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Autore: PeaceS    28/06/2012    2 recensioni
Quell'anno scolastico era stato così intenso, probabilmente Lily - come tutti gli altri - non lo avrebbe dimenticato facilmente.
Avevano conosciuto tutti l'amore, quello che fa mancare il fiato, quello che entra sotto pelle e non lascia più, rimanendo lividi indelebili; avevano conosciuto il dolore, mera conseguenza del cuore che pompa senza volersi fermare.
Avevano conosciuto l'amicizia, quella che resta, quella immortale. Hogwarts quell'anno aveva assistito a risate, lacrime, esaurimenti nervosi dati dallo studio, marachelle, il solito Quidditch e le solite dispute tra i dormitori. Hogwarts, ancora una volta, era stata partecipe di quella vita fatta di emozioni, sentimenti, dubbi e brividi.
Hogwarts li stava salutando, ma non stava dicendo addio, perché - come sempre - per chiunque avrebbe voluto tornare, casa loro sarebbe sempre stata lì a dare il "benvenuto".
- Storia scritta a quattro mani con sfiammella, mia eterna ispiratrice. -
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Teddy Lupin, Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Primo capitolo

 

 

 

 

 

 

 

Rose Weasley entrò nella Sala Grande con il suo passo anonimo, riuscendo ad attirare poca attenzione su di sé, come sempre. 

 Accennò qualche saluto distratto verso il tavolo delle Serpi, dove sua cugina, la bella Dominique Weasley, si sbracciò nella sua direzione, sfoderando uno dei suoi sorrisi più belli, quelli che riuscivano a spiazzare chiunque e che regalava a pochi.

Sorrise in direzione dei Tassorosso, dove il piccolo Hugo mostrava i suoi modi galanti alla dolce ragazzina che era riuscita a conquistare il suo giovane cuore. Un altro buon giorno distratto al gruppo dei Corvonero che avrebbe raggiunto più tardi, per poi scivolare accanto ai Grifoni, che quella mattina, come molte simili a quelle, l'accolsero come una di loro.

Nonostante Rose Weasley appartenesse alla casa dei Corvonero da ben sei anni, lei preferiva pranzare lì, tra i Grifoni, dove quasi tutta la sua famiglia era stata smistata; tra i coraggiosi, i puri e fieri di cuore. Erano lì, tutti riuniti a quel tavolo, mettendo in evidenza le caratteristiche che accumunavano il Club Potter –Weasley che ormai aveva assediato il castello.

Ognuno con una propria qualità, ognuno capace di far parlare di sé in un modo o nell'altro. E lei, oltre a richiamare perfettamente le caratteristiche dei Weasley con i suoi capelli rossi e i suoi occhi incredibilmente azzurri, era riuscita a farsi conoscere non solo per ciò.

Rose Weasley era una degna Corvonero, e degna figlia delle streghe più brillanti della sua generazione; figlia di Hermione Jane Granger, Rose era ammirevole, e l'unica a poter portare e meritare lo stemma di Priscilla Corvonero stampato sulla toga. Sveglia e pronta di mente, più testa che cuore, Rosie, era una sedicenne fin troppo responsabile.

In sei anni della sua carriera scolastica non un comportamento che potesse rompere gli schemi perfetti creati da lei avevano intaccato la rinomata di alunno perfetto; non aveva mai osato, e soprattutto non aveva mai rischiato.

Ogni cosa era condotta con perfezione maniacale, snervante, patologica. Eppure sembrava che lei gestisse senza problemi quella perfezione, sembrava sentirsi a suo agio nelle vesti di Prefetto Perfetto, nelle vesti di Corvonero eccezionale, nelle vesti di Rose Wesley, la ragazza più brillante del suo corso o dell’intera scuola, a detta di molti professori.

Ma, dietro a quegli occhi profondi e azzurri, dietro a quel sorriso tanto dolce, Rose cercava di nascondere quella parte della sua anima, quella parte che tradiva l’apparenza e l'idea che tutti avevano di lei. Quella parte che osava, anche se solo con il pensiero, anche solo aprioristico.

