Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: dalastor    27/06/2012    4 recensioni
Hermione è scappata da Harry, poco prima della fine della guerra. Portando con se un segreto, ma dopo tredici anni il passato ritorna ed Hermione Granger dovrà tornare a Hogwarts, ma non sarà sola…
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo quarto:

Harry Potter

Il giorno della partenza. Harmony e Tibby sul Hogwarts Express stavano cercando uno scompartimento libero, Acrux che era prefetto di serpeverde le aveva lasciate per prendere posto insieme ai suoi colleghi.
Le due ragazze si sistemarono in uno scompartimento con un uomo addormentato tutto avvolto in un mantello con cappuccio nero che nascondeva tutto il viso, tranne l’occhio sinistro.
Harmony e Tibby si sedettero nel sedile, guardando lo strano sembrava che quasi neanche respirasse.
“Secondo te chi è?” domandò Tibby.
“E’ semplice è il professore David A. Giles.” Rispose Harmony.
Tibby la guardò stupita “Ma come hai fatto?”
“Semplice è scritto sulla targhetta del suo bagaglio.” E indicò il baule sopra il professore, e poi aggiunse “Sarà il nostro insegnate di teoria di difesa contro le arti oscure.” E prese il volume sulle guerre magiche, lo aprì alla lettera G e lesse ad alta voce: “David Albus Giles. Ordine di Merlino di prima classe, eroe di entrambe le guerre magiche. Nipote di Albus Silente, membro del ordine della fenice e comandante della compagnia Corvonero…”
“Come? La compagnia Corvonero era quella in cui ha combattuto mia madre.” Intervenne Tibby. “Dev’essere il capitano Giles, mia madre me e parlò tante volte.”
“David Albus Giles.” Mormorò Harmony guardando attentamente quel mago, e continuò a leggere: 
…e stato soprannominato: l’eroe d’Edimburgo. Famoso per aver ucciso due importanti mangiamorte: Walden MacNair e Antonin Dolohov.” e la ragazza si fermò.
“Continua!” l’esortò Tibby.
“Non c’è scritto altro…”
“Strano già finito, per i miei e un eroe paragonabile ai tuoi genitori, e ma il tuo libro sopra le guerre magiche non dice molto.”
“Vorrà dire che lo conosceremo meglio quando si sveglia, Tibby.” Disse Harmony sorridendo e chiudendo il librone.
 
Il viaggio continuò tranquillo, David Giles dormì per tutto il tempo.
Quando ormai si trovano vicini alla scuola, Tibby disse: “Dovremo cambiarci, mettere uniforme.”
“Ah ok, direi d’andare in bagno a turno?”
“Si, non c’è altra soluzione di solito ci cambiamo negli scompartimenti.” Disse la giovane strega dai capelli rossi. “Ma non vorrei che il professore Giles si svegliasse nel momento sbagliato.”
“Si sarebbe un po’ sconveniente.” Aggiunse Harmony.
“Molto sconveniente.” disse David spaventando Tibby. L’occhio si aprì di scatto e il professore s’alzò, si tolse il cappuccio e si stiracchio, non dimostrava più di ventiquattro anni, aveva gli occhi neri e i capelli castani, sul suo collo faceva bella mostra di se una larga e profonda cicatrice che continuava anche sotto i vestiti.
“Ben svegliato” disse Harmony sorridendo.
“Grazie. Ma ora è meglio che esco. Signorine.” salutò con un ceno del capo, e se ne andò.
Le ragazze non lo rividero più per tutto il viaggio.
Arrivate alla stazione, scesero dal treno e sul binario  rincontrarono Acrux, che subito diede un bacio ad Harmony.
“Mi sei mancata, Granger. Questa nomina a prefetto è una vera rottura.”
“Poverino.” disse la ragazzo lo bacio ancora. “Va un po’ meglio?”
“Si, molto. Allora sei preoccupata per lo smistamento?”
“No, per niente.” Ma gli aveva mentito. “Non posso dirgli che non vorrei andare a Serpeverde.” pensò.
Acrux le prese per mano e mentre camminavano le sussurrò: “Ti amo e non m’importa se non verrai nella mia casa.” poi le sorrise.
“Acrux… io…” e anche lei sorrise per poi baciarlo.
“Ragazzi per favore, smettetela.” Esclamò Tibby “Primo siamo in pubblico, secondo mi fate sentire la mancanza di James”
“Se vuoi te lo presto.” Disse scherzando Harmony indicando il ragazzo.
“Granger. Non è male, ma preferisco quelli un po’ più maturi. Che si fanno la barba tutti i giorni.”
E le due ragazze si misero a ridere.
Intanto qualcuno enorme e con un vocione diceva: “Primo anno con me. Primo anno con me.”
Harmony lo vide e sorrise: “Fatemi indovinare quello è Hagrid?”
“Si, è proprio lui. E’ una persona eccezionale.” Disse Acrux. “Mi è stato molto vicino al primo anno quando nessuno voleva avere a che fare con me perché ero un Malfoy. E tramite lui ho scoperto d’amare le creature magiche.”
“Ho sentito che è stato vicino pure a mio padre. Vorrei conoscerlo….”
“E’ meglio più tardi adesso è impegnato con i nuovi arrivati.” Disse Tibby.
I tre ragazzi passarono accanto al mezzo gigante che vedendoli sorrise pensando: “Un nuovo trio, un nuovo branco di spostati. Dove sei Harry? Ora manchi solo tu.” Poi vide con la coda dell’occhio un’ombra scura allontanarsi dalla stazione, il mezzo gigante scosse la testa e pensò: “E’ lui. Il professor Silente sarebbe contento nel sapere che è tornato qui…
“Primo anno con me.” Ricominciò a dire il guardia caccia. “Forza piccoli sta per iniziare a piovere.” E le prime gocce di pioggia iniziarono a cadde e dopo poco si trasformarono in una tempesta.
 
Una moto nera, una Kawasaki Ninja ZX-10R, sfrecciava nonostante la tempesta vicino a Hogwarts. L’uomo che la guidava era vestito di nero con un casco dello stesso colore, dalla visiera si intravedevano solo i due occhi color smeraldo e una cicatrice sulla fronte a forma di fulmine. La piaggia, il freddo e il vento non gli davano alcun fastidio, ma la sua mente vagava nei ricordi, ricordi tutti legati a una sola persona. Il loro primo incontro sul treno, poi la notte di halloween, il troll e la nascita del trio, e gli anni di scuola con lei sempre al suo fianco.
“Quando è cambiato tutto, Harry?” si domandò “Quando lei è diventata la cosa più importante per te? Quando hai passato il limite dell’amicizia? Quando ti sei accorto d’amarla? Al ballo del ceppo con quel suo splendido vestito blu? O quella notte al ufficio misteri, quando credevi d’averla persa? O quando è morto il professor Silente? O dopo che avete fatto l’amore in quel sottoscala? Ma forse, stupido, l’hai sempre amata senza rendertene conto, e l’ami ancora.”
Arrivato nei pressi della stamberga strillante, fermò la moto e sceso si tolse il casco. Il temporale era finito per il momento. Il mago camminava verso la casa diroccata si lasciò andare nuovamente ai ricordi, riportando alla mente il giorno in cui Hermione gli aveva detto d’amarlo.
Si stavano rivestendo e lei lo chiamo: “Harry…”
Questo lo fece sobbalzare, non parlavano ne’ prima ne’ dopo averlo fatto.
“Si” rispose lui guardandola negli occhi.
“Credo d’amarti.”
“Cosa?” domandò.
“Ti amo, Harry.”
Quelle parole gli riempirono il cuore di una felicità immensa e per un attimo un solo attimo di paradiso pensò di rispondere: “Anch’io ti amo, Hermione, ti ho sempre amata.” Per poi stringerla a se, baciarla, baciare la sua Hermione, la donna che amava. Ma…
Il ragazzo sospirò “Hermione io…. Non so che dire.” e poi aggiunse “Perdonami Hermione, ma io non ti amo, tu per me sei solo una cara amica…” e vide la delusione e le lacrime in quegli splendidi occhi nocciola, e si odiò per quello che aveva fatto.
E poi litigarono come non avevano mai fatto prima, e lei se ne andò piangendo. Mentre lui per scaricarsi colpì il muro con un pugno.
Ma qualcuno aveva visto Hermione sconvolta e in lacrime lasciare la stanza, e la inseguì.
“Hermione che succede? Che hai?” le domandò Ron quando la raggiunse e la prese per un braccio.
“Niente Ron, lasciami, lasciami andare.”
“Dimmi cosa c’è? Ti prego, non posso vederti così?”
“Lasciami in pace.” Gridò la ragazza spingendolo via per poi fuggire.
Ron la guardò andare e sentì in se crescere una rabbia mai avuta prima, ed entrò nella stanza trovando Harry con lo sguardo basso, scuro in volto e ancora mezzo svestito. Il rosso ci mise pochi secondi a capire cosa era successo guardando l’amico e poi il letto disfatto.
“Cazzo Harry!!” Gridò “Ma cosa hai fatto ad Hermione?”
“Secondo te, Ron?” disse lui in tono sprezzante e menefreghista e poi aggiunse: “Me la sono scopata. E da tempo che va avanti questa storia, appena abbiamo un attimo libero ci diamo dentro. Due amici che si divertono. Dopo tutto me lo merito sono il prescelto e se poi muoio almeno mi sono tolto questo sfizio….”
A sentire quelle parole Ron non capì più nulla e gridò: “Harry. Ma che cazzo dicci? Ti rendi conto che stai parlando di Hermione?”
Lui sorrise e rispose: “E allora? Dovresti fartela anche tu non è niente male. Ah ho capito sei geloso perché io me la sono fatta per primo. Non ti preoccupare credo che lo farà anche con te, ha un certo avvenire come putt….”
Ma non finì la frase perché Ron lo capì al mascella con un destro facendolo cadere sul bordo del letto e poi a terra, Harry si riprese e si toccò il labbro sanguinante.
Ron era in piedi sopra di lui, nero, i suoi occhi erano colmi di rabbia e gridò: “Come puoi aver fatto questo proprio a Hermione? Come puoi dire queste cose, Harry? Cosa ti è successo, per diventare così?”
“Ho solo preso coscienza di…” sussurrò il giovane mago.
“Di cosa? Di cosa?” gridò l’amico.
Harry si rialzò e colpì l’amico a sua volta prima in faccia e poi allo stomaco. Ron gli restituì i pugni. La lotta continuo per mezz’ora circa, dopo di che i due ragazzi si trovarono stremati seduti sul pavimento con le schiene appoggiate al bordo del letto.
Ron si massaggiava il viso dolorante e diceva: “Lo sai che hai un destro niente male?”
“Anche tu.” Rispose Harry senza guardare l’amico e massaggiandosi lo stomaco.
“Per una volta ti ho capito meglio di Hermione, Harry…”
Il ragazzo non rispose.
“Se hai detto quelle cose a me e a lei c’è una ragione ben precisa, tu non vuoi metterci in pericolo. Pensi che se noi siamo davvero arrabbiati con te non ti seguiremo contro Voldemort. Forse ci sei riuscito con Hermione, perché lei adesso non riesce a pensare in maniera lucida visto….” e si fermò per poi sussurrare: “…che lei è innamorata di te.” A Ron faceva ancora male il sapere che non aveva avuto neanche una possibilità con la donna che amava.
“Ma Harry,” continuò “non ti libererai di me tanto facilmente. Ti seguirò fino alla fine, fino al inferno, fin dentro la Torre..”
E fu così, Ron seguì Harry come il più fedele degli amici, fino al giorno dello scontro finale. Ron rimase fuori nel cortile del castello, in cui si era rifugiato Voldemort, ad affrontare alcuni mangiamorte, mentre Harry e Rigel cercavano stanza per stanza il signore oscuro.
 
