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Autore: Aniel    28/06/2012    2 recensioni
Klaus/Elena... so che è una coppia strana, ma un tentativo non fa mai male.
Bloccatevi a Before Sunset. Damon e Stefan sono riusciti a gettare la bara contenente Klaus in fondo all'oceano prima che Elijah arrivasse a Mystic Falls (non vi preoccupate fan di Klaus, se si trova tra i personaggi c'è più di un motivo). E' passata una settimana da quell'evento, Alaric (cattivo) sta inseguendo gli originari in giro per il mondo, ma Bonnie non è sicura che Klaus abbia detto la verità riguardo l'essere il capostipite della linea di sangue dei nostri eroi, così decide di fare un piccolo incantesimo, e ovviamente... va tutto per il verso sbagliato.
Sia Klaus che Elena vedranno così le loro vite prendere direzioni che non avrebbero mai creduto possibili.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie Bennett, Elena Gilbert, Elijah, Klaus, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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14 – L’entrata secondaria del cimitero di Mystic Falls














 

Elena osservava il cielo notturno, affacciata al terrazzo, e rifletteva. L’ultimo anno era stato estremamente... folle. Aggrottò le sopracciglia e sorrise al vento, arrivando infine a mordersi il labbro inferiore. Era già passato un anno, e non se ne era neanche accorta, tra tutto quello che era successo. Alzò la mano sinistra e osservò l’anulare vuoto. Mancava poco ormai al matrimonio, si trattava di giorni. Rebekah aveva fatto completamente di testa sua e aveva scelto perfino la data che si era premurata di non rivelare a nessuno. L’unica cosa che Elena aveva visto era il vestito, e ogni volta che ci pensava rimaneva incantata per minuti. Ora, avvolta in una vestaglia leggera, non poteva impedirsi di sorridere e rabbrividire al lieve vento che la stava avvolgendo.
« Hai freddo? » Klaus le mise le mani sulle spalle e lei si lasciò cadere all’indietro, appoggiandosi a lui.
« No... sto bene. Dov’è Raphael? Pensavo fosse con te »
« Si è appena addormentato. Gli sei mancata oggi » Elena chiuse gli occhi e si rilassò.
« Quanto ho dormito? »
« Solo due ore. Dovresti riposare di più, è stata una giornata dura »
« Sono stata seduta tutto il tempo »
« Sei stata legata tutto il tempo » replicò lui « saremmo dovuti arrivare prima »
« È andato tutto bene. Io sto bene! Nessuno si è fatto male e siamo tutti a casa. Senti... mi dispiace di essere scoppiata a piangere prima, ma ero stanca. Davvero, penso che d’ora in avanti non succederà più niente » Klaus sorrise e la baciò.
« Amo questa positività » Elena rise e approfondì il bacio, fino a trovarsi senza accorgersene in camera da letto.
 

Sophie era in piedi e dalla sua postazione poteva vedere l’intera Mystic Falls diramarsi sotto di lei. Sapeva che lì risiedeva una strega molto potente e che questa era amica della doppelganger, ma non poteva lasciarsi intimidire. Sapeva che Richard era riuscito a contattare gli originari e che loro erano arrivati da lui, ciò che non riusciva a capire era per quale motivo l’avessero ucciso. Aveva dato loro ciò che voleva, ciò che da secoli bramavano e ciononostante non avevano avuto alcun riguardo per la vita del vampiro, e per il suo amore. Qualcosa di strano stava accadendo a Mystic Falls, qualcosa che non sarebbe dovuto accadere, lo percepiva e non poteva esserne più certa. Melanie era tornata da quella città senza ricordare nulla di ciò che le era accaduto, senza alcuna memoria neanche di quello strano vampiro che era arrivato da lei promettendole vendetta, e ora Richard era morto, e quella che desiderava vendetta era lei. Rimontò sulla moto e si diresse spedita verso quella che doveva essere la casa della doppelganger e appena giunta lì si accostò alla finestra.
« Ma che... ? » pensò ad alta voce. Aprì la porta di casa con un calcio ed entrò, muovendosi per i corridoi con voluta lentezza, incapace di credere a ciò che vedeva. L’abitazione era deserta, abbandonata. Era ancora perfettamente arredata, ma non c’erano vestiti ne cibo e per terra c’era un sottile strato di polvere. Inoltre, il freddo delle mura lasciava facilmente intuire che nessun essere umano vi vivesse da tempo. Era strano! Forse la ragazza si era trasferita da quelli che un tempo si vociferava fossero i suoi pretendenti, o qualcosa del genere, ma era certa che avesse un fratello. Fece alcuni passi indietro, sbalordita, prima di girare i tacchi e tornare alla moto.
Venti minuti dopo era arrivata di fronte la villa dei fratelli Salvatore. Aveva sentito molto parlare di loro, ma non li aveva mai incontrati, e sperava di non doverlo fare mai. Sporse la testa verso una delle finestre e vide uno dei due, un tipo dai capelli color bronzo e l’aria seria, seduto a un tavolo, che scriveva in un libro. Sospirò, rendendosi conto che il vampiro sembrava essere solo e che nessuna luce ai piani superiori indicasse la presenza di qualcun altro. Ora era davvero frustrata. Dopo un’ultima, rapida, occhiata, andò via.
 

« Cosa fa una bella fanciulla al banco del bar tutta sola? » Rebekah si voltò verso il vampiro con sguardo scocciato e sbuffò, prese la bottiglia e si versò una dose generosa di whisky in un bicchiere.
« Sto aspettando che Matt finisca il turno »
« Esci con Matt adesso? Da quando? »
« No, non esco con Matt, Damon. Ho solo bisogno di qualcuno con cui parlare. Qualcuno che non sia Raphael e che possa rispondermi, e Matt è gentile con me »
« Posso essere anch’io gentile con te » rispose lui con fare seducente « lo sono già stato in passato »
« Si, per estorcermi informazioni. Per favore, Damon, lasciami in pace » rimasero in silenzio per minuti, l’uno accanto all’altra, ma nessuno dei due accennò a muoversi, finché Damon, vedendo con la coda dell’occhio Matt che lavorava sul retro, prese la ragazza per un braccio e la condusse fuori, sfruttando l’effetto sorpresa. « Ehi, che fai? » urlò lei, arrabbiata, ma l’unica risposta fu il sentirsi tappare la bocca dalle labbra dell’altro. Quando Damon si allontanò rimase immobile per qualche secondo, sorpresa. « Ripeto, che stai facendo? »
« Sono gentile con te » lei sorrise ironica, e gli voltò le spalle. « Sono serio Bekah »
« Per favore, tu non sei mai serio » rispose lei, continuando a camminare. Avvertì il vampiro raggiungerla in un istante e dovette trattenersi per non voltarsi.
« Vivi in una casa piena di persone. Com’è possibile che tu non abbia nessuno con cui parlare? Ammettilo, sei venuta qui per vedere me » Rebekah abbassò la testa e Damon si sentì un vero imbecille, per la prima volta da molto tempo « Cosa c’è che non va? » lei allargò le braccia e poi le lasciò ricadere lungo i fianchi, scuotendo la testa. Damon la vide stringersi con due dita la base del naso e capì troppo tardi che stava piangendo silenziosamente.
« Ehi! »
« