –

- Ti stai facendo scudo con tuo figlio, Draco Malfoy? –

- Assolutamente no, ma che dici! Tesoro, visto chi c’è?-

- Tia Patty! – James prese a scaracollarsi verso Pansy, barcollando nelle sue calzette antiscivolo.

- Ciao, amore della zia! –

Pansy lo acchiappò al volo e gli fece fare un girotondo a mezz’aria. – Lo sai che io e te stasera restiamo qui insieme? –

- Oh… tia Patty, tia Patty!- 

- Farai il bravo con la zia, vero? – lo ammonì Draco. – Papà torna presto, ma tu sarai già a fare la nanna, d’accordo? –

- No nanna, no! –

- Oh, sì invece. –

- Non ti preoccupare, faremo un sacco di giochi, eh James? – lo confortò Pansy. – Vuoi che facciamo le bolle colorate? –

- Le bolle, ti! – esultò James, dimenticandosi completamente la questione-nanna.

In quel momento il campanello trillò, e Draco avvampò

- Chi aspetti? – indagò Pansy, maliziosa. – Non mi dirai che stai andando a divertirti senza avermi detto niente, vero? –

- No, io…-

- Sera a tutti. –

Pansy impallidì improvvisamente, davanti ad un Harry Potter stranamente più curato del solito, con una giacca addirittura elegante e… beh, un paio di jeans. Non si poteva poi pretendere troppo.

- Che ci fai tu qui? – domandò di getto.

Draco si ostinò a restare voltato verso la porta, mentre Harry si piegò appena per dare un buffetto al figlio, che si era precipitato da lui.

- No. – fece Pansy, dopo un istante di sgomento. – Non ditemi che… -

- Allora ti ricordi della zucca, vero Pansy? – disse Draco fra i denti, azzardandosi appena a guardarla di sottecchi.

- State uscendo… insieme? – proseguì spedita lei, ignorandolo completamente.

- No, ma no, certo che no! – si affrettò a dire Harry. – Andiamo a mangiare qualcosa, ecco tutto. –

- Mangiare qualcosa? – La mandibola di Pansy sembrava essersi incastrata in una qualche posizione che le impediva in ogni modo di richiudersi. – Oh, ma non prendetemi in giro! Io vado a mangiare qualcosa quando esco per pranzo con le amiche! Voi due NON state andando a mangiare qualcosa. State uscendo insieme. Oh sì, state proprio uscendo insieme. –

- Pansy… - piagnucolò Draco, imbarazzatissimo. – E’ solo così, per parlare. –

- Ecco, bravi! Parlate, mi raccomando! Avete un sacco di cose da dirvi, ed era anche ora, non vi pare? – sbraitò lei, eccitatissima. – Beh, si può sapere che diavolo ci fate ancora qui? Su, veloci, smammare, aria! –

- Ma Pansy… -

- Pansy Parkinson prende possesso di questa casa per tutta la serata, perciò niente scuse. Su, su, che il ristorante vi aspetta! A proposito, dove me lo porti, Potter? –

- Oh beh… - Harry si grattò rapidamente la fronte. – alla Piuma di Fenice. –

- Alla Piuma di Fenice? – Pansy agguantò James e se lo tirò in grembo. – Oh, non ti facevo così romantico, Potter. – tubò, e Draco capì in quel momento perché tutte le donne del pianeta fossero così fissate con il fard, la cipria e tutte quelle cose. Desiderò ardentemente poter ficcare la faccia in una vasca di cipria bianchissima, per riparare ai danni che l’imbarazzo gli stava causando dal collo alla fronte.

- Beh, allora noi andiamo. – buttò lì Harry, levandosi dalla porta per far passare Draco.

- Andate, divertitevi, e non preoccupatevi per James!- trillò Pansy. – Ah, Harry? –

Harry si voltò verso di lei, che si afferrò il colletto della polo che indossava e prese a strattonarlo violentemente, stropicciandolo a più non posso.

- La camicia! – sillabò con un sorrisetto complice, ed Harry decise che a quel punto chiudersi la porta alle spalle senza concederle spazi ulteriori fosse la cosa più saggia da fare, in assoluto. 