Dietro la casa stregata più infestata della Gran Bretagna, si trovava un posto accessibile solo a pochissime persone: il cimitero di Hogwarts; lì riposavano gli uomini e le donne che erano stati importanti per una delle scuole di magia e stregoneria più antiche al mondo. Il cimitero ero visibile solo a chi aveva una persona amata tra i defunti, ed Harry ne aveva tante. In quel luogo riposavano i suoi genitori, Cedric Diggory, Arthur e Charlie Weasley, e naturalmente il più grande preside che Hogwarts aveva mai avuto nella sua millenaria storia: Albus Silente. Harry per prima cosa avrebbe visitato le tombe dei genitori e poi quella del suo mentore, ma mentre passeggiava tra le lapidi, notò un mazzo di fresche rosse bianche deposte su una tomba la cui lapide era di pallido marmo. Si fermò e ne lesse le iscrizioni: “Sabrina Hallow nata il 25 maggio 1924 morta il 19 gennaio 1942. L’unico raggio di luce nella vita del uomo più oscuro.” Harry sapeva chi aveva deposto quelle rose, sapeva chi era Sabrina Hallow e sapeva chi era l’uomo più oscuro.
Continuò arrivando al centro del cimitero dove si trovava il monumento funebre dedicato a Silente, la statua di una grande fenice simile a Fanny con le ali aperte mentre spiccava il volo. Harry, come anche molti membri del ordine tra cui Hermione, lo consideravano una esagerazione, il preside ne avrebbe sicuramente fatto a meno. Appoggiato al piedistallo della statua c’era David Giles, aveva la testa bassa, ma sicuramente non stava pregando.
Harry sorrise, sapeva che lo avrebbe trovato lì, non perdeva occasione di tornare sulla tomba di suo zio ogni volta che si trovava nei paraggi e di lasciare delle rosse bianche per un amore del passato.
 
David Giles, era figlio di Ecate sorella di Albus Silente, ma zio e nipote non erano in buoni rapporti, avevano visioni del mondo molto differenti, anche se si rispettavano. David aveva ormai da anni un forte senso di colpa, perché l’ultima volta che si erano incontrati, l’estate prima della morte del grande mago, avevano litigato in modo molto duro.
“Ciao Giles.” gli sussurro Harry.
“Ciao Potter.” Disse lui e i due si strinsero la mano e David aggiunse: “Bentornato a casa.”
Harry sorrise “Vorrei poterti dire lo stesso, ma so che tu non consideri Hogwarts come casa tua.”
“Lo sai che non ho un posto che posso chiamare casa. Hai informato la preside che accettavi il posto d’insegnate di difesa?”
“Si, certo le ho mandato un gufo. Scusami un attimo.” E Harry si allontanò per mettere dei fiori sulle tombe dei suoi genitori, ma di fronte alle lapidi vide che qualcuno lo aveva preceduto.
“E’ stata Hermione, è venuta cerca un ora fa…” disse Giles che lo aveva seguito rimanendo però distante un paio di passi.
Harry sorrise ripensando alla prima volta che era stato in quel posto, era venuto solo con Hermione e anche quella volta la strega aveva lasciato dei fiori sulle tombe dei Potter.
Allora Harry le aveva detto: “Hermione, hai presente il ricordo di Piton legato ai miei genitori?”
“Si, Harry.”
“Mia madre da giovane mi ricordava te…” sussurrò il giovane mago.
La ragazza si commosse, se solo Harry avesse saputo che effetto facevano quelle sue frase, quei suoi complimenti, sul cuore della sua migliore amica, e se solo Hermione avesse avuto maggior consapevolezza dei suoi sentimenti.
 
“Harry?!”
“Si!?” esclamò sentendosi chiamare da David.
“Che fai sognavi a occhi aperti. Avevi una faccia da interdetto.”
Harry sorrise.
Poi David gli disse: “Andiamo? Ci stanno aspettando.”
Harry guardò verso la scuola, il cielo era nuvoloso il castello era nascosta tra la foschia, se ne vedeva solo la sagoma, ma per lui era bellissimo. “Sarà fantastico rientrare fra le sue mura, ma non più come studente ma come professore. Sto tornando a casa e ci sarà anche lei…L’iniziò di una nuova vita, un’altra possibilità forse.” Pensò.
In quel momento anche Hermione guardava Hogwarts, ma dal lato opposto e da molto più vicino nei presi della casa di Hagrid, facendo una passeggiata e pensava: “Dio, non pensavo proprio di tornare qui, soprattutto come insegnante. Tra qualche ora sarà ufficiale diventerò la nuova professoressa di trasfigurazione. Hogwarts è ancora bellissima, affascinante e maestosa come la prima volta che ho varcato la sua soglia. Quello fu l’iniziò di una nuova vita per me, ma anche questo è un nuovo inizio, una nuova vita per me e Harmony.”
Harmony non faceva altro che guardare da per tutto, ogni cosa per lei era nuova e magica, mentre passava per il grande portone pensò: “Hogwarts! Questa è Hogwarts, la mia nuova casa, il mio nuovo mondo, il posto a cui sono destinata. Un nuovo iniziò, una nuova vita con mamma, con una nuova amica,” e guardò Tibby “con il mio primo vero amore, un ragazzo fantastico” e si strinse al braccio di Acrux e lui le sorrise “e spero di incontrare anche lui… mio padre.
 
Ospedale di San Mungo, studio del guaritore Paciock.
Neville era alla scrivania e metteva i suoi oggetti personali in uno scatolone, era a fine turno, il suo ultimo turno, da domani sarebbe stato il nuovo professore di Erbologia a Hogwarts. La cosa lo rendeva particolarmente felice perché considerava il nuovo lavoro una specie di rivalsa di quando era studente, adesso sarebbe stato rispettato come professore e come eroe di guerra. Sua moglie Susan e il piccolo Bruce sarebbero andati a vivere in una casa a Hogsmeade.
Mentre lui pensava a tutto questo una infermiera entrò di corsa gridando: “Guaritore Paciock deve venire presto?”
“Che succede?” rispose lui “Io ho finito il mio turno….”
“Sibila Cooman ha una delle sue violente crisi.”
“Oh Merlino, vengo subito.” Rispose il guaritore e insieme all’infermiera si precipitarono fuori dallo studio.
La professoressa Cooman era dagli anni della guerra ricoverata al quarto piano del San Mungo le sue visioni si erano fatte più frequenti e riguardavano tutte morte e distruzione, è questo l’aveva fatta impazzire; anche se da molti mesi ormai non né aveva più, così che avrebbe finalmente potuto lasciare l’ospedale.
Neville arrivò nella sua stanza, la trovò nel suo letto in preda a violente convulsioni, e ordinò: “Una pozione calmante presto.”
“Subito.” Rispose l’infermiera.
Quando il guaritore stava per iniettarla, la Cooman si voltò verso di lui con gli occhi rivolti, disse con voce stridula: “Il Sangue… Il Sangue…”
“Si calmi, professoressa, si calmi…” disse Neville cercando di tenerla ferma.
“Il Sangue della fenice d’oro e il sangue del basilisco d’ombra sono tornanti nella casa dei quattro. L’oscuro signore…. L’oscuro signore…. L’oscuro signore tornerà.”
 
