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Autore: elfin emrys    24/06/2012    1 recensioni
Dal Capitolo 30
Prende la spada che un tempo fu della ragazza e la lucida. Mentre il corpo freddo viene sotterrato e la tomba viene ornata con candele e fiori, Garret conficca la spada nel terreno, come ricordo che lì, dentro quella terra, c'è qualcuno che riposa in eterno.
[Grazie a tutti quanti, perchè, nonostante da 300 lettori sia passata a 35, c'è sempre qualcuno che recensisce e c'è sempre qualcuno di nuovo che aggiunge questa storia fra le preferite/seguite/da ricordare]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guida ai capitoli:

ATTENZIONE: PRESENZA DI QUALCHE PAROLACCIA, NON ECCESSIVA.

Il titolo è il nome dell'antica Britannia e del regno di Re Artù secondo le leggende, tuttavia “Albion” scritto con la lettera minuscola può essere anche una parola celtica per significare “mondo” ed è esattamente quello che vuole dire il titolo. Non ho usato parole come “bitus” o “letauia” per creare parallelismo.

 

CAPITOLO VENTINOVE: ALBION



La ferita si estende da sotto al petto fino a un fianco, uno squarcio profondo nella carne, un taglio che perde tanto, troppo sangue. Alessandro viene steso lentamente, viene chiamato Garret. Elanor lo vede sparire, andare al sicuro, dove avevano portato l'amico. La ragazza fa un affondo, per poi volgere nuovamente per qualche secondo lo sguardo verso le chiome degli alberi folti. Da quasi un mese camminano all'interno di boschi e macchie, senza mai uscirne. Quei pochi tratti innevati sono pian piano spariti, lasciando il posto a un gelo solitario e quasi primaverile. Ed è questo freddo che colpisce in viso Elanor, le fa stringere le labbra secche, prima di correre verso un nuovo avversario da sconfiggere. E' diventato facile, come bere un goccio d'acqua. Naturale, come respirare. Dalla clamorosa sconfitta che avevano subito la Regina ha imparato a combattere la velocità del nemico con la forza dell'immobilità: il suo piano da “sorprendiamoli” è diventato “facciamoli restare fermi nello stesso posto”. Ed è stata quella la svolta. Le battaglie successive a quel cambio di tattica erano state una serie di vittorie facili: stando fermi, l'esercito nemico entra in confusione poiché è creato per muoversi e andare rapido da un luogo a un altro. Elanor getta un'altra occhiata al di là degli alberi, poi si abbassa a evitare un colpo, si rialza, ignorando un crampo alla gamba, attaccando l'avversario. Quando lo vede cadere a terra, si ferma un attimo, si massaggia la gamba per qualche secondo, cerca di muoverla. Girando la punta della spada verso di sé, la fa passare sotto l'ascella, colpendo un nemico che la stava attaccando da dietro. Si riprende, corre con la schhiena piegata fra i soldati, colpisce il cavallo di un soldato nemico. L'animale cade a terra con un sonoro tonfo e un nitrito, mentre Elanor pensa al cavaliere. E' una lotta disordinata e caotica, per cui la ragazza subisce uno, due, tre colpi, rispettivamente un livido e due graffi, prima di affondare la lama in pieno petto all'avversario. Questa è una battaglia più difficile delle ultime trascorse, non solo per l'esercito nemico molto più grande, ma anche perchè era stato meglio equipaggiato: Elanor sa che si stanno avvicinando a Parigi e man mano gli avversari sarebbero stati più potenti. Come in un videogioco, con i vari livelli. E la Regina sa perfettamente che quello è ancora a livello Facile.

-Aaaah!