Rose Weasley nascondeva la voglia di gettarsi a capofitto nella vita, nascondeva l’invidia che provava nei confronti di sua cugina Lily, che ormai conduceva una doppia vita, che cercava di nascondere, rendendo i suoi giorni frenetici, palpitanti e privi di schemi perfetti e colmi di regole da infrangere.

Invidiava la spiensieratezza di sua cugina Dominique, che metteva in mostra la sua bellezza, senza preoccuparsi delle opinioni poco gentili su di lei, invidiava la sfacciataggine e il coraggio di James, che lo rendevano libero, ribelle e non incatenato al modello della famiglia, che aspiravano per lui un futuro perfetto.

Invidiava Fred Jr, deciso a rimanere l’eterno bambino, proprio come il padre; invidiava la piccola Rox, che ogni giorno si innamorava, ogni giorno viveva amori diversi. Invidiava il piccolo Hugo, che era uscito allo scoperto, mettendo in tavola le carte e rivelando l'amore che provava per quella ragazzina che ormai lo aveva rapito del tutto.

Invidiava il suo adorato Albus, che, come lei, nascondeva una realtà scomoda da rivelare, ma che non avrebbe mai rinnegato del tutto.

Rose Weasley nel suo profondo non era tanto perfetta, ma quella impeccabilità era una maschera, per nascondere la voglia di emergere e osare, quella voglia che ogni giorno scaturiva nell'osservare i comportamenti altrui, che scaturiva ogni volta che i suoi occhi si incrociavano con un viso strafottente, che dal fondo della sala non faceva altro che mettere in evidenza quanto poco poteva interessargli una tipa come lei, facendole pesare quei suoi modi fin troppo rigidi, fin troppo schematici.

"Rose, non lo mangi?" il volto di Al entrò nella sua visuale, facendole notare che teneva un Muffin stretto tra le mani, a qualche centimetro dalle sue labbra rimaste socchiuse.

"Oh, no, prendilo tu..." rispose semplicemente, porgendo quel gustoso dolce al suo migliore amico, se non cugino, Albus Severus Potter.

 

Al la scrutò con attenzione: ormai conosceva quella ragazza come le sue tasche, e anche quello sguardo che l'accompagnava da fin troppo tempo. Le si avvicinò piano, tanto da sfiorarle le guance con il naso e sospirò sulla sua guancia.

"Ehi, Weasley, cosa ti prende?" sussurrò piano, cercando di non attirare l'attenzione dal resto della famiglia, che consumava la colazione tra sorrisi e battibecchi, che come ogni mattina caratterizzavano la colazione.

"Potter nulla." rispose lei, accennando ad un sorriso che avrebbe potuto ingannare chiunque, ma non lui. Tra loro c'era quel legame che non poteva essere spiegato con semplici parole. Era un amore che andava oltre qualsiasi cosa, oltre le differenze, oltre il tempo, oltre il semplice legame di sangue.

Erano uniti, erano l'uno l'essenza dell’altro, e Albus conosceva bene quella parte di se,  tanto da capire che quel sorriso era finto, privo di una reale felicità. "Weasley , dimentichi che sono un Legilimens...".

Rose sorrise, questa volta davvero, questa volta anche con gli occhi. "Non è vero, stupido, non sai nemmeno trasfigurare un calice, come faresti a leggere nella mente?" ridacchiò, facendogli la linguaccia.

"Ma con te è diverso, sai che riuscirei a leggerti nella mente anche avendo gli occhi chiusi. Dai Rosie, dimmi perché il tuo faccino è cosi triste!" lo sguardo affettuoso e cinereo si scontrò con quello cristallino di Rose. Per quanto potesse essere rigidi i suoi modi, per quanto potessero essere schematici e perfetti, di fronte ad uno sguardo del genere Rose riusciva a sdradicare quell'armatura che molte volte avrebbe voluto eliminare del tutto, ma che tornava ad indossare ogni volta che apriva gli occhi per augurare il buon giorno.