A Hogwarts, Harmony sempre in compagnia di Tibby e di Acrux, ritrovò sua madre sulla porta della sala grande che parlava della teoria degli insieme con la professoressa Vector, che era anche la vicepreside.
“Ciao, mamma.” salutò la ragazza, seguita dagli altri due.
Hermione le presento la vicepreside e poi madre e figlia andarono in una stanza.
“Aspetteremo qui che finisca lo smistamento degli studenti del primo anno.”
La ragazza annuì.
“Allora cosa ne pensi di Hogwarts?”
“E’ un posto fantastico, incredibile…” esclamò entusiasta la figlia.
“Che ti avevo detto?”
Tra le due calò uno strano silenzio, per anni erano state amiche prima d’essere madre e figlia, ma qualcosa si era rotto tra loro.
“Ti va di parlare?” domandò Hermione.
“Mmm di cosa?” disse confusa Harmony.
“Non so di noi, di te…”
“Cosa vuoi sapere?”
“Come va?”
“Sto bene.”
E di nuovo fu silenzio.
“Un tempo non era difficile per noi due parlare” sussurrò Hermione.
“Le cose cambiano… anche se mi dispiace mamma.”
Hermione sorrise “Si le cose cambiano, ma alcune restano sempre uguali.”
Harmony le sorrise.
“Allora vediamo un po’. Mi devi aggiornare su paio di cose, per esempio su un ragazzo di nome Acrux…”
“Mamma?!” esclamò la ragazza diventando tutto rossa.
“Lo ami?”
“Credo di si. Come si capisce?”
“Non lo so, forse non è tanto capirlo o saperlo, ma di sentirlo. Io ho sentito di amarlo…” ma si fermò.
“Chi papa?”
La strega non rispose.
“Mammy, perché non vuoi parlarmi di lui?”
“Mi ha fatto troppo male, Harmony.”
“Io devo sapere di lui, per me è importante.” Disse la ragazza seriamente.
“Perché? Abbiamo vissuto per quattordici anni senza quasi parlarne e adesso…”
“Tu mi avevi detto che era morto.”
“E’ in un certo senso lui è morto. L’Harry che conoscevo e amavo è morto.”
“Lui resta pur sempre mio padre. Non capisci senza di lui mi sento incompleta, sento un vuoto dentro di me. Io devo sapere, sapere chi era… chi è mio padre.” disse Harmony abbassando lo sguardo.
“So cosa provi. Conosco quel vuoto, lo provava anche lui non avendo conosciuto i suoi genitori. Tramite Remus e Sirus aveva conosciuto in parte suo padre, ma di sua madre non sapeva nulla; di Lily aveva solo una cosa: gli occhi, lui aveva gli occhi di sua madre come te, tu Harmony hai i suoi occhi.”
La ragazza lo aveva sentito dire molte volte da chi aveva conosciuto Harry Potter, ma sentirlo da sua madre fu come sentirlo dire per la prima volta. Capì d’aver fatto un altro passo verso suo padre.
“Harmony, so che tu hai letto di lui sui libri e che hai chiesto alle persone che lo conoscevano…”
“Si, ma tutti mi hanno detto che sei sempre stata tu, quella che lo conosceva meglio.”
“Forse è vero, ma nel momento più importante non sono riuscita a capirlo, forse ne ero troppo innamorata…”
“Anche lui lo era.” Disse la ragazza sorridendo.
“Cosa?”
“Anche lui ti amava mamma. Quando ho chiesto ai vostri amici, oltre a dirmi che tu lo capivi meglio di chiunque altro, mi dicevano che ti amava…”
In quel momento, la porta aprirsi e si vide Ron fare capolino: “Hermione, Harmony è il momento.”
Le ragazze Granger uscirono, trovandosi la sala più importante di Hogwarts era in festa, gli studenti delle quattro case festeggiavano i nuovi arrivati, Harmony restò sbalordita nel vedere quella enorme sala, il cielo stellato che le faceva da soffitto, e le candele che galleggiavano a mezz’aria.
“Incredibile, vero?” le sussurrò sua madre, che continuò dicendo “Anch’io non riuscivo a credere ai miei occhi quando ci sono entrata la prima volta. Ora coraggio.”
Tutti si stupirono quando la professoressa Vector, non solo non aveva ancora riposto il capello, ma aveva chiamato un ultimo nome, e che nome: “Granger Harmony Hermione.”
Gli studenti cominciarono a parlottare, la sala era percorsa da sussurri, mentre la ragazza la percorreva e sentiva su di se tanti sguardi curiosi. Ma continuò a camminare sicura di se.
“Granger, ha detto?”
“Che sia parente di quella Hermione Granger?”
La ragazza si sedette sullo sgabello, l’ultima cosa che vide fu il capello coprigli gli occhi e sentì un una voce sussurrale: “Ehm… Difficile. Molto difficile. Vedo coraggio da vendere. E anche un cervello niente male. C’è voglia di conoscenza. C’è talento e un desiderio di mettersi alla prova. Mi ricordi… ma allora dove ti metto?”
“Non a serpeverde, non a serpeverde.” Diceva lei.
“Non a serpeverde, eh? E si mi ricordi proprio… Non credo staresti bene neanche a Corvonero allora ti manderò dove ho mandato i tuoi … GRIFONDORO.”
Harmony sentì il capello urlare l’ultima parola a tutta la sala. Si tolse il capello, appoggiandolo sullo sgabello, poi gli sorrise e gli sussurro: “Grazie.”
Il capello rispose al sorrise rimanendo stupefatto in un millennio nessuno studente lo aveva mai ringraziato. “Prego. Ricorda grifondoro: La più grande prova di coraggio è sopportare la sconfitta senza perdere il cuore.” (è una frase di Robert Green Ingersoll by dalastor)
“Lo farò.” poi presa la bacchetta, si voltò verso gli altri studente e trasfigurò la sua cravatta nera in una rosso e oro e poi fece comparire sul suo mantello il simbolo del griffone.
La tavola di grifondoro esplose in un lungo applauso, e qualcuno gridò: “Granger è dei nostri, Granger è dei nostri.”
Hermione che era seduta alla destra della McGranitt che sorrise e disse: “Un po’ esibizionista la ragazza, si vede che ha preso da suo nonno paterno.”
“Ma anche da suo padre.” esclamò Ron entusiasta.
“E già…” disse Hermione.
“Malfoy, mi devi due galeoni, avevi scommesso che andava a finire a corvonero.”
“Maledetto capello.” Rispose Draco ridendo.
La McGranitt si alzò e disse: “Benvenuti a tutti al nuovo anno scolastico di Hogwarts. Prima d’iniziare questo banchetto, vorrei dirvi che quest’anno ci saranno non poche novità, ma ci sarà tempo dopo per queste cose. Adesso buon appetito.” E la preside con un gesto fece comparire le vivande sui tavoli.
Tutti iniziarono a mangiare. Hermione, Ron, Draco erano stupefatti per quel cambiò di prospettiva, gli sembrava ieri di trovarsi nei tavoli delle loro case, e in un certo senso ci volevano tornare.
“Professoressa? Mi scusi” domandò Hermione.
“Hermione sarebbe ora che iniziasi a darmi del tu e a chiamarmi Minerva.”
“E che mi sembra ancora cosi strano.”
“Non c’è niente di strano, Hermione te lo sei meritato.”
“Minerva ha ragione, Hermione….” Intervenne Ron.
“Signor Weasley, lei continui a darmi del lei e mi chiamo professoressa McGranitt” disse la preside con tono severo.
Ron la guardò e tremò. Ma la professoressa sorrise e disse: “Scherzo, Ron. Uno scherzo da preside.”
“Merlino. Mi sono sentito come se fossi tornato uno studente.”
“Minerva, mi chiedevo se hai trovato un insegnate di difesa pratica?” domandò Hermione.
“Certo, il migliore al mondo, ma è una sorpresa, anche se è un po’ in ritardò.”
“Non è unico.” s’intromise Draco “Anche Giles e Neville lo sono.”
“Neville? Draco” gli rispose Hermione “Verrà domani era di turno al San Mungo.”
“David Giles è uno spirito libero.” gli disse la McGranitt “Lo è sempre stato, anche quando eravamo studenti.”
“Lei e David Giles siete stati studenti insieme, ma come è possibile? Dalle sue foto dimostra al massimo venticinque anni.” Domandò uno dei nuovi insegnati.
“David è nato nel 1924.” Gli rispose tranquilla Hermione.
“Ma dovrebbe avere una novantina d’anni. Non avrà creato una pietra filosofale o…”
“E’ diventato immortale durante la seconda guerra mondiale, sembra grazie al Digitabulum Uruk” disse Hermione.
Digitabulum Uruk era uno strumento magico composto da due elementi un guanto simile a un maglio di un’armatura e un pugnale nero. Il guanto poteva far ritornare in vita i morti per un paio di minuti, mentre il pugnale poteva tagliare qualunque cosa. Insieme potevano far resuscitare i morti, ma a costo della vita del mago che ufficiava il rito. David Giles era tornato dalla morte tramite il Digitabulum Uruk diventando così immortale.
 
“Tibby scusa.” disse Harmony mentre cenavano. Notò che nel tavolo dei professori c’era una donna con lunghi capelli neri e uno sguardo di ghiaccio che la stava fissando.
“Si, che c’è?” mentre provava l’arrosto.
“Chi è che sta parlando con la professoressa Vector?”
“Chi? Ah lei è la Parkison, infermia di Hogwarts. Hermione la conosce hanno fatto la scuola insieme. E molto brava, mi ha rimesso in piedi una infinita di volte dopo le partite, e a proposito sua figlia Leslie, che ha la nostra età, è il cercatore di serpeverde, mentre suo fratello Ryo è battitore” E l’amica glielo indicò al tavolo di serpeverde. “Vedi quel ragazzo biondo con cui sta parlando Acrux, lui è Ryo.”
“E’ la ragazza alla sinistra di Acrux è Leslie, giusto?” domandò la strega.
“Si è lei. Fino all’anno scorso era la ragazza di Acrux. Non ti ha mai parlato di lei?”
“No, mai Tibby. Sai cosa è successo fra loro?” domandò senza distogliere lo sguardo dalla serpeverde.
“Non lo so proprio, Harmony. Ma mio cugino a volte è fin troppo chiuso… non penso che te ne dovresti fare un problema. Sono solo amici adesso.”
Leslie Parkison si rese conto che Harmony la fissava, e tra le due iniziò un gioco di sguardi molto freddi. E la figlia di Harry Potter capì d’aver trovato la sua nemica, la sua nemesis, il suo personale Draco Malfoy.
“Come la storia dei miei insegna.” Sussurrò “Tibby, non esiste l’amicizia fra un ragazzo e una ragazza.”
Leslie venne chiamata da Acrux e distolse lo sguardo, mettendosi a ridere con gli altri serpeverde.
 
Il temporale era ricominciato: i fulmini illuminavano il cielo con il loro antico e misterioso potere e i tuoni subito dopo facevano sentire i loro boati; non c’era da stupirsi se gli uomini dei tempi antichi pensavano che fossero la manifestazione degli dei più potenti che governavano universo.
Harry e David aveva raggiunto Hogwarts, dopo essersi fermati a Hogsmeade per bere una tazza di caffè e lasciarsi andare ai ricordi.
Nel giardino della scuola c’era una enorme statua di granito nero che raffigurava la battaglia di Baker Street, questa era stata una delle prime battaglie della guerra magica, un epico scontro al centro di Londra, dove si confrontarono le forze auror con i mangiamorte.
La statua rappresentava Harry al centro della scena con uno sguardo fiero e coraggioso, da sembrare un misto tra un eroe greco e un cavaliere inglese, puntava la bacchetta contro i suoi nemici, ai suoi piedi Ron inginocchio che si teneva la spalla ferita, ma deciso combattere fino al ultimo e a non lasciare neanche mezzo metro ai maghi oscuri, a fianco a Harry c’era Hermione bella come un angelo, ma guerriera come la dea Athena in persona, dietro la strega, Luna che impugnava un arco appariva selvaggia come dea Artemide. E vicino a Luna si trovava Ginny nel atto di scagliare una palla di fuoco, sembrava la dea delle fiamme. Dietro a tutti c’era David Giles, il suo sguardo era oscuro e freddo come quello di un demone.
Harry guardò quel monumento tra inorridito e lo schifato, non c’era stato niente di epico o di romanzato in quella battaglia, c’erano stati tanti morti anche tra i civili babbani innocenti, era stato solo un bagno di sangue. In più Ginevra Weasley non aveva partecipato a quello scontro, avevano sostituito Laura Ossian, perché era una vampira con Ginevra.
 
Arvin Bael sentì bussare alla portone, quando l’aprì vide solo due ombre entrare, e il custode della disciplina e della sicurezza della scuola quasi tremò di fronte a loro. Erano Zuppi di pioggia.
Arwin gli guardò per un attimo con odio e paura. “Signori, vi stano aspettando.”
“Grazie e buona sera.” Disse Harry.
“Buona sera” disse David.
E i due insegnati di difesa salirono le scale per la sala grande.
Intanto finita la cena la McGranitt iniziò il suo breve discorso d’inizio anno, che si concluse con le presentazioni dei nuovi professori.
“Ecco allora i vostri nuovi insegnati, iniziamo con il nuovo professore di pozioni, non che nuovo capo della casa di serpeverde, l’auror Draco Malfoy.”
Lui s’avvicinò alla preside, mentre il tavolo dei serpeverde esultava e lo salutava. Draco sorrise e tornò vicino ad Hagrid.
La preside continuò: “Ronald Weasley che insegnerà volo.” E Ron avvicinò pure lui, era emozionato e tutto rosso.
Dal tavolo dei Grifondoro si velo una canzone: “Perché Weasley è il nostro Re.” e qualcuno gridò: “Ronald Weasley è il miglior portiere che la nazionale ha mai avuto.”
Ron era sempre più emozionato disse: “Grazie.” E tornò accanto ad Hermione.
“Sei stato grande.” Gli sussurrò l’amica.
“E’ bello essere tornati. Adesso però tocca a te.” Le sussurrò il rosso.
“Già speriamo bene.”
“E’ ora il ritorno fra queste mura di una fra le migliori streghe che io abbia mai visto. Signori, la nuova professoressa di trasfigurazione e capo della casa di Grifondoro: Hermione Granger.”
Hermione si avvicinò alla preside, mentre tutti i tavoli gridavano il suo cognome.
Ma la grande porta s’aprì, Harry e David entrarono e tutta la sala si zittì, tutti guardarono i due nuovi arrivati. Dai tavoli delle case si levò un brusio tutti si chiedevano: “Ma quello è Harry Potter?” “E’ veramente Harry Potter?” “Che ci fa qui?”
I professori erano ammutoliti. Draco, Ron e Hadrig dopo la sorpresa iniziale sorridevano. Hermione invece era turbata, lo guardava avanzare verso di lei.
Harry.” Pensò “Harry sei tornato. Per tredici anni, mi sono chiesta cosa avrei fatto rivedendoti. Vorrei tanto odiarti, ma sento che non ci riuscirò mai, perché dentro di me sono ancora la ragazzina di dodici anni che in questa stessa sala ti abbracciò. E lo vorrei fare ancora…
Hermione.” Pensò lui “Sei ancora più bella, sei bellissima. Ho cercato di dimenticarti inutilmente. Hai ancora quegli splendidi occhi castani, gli stessi che ho visto nel nostro primo incontro sul treno e adesso hai pure la stessa espressione che avevi durante la lotta contro il troll. Ti amo, mi strega. Ti ho sempre amato.
“Mio padre, quel uomo è mio padre.” Pensò Harmony, mentre lo vedeva passare tra i tavoli delle cose. Tibby le mise una mano sulla spalla e le sussurrò: “Tutto bene, Harmony?”
“Si, lui è davvero Harry Potter? E’ davvero mio padre?”
“Credo di si, Harmony.”
Un grifondoro disse: “Ma quel mantello nero che porta è davvero quello di Lord Voldemort?”
“Si” rispose un altro “E non solo quello, alcuni raccontano che abbia anche la bacchetta del signore oscuro.”
“La bacchetta di Voldemort?” sussurrò Harmony stingendo sotto il tavolo la propria.
 
Ron fu il primo ad avvicinarsi ad Harry. I due si guardarono negli occhi.
“Harry.”
“Ron.” Rispose il prescelto.
Sorrisero, si diedero la mano.
“Vieni qui, fratello.” Esclamò Ron, abbracciando l’amico con forti pacche. Si erano ritrovati, per la loro amicizia il tempo non era passato. A Harry tornò in mente il rincontro fra Sirus e Remus.
“Mi sei mancato Ron, ti va se dopo facciamo un partita a scacchi?”
“Certo, nessun problema, amico…” rispose Ronald con le lacrime agli occhi.
“Sono migliorato in questi anni, Weasley”
“Vedremo, vedremo, Potter.”
E i due si misero a ridere, Harry guardò Hermione. Tutti pensavano che lei sarebbe stata la prossima a riavvicinarsi, a salutarlo invece restò vicino alla preside ferma a guardarlo.
 
“Harry!!!!” gridò Hadrig rompendo incanto. Il mezzo gigante si avvicinò a Potter, era commosso fino alle lacrime. “Harry, ragazzo. Oh Merlino, pensavo che sarei morto senza poterti rivedere.”
“Hagrid, mio buon amico. Ho sbagliato ad andare via… scusami.” E guardò per un attimo di nuovo Hermione.
“No.” rispose il gigante “Avrai avuto le tue ragione. Adesso sei pure il professore di difesa contro le arti oscure. Il professor Silente sarebbe fiero di te.”
“Non credo…”
“Ehi, Hadrig sarò anch’io professore di difesa.” Gli disse David sorridendo, che aveva raggiunto il tavolo dei professori inosservato.
“David Giles, quanto tempo, non ti vedo dai tempi della guerra. Come va capitano di corvonero?”
“Bene, ragazzone bene.” Poi si rivolse alla preside “Professoressa McGranitt.”
“Professor Giles, Professor Potter benvenuti. Siete un po’ in ritardo.”
“Ci scusi.” Disse Harry. “Abbiamo ricordato i vecchi tempi e fatto visita ai nostri cari.”
La McGranitt sorrise “Non fa niente.”
Draco si era intanto avvicinato ai due ritardatari e disse: “Potter, Capitano David.”
“Malfoy” disse serio Harry e poi gli sorrise e si strinsero la mano.
“Sono contento di rivederti, Draco.” Intervenne David.
Intanto dall’altra parte del tavolo, Arwin Bael era andato a parlare con Pansy.
“A quanto pare il figlio al prodigo è tornato.” disse il mago.
“Si, tutto va secondo i piani” disse Pansy sorridendo soddisfatta.
“Ma il ritorno di David Giles non era previsto.”
“E’ vero, ma lui non sarà un problema. Te ne puoi occupare tu?”
“Con piacere.” Rispose l’uomo con un ghigno.
“Stai attento e cerca di non dare nel occhio.”
“Certo, mia signora, finalmente vendicheremo i nostri compagni.” Disse l’uomo prima d’andarsene.
Pansy guardò verso il tavolo dei serpeverde e incrociò lo sguardo con sua figlia Leslie.
“Questo sarà un anno scolastico interessante.”
 
Potter e Giles si avvicinarono alla McGranitt, ma cosi facendo Harry ed Hermione si trovarono l’una di fronte all’altro a pochissima distanza fra loro.
“Professor Potter.” gli sussurro lei freddamente.
“Professoressa Granger.” rispose lui
La preside presentò Harry e David dicendo che insieme avrebbero gestito l’insegnamento di difesa, ufficialmente perché dalla fine della guerra i pericoli erano aumentati, molti tipi di vampiri e di licantropi chiamati da Voldemort erano rimasti sul suono britannico, come anche fantasmi ostili e dissenatori, così il programma di difesa era diventato molto più lungo e complicato per una sola persona, ufficiosamente invece era per evitare le chiacchiere sulla presunta maledizione di quel ruolo.
Durante la breve presentazione Harry era distratto, sovra pensiero, tornò alla realtà solo quanto sentì gli applausi del tavolo di corvonero, perché David era stato nominato capo della casa.
Intanto Hermione cercava il volto di Harmony tra i grifondoro, voleva capire come la ragazza aveva reagito a vedere Harry, quando la trovò le sembrò tranquilla, forse un po’ sorpresa, ma calma.
Ron le sussurrò: “Tutto a posto?”
“Più o meno si. Tu lo sapevi?”
“No, ma ne sono contento. Harmony come l’ha presa?”
“Sembra bene. E’ una ragazza forte, la sua forza stupisce anche me a volte.”
“A me no.” Sussurrò Ron sorridendo.
 