 

*          *          *

 

Alle dieci e mezza, Pansy mise a letto un James davvero esausto, nonostante i suoi insistenti “No, no, ancoa bolle, ancoa gioco, gioco!” fra uno sbadiglio e l’altro. Con la bacchetta gli animò un bel delfino lattiginoso, che prese a nuotare e a sguazzare sopra la sua testolina, tuffandosi e saltando.

James decise in quel momento che tutto sommato andare a nanna non era poi un’idea così cattiva.

 

Se ne tornò di sotto, si preparò un caffè, e scelse un giornale dalla piccola pila che Draco aveva accumulato sul tavolino di fronte al divano. Ogni tanto tendeva l’orecchio, solerte, ma James sembrava pacificamente immerso in un meritato sonno ristoratore. Pansy decise che la rivista che aveva in mano non avrebbe ricevuto l’attenzione che meritava, e si dedicò un po’ a pensare. Al suo nipotino, piccolo angioletto pasticcione. Era impossibile credere a quante cose riuscisse a fare un bimbo di due anni in una sola serata: ogni cinque minuti cambiava gioco, la sua attenzione calamitata ora da un oggetto, ora da una luce, ora da un giocattolo, in modo quasi schizofrenico. Aveva corso qua e là come un invasato per mezza casa, poi aveva deciso di mangiare la zucca, come aveva previsto Draco. Ma, altruista, aveva deciso anche un cucchiaino ogni due se lo doveva mangiare la tia Patty. Poi si era improvvisato ometto di casa e si era messo a risistemare con una premura tutta Malfoy la pila di giornali, i suoi peluches in ordine di grandezza (tranne Bu Bum. Lui stava sempre al centro, al posto d’onore), aveva sbatacchiato i cuscini sui divani, e Pansy era riuscito a fermarlo soltanto quando ormai sembrava in tutto e per tutto deciso a riposizionare i delicatissimi vasi decorativi che campeggiavano sulle mensole del salotto.

Certo, da due papà come Harry e Draco non ci si poteva aspettare altro che un piccolo flagello dal cuore d’oro. James possedeva la singolare generosità di Harry, e una prepotenza nell’imporla tutta Malfoy. Prova ne era stata la zucca.

- Tia, anche tu la tucca! –

- Ma no, tesoro, non preoccuparti, è tua. –

- Gno, gno, anche tu, anche tu la tucca! Ecco. –

James aveva agganciato il cucchiaino con la manina, risoluto, e Pansy fu costretta a guidarlo, per evitare che a beneficiare di quel passato fosse il pavimento. Non c’era stato nulla da fare, aveva dovuto accettare l’offerta di James, pena un muso lungo fino a terra, e un’espressione abbattuta che avrebbe fatto sprofondare nei sensi di colpa anche un criminale.

Per il resto, badare al piccolino era davvero facile. James era il genere di bambino che si accontentava di nulla, purché condito con un po’ di magia. E non necessariamente in senso stretto. Sì, avevano fatto le bolle colorate con la bacchetta di Pansy, quelle che rimbalzano a terra senza scoppiare, quelle che si uniscono a formare tante figure di animali; ma avevano anche letto delle favole, favole sulle fate, e sui draghi, e sui marinai che vanno sulle navi grandissime, e cercano i tesori,e sui giganti, di cui James aveva inquadrato subito la caratteristica principale: “gigaaaandi” li chiamava con un’enfasi tutta ammirata.

Chissà dove si erano andati a cacciare i suoi genitori. Pansy ridacchiò fra sé, pensando che probabilmente quei due imbranati avevano finalmente capito di avere talmente tante cose da dirsi, che probabilmente non sarebbero tornati a casa prima delle due di mattina, ancora tutti intenti a scoprire che oh, magia delle magie, quei due stupidi erano fatti l’uno per l’altro.

Che Draco avesse un bisogno che rasentava la disperazione di Harry, Pansy lo aveva sempre saputo. Ed ora, gli erano bastati pochi elementi per capire che Harry, dal canto suo, aveva un bisogno enorme di riuscire a conquistare suo figlio, e anche Draco. tutti e tre avevano soltanto bisogno di riuscire a scambiarsi un po’ d’amore con sincerità. Anzi, forse James era quello che ne aveva meno bisogno, visti gli sforzi che i suoi genitori compivano per non fargli mai mancare un abbraccio, e visto come tutti, lei e Blaise per primi, si erano stretti subito attorno a quel bimbo nato sfortunato, e cresciuto invece felice, protetto, amatissimo.

 

Quanto Harry amasse Draco in quanto Draco, e non in quanto padre di James, questa era l’unica cosa che un po’ spaventava Pansy. Ma d’altra parte Potter aveva già sbagliato una volta, con lui, e difficilmente avrebbe ripetuto errori come quello di illuderlo per poi ritrattare tutto. potter poteva pure essere uno stupido, a volte, poteva pure comportarsi peggio di un bambino, ma era una persona sincera, una di quelle che quanto ti guarda negli occhi non finge di amarti, o di odiarti, se non è vero. in fondo la sua genuina ingenuità era la sicurezza più grande che si potesse avere, in merito alle sue intenzioni, e il fatto che si fosse presentato a casa di Draco vestito in modo goffamente elegante, tirato a lucido come mai lo aveva visto prima, gridava quanto adolescenzialmente Harry cercasse di dire a Draco “Hey, mi vedi? Sono qui, sto cercando di conquistarti, perché tu per me sei probabilmente la cosa più bella del mondo, insieme a James”. Povero Potter, di certo non ci aveva fatto un grande affare, ad essersi innamorato di suo figlio e del padre di suo figlio nello stesso momento. Ma in fondo era questione di specularità. Non era forse successa la stessa, identica cosa a Draco? Draco non si era forse innamorato di Harry, poco a poco, attraverso il visetto di James?

Persino nell’innamorarsi quei due dovevano essere uguali.

Se non era destino questo… Se non era destino ritrovarsi a dover mettere al mondo un bambino, solo per scoprire di essere fatti per stare insieme, solo per scoprire di essere davvero fatti per essere una famiglia, beh, allora Pansy non avrebbe mai più creduto nel destino in vita sua.

 

La chiave girò prudentemente nella toppa. Draco doveva aver deciso di rientrare dalla porta, per non fare troppa confusione con il camino. Pansy stiracchiò leggermente le braccia, grata di potersene finalmente tornare a casa, ed aspettò che l’amico rientrasse. Draco ficcò dentro la testa, le sorrise, un po’ esitante, e infine dietro di lui comparve Harry, accigliato.

- Me ne vado. – scattò subito Pansy, tirandosi in piedi senza nemmeno aggiustarsi la gonna.

- Ma no, non… -

Harry si cacciò una mano fra i capelli, poi si rianimò improvvisamente, e in tutta fretta prese a levarsi la giacca. Draco sfiorava tonalità di rossore quasi pericolose, ma Pansy decise di non indagare troppo. Per ora.

- James sta dormendo come un angioletto, di sopra. – disse invece, accennando alle scale con la testa. – Direi che qui ho finito. Ci vediamo domani, eh? –

- Grazie infinite Pansy, davvero. –

- E per cosa? Per essermi passata una serata a fare le bolle con il mio nipotino preferito? Su, mi ringrazierai il giorno in cui mi chiederai di farti un favore serio, Draco Malfoy, uno di quelli che farei volentieri a meno di fare. –

Draco sorrise, ed Harry, dietro di lui, lo imitò. Pansy acchiappò la borsetta, una manciatina di polvere, e scomparve in uno sciabordio di cenere verdastra, con Harry e Draco che la guardavano, ancora in piedi. Il silenzio che accompagnò lo scoppiettio del camino, come una scia, li lasciò entrambi immobili, indecisi, esitanti.

 

- Beh… - Draco intrecciò nervosamente le dita, rompendo il silenzio come un bravo ospite sa fare. – Vuoi un caffè? O un sorso di Whisky, magari, o… -

- Vieni. –

Draco alzò gli occhi su Harry proprio mentre lui si sedeva ed accavallava il piede sinistro sull’altro ginocchio, sul divano, e gli offriva un braccio in un gesto inequivocabile. Si sedette vicino a lui, si lasciò circondare e stringere, rosso in volto, e bollente per l’imbarazzo.

