Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: Ila_Chia_Echelon    25/06/2012    4 recensioni
Raccolta di racconti horror creati da due menti perverse (si consiglia di non utilizzarli allo scopo descritto nel titolo) con parecchi cuori strappati, sangue e per fortuna (o sfortuna) significati non del tutto ovvi e superficiali...a voi l'interpretazione!
Auguriamo a tutti una buonanotte...
Genere: Fantasy, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I wake up in a pool of blood

Mi risveglio in una pozza di sangue.

Non mi sorprende scoprire che è il mio: sgorga copiosamente da una ferita proprio in corrispondenza del cuore, macchiando di gocce scarlatte il mio abito bianco.
Aspetto che il dolore m'investa prepotentemente, ma tutto ciò che sento è stanchezza, come un lento svuotarsi dell'anima.

Mi alzo in piedi ed osservo la sala circolare in cui mi trovo: enormi porte di legno scuro finemente intagliato si stagliano lungo la parete, mi schiacciano con la loro imponenza, mi fanno sentire piccola.
Su ognuna di esse una scritta incisa.
Mi trascino alla mia destra, sono via via più stanca; la scia di sangue dietro di me sempre costante, sempre violentemente rossa sul pavimento marmoreo.
Sfioro la superficie della porta su cui è scritto: "Sweet memories".
Immediatamente caldi ricordi mi travolgono: i Natali passati in famiglia, i sorrisi dei miei amici, il primo amore, il primo racconto che ho scritto, la melodia della mia canzone preferita, il gusto della panna sulla cioccolata calda.
Mi ritraggo dal fiume d'immagini piacevoli e zuccherose. Comprendo di aver vissuto realmente quei momenti, ma adesso il loro calore viene sostituito da quello delle gocce che continuano a colare sulle dita dei miei piedi.
Vado verso la porta opposta a quest'ultima. Su di essa campeggiano in invitanti ghirigori gotici le parole: "Hidden secrets".
Poso il palmo destro sulla maniglia e vorrei non averlo mai fatto.
Il peso dei segreti è talmente opprimente, oscuro e distruttivo che per un attimo mi chiedo se Atlante provasse il mio stesso dolore nel sostenere la volta celeste. Sento le mie ossa comprimersi e frantumarsi, lacrime amare scorrere sulle guance. Quando finalmente riesco a liberarmi e a respirare nuovamente penso che almeno due centimetri della mia altezza siano andati perduti.
Mi accascio a terra stringendo la ferita al cuore. Deve smettere di sanguinare, deve smettere.
L'abito è ormai totalmente umido, il suo candore per sempre oscurato dalle macchie purpuree; le lastre bianche sotto di me ricoperte da striature dense che compongono un macabro disegno.
Non so dove sono, chi mi abbia ferita, devo uscire da qui o impazzirò.
Con la vista indebolita adocchio la porta più vicina e vi striscio letteralmente di fronte.
"Fear (take your choice)" dicono candidamente le lettere intagliate.
Poso l'orecchio sul legno gelido ma non odo suoni, non percepisco sensazioni di alcun tipo. Rifletto sul mio essere quasi morta e mi costringo ad alzarmi e fare l'unica cosa che potrebbe essermi utile: apro la porta.
Dietro di essa c'è una stanza circolare esattamente identica a quella da cui sono uscita, fatta eccezione per il freddo glaciale.
Trattengo a stento i brividi finchè un'ombra non si materializza al centro della stanza scatenando in me un terrore incontrollabile, freddo e pungente come schegge di ghiaccio.
I tremori mi scuotono come una foglia avvizzita in balia del vento, mentre immobile cerco di identificare ciò che mi sta davanti.
È una forma scura e spessa, di un nero anomalo, profondo, dalle sfaccettature cangianti e lucide. Ha vaghe sembianze umane che si mostrano nella linea del capo, nella curvatura delle spalle, ma non ha arti, solo una coda che si snoda e guizza nell'aria fredda della stanza, quasi fosse dotata di vita propria. Pare infinita, alimentata da ogni nuovo brivido che percorre la mia pelle, e le dimensioni dell'ambiente aumentano di pari passo a quelle dell'inquietante protuberanza.
Tuttavia la cosa più spaventosa è il volto della creatura, o almeno la superficie su cui il viso dovrebbe essere. Infatti è soltanto una sfera lucida e liscia, apparentemente viscida, vuota, e un conato di vomito mi assale quando mi pare di scorgere un cambiamento, una piega maligna lontanamente simile ad un sorriso che intacca le sfumature nere.
So che è rivolto a me, ma non voglio vederlo, non voglio affrontarlo. Mi accoccolo a terra avvolgendomi la testa con le braccia e chiudo gli occhi, e in quel momento so di aver fatto la mia scelta.
L'ombra malefica penetra nel mio petto ancora sanguinante e ne strappa il mio cuore; eccolo lì, nelle sue mani spuntate da chissà dove, ancora vivo e pulsante.
Un urlo quasi gutturale fuoriesce dalle mie membra e il viscido buio mi circonda e ne amplifica mille volte il suono, che sembra volersi impossessare del poco che resta di me.
Tutto è nero, tutto è freddo, sto vorticando all'interno della mia stessa paura ma all'improvviso, quasi impercettibilmente, avviene un cambiamento, una costante diminuzione di velocità e potenza, come se il mio corpo stesse lentamente tornando sotto il controllo della forza di gravità. Ed è così.
A pochi passi dalle mie mani una porta è incastrata in quello che è il pavimento bianco ancora macchiato del mio sangue che, me ne accrogo adesso, ha ripreso a scorrere costantemente dalla ferita come se niente fosse successo.
Osservo la porta e penso che, dopo tutto questo dolore, ho forse trovato l'uscita.
Anche qui c'è una scritta incisa: "Your mind". Non capisco cosa dovrebbe comunicarmi, ma in fondo niente può essere terribile quanto un cuore strappato; dunque sollevo la porta, che ricade dall'altro lato senza fatica. Vi infilo subito il capo, ed è il buio.
Mi risveglio in una pozza di sangue.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Ila_Chia_Echelon