Finito il banchetto gli studenti rientrarono ognuno nelle loro case. Hermione, come anche Draco e David, andò a incontrare il capo scuola e i due prefetti della sua casa. Il capo scuola di Grifondoro era una ragazza che si chiamava Robin Lefler. Hermione scoprì che era una sua fan, la cosa le fece piacere, ma la mise in imbarazzo. Mentre tornava verso gli appartamenti degli insegnanti incontro Harry.
“Professor Potter.” gli disse con un certo distaccò.
“Professoressa Granger.” rispose lui e le domandò sussurrando: “E' cosi che sarà fra noi da ora in poi, Hermione?”
La strega non rispose e stava per andare via.
“Hermione... io... io non ti ho mai dimenticata, ciò provato, ma non ci sono mai riuscito.”
“Anch'io...” sussurrò la strega.
“Allora...”
“Allora che Harry? Non possiamo tornare ad essere quello che eravamo. Tu mi hai fatto troppo male....”
“Non volevo, l’ho fatto perché pensavo di proteggerti. Sirus, Silente, Arthur sono morti per colpa mia, come pure i tuoi genitori.”
“Maledizione Harry.” gridò Hermione “Quando la smetti di voler per forza fare l'eroe, quando la smetti di sentirti in colpa per tutto, di sentirti responsabile di ciò che è accaduto. Sirus e Silente sono morti per difenderti, l'hanno scelto loro non è colpa tua. E’ stata colpa di Voldemort. Arthur e Charlie sono morti per la loro famiglia, e i miei sono state vittime innocenti della guerra. Smetti di sentirti in colpa e ricomincia a vivere.”
“Come? senza di te?”
“Harry... io... Harry c'è una...” pensava di parlargli di Harmony, ma non era il momento migliore per una tale rivelazione.
“Se ti ho mentito Hermione era perché volevo proteggerti, perché sono uno stupido egoista, perché ho pensato che potevo perdere tutto, ma non la mia Hermione”
“Tutto si può dire di Harry Potter tranne che sia mai stato un egoista...”
 
Harmony non aveva dormito molto quella notte, era sia eccitata e nervosa, era a Hogwarts, ma cosa più importante c’era anche suo padre. Appena alzata aveva passato tantissimo tempo in bagno per prepararsi al meglio, provando decine di acconciature davanti allo specchio per poi decidere di lasciarli liberi come al solito, e si truccò leggermente.
Tibby al dormitorio che le disse: “Ehi stavo per andare a fare colazione senza di te. Si può sapere perché ci hai messo tanto?”
“Ehm scusa. Andiamo?”
“Non hai risposto, Granger.” Disse la strega scendendo le scale. “Non è sicuramente per Acrux. Allora per chi?” domandò lei con tono ironico.
Le ragazze arrivate nella sala comune di Griffondoro, trovarono gli orari delle lezioni. La prima era alle nove e mezza ed era difesa teorica, poi trasfigurazione, dopo pozioni e dopo il pranzo per ultima difesa pratica.
Le due ragazze andarono a fare colazione, erano fra gli ultimi studenti, ma per fortuna non erano in ritardo per le lezioni. In sala grande videro Ron seduto al tavolo dei professori che aveva appena finito e si alzò per avvicinarsi a loro.
“Buongiorno, ragazze come va?” domandò il padre di Tibby.
“Buon giorno, zio Ron.” Rispose Harmony
“Ciao papa, come ti senti?”
“Male, quasi non ricordo da che parte si sale su un manico di scopa.” Disse lui tra la verità e lo scherzo
“Non ti preoccupare andrai benissimo.” Gli fece Tibby.
“Zio Ron, anche mamma sarà nervosa?”
“Chi, Harmony, tua madre? Hermione Jane Granger è una roccia, lei è nata per insegnare qui. Non per niente la chiamavamo “so tutto io”, non faceva altro che studiare. Era una tale noia. Poi c’è stata la storia del troll…”
Hermione era appena e entrata e stava sentendo tutto, si avvicinò alle spalle dell’amico e gridò: “Ron…”
Il mago saltò per la paura: “Oh Merlino, Hermione, ma che combini?”
“Tu cosa combini? Che stai raccontando?”
“Niente d’importante credimi.” Rispose Ron molto agitato.
“Allora non stavi raccontando della notte del troll. Perché se fosse così, dovrei dire alle ragazze che io ero chiusa nel bagno a piangere perché un zotico dai capelli rossi mi aveva chiamata ‘so tutto io’.”
“Non vorrei mettermi in mezzo.” Disse Tibby “Ma noi questa storia la conosciamo.”
“Come?!” esclamò Hermione.
Le ragazze annuirono.
“E’ aneddoto preferito di papa, avrò sentito mille volte da quando sono nata.” disse Tibby con un largo sorriso.
“Si, mamma lo zio Ron, lo ha raccontato anche a me e poi lo letto anche in alcune interviste che lui ha rilasciato.”
“Ronald Bilius Weasley” disse Hermione con una voce terrificante, voce che non Ron non sentiva da quando era studente.
“Oh Merlino.” E guardò le due ragazze “Ne riparleremo dopo.” Poi guardò l’amica che era nera e aggiunse: “Ora è ufficiale sono tornato a scuola…” e abbassò il capo sussurrando: “Harry dove sei? Aiuto amico.”
“Neanche il ritorno di Potter ti salverà da me Weasley, lo sai? Una sola parola: canarini.”
“Scusate, ma mi sono appena ricordato d’avere una lezione.” Disse Ron scappando.
“Ora capisco perché mamma e zia Ginny raccontano che eravate uno spasso.” Disse Tibby ridendo.
“Ron è sempre Ron.” Rispose Hermione sorridendo, poi guardò la figlia e disse seria: “Harmony vorrei parlarti. Scusa Tibby.”
“Ok, Hermione.” Poi al amica “Ci vediamo dopo prima d’entrare. Ricordati la classe di difesa si trova quattro piani sotto la nostra sala comune.”
“Sì a dopo.” Alla madre “Dimmi tutto”
“Allora.” iniziò e sospirò “Riguarda lui…”
“Harry Potter credo… Non ne abbiamo parlato ieri.”
“Ieri non sapevo che lui sarebbe ricomparso… Harmony non è facile per me lo capisci?”
“Gli hai parlato?”
“Sì, ma… non gli ho detto nulla di te, non ci sono riuscita.”
“Mamma!! Oh mio Dio. Potrebbe saperlo da altri…”
“Lo so, ma non è facile da dire. Che gli dicco: Ciao, Harry sai hai una figlia di quattordici anni ed è una tua allieva.”
“Ecco sarebbe un idea….”
“Sì, come no, cosi quello che non è riusciti a fare Voldemort e i suoi, lo faccio: io uccidere Harry Potter.”
“Potrei dirglielo io a fine lezione…”
“Così sarà Harmony, sua figlia a ucciderlo….”
In quel momento entrò Harry in sala grande, che pensava: “Dio, da quanto che non dormivo così bene, sarà stato rivederla o il dormire di nuovo a Hogwarts. Ora non vedo l’ora di fare una bella colazione come ai vecchi tempi. Poi vado a chiedere David se mi presta… Oh guarda c’è Hermione, sta parlando con quella Griffondoro, strano mi ricorda qualcuno, è proprio carina, forse è la figlia di qualche nostra vecchia conoscenza, per esempio di Remus.” E si avvicinò arrivando alle spalle di Hermione, madre e figlia erano talmente prese dai loro discorsi da non accorgersi di nulla fino al ultimo. Quando la strega si voltò se lo trovò davanti.
“Oh Harry. Che cavolo fai?” Esclamò.
Harmony arrossì non sapeva bene che dire.
“Ciao, avete già fatto colazione?” domandò Harry “Vi va se mi unisco a voi?...” e guardò Harmony sorridendo.
La ragazza abbasso lo sguardo e disse: “E’ tardi devo andare a lezione.” E corse via.
“Che strana Griffondoro.” Disse lui.
“Anch’io, devo andare.” Ed Hermione fuggì dalla sala grande, lasciando Harry impalato a non capire bene cosa era successo. Poi sentì una voce alle sue spalle che lo salutava: “Ciao Potter” si voltò e vide che erano Draco e David.
“Ciao Malfoy.”
“Ti va se facciamo colazione insieme?” domandò Draco.
“Certo.” E si sedettero al tavolo dei Griffondoro.
In quel momento comparve dal nulla Dobby.
“Harry Potter Signore.” Disse l’elfo. “Lei e David Giles signore e Draco Malfoy signore. Dovreste sedervi al tavolo dei professori.”
“Non ti preoccupare, non ci sono problemi. Portami la mia solita colazione. E per te, Malfoy?”
“Ciao, Dobby è così lavori per Potter?”
“Si, Draco Malfoy signore. Dispiace?”
“No, anzi ne sono contento. Allora portami: un caffè nero, dei toasts ben cotti, del burro salato e un succo d’arancia.”
Harry lo guardò sorpreso e disse: “Stai bene Draco?”
“Si, perché?”
“La tua colazione è babbana.”
“Oh è stata Ginevra, sai le colazioni babbane sono molto buone.”
“David Giles signore che prende?” domandò l’elfo.
“Per me, Dobby: un caffè macchiato da portare via e un succo d’arancia, c’è ancora una fetta di torta alla cioccolata di ieri sera?”
“Sì, David Giles signore, la vuole?”
“Sì, grazie Dobby, ma devo chiederti di fare in fretta ho lezione tra cinque minuti.”
“Sì, David Giles signore.”
“Dobby, tutto a posto? Deed?” domandò Harry.
“Dobby è contento e anche Deed. A Deed piace Hogwarts, piace la biblioteca e i giardini. Signore potrebbe dire a Deed di non andare in girò…”
Harry sorrise e disse: “Deed lavora alla biblioteca, Dobby. E poi ognuno di voi adesso può andare ovunque. Adesso però ci sarebbero le colazioni.”
“Si, Harry Potter signore.” E elfo sparì.
“Prima mi è sembrato che parlassi con Hermione?” domandò Draco ad Harry.
“Si, era con una strana ragazza, che è scappata appena mi ha visto.”
“Ti da detto niente?”
“Chi? Hermione? Ieri sera abbiamo scambiato qualche parola.”
Arrivarono le colazioni. David beve in un sorso del succo, per poi alzarsi dicendo: “Harry. Draco.” e se ne andò portando con se via il caffè e la torta.
“Ma si porta da mangiare in classe? La preside lo distrugge…” disse Draco.
“Lo sai com’è, David? Solo Hermione beve più caffè di lui.”
 
