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Autore: SusanTheGentle    24/06/2012    2 recensioni
Ed ora era davanti a lui. Christine era lì, sulla soglia della casa di suo padre, con uno sguardo di assoluto smarrimento negli occhi castani, gli stessi della madre. Lo stesso colore l’avevano i lunghi capelli , molto mossi, che teneva sempre sciolti.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 27:
Colui che avrà il tuo cuore

 
 
 
Silenzio e pace.
Non aveva mia avuto paura della solitudine né dell’oscurità. Da quando sua madre era morta, l’unico luogo dove aveva trovato un po’ di quel conforto che l’aveva aiutata ad andare avanti era lì, in quel vecchio cimitero accanto alla chiesa.
Molti la consideravano una cosa strana per una ragazza di sedici anni, ma Christine si sentiva bene quando era sola, più che quando era in compagnia. Non era mai stata molto espansiva nemmeno prima. Era timida per natura. Ma da quando la mamma l’aveva lasciata, la giovane aveva rischiato di chiudersi in sé stessa. L’unica cosa che glielo aveva impedito era sapere che sua madre era ancora con lei, che non l’aveva abbandonata per sempre e poi c’era stata la storia di suo padre.
Il ricordo di Elisabet e l’esistenza di Severus avevano fatto si che Christine ritrovasse la forza di vivere.
Meg e la zia Karen le erano state vicine più di ogni altro. A volte le era un po’ pesata la loro presenza, anche se non lo aveva mai detto ad alta voce per paura di offenderle.
Nei primi mesi dopo la perdita della mamma, la ragazza spariva per ore in camera sua, al buio.
Nelle tenebre, Christine si sentiva avvolta, protetta. Nel silenzio riusciva a pensare tutto ciò che non si affacciava nella sua mente quando era in mezzo alla confusione.
In quei momenti si sentiva tranquilla come quando era bambina. Senza un pensiero.
Meg invece aveva una paura folle del buio, ancora oggi. Christine no. Mai.
Inginocchiata davanti alla tomba di Elisabet, disse una preghiera mentalmente. Tutto taceva e era immobile. Tutto tranne il cuore della giovane che si agitava frenetico nel suo petto.
“Perdonami se i miei pensieri non sono tutti per te stasera, mamma” sussurrò appena con le mani giunte.
Aspettava. Aspettava ancora e intanto le campane scoccavano la mezzanotte.
E doveva essere quello il momento in cui avrebbe saputo se lui fosse venuto davvero. Sì, perché un dubbio lo aveva ancora. Lo avrebbe avuto sempre, finché non avesse visto con i suoi occhi che Riley veniva da lei e per lei.
Al dodicesimo rintocco fu come se qualcosa nell’aria cambiasse. Come se il mondo si muovesse in una diversa direzione, o forse come se si fermasse o rallentasse. Non seppe descriverlo ma era qualcosa che lei avvertiva con tutti i suoi sensi.
Qualcosa era cambiato. Qualcuno era arrivato e tutto si era fatto ancor più silenzioso.
Christine si voltò verso il rumore dolce e frusciante che l’erba produce quando viene calpestata. Un suono che si amplifica di mille volte nella quiete della notte.
La ragazza si alzò e voltò le spalle all’entrata del cimitero e alla tomba di sua madre.
Dal fondo di uno dei vialetti secondari, da dietro gli alberi, un’ombra si faceva sempre più distinta finché non riuscì a vedere l’intera figura alla luce della luna.
Era lui. Non potevano esserci dubbi.
Lo conosceva così poco eppure così bene.
Ancor prima che si rivelasse, solo dalla sagoma aveva capito che era  Riley. La sua andatura, l’altezza…come avrebbe potuto sbagliarsi? L’immagine di lui era rimasta scolpita nella sua mente fin dal primo giorno.
Christine si mosse rapida verso di lui, quasi correndo. Il giovane si fermò appena fuori dagli alberi, con un sorriso appena accennato sulle labbra e attese che lei lo raggiungesse
“Sei venuto” non era una domanda.
“Ovviamente. Dubitavi che sarei arrivato?”
Christine abbassò lo sguardo, come sempre, davanti a quello troppo intenso del ragazzo.
“Oh…bè sì. Forse un po’. Perdonami, Riley”
Lui si avvicinò e le sorrise più apertamente, ma sempre in quel modo un po’ strano.
“E perché avevi dei dubbi?”
“Non lo so. Forse perché mi sembra ancora strano che tu abbia accettato di vedermi”
Riley le prese le mani e le strinse nelle sue. Aveva dei modi così raffinati ed eleganti che sembravano appartenere ad un ragazzo d’altri tempi.
“Non è affatto strano. Volevo rivederti anch’io, sai? Sono rimasto molto male quando ho saputo che te n’eri andata. Temevo di non rivederti più”
Le guance di Christine si accesero del colore delle rose.
“Davvero?” chiese trepidante.
“Davvero”
Spostò lo sguardo da lei a un punto imprecisato alle sue spalle e sorrise ancora.
“Forse è uno strano posto per incontrarsi. Un cimitero” disse poi, tornando a guardarla.
“Sì, forse hai ragione. Ma non sapevo dove altro avremmo potuto”
Riley continuò a tenerla per mano. “Vieni” disse tranquillamente conducendola attraverso la vegetazione.
Christine non chiese dove avesse voluto portarla, ma non le interessava poi molto, purché stesse con lui.
Oh, come avrebbe voluto esprimere certi sentimenti ad alta voce! Perché non ci riusciva?
“Dimmi una cosa” fece lui sempre dirigendo il passo per entrambi.
“Che cosa?”
“Sei sempre così silenziosa o solo quando sei con me?”
Lei non seppe cosa dire e si limitò a fissarlo. Lui fece lo stesso.
“A volte penso che tu sia davvero un tipo strano” ammise un poco più tardi la ragazza. “Sei così misterioso, così schivo che non so come prenderti. Non so nemmeno cosa dirti. Hai uno strano potere su di me, ma mi piace”
Una mano andò veloce a coprirle le labbra.
Che cosa aveva detto? Troppo forse, perché si accorse che le sopracciglia di Riley si incurvavano.
“Tu pensi di darmi fastidio, in realtà. Non è così?”
“No…io…non so…forse”
Non era così che avrebbe voluto fosse stato il loro incontro.
Un velo di tristezza passò sul suo bel volto, il quale venne sfiorato un istante dopo dalla mano libera di Riley.
“Perché sei andata via?”. I suoi occhi azzurri si specchiarono in quelli scuri di lei.
“Ho dovuto. In realtà non avevo intenzione di tornare a casa così presto, ma non ho avuto scelta. Sai, mio padre…”
“Non sei costretta a raccontarmi tutto se non vuoi” la interruppe lui. “In fondo è vero: neppure ci conosciamo”
“Ma io voglio raccontarti ogni cosa di me”
“Anche se io non ti dicessi nulla a mio riguardo? Perché sai, questo è importante. Vorrei che tu avessi fiducia in me, Christine, anche se non posso ancora dirti molte cose”
“Non m’importa, davvero. Purché…” arrossì, cambiando idea all’ultimo momento sull’ultima parte della frase. “Purché tu mi sia amico”
“Solo un amico?” fece Riley emettendo una risatina soffocata.
La ragazza arrossì ancora un poco.
“Non importa. Non devi rispondermi adesso” si fermò e le si parò difronte senza mai lasciarle la mano. “Raccontami. Raccontami chi sei, dolce Christine”
La fanciulla trasalì. Una strana e famigliare sensazione la invase e un ricordo affiorò nella sua mente…
Già qualcuno l’aveva chiamata in quel modo, qualche settimana prima. Qualcuno che le ricordava Riley. O forse era Riley a ricordarle lui…L’Angelo della Musica.
Anche il loro incontro era vagamente simile. Il ragazzo che la prendeva per mano e la conduceva dove voleva e lei non aveva paura di dove avesse potuto portarla, perché si fidava.
Si sedettero all’ombra di un grande albero, sull’erba umida della notte e la fanciulla accantonò in fretta questi curiosi pensieri.
Christine si aprì come avrebbe sempre voluto fare e per la prima volta, ora, trovava il coraggio.
Raccontò la sua storia. Di come fosse cresciuta senza un padre, che sua madre l’aveva conosciuto quando erano solo due ragazzi di diciannove anni. Poi lui era tornato in Inghilterra e Elisabet non l’aveva mia più rivisto. La ragazza sapeva della sua esistenza ma non l’aveva mai conosciuto fino a quell’estate. Ne era stata così felice e impaurita al tempo stesso, perché finalmente poteva conoscerlo ma temendo che lui non la volesse nella sua vita.
Disse della malattia di sua madre e di come si fosse sentita smarrita e triste, senza più voglia di vivere, ma che lo stare lontana da casa per un po’ di tempo le aveva anche fatto bene. Aveva conosciuto tanti amici, benché le mancasse terribilmente la migliore di quegli amici: Meg, la sola che avesse mai avuto a Uppsala.
“E sono tanto, tanto felice di essere venuta a Londra, o non ci saremmo mai incontrati. Anche se, purtroppo, per una serie di circostanze complicate sono dovuta partire”
Riley l’aveva ascoltata senza mai interromperla ma sempre guardandola. Non era riuscito a staccare gli occhi da lei un momento e la sua espressione si era fatta più seria che mai, quasi impenetrabile.
“Riley? Che cosa c’è?” chiese la fanciulla con aria grave. “Ho…ho detto qualcosa di male?”
“No, ma…Sai, mi sembra assurdo che una ragazza che sia passata attraverso a tutte queste cose- essere cresciuta senza una vera famiglia, con praticamente nemmeno un amico a cui appoggiarsi, addiatata da tutti come la figlia di nessuno e il resto- possa essere così ottimista per quanto riguarda il futuro. Come puoi essere soddisfatta della vita? Come fai a credere che tutto vada sempre bene?”
“Tu mi credi un’ingenua, vero? Lo so. Credo che lo pensino in molti. Forse solo Meg non lo pensa”
Riley continuò a fissarla insistente, la fronte aggrottata. “Sì, è vero, lo credo”
Christine annuì e si alzò da terra spazzolandosi i pantaloni dai fili d’erba umida.
“Ti spiegherò com’è possibile tutto questo. Vieni con me” disse la ragazza allungando una mano e attendendo che Riley la prendesse. Ma lui non lo fece.
Il giovane si alzò a sua volta ma le affondò nelle tasche del cappotto.
La ragazza rimase un po’ delusa. Per un attimo aveva pensato che lui fosse più disposto ad aprirsi per il semplice fatto che aveva accettato di incontrarla.
Ad ogni modo, decise che bisognava andare per gradi. Non era nemmeno sicura che lui provasse sentimenti speciali per lei, anche se le sembrava sempre più probabile. ma Riley era così enigmatico...
Cominciarono a camminare verso est dal punto in cui si trovavano.
Uscirono dal perimetro del cimitero e della chiesa, trovandosi in aperta campagna. Camminarono a lungo senza dire nulla e poi si arrampicarono sul ripido pendio di una collina.
“Questo posto lo conosco solo io” disse Christine quando furono finalmente sulla cima.
Riley rimase affascinato da quel che vide.
La regione dell’Uppland, si estendeva per buona parte sotto i loro occhi. Non era un paesaggio vasto, ma bastava per rendersi conto di quanto fosse incantevole quel luogo.
C’erano macchie di luce argentea che, Riley capì più tardi, erano in realtà svariati laghi grandi e piccoli le cui acque risplendevano grazie alla luce della luna. Ancora più lontano si scorgevano altre tre colline più basse di quella sopra la quale si trovavano loro.
“Lo vedi? Questo è il mio mondo. La mia terra, la mia casa” disse la fanciulla con voce melodiosa, lo sguardo acceso di emozione.
“La valle che stai osservando ora, è meravigliosa in ogni stagione dell’anno. D’inverno è di un bianco questi abbagliante sia di giorno che di notte. In primavera è verde come lo smeraldo; d’estate si colora di fiori gialli, blu e rossi e si riempie di vita; ora che siamo quasi in autunno diverrà presto del colore del fuoco e sembrerà bruciare alla luce del tramonto.
“E infine, laggiù in fondo, dritto davanti a noi, puoi scorgere le tre alture dei re, risalenti al VI secolo. E’ lì che affondano le radici della mia patria, nelle antiche civiltà vichinghe”
La ragazza si voltò verso Riley con un sorriso radioso. I lunghi capelli ricci si gonfiavano al vento forte che soffiava sulla cima del colle, conferendole un aspetto diverso dal solito. Più vivo e splendente.
“Ancora non comprendo, però. Cosa vorresti che capissi?”
Lei sorrise ancora e gli si avvicinò.
“Quando mia madre è morta stavo spesso sola. A volte sparivo da casa per ore e nessuno sapeva dove andassi. Ho fatto preoccupare parecchie volte mia zia, anche se non ne avevo l’intenzione, ma sentivo il bisogno di restare sola con me stessa. Un giorno percorsi una strada che non avevo mai visto. Spinta dalla curiosità continuai a camminare e mi ritrovai qui. Divenne il mio posto segreto. Nessuno lo conosce, almeno credo. E qui ho capito una cosa”
“Che cosa?”
“Che al mondo non si è mai soli. Che c’è sempre qualcosa per cui vale la pena vivere. La vista di questa valle meravigliosa- all’ora, la prima volta che la vidi, era completamente coperta di neve, sembrava un immenso cristallo, o un diamante splendente-  mi fece capire che niente al mondo è scontato. Tanta magnificenza non poteva che essere opera di qualcuno più gande di noi, qualcuno che ha avuto e avrà sempre amore per questo mondo e le sue creature. Anche se queste ultima lo stanno rovinando.
"L’universo intero è frutto di un enorme progetto, un qualcosa di più grande di quanto l’uomo si crede oggi. Noi non capiamo la vera importanza della vita. Ci affanniamo alla ricerca di qualcosa e quando la otteniamo non siamo ancora soddisfatti. Se invece le persone sapessero vedere cosa il mondo può offrire…Sono cose semplici, che ci stanno intorno ma che noi nemmeno guardiamo. Non ci facciamo caso e le consideriamo inutili, ma in realtà sono le più importanti: un posto da chiamare casa, amici sinceri, la felicità, l’amore”
“L’amore?”
“Sì, l’amore, Riley. Oggi non ci sono quasi più persone in gradi di amare davvero. La gente è malvagia, piena di sé, arrogante e presuntuosa. Se il mondo vivesse nell’amore e si soffermasse a guardare solo un piccolo fiore che ha breve esistenza, capirebbe quanto la vita è preziosa e forse ne avrebbe più cura”
Christine guardò il volto confuso del ragazzo e sorrise. “Probabilmente pensi che quello che io abbia detto non ha alcun senso”
“Più che altro non riesco a capire, sul serio. Se fosse per me potrebbero andare tutti al diavolo”
“Oh, no, no dire così” disse lei appoggiando una mano sul braccio di Riley. “Lo so che probabilmente sono solo una sciocca sentimentale. Mia zia ha sempre pensato che lo fossi, e in questo somiglio a mia madre, però non posso farne a meno. E sono sicura che a tutto c’è rimedio, per questo sono così ottimista nella vita nonostante tutto”
“Non a tutto” mormorò il giovane, lo sguardo fisso sulla valle alle spalle della ragazza. I suoi occhi azzurri lampeggiarono di una strana luce.
“Come?”
“Non è vero che a tutto c’è un rimedio. Per esempio, alla morte non si può sfuggire”
“No, però…”
“Però cosa? La morte ti ha portato via tua madre. Credi che questo sia giusto?”