- Non credevo che sarei mai riuscito a trovare il coraggio di darti quel bacio. – confessò Harry a mezza voce.

Draco deglutì. – Beh, ma l’hai fatto. –

- Sì, l’ho fatto. e spero che tu abbia capito che cosa significa per me, Draco. Davvero. –

La bocca di Harry vagò sulla testa di Draco, sfiorandone i capelli dolcemente, facendolo sorridere.

- Credo che per me abbia significato la stessa cosa. – sussurrò Draco, ed Harry annuì, e gli baciò una tempia.

- Avevo così tanto bisogno di dirti tutte quelle cose… -

- E io avevo bisogno di sentirmi dire che ora è tutto a posto. Harry senti, tu… io…-

Draco sbuffò, e lasciò perdere qualsiasi proposito di dire qualcosa di formale, di carino, a quel punto. Affondò nell’abbraccio caldissimo della camicia di Harry ed inspirò con forza.

– Non andartene mai. –

- Mai più. È una promessa, Draco. Una promessa di quelle vere. – Harry si lasciò stringere dall’urgenza di Draco senza modificare la forza del proprio abbraccio avvolgente. - So che te l’ho chiesto non so quante volte, ma lasciamelo fare una volta ancora. –

Draco chiuse gli occhi ed annuì. Forse ora era davvero, davvero tutto finito. Forse adesso ogni cosa sarebbe potuta ricominciare da capo.

- Perdonami, Draco.- mormorò Harry, il viso chiaro di Draco sulle dita. E Draco tirò su col naso le lacrime che non aveva più, quelle vecchie, che appartenevano ai mesi, agli anni passati senza di lui, in un tenue sorriso.

E perdonò.

Definitivamente, completamente, incondizionatamente perdonò. In fondo, da qualche parte, aveva sempre saputo che, se mai lui fosse tornato, lo avrebbe perdonato. Lo avrebbe sempre e comunque perdonato, un giorno o l’altro, lo avrebbe strapazzato, maltrattato, accusato un po’, ma poi lo avrebbe perdonato.

Harry lo strinse lentamente, come se avesse dovuto stringere una statua di vetro. - Mi darai del vigliacco, se provassi a dirti che ti amo?- sussurrò, dolcemente.

- Sì, forse sì.-

- Già. È abbastanza vigliacco, in effetti. Chi non si innamorerebbe di te?-

Draco sbuffò un piccolo sorriso.

- Non scherzo.- soffiò Harry. – Dio, Draco, basta, basta scherzi, basta bugie, fra di noi. Io ho bisogno di te. Della mia famiglia. Tutto questo tempo mi è servito per capire una cosa stupida, una cosa ovvia. Non esiste una sola altra persona al mondo con cui avrei voluto avere un bambino, Draco, e credimi o meno, sono felice, sono l’uomo più felice del mondo, soltanto perché James ha i tuoi occhi. Non avrei voluto vedere mai gli occhi di nessun altro al mondo, in quelli di mio figlio.-

Draco diede un gemito sommesso, e si avventò sulla bocca di Harry, premendogli le guance con le mani per poter tenere il suo volto forte, per non lasciarlo andare. Harry si irrigidì un po’, sorpreso, poi contrasse le labbra in un sorrisetto che quasi escluse Draco dal bacio, tanto i denti minacciavano di chiudersi in un ghigno.

 

Rimasero sul divano del salotto di Draco a baciarsi come ragazzini, scoprendo, ricordandosi, più che altro, di esserlo. Ricordandosi i pochi anni che si portavano sulle spalle, già pesanti di responsabilità non loro.

Draco provò, sul corpo di Harry, una sensazione che gli mancava da un tempo incredibilmente lungo. Quella dell’eccitazione. Se ne sentì stordito e imbarazzato, la ricostruì faticosamente nella sua mente, come si fa con certi ricordi un po’ ostici, di cui ci sfuggono un sacco di sfumature, che dobbiamo tirare fuori a fatica.

