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Autore: mavi    09/01/2007    10 recensioni
Cercava di prendere l’inchiostro ma, purtroppo per lei, la boccetta era di poco più distante e così era chiaro non ce l’avrebbe mai fatta.
Draco inclinò leggermente la testa, quando la vide ritornare seduta compostamente sulla sedia e prendere un grosso respiro.
“Madama Pince?”
Aveva una voce ansiosa e leggermente… stridula.
“Madama Pince, la prego, avrei bisogno di una mano."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap

Cap.13

 

La mattina dopo Hermione era seduta al tavolo dei Grifondoro e, avendo accanto un euforico Ron, a causa della vincita a Quidditch contro Corvonero, spiava di soppiatto quello che doveva essere Matt Vertigo.

Era un ragazzino magrolino, ma non malsano. Dai capelli e dagli occhi castani chiari, vestiva in maniera molto ordinata, a quanto poteva vedere. Il nodo della cravatta era stretto e la divisa stirata.

In quel momento parlava sorridente con una sua compagna e ogni tanto mordeva un biscotto. Hermione piegò le labbra in una espressione di concentrazione, come avvicinarlo?

Guardò la borsa del ragazzo posata a terra, da dove fuoriuscivano pergamene, piume e libri. Forse aveva un’idea.

Sfilò piano la bacchetta dalla tasca della divisa e, nascondendo le sue manovre dietro la brocca del latte, pronunciò un silenziosissimo  “Wingardium Leviosa”.

Piano fece lievitare fuori dalla borsa del ragazzo un rotolo di pergamena e lo abbandonò per terra, proprio mentre Matt si alzava e metteva la borsa in spalla. 

Hermione si alzò frettolosamente e, lanciando un’occhiata di rassicurazione a Ron, il quale aveva smesso di raccontare delle sue parate per assistere corrucciato e preoccupato all’impresa dell’ amica, si avvicinò alla “zona quarto anno” del tavolo dei Grifondoro e, con fare casuale, quando la vide, si abbassò per prendere la pergamena.

Seguì quindi Matt Vertigo a passo sostenuto sino all’ingresso, e lì lo chiamò.

“Scusa?”

Lontano qualche metro di distanza, il ragazzo si girò.

“Sì?”

Hermione si avvicinò per non essere costretta ad urlare e gli porse la pergamena.

“Deve esserti caduta questa.”

Il ragazzo la prese tra le mani e, dopo averla srotolata e letto le prime righe, sorrise annuendo.

“Grazie. Non me ne ero accorto.”

“Di niente, stavo uscendo e così…” Hermione sorrise gentile di rimando.

Stava già entrando nel panico per non saper più come portare avanti la conversazione, sapendo benissimo di non poter sprecare quella occasione per instaurare un minimo di rapporto, quando il Grifondoro la liberò da quel peso.

“Tu sei Hermione Granger, vero?” chiese con entusiasmo.

“Sì” rispose titubante.

“Fantastico! Non si fa altro che parlare di voi!”

“Ah… l’Ufficio Misteri” disse abbassando gli occhi per qualche secondo .

“Preferirei non parlarne” continuò poi.

Lo vide annuire comprensivo.

“E tu sei?”

“Matt Vertigo.”

Le porse la mano e lei l’accettò con piacere.

Bingo.

“Piacere di conoscerti, Matt.”

Era meglio non esagerare, si disse Hermione, mai sembrare impaziente e passare subito alle domande.

“…Senza destare sospetti.”

Draco sarebbe stato orgoglioso di lei.

“Ora devo andare. Ci vediamo.”

“Certo!”

Si allontanò verso la Torre dei Grifondoro, sentendo gli occhi del ragazzo puntati addosso. Poteva essere soddisfatta della sua opera.

Ora avrebbe voluto solo incontrare una certa persona…

Guardò istintivamente verso le scale che conducevano ai sotterranei, fermandosi, e arricciando le labbra in un’espressione dubbiosa.

“E’ancora in Sala grande” si voltò sorpresa da quella voce un po’scocciata.

“Ginny!”

E così, Draco era ancora in Sala Grande.

“Come è andata?” le chiese la ragazza con indifferenza.

“Piuttosto bene direi. Ci siamo presentati.”

Camminarono per un po’, tornando verso la Sala Grande e fermandosi sulla porta.

Il brusio delle voci, i rumori dei piatti e delle posate, facevano da sfondo alla loro conversazione.

“Ma non stavi tornando alla Torre?” le chiese con fare retorico Ginny.

Lei alzò le spalle.

“Sì, ma…”

Lasciò in sospeso la frase e fece vagare lo sguardo sui tavoli, su un tavolo per la verità.

Gli stemmi verde-argento arredavano quella sezione della Sala Grande e, tra quelle centinaia di teste e volti, ben presto individuò chi stava cercando.

Lui e i sui compagni, seduti quasi all’estremità del tavolo, erano più vicini a lei di quanto pensasse.

Draco stava ancora facendo colazione. Accanto a lui vi erano Goyle da un lato e, con suo enorme disappunto, la Parkinson dall’altro. Di fronte erano invece seduti Zabini e Tiger che si guardavano in cagnesco, probabilmente per quella tazza di caffè versata proprio dinnanzi a loro.

Si concentrò sul suo ragazzo, che in quel momento sembrava aver perso tutta la fredda autorità  che sempre lo caratterizzava per concentrarsi, corrugando la fronte, sulla marmellata che aveva osato insozzargli le mani e, probabilmente a sua insaputa, anche l’angolo sinistro della bocca.

Un Draco Malfoy teneramente buffo come in quel momento non se lo sarebbe mai aspettato, prima. E forse qualcuno, anche in quel momento, guardandolo, non avrebbe visto quello che stava vedendo lei. Semplicemente perché avrebbe pensato che quello era Malfoy, il Serpeverde bastardo e crudele, e avrebbe trasformato la sua espressione genuinamente contrariata, in puzza sotto il naso e in disgusto tutt’altro che tenero.

Era strano dirlo, ma  solo ora vedeva veramente. Perché vedeva cose che gli altri non vedevano. Perché gli altri non volevano vedere, ma lei sì.

Hermione non avrebbe mai più voluto chiudere i suoi occhi.

Il sorriso dolce che era nato spontaneo sulle sue labbra, e quel calore che le si era acceso in petto, si trasformarono all’istante, quando videro una esasperata Pansy Parkinson alzare gli occhi al cielo e mettere tra le mani del suo ragazzo un tovagliolo.

Draco si voltò verso la mora, la quale avvicinò l’indice sottile alla bocca del ragazzo e, dopo averlo sporcato di marmellata, lo portò alle labbra.

Il Serpeverde rimase a fissarla per alcuni secondi, poi la Parkinson disse qualcosa ridendo ed Hermione vide Draco sorridere. Sorrise nella sua particolare maniera, che non poteva definirsi un vero e proprio sorriso, e poi si pulì col tovagliolo immacolato.

“Ehi… stai andando in fiamme. Hermione calmati, se è così che volete mantenere il vostro segreto…”

Si voltò verso Ginny ritornando alla realtà, si era completamente scordata della sua presenza. Si era scordata di tutto il resto, per la verità.

Vedeva solo lui, Draco… e poi la Parkinson.

Strinse i pugni, ma aveva ragione Ginny. Non poteva comportarsi così e buttare tutto all’aria.

Intanto l’altra Grifondoro la guardava quasi incredula.

No, ancora non poteva credere che quei due stessero davvero insieme. Ma la reazione di Hermione l’aveva fatta scontrare con la realtà.

Eppure lei non si fidava di Draco Malfoy, nonostante tutto quello che la sua amica potesse dire...

“Sta arrivando Ron” disse scrutando suo fratello che avanzava verso di loro.

“Ed ha una faccia!” aggiunse divertita.

Ron arrivò qualche secondo dopo e senza tanti convenevoli si rivolse ad Hermione.

“Allora?”

“Cosa Ronald?!”

Hermione rispose più bruscamente di quanto avesse voluto farlo, ma per fortuna il ragazzo decise di sorvolare sul suo comportamento.

“Hai parlato con questo Vertigo?”

“Sì. Ma ci vuole tempo per certe cose.”

“Be’ cerca di sbrigarti. Meno ci hai a che fare con quello e meglio è” disse occhieggiando verso la tavola dei Serpeverde. Poi andò via superandole.

Hermione lo guardò allontanarsi apprensiva per quello che sarebbe successo se Ron avesse scoperto la verità, e Ginny sembrava star pensando la stessa cosa.

Dalla Sala Grande intanto iniziavano ad uscire sempre più studenti, così, per non essere d’intralcio, le due Grifondoro si spostarono un po’ più in là nella Sala d’Ingresso.

Dopo poco Hermione vide Draco, Zabini, Tiger, Goyle, e l’immancabile Pansy Parkinson, dirigersi verso i sotterranei. Guardò con odio la Serpeverde, che però non si accorse di lei.

Fortunatamente, dichiarò poi Ginny a bassa voce.

“Quella Parkinson è proprio insopportabile! Gli sta sempre addosso!” disse Hermione con fare sapiente e con una voce squillante.

“Ne sei sicura?”

“Come?”

“Dico, ne sei sicura che sia insopportabile? Te l’ha detto lui?”

Hermione rimase zitta a guardare truce l’altra.

“Che vorresti dire?”

“Ah… niente” Ginny sospirò e fece per andarsene, non voleva complicare le cose ad Hermione o prendere il ruolo della portatrice di zizzania. Ma la tentazione di insultare Malfoy, a volte era troppo forte.

“No, aspetta. Che cosa vuoi dire, Ginny?”

Hermione la bloccò e la guardò negli occhi.

“Sei proprio sicura di volerlo sapere?”

“Certo!” vi era preoccupazione nascosta nella sua voce.

Ginny restò in silenzio, cercando di capire se quello che stava per fare era la cosa giusta. Ma poi pensò che Draco Malfoy era il male, non ci voleva un indovino per capirlo, e quindi sì, lei stava facendo la cosa giusta.

“Lo faccio per te, Hermione.”

Prese coraggio e parlò.

 “Quando tu ancora non vedevi, lui non ha smesso di frequentarsi con la Parkinson.”

“Che vuoi dire…?”

Hermione era visibilmente disorientata e spaventata da quello che stava per sentire e Ginny sospirò sommessamente.

“Be’… io li ho visti che si baciavano. Più volte… spesso!” aggiunse tutt’ad un fiato.

Hermione fece un passo all’indietro e improvvisamente i suoi occhi si fecero spenti.

“Hermione…”

La riccia si voltò e senza dire una parola andò via.

“Hermione…?” la chiamò un’ultima volta, ma la sua voce era troppo bassa, troppo insicura.

E in quel momento, Ginevra Weasley si rese conto che, forse, aveva sbagliato…

 

La trovò nei bagni femminili del terzo piano, circa un quarto d’ora dopo. Quando Hermione la vide tramite lo specchio le sorrise tristemente.

“Sono stata una stupida, Ginny. Avevi ragione tu a non fidarti.”

Hermione si voltò e Ginny stava per aprire bocca, mentre i sensi di colpa le attanagliavano il cuore, ma l’altra, con lo sguardo fisso nel vuoto, continuò a parlare.

“Non so perché l’abbia fatto… in fondo ha ottenuto quello che voleva. Credo che sapesse sin dal principio che avrei rispettato i patti, e comunque era cosciente che quello che mi chiedeva non era la luna… Quindi non so perché, forse voleva solo giocare. Ma ha sbagliato. Io sono stata ingenua e ceca, molto più di quando non riuscivo a vedere i colori, ma lui ha davvero commesso un grosso errore. Io non voglio piangere per lui, e non lo farò!”

Più decisa che mai a fargliela pagare Hermione si allontanò dal lavandino a cui era appoggiata, diretta verso la porta.

“Aspetta! Magari… magari non ho visto bene e-”

“No, Ginny. Ti ringrazio, ma so che hai visto benissimo.”

Hermione uscì dal bagno e questa volta fu Ginny ad aver voglia di piangere. Voleva sistemare le cose, doveva farlo, ma aveva paura che raccontare la verità ad Hermione sarebbe stato catastrofico per la loro amicizia.

Rimase in bagno a fissarsi allo specchio, a fissare il riflesso di una persona che aveva ingannato la sua migliore amica.

 

 

 

 

 

 

Si lo so, lo so… non è tra i capitoli più lunghi. Chiedo perdono, ma mi serviva dividere così i capitoli in modo da dare un senso ad ognuno di essi.

Questo capitolo per chi già non aveva Ginny in simpatia deve essere stato cruciale, io personalmente non ho niente contro il suo personaggio, direi che mi è indifferente, e forse è anche paggio, ma per chi adora Ginny… be’ non me ne abbiate ^^ ;)

Ringrazio moltissimo e con enorme affetto anfimissi, lunachan62, white_tifa, nightyrock, chiaras e little lady butterfly!!!

Spero di non aver scordato nessuno ^^… E voi altri, una piccola recensione? ** Guardate che io mi demoralizzo…- -

 

Bye bye ;)

  
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