“No, non lo è” rispose Christine abbassando gli occhi.
“La vita è ingiusta. La vita non riserva mai niente di buono. Forse può sembrare, a volte, ma è tutta una farsa in realtà. Nessuno è mai veramente felice e l’amore non salva il mondo”
“Questo non è vero. Se le persone imparassero…”
“Le persone odiano, Christine, non amano. Non sono capaci di amare. E non imparano mai. Nessuno ha mai dimostrato un amore incondizionato per qualcosa o per qualcuno. Alla fine gli uomini sono degli egoisti e nient’altro, questa è la verità”
“Perché dici questo?”
Riley scosse la testa incredulo. “Sai, è davvero incredibile la tua fiducia nell’amore”
“Ho fiducia che il mondo possa divenire migliore, un giorno”
“Ma non ne sei certa”
“No, ma ho tanta speranza”
“La speranza non porta a niente se non ci sono fatti concreti a cui aggrapparsi”
“Hai torto. La speranza è l’unica cosa in cui possiamo ancora credere”
“Hai sempre la risposta pronta” sorrise il giovane.
“Me l’avevi già fatto notare” sorrise lei a sua volta.
Riley si mosse e la sorpassò, camminando fino al limitare della cima della collina.
“E così mi hai potato quassù per spiegarmi quanto è meraviglioso il mondo?” disse con una nota sarcatsica nella voce.
“In un certo senso. Almeno dal mio punto di vista” rispose la fanciulla raggiungendolo. Le loro spalle quasi si toccavano.
“Ci sono tante piccole cose che rendono la vita degna di essere vissuta. Una frase un po’ fatta lo so, ma io penso sia vero” sorrise.
Riley si voltò a guardarla. “Dimmene una”
Christine si perse in quegli splendidi occhi color del cielo, che splendevano anche nell’oscurità. Anzi, forse la notte li rendeva ancora più misteriosi e affascinanti. Affascinanti come Riley, la cui figura la sovrastava di parecchi centimetri.
Christine si accorse solo in quel momento di quanto erano vicini.
“Allora?” la incalzò lui.
“Una cosa che mi rende felice adesso?”
“Sì”
“Essere qui con te” mormorò la fanciulla abbassando rapidamente lo sguardo.
Riley la osservò a lungo e poi si mise nuovamente di fronte  a lei, per guardarla bene. Per far questo fu costretto a porle una mano sotto il mento per farle alzare il viso.
Quando i loro occhi si incontrarono- mai intensamente per tutta la notte come in quel momento- Riley sorrise ancora.
“Forse non hai tutti i torti, lo sai, dolce Christine? Forse c’è davvero qualcosa per cui vale la pena avere fiducia nell’amore. Qualcosa di prezioso di cui un uomo ha assoluto bisogno. Sarà fortunato colui che avrà il tuo cuore”
“Riley…” sussurrò la fanciulla completamente persa in quei meravigliosi occhi.
E forse furono le parole appena pronunciate dalla voce profonda del giovane che le fecero venire i brividi, oppure il modo in cui la guardava…nessuno l’aveva mia guardata così, come se sapesse leggerle dentro, ma in quel momento non riuscì a pensare più a nulla se non a quello che voleva fare in quel preciso istante. E i loro volti erano davvero troppo vicini…
Si sporse verso di lui, mettendo le mani sulle sue spalle, chiudendo gli occhi e appoggiando appena le labbra contro quelle calde del ragazzo.
Riley ebbe uno strano scatto e prese la distanza di un passo da lei, guardandola stupito e forse infastidito.
Christine non seppe bene come definire l‘espressione che si dipinse sul suo bel volto.
Il fischio del vento era un sussurro cupo e ululante. Giocava con le foglie ancora verdi degli alberi facendole cadere. Una di esse precipitò proprio sui lunghi riccioli della ragazza, ma lei non se ne accorse, almeno finché Riley non allungò una mano e la rimosse.