La bionda si gira, sentendo un urlo provenire da vicino a lei. Vede una delle Maghe del Tempo, Miku, cadere a terra, il sangue che le esce dalle labbra, gli occhi sbarrati. La ragazza corre verso la Maga, le giunge vicino, raduna intorno una decina di soldati, la portano lontano dalla battaglia, fermandosi ogni tanto per combattere. Quando finalmente arrivano oltre gli alberi, vedono altre sette persone nelle stesse condizioni, ferme, immobili a guardare chi le sta medicando. Elanor guarda un attimo Garret, che le sorride. Lei ricambia. Da quando lui era scappato, ci avevano messo un po' a ritornare alla normalità. Soprattutto da parte del rosso, c'era imbarazzo e silenzio. Però la bionda aveva tentato in tutti i modi di far tornare tutto come prima: se non se la sentiva, non se la sentiva, punto, fine, avrebbe aspettato. E infine il suo lavoro era stato premiato. Era da quasi due settimane che lei e Garret avevano ricominciato a parlarsi normalmente, senza più imbarazzo fra loro. Elanor può tranquillamente affermare ormai che le cose tra loro vanno ancora meglio di quanto andassero prima.

-Voi cinque, tornate con me; voi altri date una mano.

La ragazza se ne ritorna in mezzo alla battaglia insieme ai suoi uomini. E' calma, ma si spaventa quando nota che uno dei cavalieri che avevano riportato in vita sembra sbiadito. E così gli altri. Sembrano più lontani e impalpabili, come se stessero sul punto di ritornare indietro, ma non lo facciano. Elanor fa per tornare indietro, ma qualcosa la tiene incollata dov'è. Con movimenti quasi meccanici, ritorna al suo posto di combattimento. Alla fine avrebbero vinto.

 

Non ci sono morti. Solo feriti. Ed è forse questa una delle situazioni peggiori per Elanor da quando quella guerra è iniziata. Sono una trentina di feriti gravi, una cinquantina con solo qualche graffio. E' stata una vittoria sudata e conquistata con dolore e fatica, la confusione regna nell'accampamento. Sono finalmente usciti dagli alberi. Le tende sono posizionate per linee rette, intorno a loro sono stati messi dei massi per impedire l'eccessivo avvicinamento. Svariati fuocherelli costellano quella specie di caserma, con piazzette intorno alle quali si radunano i soldati. Richard guarda dall'ingresso di una tenda Arianna che, preoccupata, sta accanto al fratello. La ferita che il ragazzo aveva subito nella sconfitta precedente gli aveva procurato una fitta e per quel motivo era stato colpito. La gemella gli sorride, gli accarezza la fronte, poi si alza ed esce senza incontrare lo sguardo del moro.

-Come sta?

-Meglio di quanto pensassi. Peggio di quanto sperassi.

Arianna velocizza il passo, togliendo la mano di Richard che si era posata sulla sua spalla. Lui le cammina affianco, instancabile, imperturbabile. La ragazza non ne vuole parlare e, specialmente, non vuole parlarne con lui.

-Quando starà meglio?

-Non lo so. Forse anche due o tre mesi: la ferita è stata procurata con un'arma incantata, non sappiamo il tempo che ci metterà.

Arianna quasi corre, ma lui la segue ancora.

-Ok, adesso basta, va bene? Non. Mi. Seguire. Tornatene da dove sei venuto! Guarda: ci sono tante belle soldatesse in giro, forza, vai, fatti un tour!

-Mi è per caso proibito sapere come sta il mio amico?

-Tsè, senti, dillo chiaro che non è Ale che ti interessa! Non siete mai andati particolarmente d'accordo!

-E con questo? Non penserai mica che non lo voglia sano e salvo!

-Non sto contestando questo, sto contestando che tu mi segua.

-E' proibito, per caso?

-No, ma te lo vieto da ora in avanti. Sciò! Via!

E' nervosa. Non vuole nessuno intorno, ancora meno Richard. Si gira e ricomincia a camminare, ma quando sente i passi del ragazzo seguirla, si rivolta.

-BASTA! Ti spezzo il collo se non te ne vai!

-Anche tu non stai molto bene... dovresti riposarti.

-Non fare la mammina, so perfettamente cosa devo fare. E adesso togliti dai piedi, non mi importunare. Cioè, perchè mi segui? Perchè ti interessi tanto a me?!

-Lo sai benissimo il perchè, non fingere di non saperlo.

-Sentiamo il motivo! Perchè “mi ami”? AH, BELLA COSA DA DIRE! Chissà a quante ragazze l'hai detto tremila volte. Non ci credo neanche se mi paghi.

Arianna si volta ancora, cercando un posto dove andare ed essere lasciata in pace.

-Io sono innamorato di te.

-Cosa...?

Lei lo guarda, sconvolta.

-Come, prego?

-Sono innmorato di te.

-Tsè, certe scuse scadenti. Senti, non per rovinare i tuoi piani, ma forse non hai capito che non ricambio questi tuoi “sentimenti”, ok? Non so, ma fossi in te andrei a dirlo a qualcun'altra delle tue innumerevoli spasimanti che ti scopi quasi tutte le sere. Bel modo di dimostrare che mi ami, davvero, molto! Che cosa lurida, stai utilizzando anche la ferita di mio fratello come chance per provarci con me: mi fai schifo. Non solo mi menti, ma pretendi pure che io ci creda come tutte quelle fesse che ti stanno dietro e che sperano di essere viste da te. PORCO! Ti odio, ti detesto, è da tre anni che mi perseguiti dicendo che sei innamorato di me e poi te ne vai con altre centocinquanta ragazze. Sai che ti dico? MUORI!

Richard scansa uno schiaffo.

-Ho sopportato già abbastanza, ok? Sono stressata e provata, mio fratello è ferito gravemente e non ho proprio né il tempo né la voglia per stare dietro ai tuoi vaneggiamenti. Non mi piaci, né mi piacerai mai, trovati un'altra che te la dia tranquillamente: a quanto ne so ce ne sono parecchie! Su, vattene, maiale. Tu e il tuo cervello posto il mezzo alle gambe, ANDATEVENE TUTTI AL DIAVOLO!

Il ragazzo afferra la mano della ragazza, bloccando il pugno a mezz'aria. La guarda dritto negli occhi. Si sente profondamente ferito, non perchè non voglia ammettere l'evidenza, ma proprio perchè tutto quello che dice sul suo comportamento generale è vero. E' arrabbiato: forse è lui che non riesce a farsi realmente capire dalle persone. A differenza di quello che dicono in molti, a differenza di quello di cui si vantano tutte le ragazze che ha avuto, lui non è il tipo di ragazzo che dice “Ti amo” a tutte, proprio perchè non è un bugiardo.

-Forse non hai capito di cosa stai parlando, Arianna. Da te non voglio “quella cosa”. E tu lo sai. Che cos'è? Sei troppo orgogliosa per dirmi la verità? Lo so che ti piaccio quindi una buona volta smettila di fare come se così non fosse.

Lei lo guarda, sbarrando gli occhi. Colpita nel segno.

-Se ne sono accorti tutti qui dentro, non sono mica stupido. Quindi se hai voglia di insultarmi, fallo per qualcosa che pensi davvero: se tu mi dicessi di smetterla col mio atteggiamento, io lo farei. Davvero, non sto scherzando.

Silenzio. Lei apre le labbra, poi le richiude. Non sa propriamente cosa dire. Da una parte vorrebbe credere a quello che lui le sta dicendo, dall'altra ha paura che sia tutta una presa in giro. E, al centro dello stomaco, c'è un enorme buco nero che cerca di risucchiarla nel proprio universo di terrore, quando Richard aveva detto “ Lo so che ti piaccio”. Indecisione. Il nervosismo si accende ancora, l'indignazione per cosa sta accadendo mentre suo fratello è in pericolo si accende e scoppia come una mina vagante, senza senso.

-Sei proprio senza pudore: chiudi il becco una buona volta. Smettila di illudere me e tutte le altre. Scommetto che neanche hai inventato te questo discorso, scommetto che l'hai preso da qualche film. Adesso che hai detto la tua ca**ata quotidiana, mi vuoi lasciare andare che mi fai male, oppure devo toglierti dai piedi con un incantesimo?