Harmony arrivata nell’aula di difesa teorica notò con sollievo che il professore non c’era ancora, e andò a sedersi accanto a Tibby, che le aveva tenuto il posto.
“Che è successo? Perché ci hai messo cosi tanto?” le domandò l’amica, non appena Harmony si sedette.
“Oh Niente ho incontrato mio padre…”
“Ah sì e cosa gli hai detto? E lui? Sa chi sei? C’era pure Hermione?” le domandò a raffica l’amica.
“Non so cosa mi è presa, Tibby?” rispose Harmony imbarazzata “Non ho detto una parola. Sono arrossita e sono scappata. Mi sono comportata come una stupida ragazzina anzi no, peggio come una di quelle oche che starnazzano con le loro voce stridule: Professor Potter o Harry Potter o quanto sono belli i suoi occhi verdi… Dio non ero pronta a incontrarlo, quello era mio padre, la prossima volta lo sarò e gli farò vedere chi è veramente sua figlia, chi è Harmony Hermione Granger.”
“E’ una ottima idea. Hermione non gli ha ancora detto niente, giusto?”
“Giusto, forse dovrei farlo io, ma mamma non vuole.”
 
David entrò in classe aveva finito la fetta di torta e stava bevendo il caffè, si avvicinò alla cattedra e ci appoggio sopra il bicchiere.
“Buongiorno ragazzi e ragazze. Finalmente qui a Hogwarts sì può prendere un buon caffè.” E si appoggiò sulla cattedra. “Mi chiamo David Albus Giles e sono il vostro professore di teoria di difesa. In questo corso imparerete a distinguere i vari mostri, chi sono, cosa fanno, i loro poteri e le loro caratteristiche.” E andò verso la lavanda e preso una bacchetta di gesso scrisse e leggendo: “Classificazione.” Per poi sottolineare la parola.
“Noi ci occuperemo dei mostri umani, metaumani e senzienti. Qualcuno sa farmi un esempio di uno mostro umano?” e tornò ad appoggiarsi alla cattedra.
Harmony alzò la mano.
“Sì, signorina Granger?”
“Un vampiro, professore.”
“Perfetto dieci punti a griffondoro. E sai dirmi un mostro metaumano?”
“Un gigante.”
“Si, giusto, e che differenza c’è tra un mostro umano e un mostro metaumano, signorina Granger?”
“Le dimensioni, un mostro umano ha dimensioni umane, un mostro metaumano ha dimensioni inferiori o superiori.”
“E’ così complimenti signorina Granger. Ora qualcuno sa dirmi la definizione di mostro senziente?”
Una serpeverde alzò la mano.
“Prego lei, signorina?”
“Parkison. Un mostro senziente ha intelligenza umana, riesce a ragionare e persino a parlare.”
“Ok, sa farmi un esempio?” domandò David.
“Un centauro o un fauno.”
“Si, dieci punti a serpeverde. Noi ci occuperemo appunto di mostri umani, metaumani senzienti. In poche parole: vampiri, licantropi, zombi, fantasmi e spiriti neri, essere acquatici, gorgoni ecc. Per ognuno ne studieremo le similitudini e le differenze. Invece draghi, fenici, ippogrifi, chimere, le studierete col professor Hagrid, in cura delle creature magiche. Ma ora facciamo un passo indietro, qualcuno sa la definizione di mostro?”
“La definizione di mostro di Flash Kirby” rispose Leslie “Dice: un mostro è un essere vivente a cui sono attribuite una o più caratteristiche straordinarie, per le quali si discosta enormemente rispetto ad altri considerati nella norma, “ordinari””.
“La definizione di Flash Kirby.” disse sorridendo il professore “Il problema ragazzi, che non esiste una definizione di mostro perché molti sfuggono a qualunque definizione. Anche la classificazione di cui abbiamo parlato poco fa lascia molto a desiderare.”
“E’ lei professore come si classifica?” Domandò Leslie alzando la mano. “Lei è un immortale, e ha ucciso tante persone in guerra, non è anche lei un mostro?”
“Forse si…” rispose David “Forse è vero anch’io sono un mostro che caccia altri mostri. Sono immortale, ma non per mia scelta ne farei volentieri fatto a meno…”
La classe a quelle parole restò un po’ scioccata, i maghi erano più longevi dei babbani, ma nessuno poteva dirsi immortale e chi ci aveva tentato di diventarlo veniva considerato un mago oscuro.
“Allora è anche colpa sua se ci sono le guerre, e vi chiamano eroi quando non siete altro che dei macellai di uomini.”
“Io e il professor Potter vi insegneremo a riconoscere e a combattere i mostri, ma nessun vampiro, demone o spirito oscuro ha mai fatto ciò che sono riusciti a fare certi uomini. Non dimenticatelo mai Lord Voldemort e i suoi mangiamorte erano degli uomini, degli uomini normali che possono essere più pericolosi dei mostri. Ma continuiamo a parlare della classificazione….”
“Professore ma non ha risposto…” disse Leslie.
David continuò spiegando i pregi e i difetti della classificazione dei mostri, facendo intervenire spesso i ragazzi. L’ora suonò, ma nessun studente si mosse.
“Ehi non dovreste andare da qualche parte, non so per esempio alla prossima lezione.” Disse sorridendo David. “Per la prossima volta voglio una relazione sulla classificazione pregi e difetti soprattutto i difetti.”
 
Fuori dall’aula, Harmony guardò Leslie mentre se ne andava.
“Adesso che lezione abbiamo?” domandò Tibby.
“Oh mio Dio, ora abbiamo trasfigurazione.” Rispose Harmony.
Hermione aveva avuto una prima lezione fantastica col primo anno, aveva trasformato la cattedra in una foca e viceversa, questo aveva reso i ragazzini euforici e ansiosi d’imparare, spiego in cosa consisteva la trasfigurazione e poi diede loro un fiammifero da trasformare in un ago.
Finita l’ora i ragazzi s’affrettarono a uscire.
La McGranitt entrò mentre Hermione rimetteva a posto l’aula per la prossima lezione con il quarto anno con le case di Griffondoro e Tassorosso.
“Allora com’è andata la prima lezione, professoressa Granger?” le domandò la preside.
“Al iniziò è stata dura ero più emozionata di loro.”
“Anch’io lo ero alla mia prima lezione, Hermione.”
“Dopo un po’ mi sono calmata e tutto è andato molto bene, i ragazzi era tutti entusiasti. Ho dato loro l’esercizio del fiammifero, ma nessuno ci è riuscito a trasfigurarlo in un ago, tranne Anisha House, una ragazzina d’origine indiana che ha reso il fiammifero d’argento e appuntito.”
La preside sorrise e aggiunse: “Mi ricorda qualcuno.”
Hermione arrossì.
“Nella mia carriera d’insegnante solo tu sei riuscita a cambiare il fiammifero alla prima lezione, al epoca anche il professor Silente ne restò stupito, ricordo che disse: la signorina Granger diventerà una strega di prim’ordine, e aveva ragione come sempre.”
I ragazzi del quattro anno entrarono al improvviso e subito salutarono la preside, mentre lei usciva dalla porta, ma si fermò un attimo a guardare Harmony e Tibby prendere posto ai primi banchi, e poi guardò sorridendo Hermione, che iniziava a parlare: “Buon giorno ragazzi…”
La lezione consisteva nel plasmare dà della argilla delle riproduzioni in miniatura del esercito di terracotta di Xi’an e poi farle vivere e combattere tra loro, la difficoltà maggiore consisteva nel fatto che bisognava non solo creare le statue, ma anche farle muovere e controllarle.
 
L’ultima lezione della mattina era la lezione di pozioni. Draco entro nella classe sbattendo la porta, per andare verso la cattedra, dicendo: “Non ci saranno ridicoli sveltoli di bacchette nella mia aula. Non mi aspetto che comprendiate la bellezza insita in un calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, e che comprendiate il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane, ammaliando la mente, stregando i sensi… Io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, e mettere un freno persino alla morte.”
E guardò tutti con un’espressione fredda e gli occhi di ghiaccio, per poi senza farsi vedere fare occhiolino ad Harmony e Tibby.
“Cominciamo dalle basi. Signorina Parkison…” disse Draco guardandola.
“Si, professore.”
“Sta mattina passavo vicino alla porta della classe di difesa e ho sentito cosa ha detto al professor Giles. Io non tollerò certi comportamenti, certe mancanze di rispetto verso un insegnante, e se stranamente il professore di difesa ha lasciato correre, io non sono dello stesso avviso. Dimmi le proprietà del sangue di Drago scoperte dal professor Silente?” Era una domanda a livello M.A.G.O.
La ragazza non rispose.
“Non lo sai. Dimmi dove cercheresti Orialcon?”
Lesile si limito a guardare Draco, il suo viso era inespressivo, ma i suoi occhi tradivano un odio molto grande verso il professore.
Sul viso di Malfoy comparve un ghigno e disse: “Allora un’ultima domanda. Dimmi gli ingredienti per fare l’ambrosia?”
Leslie non fiato.
“Questo le serva di lezione signorina Parkison. Non offenda più nessun insegnante di questa scuola e perché se lo ricordi, cinquanta punti in meno a Serpeverde.”
I serpeverde protestarono, ma Dracò li zittì dicendo: “Un’altra sola lamentela e i punti saranno cento.”
La lezione continuò, Draco illustrò la pozione che dovevano preparare e poi iniziò a girare per i banchi aiutando tutti e facendo complimenti ad Harmony e Tibby per l’ottimo lavoro svolto.
Finita l’ora le due ragazze andarono verso i giardini, prima d’andare a pranzo nella sala grande, parlottarono fra loro.
“Caspita, tuo zio ha esagerato con la Parkison, umiliarla in quel modo.”
“Lo zio Draco ha molto rispetto per il professor Giles, Harmony. Durante la guerra, David Giles lo ha fatto entrare nella sua unità dei Corvonero quando nessun lo voleva perché ex-mangiamorte, in più gli ha salvato la vita.”
 