"Al, mi vedi troppo...bacchettona?" domandò, mordendosi appena il labbro inferiore. Albus strabbuzzò gli occhi e non riuscì a trattenere una risata sguaiata, attirando l'attenzione degli altri componenti della famiglia, che rimasero a fissare incuriositi i due, accoccolati in disparte a chiacchierare.

Fred Jr si arrampicò sul tavolo, e senza dar ascolto alle proteste degli altri Grifondoro, scivolò accanto a Rose, e le circondò le spalle con un braccio, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori.

"Voglio ridere anche io!" protestò lui con veemenza, non amando essere tenuto in disparte, soprattutto quando sentiva nell'aria odore di divertimento.

"Si ride per sciocchezze, e non per qualcosa che speri tu” esclamò Rose, rivolgendosi al caro cugino, che continuava a sorridere ai due, nonostante non capisse il vero motivo.

"Freddi, come la vedi alla nostra Rose?" la domanda di Al giunse prima che Rose potesse frenarlo, e Fred la fissò, ispezionando il suo viso per bene, cogliendone i semplici particolari e soffermandosi su quelli che anche lui riportava sul suo viso.

"E' da dire che è una vera Weasley, ma la testa è tutta sua madre. È un vero topo da biblioteca. Non bella come Dominique - ma teniamo conto che è un quarto di vela, quindi non vale tanto - e nemmeno divertente come Lils, ma comunque è adorabile" disse cinguettante.

Cruda e crudele sincerità, altra caratteristica che caratterizzava il giovane Fred Weasley Jr, che aveva ereditato non solo il carattere irruente e spensierato del padre, ma anche la lingua fin troppo lunga e innocentemente velenosa.

"Ti ringrazio Fred, sei un tesoro" sbuffò Rose, cercando attenzione altrove e trovandola nel suo tomo di Pozioni, che sbattè sul tavolo con violenza.

"Ma che avete oggi? Siete pazzi. La mia famiglia è una famiglia di matti!” disse Fred scansandosi da lei, temendo di ricevere lo stesso trattamento del tavolo e preoccupandosi della sua incolumità. Guardò Al che rispose con una semplice alzata di spalle, per poi rivolgersi nuovamente a Rose, che intanto aveva piantonato il suo sguardo sull'enorme libro polveroso.

"Sono solo sincero cara mia, forse dovresti accettare i consigli delle tue cugine e..." continuò lui, ricevendo da Albus una scappellata e bloccandosi di botto. Le sue parole avrebbero solo peggiorato l'umore di Rose, che sembrava ormai gettato sotto i piedi.

Qualcosa era accaduto prima di quella mattina, qualcosa che l'aveva gettata in quel malumore, e la presenza di Fred non lo avrebbe aiutato ad estorcerle informazioni.

"Credo che qualcosa abbia colpito la famiglia Weasley –Potter, anche James è furioso, e da un bel po'! " il tentativo di riportare sul viso di Rose un flebile e sottile sorriso non ebbe successo, e non riuscì nemmeno a farle distogliere l'attenzione da quel libro, che aveva perso fascino ancora prima che lui informasse ad entrambi che qualcosa stava gettando la loro famiglia in una crisi nera, e a perdere facilmente la pazienza. Ma  Rose continuò a tener rapito il suo sguardo, senza mostrare il minimo interessamento per il malumore di James.

"James è sempre arrabbiato! Non mi stupisce che mio fratello ha sempre qualcosa che gli fa girare le palle" sussurrò Al, scostando lo sguardo e concentrandosi sul muffin che Rose gli aveva porto poco prima. Il rapporto tra i due era sempre stato di continui scontri.

Erano troppo diversi. James era fin troppo duro, rigido e sbruffone, mentre lui fin troppo chiuso e scostante, sensibile e troppo poco Grifondoro, a detta di Jamie, che vedeva nei grifoni adoni scontrosi sempre pronti a gettarsi in risse.