Richard tentenna un attimo, poi, lentamente, lascia il braccio della ragazza. La guarda allontanarsi là, fermo, immobile, prima di voltarsi e andare verso la propria tenda. Non può sentire quando lei, lontana ormai di parecchi metri, scoppia a piangere, stanca e sinceramente provata. Lui, intanto, arriva fino alla propria tenda, accanto a quella di Magor e Garret. Si posiziona davanti all'ingresso, allunga la mano per spostare la stoffa, poi ci ripensa. Ha bisogno di divertirsi un po' e, sinceramente, dopo quella litigata con Arianna non si sognerebbe neanche per scherzo di andare a fare conquiste. Il moro si dirige verso la tenda degli amici, la scosta, entra. E quello che vede davanti a sé sembra tramortirlo.

-Così, mentre a me le cose non vanno bene, finalmente tu, Magor, ti stai muovendo, eh...?

-Non è come pensi tu! C'è un errore!

Richard ride: ha fatto bene ad avere quella idea. Guarda Soledad che, fino a qualche secondo prima, era abbracciata all'amico.

-Complimenti, Magor, bravo, davvero! Neghi anche l'evidenza!

-E' un malinteso! Lei mi è saltata addosso, io non centro niente!!

-Sì sì, penso che andrò a dare a notizia a Garret...

-NO! Assolutamente NO, ti prego. E' colpa di lei, solo colpa sua, io non volevo!

-Ah! Adesso dai anche la colpa alle donne! Da te non me lo sarei mai aspettato!

Così, fingendosi indignato, Richard esce fuori con un gesto teatrale, facendo un occhiolino alla ragazza. Appena fuori, sbircia da un angolo lasciato aperto della tenda. Vede Magor ancora con un braccio teso verso l'uscita, vede Soledad avvicinarsi e abbracciarlo. Lui tenta di allontanarla, ma più lui si sbraccia, più lei si avvicina. Alla fine lui si china, lasciando che lei posi un bacio sul suo viso. Richard sorride, sospira. Vede con la coda dell'occhio le ultime mosse di Soledad, mentre si allontana.

-Mi sembra di buon umore oggi, Sir.

Il ragazzo incontra uno dei cavalieri. Ha l'immagine sbiadita, ma non ci fa caso.

-Sì.

-E posso avere l'ardire di chiedere il motivo?

-Oh, niente, il piccolo Magor sta crescendo.

E con questa spiegazione, un sorriso sulle labbra, il cuore pesante come un masso ma riempito, oltre che di delusione, di nuova speranza, si allontana: forse una passeggiatina per l'accampamento gli farà bene.

 

Mordred salta da un carro distrutto, passando sopra un soldato alleato e colpendo dall'alto un altro nemico. I suoi capelli neri sono sulle punte leggermente sporchi di sangue scuro, mentre i suoi occhi castani sembrano assumere una strana sfumatura. Il suo corpo veloce e scattante si piega su se stesso, dandosi la carica verso un carro armato, attaccandolo con la spada e con gli incanti. La macchina scoppia, mentre Mordred passa in mezzo al fuoco.

-Idioti.

La pelle bianca sembra risplendere sotto quella luce rossastra, troppo poco bianca per non essere di un fuoco, mentre cammina senza il minimo accenno di indecisione verso un militare caduto. A pochi metri di distanza cade un grifone, molto lontano sente il tonfo di un aereo che precipita.

-Troppo facile: è questa la tanto decantata tecnologia di questo secolo?

Il giovane corre, saettante, colpisce da dietro un altro soldato, poi gli prende l'arma da fuoco e lo colpisce in testa. Guarda in alto mentre, con un gesto della mano, scansa un proiettile. Si aggira per il campo di battaglia come un temibile dio della morte, come se attendesse ogni sua preda dal profondo del suo Ade, per uscire dalla terra e inghiottirla come se nulla fosse. Lontano, all'orizzonte, il cielo si accende di luci infuocate, mentre un altro aereo precipita attaccato da una creatura. Mordred fa un altro passo avanti, poi fa uno scatto, salta su un altro carro armato, fa un veloce incantesimo, ne taglia la corazza. Lo distrugge. Ormai l'esercito nemico è alla deriva, perso e senza più contatti con chi lo comandava. E Mordred ancora alza lo sguardo. Sorride. Le Alpi sono ormai vicine.

 

Una desolazione senza limite pervade il paesaggio. Il vento, freddo e umido, accarezza lentamente i corpi martoriati dei soldati. Mentre camminano, l'esercito di Elanor si guarda intorno ogni tanto, scuotendo piano il capo. Un'altra battaglia vinta. Nuovamente, nessuna perdita. Tuttavia nel cuore resta un peso incredibile, che diventa sempre più grande. I tonfi dei piedi, quasi trascinati in realtà, ricoprono il silenzio che riempie l'atmosfera di una vaga malinconia nostalgica, come se quel silenzio stesse a indicare come, un tempo, là ci fosse stato tuttaltro. La Regina si guarda dietro. Presto sarebbero arrivati a una città, la terza da quando avevano abbandonato il sentiero nei boschi, e là si sarebbero potuti riposare. Sarebbe stata una cittadina piccola e quasi insignificante, di un nome che neanche si ricorda, un mucchio di case quasi buttate lì a caso: ecco, questo è quello che si stanno per trovare di fronte. Dei tettucci, due mattoni messi uno sopra l'altro, un po' di asfalto e un supermercato. Nulla di più, nulla di meno. Ma è già abbastanza. Per questo, quando vi giungono, sembra come quando erano nel deserto e vemiva data ai soldati dell'acqua. Tutti sembrano accasciarsi sorridenti, stanchi per la lunga camminata e per le numerose battaglie, non sempre vinte e spesso sudate. Elanor prende un gruppo di una decina di soldati per ispezionare la zona. Sopravvissuti al passaggio di un altro esercito con intenzioni non pacifiche, ce ne sono, Elanor lo sa per certo, e non sono neanche pochi. Dei giornali svolazzano per l'aria, mentre la ragazza si china a raccogliere una monetina a terra lasciata lì da molto tempo. In cielo il sole brilla, anche se sembra non illuminare, triste e sfumato su un cielo che resta comunque grigio. La Regina dà ordine di sistemare tutti i feriti non ancota stabiliti e di insediarsi all'interno di un parcheggio aperto che doveva essere un tempo del famoso supermercato di zona. Non si erano limitati a entrare nella città prima di fermarsi, l'avevano attraversata, filtrata, guardata attentamente e dagli angoli delle strade o dietro qualche finestra era sembrato a tutti di vedere dei volti. Ma ne hanno la certezza solo in quel momento, quando una ventina di uomini armati si presenta di fronte a loro, con un'espressione di paura e determinazione negli occhi. Sfumature di cicatrici e di fumo sulle loro guance, bruciature e tagli sulle loro mani. Testimoni di tragedie. La Regina si avvicina a loro, cercando di apparire sicura di sé, facendosi seguire da Pierre come traduttore.

-Siamo...

-Lo sappiamo chi siete.

-Come lo...?

-Li vediamo i telegiornali.

Ecco, tutta la sua sicurezza scema improvvisamente. Sembra rendersi conto che tutti stanno a guardare quella guerra. Una guerra non loro, una guerra che appartiene al passato. Il mondo, mentre loro si sono fermati, continua ad andare avanti, ma come si vede quel combattere per motivi a loro sconosciuti? E se qualcuno si fosse immischiato? Elanor non aveva mai calcolato una possiblità simile: era sempre stato come se il resto del mondo avesse cessato di esistere. Come se ci fosse solo come territorio di riprendere. Ma le persone che vi sono e le città? Quel sapere la mette in crisi più di ogni altra cosa, tant'è che sta in silenzio per numerosi secondi, aspettando che qualcuno la tirasse fuori da quella situazione.

-Se sapete chi siamo, sarete pronti a collaborare?

-..No. Non ci fidiamo di un esercito fantasma, comparso dal nulla che usa spade e... e archi per combattere guidato da una bambina.

-Bambina a chi, brutto...?!