La fanciulla rabbrividì quel lieve tocco.
Lui non parlava, continuava a fissarla sempre con quello sguardo a metà tra lo stupore e la collera. O forse nessuno dei due e forse entrambi.
Lei non aveva il coraggio di dire niente, ma non si pentiva di averlo baciato. In realtà avrebbe voluto farlo già quella volta in cui Sirius e Tonks l’avevano portata alla cattedrale di Londra.
“Devo andare” riuscì a dire dopo un po’.
“Va bene” fu l’unica risposta che ottenne da lui.
“Non mi scuserò” aggiunse la ragazza fissandolo e sentendo il cuore battere all’impazzata.
“Non devi farlo”
“Riley…”
“A presto” disse il giovane interrompendola.
“No, aspetta. Io volevo dirti…ecco…il medaglione…”
“Tienilo se ti fa piacere”
“Sì…” Christine lo estrasse da sotto il cappotto e se lo rigirò un po’ tra le dita. “Vorrei sapere che cos’è”
“Non posso dirtelo”
Lei annuì. “Non importa. E…volevo chiederti un’altra cosa”
“Dimmi”
Riley parlava freddamente, come se stesse cercando di reprimere qualcosa.
“La rosa…”
“Ti è piaciuta?”
Christine sorrise lievemente. “Molto”
“Allora te ne manderò un’altra, la prossima volta”
Queste poche parole, come una specie di promessa, alleviarono un poco le paure di Christine. Allora non era in collera con lei!
“Sì” rispose speranzosa. “Devo proprio andare adesso, è molto tardi”
Lo guardò ancora un istante e poi si voltò per correre via.
“Christine?”
Rapida, si girò nuovamente nella direzione di Riley.
“Sì?”
Lui era lì che la guardava, immobile, ma il sorrisetto furbo era ritornato sul suo volto.
“Nemmeno io ti chiederò scusa”
Lei non capì subito, ma in meno di un secondo le fu chiaro.
Avvertì improvvisamente una forte sensazione di agitazione, ma non era fastidiosa, e aumentò a dismisura quando vide Riley venire verso di lei con passo rapido e sicuro.
E di nuovo i loro visi si trovarono a pochi centimetri di distanza.
Lui la strinse a sé mettendole le mani dietro la schiena e schiudendo un poco le labbra per incontrare meglio quelle di lei.
Christine rispose appena al bacio, che durò troppo poco.
Subito dopo, Riley si allontanò, dolcemente e la lasciò andare.

 
 
 
I’m back!!!!!!!
E allooooooooooraaaaaaaaaaa??????????? Vi prego ditemi cosa pensate di questo capitolo, che è quello che darà una svolta a tutta la storia! Sì, perché dal prossimo sarà un casino completo!
Inoltre, spero di aver accontentato molti di voi con questo primo bacio tra Christine e Riley! Ve lo aspettavate? Lo so, non è proprio questo gran ché come bacio, ma non preoccupatevi, ne arriveranno di più appassionati…ghe eh eh…
So anche che non è un capitolo così romantico come magari alcuni si aspettavano, ma non è nello stile di Riley essere romantico. Proprio no!
Please-please-please- recensite che voglio un parere!!! E vorrei anche sapere se la coppa vi piace.

 
 Ringraziamenti a tutti voi: Allice_rosalie_black, Aylas, Blankette_Girl, CarolineEverySmile, chiara53, coccinella75, Cucciola 95, Eleonora2307, Eliana Lilian Piton, ellinor, Elynn, Faith18, Femke, francesca88, Gabrielle Pigwidgeon, Grifondoro_Serpeverde, jess97, JKEdogawa, KlaineHP91, Ladie Katjie, Ladyhawke25, Lady_Erato, Latis Lensherr, laurana, LenShiro, muck_muck, Phoebe76, Pollon0874, rum43coach, ValeDowney, valepassion95 e zackaide.
 
Alla prossima gente!
Baci Usagi^^
   
 
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