Il pranzo a Hogwarts era molto più pratico della cena e della colazione, su uno dei tavoli delle case venivano messi diversi tipi di sandwich, pizze, cucina etnica e altri piatti freddi. Gli alunni, come i professori, prendevano quello che voleva e potevano mangiare ovunque, tranne che nei dormitori e nelle sale comuni.
In questo modo l’ora del pranzo era diventato un momento particolare dove si respirava una atmosfera di tranquillità, s’intrattenevano interessanti conversazioni e relazioni, si poteva per esempio giocare a scacchi o navigare su internet con i computer sul tavolo dei Corvonero, o leggere libri.
Hermione ne rimase piacevolmente colpita da quei cambiamenti, si vedevano studenti delle diverse case ridere e scherzare fra loro, e anche qualche professore si lasciava andare. Seduto in un tavolo c’era Hadrig che parlava ridendo con Acrux e con uno studente di tassorosso mezzogigante, il “dibattito” verteva sulle abitudini dei draghi cinesi.
“Professoressa Granger, puoi unirsi a noi?” la chiamò la McGranitt che era in compagnia di quattro studentesse, Hermione si avvicinò e domandò: “Si preside, che c’è?”
“Vorremo avere la sua opinione su una trasfigurazione posta da Mary.” E indicò una ragazza di serpeverde. Questa arrossì, ma spiego la questione in maniera perfetta. Hermione entrò facilmente nella stimolante conversazione, mentre a pochi metri di distanza nello steso tavolo David, Draco e altri cinque studenti parlavano delle differenze fra l’empirismo inglese e il razionalismo francese.
Dopo qualche minuto la strega vide entrare Harry in compagnia di Ron, i due stavano ridendo e scherzando, tanto che a Hermione sembrò d’essere tornata indietro nel tempo.
“Scusatemi un attimo” e si alzò per andare da Harry rimasto solo perché l’amico era andato a prendere qualcosa.
“Harry” gli disse “Vorrei parlarti quando hai un minuto libero, è una cosa molto importante ti va bene alle sette alla quercia in riva al lago?”
“Va bene Hermione…”
In quel momento entrò Neville, che era appena arrivato a scuola, si avvicinò e li salutò: “Ciao Harry, ciao Hermione.”
“Neville!!” e si strinsero la mano, poi Harry continuò: “Sono contento di rivederti ho saputo del tuo matrimonio con Susan e del piccolo Bruce.”
“Grazie, Harry anch’io sono stato felice nel sapere del tuo ritorno, lo letto sulla gazzetta del profeta.”
Harry scosse il capo sbuffando.
“Dobbiamo organizzare una riunione fra noi, ci sono delle inquietanti novità.” Disse serio Neville “La professoressa Cooman ha fatto ieri un’autentica profezia che sembra riguardare… Voldemort.”
Hermione e Harry guadarono sorpresi il guaritore.
“Ne sei sicuro, Neville?” domandò il mago.
Ma lo sguardo serio dell’amico non lasciva dubbi.
“Organizziamola per quest’sera nella stanza delle necessità, l’orario lo comunicheremo attraverso il galeone falso del ES. Sei d’accordo, Hermione?”
“Si, perfettamente d’accordo.”
 
Hermione deve parlarmi di qualcosa d’importante…” Pensava Harry tornado alla stanza delle necessità dal pranzo in sala grande. “…e c’è anche una nuova profezia della Cooman. Bisogna organizzare un incontro, che strano sembrano essere tornati i tempi dell’esercito di Silente.” Si mise la mano in tasca e sentì il galeone falso, ormai lo teneva lì da tempo come porta fortuna.
Che strano tornare a usarlo.” pensò sorridendo mentre girava un angolo, ma andò a sbattere contro un tassorosso, che gli fece cadere i libri e rompere gli occhiali.
“Oh mi scusi signore, io non volevo. Mi scusi, mi scusi.” Diceva il ragazzino.
“Non fa niente, non ti preocupare. Tu tutto a posto?” disse Harry mentre raccoglieva gli occhiali da terra e gli guardava. “Dov’è Hermione quando mi serve un oculus reparo?” pensò sorridendo e tornò ad indosarli, la lente destra era scheggiata.
Sorridendo riprese a camminare verso la stanza delle necessità, avrebbe lasciato la lente rotta, voleva vedere cosa avrebbe fatto Hermione non appena lo vedeva.
Arrivato sulla porta della stanza delle necessità, stava per entrare quando vide una Griffondoro arrivare di corsa, la riconobbe subito era la ragazza con cui parlava Hermione a colazione.
“Calma.” le gridò “Non sei in ritardo, non sono ancora entrato.”
Harmony aveva il fiatone ed era rossa in faccia.
“Grazie…. professore.” Non sapeva che altro dire e non guardava Harry negli occhi.
Il mago pensò che la ragazza era intimidita da lui e le disse: “Prego, anch’io arrivavo spesso in ritardo. Adesso entriamo.”
“Professor Potter aspetti.”
“Si, che c’è signorina…?”
“Ha gli occhiali rotti.” La ragazza prese la bacchetta e gliela punto davanti agli occhi dicendo: “Oculus reparo” e la lente tornò integra.
Harry guardò la ragazza era cosi strano, le ricordava cosi tanto Hermione, aveva lo stesso suo sguardo, il suo tono di voce e la stessa luce negli occhi quando faceva un incantesimo.
“Professore… Signore… mi scusi.” Gli disse Harmony.
“Ehm si…” le rispose lui smettendo di fissarla.
La strega gli sorrise prima di sparire dietro la porta, anche quel sorriso gli ricordò Hermione.
Entrò nella stanza dicendo: “Buon pomeriggio ragazzi sedetevi, grazie.” Raggiunta la cattedra guardò la classe, ritrovando la ragazza con i capelli neri e gli occhi verdi, seduta accanto a una rossa che somigliava molto a Luna. “No, adesso mi preoccupo se tutti gli studenti mi sembrano assomigliare ai miei amici.” Pensò.
S’avvicino alla lavagna e disse ad alta voce: “Mi chiamo Harry James Potter.” E scrisse il suo nome.
“Professore noi sappiamo chi è lei.” Disse un griffondoro.
Harry gli sorrise e continuò: “Sono il vostro nuovo professore di difesa pratica. Direi d’iniziare subito.”
Si sentiva già fuori posto. “Cosa gli è passato per la testa alla McGranitt quando mi ha chiesto di diventare insegnante?” pensò “E cosa mi ha convinto a tornare qui?” poi sentì in se una voce femminile che non sentiva da anni, la voce di Hermione: “Che domande? Sei tornato per me, sei tornato per proteggermi, sei tornato perché sei innamorato di me.”
Hermione riesce sempre a convincermi a fare anche cose che non voglio fare, è sempre stato cosi fin da quando eravamo dei ragazzini. Ed eccomi tornato qui di nuovo, questa volta a insegnare ufficialmente come professore, è veramente strano che il posto sia pure lo stesso del ES.
“Allora.” disse “Dato che non ci conosciamo e che sono tre mesi che non fate incantesimi di difesa direi di cominciare con un po’ di ripasso. Per esempio l’incantesimo di disarmo: Expelliarmus.” Disse Harry portandosi davanti alla cattedra. Era ancora strano impartire delle lezioni. “Sono sicuro che Hermione se la caverebbe meglio di me in questo ruolo.” E di nuovo sentì la voce di Hermione dentro la testa: “Non è vero lo sai.” Si preoccupò “Che stia diventando schizofrenico a sentire sempre la sua voce” “No, scemo” gli disse la voce, poi ricordo quella notte al quinto anno quando i suoi due migliori amici gli proposero l’idea del ES e una frase di Hermione: “Harry, ma non vedi? E’ per questo che abbiamo bisogno di te… dobbiamo sapere c-che cosa vuol dire davvero affrontarlo… affrontare Voldemort.
Intanto aveva spiegato l’incantesimo e domandò: “Adesso avrei bisogno di un volontario per una dimostrazione pratica, qualcuno vuole venire?”
Ma nessuno disse nulla o si mosse, nessuno voleva passare per buono a nulla davanti al nuovo professore.
Harry sorrise e disse: “Avanti, non c’è niente di cui avere paura. Forza un po’ di coraggio e di saggezza.” Voleva con quella frase stuzzicare il coraggio dei Griffondoro e la conoscenza dei Corvonero.
Harmony si alzò dal suo posto e disse: “Vengo io professor Potter.”
“Ok signorina….?”
Ma Harmony non rispose e mentre camminava verso di lui, pensava: “Che strano, l’emozione d’incontralo è scomparsa. Adesso gli voglio far vedere quello che so fare, quello che sa fare sua figlia.
Arrivata davanti a lui, lo guardò negli occhi.
Di nuovo Harry non riuscì a non pensare quanto quello sguardo somigliava a Hermione e anche che quelli occhi verdi erano stranamente famigliari, per un attimo la sua mente sovrappose il viso di sua madre, Lily, a quello della ragazza che aveva davanti. Quelli occhi verdi erano gli occhi di sua madre, ma com’era possibile?
“Bene, signorina cominciamo?”
“Si, professore.”
“Ma ci vuole un po’ più di spazio.” E disse alla stanza “Ho bisogno di una stanza più grande per allenarci.”
La stanza delle necessità obbedì prontamente: la cattedra si mosse al indietro per venire inghiottita dalla parete e poi questo si spostò di qualche metro al indietro.
Harry e Harmony s’allontanarono di qualche passo, poi il professore domandò: “Pronta?” ed estrasse la sua bacchetta.
Harmony pensò estraendo la sua: “Quella è proprio la bacchetta di Voldemort…” l’aveva vista in una delle illustrazioni delle cronache poi rispose: “Si, signore...”
Harry presa posizione grido: “Expelliarmus”
L’incantesimo scaturito dalla bacchetta di Harry colpì quella di Harmony, la ragazza cercò di tenerla stretta, ma una forza incredibile gliela strappò di mano per poi lanciarla lontano. Harmony abbassò lo sguardo era così delusa di se stessa. Voleva fare bella figura invece, sapeva che però l'expelliarmus era l’incantesimo preferito da Harry Potter e che nessuno al mondo lo eseguiva meglio di lui.
Harry disse: “Accio bacchetta.” Richiamando a se la bacchetta di Harmony che gli volò nella mano sinistra.
“Che strano.” Pensò “Questa bacchetta è molto strana mi ricorda, la mia vecchia bacchetta.”
“Signore, vorrei riaverla.”
“Sì, certo.” E gliela lanciò, e Harmony la prese al volo.
“Grazie, signorina….” Poi alla classe “Un incantesimo di disarmo abbinato a uno di richiamo, può essere un buon sistema per mettere in difficoltà un avversario, naturalmente se si tratta di un mago.”
Harmony era ancora in piedi.
Harry la guardò, come se si aspettasse una reazione e le domandò: “Signorina… Cosa c’è?”
“Professor Potter… voglio la rivincita.” Disse Harmony alzando lo sguardo, i suoi occhi brillavano di una luce strana, sembrava che ci fosse un fuoco dentro, un fuoco verde smeraldo. “Voglio combattere contro di lei ad armi pari. Niente stupide dimostrazioni, un vero duello magico.”
La classe mugugnò e poi tutti guardarono il professore.
Tibby pensò: “Oh Merlino è pazza, è pazza come Ungaro Spinato.
Harry sorrise guardò quella strana ragazza negli occhi. Conosceva quello sguardo, lo aveva già visto molte volte sul viso di Hermione, soprattutto in quella stessa stanza durante gli allenamenti dell’ES.
Come professore non doveva accettare, ma qualcosa si accese in lui, anche perché oltre che ad Hermione quella ragazza le ricordava lui alla sua età, quando aveva affrontato il torneo tre maghi. Non poteva dirgli di no, era come dire di no a Hermione.
“Ok Griffondoro accetto la sfida.” E si tolse la giacca e si arrotolo le maniche della camicia.
Harmony fece lo stesso e disse: “Ci andrò piano con lei.”
“Qualcuno di voi Corvonero ha mai fatto da arbitro in un duello?” domandò Harry.
“Io, Professore.” e si alzò un ragazzo alto e robusto.
“Come ti chiami?” domandò senza distogliere lo sguardo da Harmony.
“William Gray”
“Bene William. Fai il tuo dovere.” Poi alla ragazza “Chi disarma prima avversario vince, va bene ragazza del mistero?”
“Perfetto.”
“Cominciate.” Gridò William.
Harmony lanciò expelliarmus non verbale.
Harry innalzando uno scudo, anch’esso non verbale.
Notevole, veramente notevole. Come ha fatto a lanciare un incantesimo non verbale se è solo al quarto anno?” Pensò lui “Lo scontro si fa interessante. Iniziò a divertirmi.” e sorrise.
E’ sorpreso!” pensò lei sorridendo “Ma ancora non ha visto niente.”
Harry lanciò un expelliarmus, ma Harmony alzò uno scudo respingendolo.
Ma quello era il Valiant.” Pensò “Come fa questa ragazza a conoscerlo? E’ uno degli incantesimi creati da Hermione.
Harmony gridò: “Ho bisogno di un potente soffio di vento e di un po’ di nebbia per vincere.
La stanza le obbedì, il vento distrasse Harry e subito dopo la nebbia nascoste la giovane strega che lanciò subito un expelliarmus, che disarmò il professore facendogli cadere la bacchetta a terra.
Lui stava per raccoglierla quando, sentì dire: “Accio bacchetta.”
La nebbia sparì e al suo posto comparve Harmony che teneva una bacchetta per ogni mano .
Harry s’rialzò e ridendo disse: “Ottimo lavoro, signorina… venti punti a Griffondoro.”
I Griffondoro applaudirono.
“Grazie, professor Potter.”
“Lei ha grandi capacità in difesa contro le arti oscure e ha sfruttare al meglio la magia della stanza delle necessità. Chi le ha insegnato a combattere?”
“Mia madre, professore.” Rispose Harmony mentre tornava al suo posto.
“E chi è la conosco?”
La ragazza non rispose.
“Posso sapere almeno il nome di chi mi ha battuto?”
“Si, certo, mi chiamo Harmony Granger, professor Potter.”
“Granger!!!” esclamò sorpreso Harry.
E l’ora suonò.
 