Elanor ritira la mano che aveva teso per presentarsi, mentre guarda quegli uomini con un misto di astio e curiosità. La Regina sa che, se avrebbe vinto quella guerra, quuei territori sarebbero diventati suoi, ma... come avrebbe potuto convivere con cittadini così scettici? Deve convincerli, deve farlo: deve dimostrare loro che può farcela.

-L'esercito nemico è arrivato fin qui, no? Ed è uguale al mio in equipaggiamento. Eppure, dai danni che vedo, non sembra tanto “fantasma”, anzi, sembra molto concreto. E voi, con i militari francesi, non siete riusciti a difendervi mentre io e i miei uomini stiamo riconquistando territori su territori... Non mi sembra che io sia una bambina tanto debole come sembra voi diciate.

Uno degli uomini sbuffa, colpito dalla risposta dalla logica inattaccabile.

-Resteremo qui a riposarci, è inutile che vi lamentiate: vi portiamo un minimo di difesa. Sarebbe alquanto stupido e inutile cacciarci via. Oltretutto voglio parlare alla gente di questa città, spero non siano tutti della stessa opinione vostra... oppure sì? Voi siete per caso i loro rappresentanti? Tanto meglio, mi ascolterrano, che piaccia o no.

-Quanti anni hai?

-Diciotto.

-E tu pensi che noi ti ascolteremo?

-Certamente. O preferite restare senza nemmeno una speranza di scamparla?

Forse è stata troppo brutale e orgogliosa, troppo sicura di sé, però sembra aver preso il punto fondamentale della vicenda ed è questo quello che importa a Elanor. Gli uomini sembrano stupiti dalla sua determinazione e si guardano per chiedersi consiglio a vicenda. Le fanno cenno di venire, poco convinti. La ragazza si volta, facendo chiamare Garret: lui non può mancare. Il ragazzo le si avvicina.

-Che succede?

-Mi faranno parlare con la popolazione. Che è, vuoi non esserci?

-No, assolutamente, voglio starci!

-Bene, seguimi.

La bionda va insieme agli uomini, seguita da Garret e Pierre. Entrano in un'enorme sala vuota a eccezione di qualche persona qui e lì.

-Attendete.

I due aspettano là per qualche minuto, il tempo di vedere la sala riempirsi di gente. Un bambino va accanto a loro, ma la madre lo riprende in vraccio sgridandolo. La stanza si fa calda. Elanor si toglie la mezza armatura che tiene sul busto, poggiandola su un tavolo mentre Garret si disfa del proprio mantello. Tre degli sconosciuti che prima erano andati incontro alla ragazza cercando di fare silenzio. Poi guardano la bionda e, con aria di sfida, le fanno cenno di parlare. Elanor tossisce un attimo: in realtà non sa da dove cominciare. Aveva chiesto di parlare così, per far vedere che sa prendere una situazione in mano, ma la realtà è che non sa cosa dire. Che potrebbe fare? Presentarsi, parlare in maniera che nessuno capisca oppure cercare di tirare fuori un qualche discorso moralista? Si torce un attimo le mani. Vede già quegli uomini sorridere di trionfo, vederli già dire “Ecco come la bimba si è messa nel sacco da sola”.

-Mi hanno detto...

Comincia.

-...Mi hanno detto che non si ripone fiducia in questo popolo nascente. Che non si vuole collaborare perchè sono troppo giovane, per non dire troppo piccola. Questa è l'accusa che mi si muove. La mia età. La mia età che non mi rende abbastanza per avere la vostra collaborazione. Come vedete non ho discorsi scritti, sto inventando sul momento cosa dire, ma so esattamente dove voglio andare a parare. Voglio farvi notare come io abbia preso sotto il mio controllo territori che a voi sono sfuggiti. Voi, che non sapete neppure da dove viene il pericolo cui state andando incontro. Ebbene, se vi dicessi che io so contro cosa sto lottando, ci credereste? Stiamo parlando di qualcosa assurda, tanto che tutti voi pensereste a uno scherzo. Eppure l'avete visto coi vostri occhi quanto questo scherzo sia serio. Mentre io ora sto qui a parlarvi, probabilmente il nostro nemico sta conquistando un'altra città. Stiamo combattendo contro qualcosa che non ha precedenti nella storia che tutti conoscete: credereste per caso alla magia? No, ovviamente. Eppure l'avete vista voi con quale velocità l'esercito nemico abbia distrutto ogni difesa, abbia attaccato senza sosta. Quelle bruciature che vedo sui palazzi non sono fuoco e tutti lo sapete bene. E continuate a non accettare la verità. Sta nascendo un nuovo popolo e voi non ne volete sapere neanche. Potreste vivere nel passato per sempre, fingere che nulla di tutto questo sia accaduto, però non andreste mai avanti. E' davvero così difficile accettare di essere in una civiltà ormai caduta? Io non sono venuta da chissà quale pianeta, quale città sotterranea sconosciuta, sono di questo mondo: sono vera, cosa c'è, non mi vedete per caso, non mi sentite? E tutte quelle tombe che ho visto entrando in città, le volete forse rinnegare? Quindi, io vi dico che stiamo lottando contro una persona che teoricamente dovrebbe essere morta, che, addirittura, non dovrebbe mai essere esistita. Anche lui, questo ragazzo che sta accanto a me, lui non è di qui, viene da un altro posto, un posto molto più lontano da dove vengo io: un posto segreto. Avalon. E non fate quelle facce: lo so che non vi stupisce sentire il nome di questo luogo, in fondo. “Li vediamo i telegiornali”, eh? Bene, voi vedete i telegiornali e io conosco quello che vi dicono, tutte le notizie che vi rifilano. Io so la verità. Volete continuare a vivere nella menzogna? Lo sapete tutti che questa non è una guerra comune, lo sapete tutti e proprio per questo nessuno ha il coraggio di intervenire per primo. Per questo ci lasciate fare. No, anzi, c'è chi è intervenuto, l'ho appena saputo: credevate che gli Americani vi avrebbero liberato? Falso. Stanno solo tentando una mossa disperata, da veri salvatori, da veri eroi, non c'è che dire, ma disperati e senza speranza. Avete tutti visto come è stato ridotto l'esercito americano: una sola battaglia. Una sola. Adesso, guardate la mia armata: tantissimi combattimenti alle spalle, eppure stiamo ancora in piedi. Alzatevi pure voi, diamine! Non state fermi a guardare! Non risolvete niente con questo essere così passivi. Per cosa, poi? Per vedervi decimati, per continuare a vedere questo cielo scuro? Tsè, scuro, grigio, sembra fatto apposta, sembra che abbia reagito a quello che vede quiggiù... Infine, avete due possibilità, una porta alla distruzione, una alla salvezza. Non è un ricatto, è solo la realtà, se non volete guardarla in faccia siete pregati di uscire da qui.

Nessuno se ne va. Tutti la guardano.

-Potete aiutarci a sconfiggere questo... essere che sta distruggendo l'Europa. Vi parlo da comandante, ma da ragazza comune, vi chiedo se io possa stare a guardare mentre mi distruggono la patria e se io possa congratularmi con chi non mi ha dato neanche la possibilità di cambiare le carte in tavola. E con il vostro aiuto possiamo finire questa guerra sanguinosa iniziata per la pace. Ecco, questo è quello che volevo dire. Per me le parole di disprezzo dette contro di me sono come se non fossero mai esistite. A voi la decisione.

Nessuno sa dire da dove era partito un applauso, forse da una persona in fondo, una voce giovane, probabilmente un ragazzo della sua età. Poi si alza una ragazza, gridando “Brava!” e battendo le mani con impeto. Un'altra persona si alza in piedi insieme ai propri vicini, tutti non più grandi di vent'anni, sorridendo e invitando anche gli altri ad alzarsi. Garret le dà una pacca sulla spalla, come per dire “Guarda, ce la stai facendo!”. Ed Elanor quasi si sente svenire quando, finalmente, sente un applauso forte e chiaro.

 

-Davvero sai cosa hanno detto loro?

-No, non so proprio niente: ho finto di saperlo.

Garret ride.