Harry esplorava il collo di Draco in religioso silenzio, e Draco, con le mani aggrappate alla camicia di lui, ai suoi capelli scombinati e mori, cercava di non respirare in modo troppo rumoroso. Di tanto in tanto, si ritrovavano faccia a faccia, per scambiarsi un altro bacio. Draco chiudeva sempre gli occhi, un istante prima di sentire il naso di Harry premere contro il suo zigomo, sentire il metallo freddo della montatura dei suoi occhiali, e la sua bocca, calda, morbida.

- Possiamo salire di sopra? – disse Harry tutto d’un fiato.

Draco sentì nella sua voce l’imbarazzo per una simile richiesta, ma anche il bisogno, identico al suo, di chi per troppo tempo si era perso certe sensazioni, di chi non le ricordava più, se mai le aveva provate.

- Sì. – sussurrò appena, rosso come il fuoco.

 

Harry lo lasciò camminare davanti a sé, seguendone i passi con lo stesso ritmo. Per le scale risuonò lo strano rumore di quello che pareva un unico passo, sfasato solo di un istante, più sonoro, come di qualcuno di pesante e stanco. Draco rivolse alla sua stanza uno sguardo preoccupato. Uno esitante ed indeciso lo regalò invece alla porta.

- Forse è meglio socchiuderla. – suggerì prudentemente Harry, accennando a sua volta all’uscio. La sua voce, nel silenzio e nel buio, squarciò Draco, che in un istante realizzò, semplicemente, che ciò che stava per accadere sarebbe stato in qualche modo irreversibile.

Annuì con il cuore in gola, ed Harry agganciò la maniglia e la sospinse fino a lasciare null’altro che un piccolo spiraglio.

 

Se qualcuno, se un’ombra, od un fantasma, fossero passati di lì, quella notte, non avrebbero potuto vedere nulla, da quella scheggia aperta sulla porta accostata.

Avrebbero sentito, al massimo, se proprio si fossero decisi a puntare l’orecchio contro lo stipite. Rumori di fruscii leggeri. Qualche respiro sconnesso, e poi soffiato fuori all’improvviso. Poche parole, che fluttuavano di tanto in tanto, incomprensibili. E poi, quasi all’improvviso, qualcosa di più concitato, un pochino più rumoroso, appena un po’. Silenzio, qualche strusciare furtivo. Ancora parole. Molte, questa volta. Parole che si fondevano fluide in sussurri, detti e ribattuti, ma ascoltandoli, dall’esterno, sembravano lingue di altri mondi.

E poi il silenzio.

Ma per fortuna, quella notte non venne nessun fantasma ad adombrare il cuore di Harry di sensi di colpa vecchi e vigliacchi, né quello di Draco.

Non vennero fantasmi né ombre, perciò tutto questo non lo sentì nessuno.

 

 

 

ANGOLINO!

 

Ragazzi/e, non posso non inchinarmi a voi e ringraziarvi di tutto cuore per il vostro calore incredibile! Sono rimasta shoccata, letteralmente, dall’accoglienza della nuova fic “Virgin Draco”, e dall’entusiasmo che dimostrate sempre per i nostri paparini, che, ve lo dico, e non scherzo, mi sta spingendo ad aggiungere sempre qualcosa di nuovo, per prolungare le avventure di James!

Fra l’altro, non vi voglio anticipare niente, ma ho in serbo per voi una sorpresa che spero gradirete, sempre su “Fathers”… Fanny, non OSARE spoilerare!

Hihihi, sappiate però che l’idea mi è venuta oggi pomeriggio, ed è già stata approvata…

Restate in attesa, e nel frattempo godetevi lo spettacolo! Hihihihi, ve lo avevo detto, all’inizio della fic, che la lemon ve l’avrei fatta vedere soltanto di sfuggita. Permettetemi di autocitarmi:  “Mettiamola così, apriremo uno spiffero nella porta della camera e daremo una sbirciatina, niente più…” (cap 13)

Beh, come avete visto sono stata di parola!



 

  
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