Harry uscì dalla stanza molto agitato, dopo che gli studenti erano usciti.
Harmony è sua figlia non ci sono dubbi.” Pensava mentre scendeva per raggiunge l’aula di trasfigurazione. “Perché non mi ha detto niente di sua figlia? Hermione ha una figlia, una figlia.
Arrivato davanti alla porta della classe di trasfigurazione l’aprì senza pensarci, gli studenti non erano ancora usciti. “Hermione.” Le grido “Io e te dobbiamo parlare!!”
Tutti guardarono Harry un po’ sorpresi, mentre il mago si avvicinava alla professoressa Granger.
“Perché? Perché non mi ha detto niente di lei?”
“Harry…” sussurrò lei poi disse alla classe: “Potete andare ragazzi.”
Gli studenti del terzo anno svuotarono l’aula in pochi istanti.
“Come osi entrare nella mia aula come un pazzo mentre io sto facendo lezione?”
“Me ne frego della tua lezione. Perché non mi hai detto d’avere una figlia?”
La strega non sapeva cosa dire.
“Allora Hermione?”
“Non era una cosa semplice da dire.”
“Non era semplice!! Ma scommetto che gli altri lo sanno. Come hai potuto tenermi nascosto questa cosa?”
“Io non volevo, cercavo il momento migliore.”
“Cazzo, Hermione, una figlia. Tu hai una figlia.” Poi si fermò un attimo “E’ per lei che sei fuggita da tutti, che sei fuggita da me?”
La strega annui.
“Chi è il padre?” domandò freddamente Harry.
“Harry...”
“Ti ho chiesto chi è il padre, cazzo.”
“E perchè vuoi saperlo? Perchè dovrei dirtelo? Che cosa t'interessa?”
“Tu dimmelo! Devo saperlo, se non me lo dici tu, l'ho chiederò ad Harmony.”
“Lasciala fuori da tutto questo” gli gridò Hermione.
“Allora dimmi quel nome...”
Non rispose e abbasso lo sguardo.
“Non mi lasci altra scelta.” Si volta e fece per andarsene.
“Harry dove vuoi andare?” gridò lei con le lacrime agli occhi.
“Vado da tua figlia, lei lo saprà.” le gridò.
“Ti prego no, lasciala in pace…” cercando di prenderlo per una spalla.
“No…” e si scrollò la sua mano di dosso, raggiungendo velocemente la porta.
Hermione cercò di corrergli dietro, ma inciampo in un banco cadendo. Harry sentì la caduta si voltò e gridò: “Hermione…” la soccorse gridando: “Mio Dio, Hermione.”
Lei alzò li viso e lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e di odio. Lui l’aveva vista piangere in quel modo solo altre due volte nel ufficio della Umbridge e poi quel giorno quando l’aveva respinta.
“Perdonami…” le sussurrò.
“Vai all’inferno….” Gli disse lei.
Lui la prese in braccio e la porta verso la cattedra.
Lei sentì il suo odore, in quelli anni non era cambiato, era sempre dolce e sapeva di uomo. Senza accorgersene appoggio la testa sul suo braccio, si sentiva protetta, la stretta di lui era calda e forte, ma non opprimente. Solo ora si rendeva conto di quanto gli fosse mancato quel tocco gentile, di quanto gli fosse mancato lui. Quelle sensazioni erano un sogno, un sogno di un ricordo lontano. Harry la mise sulla sedia, per poi abbassarsi e guardala.
La strega aveva ancora gli occhi rossi e il viso bagnato dalle lacrime, lui gli accarezza il volto dolcemente, e poi le disse: “Perdonami, sono stato uno stupido….”
Lei lo guardò negli occhi stupefatta.
“….scusami non dovevo chiedertelo.” continuò il mago e stava per andare, quando lei lo chiamo: “Harry.”
Lui si voltò.
L’amica sorrideva e piangeva: “Davvero non l’hai capito, Harry? Harmony ha i capelli neri e gli occhi verdi… Signor Potter lei non ha spirito d’osservazione.”
“Hermione… Io non capisco.” Poi un lampo gli attraversò la mente “Oh mio Dio, lei, tu… io… io… io sono… oh merlino…. Miseriaccia…. Harmony è… lei è mia figlia… nostra figlia…. Io ho una figlia di dodici anni.”
“Quattordici anni, Harry…” lo corresse Hermione sorridendo.
“Quattordici… si certo quattordici. Ma com’è successo?”
“Com’è successo? Vuoi che ti faccia un disegnino?”
“Voglio dire… è fantastico, una figlia. Ho una figlia… io… Lei lo sa?”
“Si, sa che tu sei suo padre…”
“Quella matta lo sapeva e mi ha sfidato…”
“Cosa ha fatto?”
“Mi ha sfidato a un duello di magia e mi ha battuto davanti a tutti.”
“Veramente?” disse Hermione ridendo.
“E tutta sua madre, un pezzo staccato da un altro blocco.”
I due si misero a ridere insieme, non lo facevano più da molto tempo.
Harry però tornò serio e disse: “Perché non mi hai detto nulla? Perchè non mi hai detto che eri incinta?”
Hermione sospirò: “Harry… avevamo solo diciassette anni, e poi eravamo in guerra, tu eri cambiato…. Volevi solo la vendetta, vendicare Sirus e Silente per te era diventa un’ossessione, c’era solo odio nel cuore cuore…”
“Non è vero, Hermione, io non potevo di….”
“…tu non mi amavi Harry. Quando ho saputo di Harmony, non sapevo bene che fare, ma sapevo che dovevo difenderla, proteggerla. Sapevo d’amarla perché era mia e tua, era nostra Harry. Ma sentivo, ho sentito di doverla portarla lontano dalla guerra, dai tuoi nemici e dal tuo odio.”
“Sarei cambiato, per te, per lei. Non mi hai dato la possibilità di cambiare. Io ti a… io vi avrei protette.” Harry sospirò “Ma posso capire perché l’hai portata via, perché sei fuggita.” E pensava “Se solo sapessi quanto la tua lontananza mi abbia ferito, se solo sapessi quanto ti amo Hermione.
“Hermione, io voglio conoscerla, voglio far parte della sua vita. Ti prego.”
“Non dipende da me, ma da Harmony. Lei al momento è confusa, la sua vita è cambiata, anche se sta reagendo molto bene. Per ora cerca di starle vicino, cerca di conoscerla perché anche lei vuole conoscerti.”
Ed Hermione continuò raccontandogli la vita di sua figlia Harmony.


Vi ringrazio per tutti i commenti e per i ringraziamenti risponderò stasera a tutti.
E vi rimandò al 3 settembre per il prossimo capitolo, buone vacanze a tutti.




  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: dalastor