-Beh, ci sono cascati. E anch'io, devo ammetterlo.

Elanor si guarda intorno, bevendo un goccio d'acqua.

-Mi scordo sempre di chiedere in che periodo dell'anno stiamo... in realtà non mi importa molto, solo che a volte me lo chiedo ed è spiacevole non trovare nessuna risposta...

-Sarà, intanto abbiamo nuovi reclutati e nuove armi. I soldati sono stati molto contenti. Sicura di voler rimanere qui due giorni? E' molto tempo...

-Sicura. Gli uomini vogliono riposarsi e a ragione, mi pare. Sono stati giorni molto faticosi per tutti. Oltretutto non possiamo curare Alessandro decentemente stando in movimento continuo. Vedrai che stare fermi farà bene anche a lui. E ad Arianna, poverina, mi sembra veramente esausta. Mi hanno detto che ha fatto anche una sfuriata a Richard: l'ha sentita tutto l'accampamento.

-Vero. Però non sembrava così abbattuto: mi ha detto che Magor ha fatto qualche passo avanti, ma ho paura a chiedergli in che senso.

I due ridono, bevendo un altro bicchiere d'acqua.

-Oltretutto voglio davvero vedere cosa dicono di noi nel mondo.

-Ma come facevi a sapere la notizia suugli Americani? A noi è arrivata solo adesso!

-Ho letto i giornali che svolazzavano per la strada, nulla di più facile. Ma adesso voglio sapere le teorie che hanno tirato fuori.

-Te le dico io: non hanno tirato fuori alcuna teoria. C'è chi ha addirittura tirato fuori i Maya. E gli alieni, quante supposizioni!

-Ahaha, già mi immagino come il nostro esercito diventa improvvisamente un insieme di UFO!

Garret si stiracchia, divertito.

-L'unica cosa che mi ha colpito è stata che tutti vogliono intervenire, ma nessuno lo fa perchè alla fin fine non vogliono farlo da soli, ma neanche vogliono allearsi! Cioè, questa è strana.

-Un bel po' a dirla tutta.

-In ogni caso, sapevo avresti voluto sapere qualche notizia. Per questo ho raggruppato tutti gli articoli riguardanti l'avanzata dell'esercito nemico e le nostre riconquiste. Siamo continuamente osservati a quanto pare.

-Il Grande Fratello.

-Ahahah!

Sembrano due stupidi a ridere, così, senza neanche un vero senso o una vera voglia di ridere. Ma il senso di frustrazione sta sparendo e la felicità per essere riusciti ad avere anche solo un po' di fiducia è troppa. Il nervosismo, la tensione, man mano scivolano dai corpi finendo a terra, mangiati dalle risate e dalle battute. Un vago senso di liberazione non del tutto completo si impossessa dei loro corpi stanchi mentre, piano, si addormentano sul tavolo, la bottiglia d'acqua fredda ancora aperta.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Doveva essere di almeno tre pagine più lungo, ma alla fine pur di aggiornare entro mezzanotte me ne sono altamente fregata XD In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto: è stata un'ammazzata scriverlo. Lo so che lo dico a ogni sacrosanto capitolo, ma ognuno ha una difficoltà diversa da superare! In questo capitolo è stato il discorso di Elanor, che è veramente molto poco convincente: questo dimostra che io non potrei MAI governare XD

Oltretutto Arianna fa la figura dell'isterica XD Scusate, amo troppo quando si incavola! Nella mia testa lo fa tantissime volte, c'ho certe filmini in testa.

Per chi lo volesse sapere (per esempio la mia unica recensitrice u_u) ho scritto una bella scena RichardxArianna in cui non ci sono arrabbiature o altro, ma molto romanticismo... starà fra qualche capitolo, dopo le vacanze.

Nel prossimo capitolo...

"-Ecco, io ti amo!

Il ragazzo la guarda impaurito, quasi traumatizzato dalla rivelazione. Lei gli si avvicina allungando il viso, mettendosi in punta di piedi, cercando con le mani di tirarlo verso di sè. Lui non si muove."

Kiss

   
 
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