"Secondo me, gli piace qualcuna..." disse Fred pensieroso, e Al sorrise a quell’osservazione tanto acuta quanto ovvia. A James piacevano tutte; tutte erano degne della sua attenzione, tutte erano degne di almeno cinque minuti in sua compagnia.

"Chi sarà la fortunata questa settimana?" esclamò Al, alzando lo sguardo verso il cugino che ghignava, felice di aver attirato almeno la sua attenzione. Per quanto riguardava quella di Rose, ormai aveva gettato la spugna. Il tomo di Pozioni sembrava avere argomenti più interessanti.

"E' una serpeverde, lo sento! Non fa altro che sbraitare contro di loro... E non fa altro che scontrarsi con Malfoy, Zabini e Dolov." disse sogghignando appena. Albus percepì un sottile movimento di Rose, che sembrò irrigidirsi sulla panca, ma riuscì a non tradirsi.

"Fred, noi andiamo!" la voce di James lo richiamò e mise fine a quella conversazione poco interessante per entrambi. Fred scoccò un dolce bacio a Rose, bacio di scuse per quella sincerità troppo spiazzante, e salutò Al con una leggera pacca sulla spalla per poi raggiungere il gruppo dei Grifondoro del settimo anno, che si diresse via, abbandonando la Sala Grande.

Al rimase a fissare il volto di Rose, che non era mutato di un centimetro, ma nonostante ciò, percepì il minimo cambiamento provocato da quel nome.

"Rose..." sussurrò, venendo fermato prima di poter dire qualsiasi qualcosa da una semplice alzata di mano. "Non dire una sola parola..." ringhiò lei, prima di alzarsi, richiudere il libro, e uscire di scena, lasciando Albus solo, seduto al tavolo e trovare consolazione in quel muffin che poco prima gli era stato offerto con tanto amore.

Tra loro c’era quel legame indissolubile, che non mancava ad essere spezzato da situazioni come quelle. Albus l'avrebbe raggiunta più tardi, sapeva che aveva bisogno di sbollire quella rabbia svegliatasi con lei, e sapeva che il motivo di quella rabbia era seduta a pochi tavoli distanti dal suo, che proprio in quel momento si era alzato, e si era indirizzato verso l’uscita con scagnozzi al seguito e un sorriso malefico dipinto sul volto.

Addentò con un sospirò il dolce, appoggiando il viso sulla mano sinistra aperta; certo che una colazione normale era impossibile da fare.

 

 

Le giornate ad Hogwarts erano noiose e monotone. Lo studio occupavano la maggior parte del tempo, e molti preferivano concedersi quella tortura fuori dalle mura della magica scuola invece della biblioteca così polverosa e silenziosa.

Sdraiarsi sul morbido e umido prato, perfetto per concedersi qualche minuto di puro relax, era utile per riuscire ad affrontare i compiti che i professori sadici non si erano risparmiati di consegnare ai propri alunni. Il sole di settembre rendeva lo studio più difficile, la concentrazione si perdeva del tutto con quei raggi caldi che radiavano il prato e il viso degli studenti, che dopo essersi rinchiusi per troppe ore all’interno di aule polverose e umide, si riavvivavano con quel calore non asfissiante.

Albus fu sorpreso quando vide Rose seduta ai piedi di un albero, circondata da tomi enormi, che non le permettevano il minimo movimento. Sorrise nel constatare che la sua presenza lì era dovuta sicuramente a qualche commentino poco gradito rivolto qualche giorno prima, commentino che le aveva causato il malumore per tutto il giorno.

Si indirizzò verso di lei, e senza attendere di essere invitato ad accomodarsi accanto a lei, lo fece. Rose era del tutto persa nello studio, grattava sulla pergamena con fare nervoso, e più volte rischiò di bucarla.

"Ancora arrabbiata?" Rose alzò lo sguardo verso di lui, e Al notò che la tristezza della mattina era sparita. Rose era ritornata la sua adorabile cugina, dagli occhi limpidi e dal sorriso contagioso.

"Non con te..." rispose lei, scoccandogli un bacio.

"Vogliamo parlare?" Albus tentò un nuovo approccio, tentò nuovamente di voler conoscere il motivo per cui quella mattina i suoi occhi erano stati cupi, nascondendo quella brillantezza che li rendevano stupendi. E voleva che lei si confidasse perché non considerava Rose meno bella di Dom, e meno divertente di Lily; lui, che la conosceva bene, la considerava perfetta per ciò che era.

"Al, sempre la solita storia... Indifferenza totale, oppure prese in giro a raffica. Mi sento una sciocca. Provo qualcosa per qualcuno che non mi ricambierà mai!" disse mogia, posando la piuma d'oca con un sospiro.

"Siamo in due, allora...” sbuffò Albus, appoggiando il capo sulla sua spalla.

Entrambi si lasciarono coccolare dal vento fresco che quel pomeriggio stava concedendo ai giovani studenti impegnati nello studio, persi in quelli che sembravano pensieri troppo contorti per due ragazzi della loro età.

"Ancora nulla?" chiese lei, interrompendo quel silenzio portato dal sottile zefiro.

"Non riesce ad ammettere ciò che prova per me...Nonostante tra noi, bhe, ci sia stato qualcosa." mormorò, grattandosi appena il capo rosso in viso. Albus, in effetti, si sentiva imbarazzato nello svelare quelle cose, nonostante fosse con Rose, la sua fedele e unica confidente.

Essere omossessuale appariva strano anche nel mondo dei maghi; anche loro lo ritenevano strano, un qualcosa da evitare e da tener nascosto. Albus aveva scoperto la sua natura solo qualche anno prima, quando aveva incontrato lui, che aveva cambiato del tutto la sua visione dell’amore.

Prima di allora Al aveva vissuto storie prive di sentimento, prive di reale coinvolgimento. Solo con lui era stato capace di aprirsi e di svelarsi, ma quest'ultimo continuava a non voler ammettere ciò che provava, e continuava a mentire, frequentando ragazze e illudendole.

"Al, forse è giusto lasciar perdere. Lo so che ne sei innamorato, ma perché star male per qualcuno che non ti merita?" sussurrò Rose, accarezzandogli i folti capelli corvini con un tocco gentile, sperando di infondergli la minima sicurezza.

Albus alzò lo sguardo verso di lei, sorridendo sghembo. "Potrei farti la stessa domanda..." esclamò, ricevendo come risposta un semplice bacio.

Entrambi erano distesi lì al sole, concedendosi quel calore, concedendosi il piacere di estraniarsi per un momento dal mondo, dimenticando ciò che rendeva i loro giorni meno noiosi, perdendosi nei loro silenzi, con la consapevolezza che ci sarebbero stati sempre, lui per lei, e lei per lui, sempre pronti a sostenersi e cercare di sistemare quelle crepe nei loro giovani cuori di adolescenti innamorati.

 

***

 

"Dom, Dom!" i ragazzi presenti nella Sala Grande, chi per concedersi uno studio più approfondito o chi giusto per chiacchierare con qualcuno che non appartenesse alla sua casa, si girarono all'unisono quando Derek Zabini quasi urlò il nome della sua compagna di casa.

Dominique lo ignorò, trattenendosi dallo sputare veleno davanti a tutte quelle persone, e uscì con un fruscio dalla Sala: molti erano sicuri che se il portone non fosse stato così alto e massiccio se lo sarebbe sbattuto alle spalle. Tanto per fare scena.

Che gli uomini fossero stronzi da fare schifo lo aveva sempre saputo, ma aveva dimenticato che la stupidità era arpionata nei loro cromosomi. Con un sospiro si sedette sotto le arcate dell'entrata principale, che davano un ampia vista sia sul parco che sul lago.

"Avrei dovuto cruciarlo.." sbuffò sotto voce Dominique Weasley, legandosi con un gesto secco i capelli in una coda alta; le prudevano le mani dalla voglia di picchiare qualcuno, e sapeva che quello non era affatto un bene. Non era consono per una ragazza alzare le mani.

L'ennesimo sbuffo, e si affrettò ad afferrare il pacchetto di sigarette che le era caduto dalla borsa a tracolla. Se sua madre avesse saputo che la sua adorata pargola si rovinava pelle, denti e polmoni con quelle cose babbane l'avrebbe sicuramente uccisa. E lei, proprio per dispetto, se ne accese una quasi con goduria.

Aspirò dal filtro della sigaretta, e con gli occhi individuò Rose e Al sdraiati sotto un grosso salice; guardavano il cielo, e di tanto in tanto ridevano, punzecchiandosi. Riusciva ad invidiare anche il rapporto che li univa, ridicolo. Lei che poteva avere tutto quel che voleva, invidiava il rapporto tra due cugini. Tra uomo e donna. 

"Ti piace proprio attirare l'attenzione su di te, vero?" la voce fredda e strascicata di Scorpius le arrivò all'orecchio, e Dominique sogghignò appena. Ce l'aveva un amico maschio, anche se Malfoy preferiva ascoltare... poiché se consigliava cominciavano a volare insulti e maledizioni verso l'oggetto del discorso.

"Di tanto in tanto" ridacchiò Dom, ciccando sulle scalinate. Scorpius si sedette al suo fianco, guardando nello stesso punto che stava guardando lei. Rose. Scorps aveva sempre nutrito una... strana ossessione per lei, nascondendola con insulti e frecciatine velenose. 

"E' proprio vero il detto - chi disprezza vuol comprare-" cantilenò Dominique, venendo zittita dalla spinta poco gentile del ragazzo, che le intimò di stare zitta con un occhiata raggelante. Non amava parlarne, eppure lei sapeva che a lui piaceva, quindi non capiva perché non si facesse avanti.

"Non impicciarti, Weasley" sibilò, mettendo il broncio come un bambino. 

"Non sia mai, Malfoy" ridacchiò, appoggiandosi appena contro di lui. Fu un attimo, e vide James Potter, poco più distante, urlare come un psicopatico verso un suo amico Grifondoro. Con la coda dell'occhio vide Al e Rose raggiungerlo, così decise di segurli, trascinandosi un Malfoy recalcitante alle calcagna.

"Che succede, James? Ti si sente urlare da lì in fondo!" disse Rose con tono severo, facendo brillare la spilla che portava appuntata al petto. Jhonathan Finnigan si girò, ringraziandola con lo sguardo, e indietreggiando di alcuni passi.

"Questo... 'sto porco mi ha chiesto se poteva uscire con mia sorella!" e calcò così tanto la voce su sorella da far venire i brividi. Scorpius ridacchiò, beccandosi un occhiataccia da Rose, che con un gesto secco della mano gli intimò silenzio.

"Non mi interessa cosa ha fatto, James Sirius Potter!" e anche lei calcò il suo nome con rabbia, tanto da farlo deglutire a vuoto. Aveva alzato l'indice su di lui, e la sua espressione mandava lampi e fulmini, pronta ad uccidere.

"Hai disturbato così tante persone per un inutile sciocchezza, dovrei toglierti dei punti! Tua sorella sa' badare benissimo a sé stessa, non ha bisogno di una balia, ci siamo intesi?" e detto questo lo zittì completamente, guardandolo altezzoso per poi alzare i tacchi e andarsene.

"Bella merda" sbuffò Dominique, seguendo la cugina con un alzata di spalle, mentre Scorpius ancora guardava ammirato la schiena di Rose. 

"Stronza" gli urlò dietro James, venendo liquidato con un gesto annoiato della mano. 

Dom sorrise: ecco perché adorava la sua famiglia; erano un branco di psicopatici spostati, e la facevano troppo ridere quei teatrini. Così adorabili.

   
 
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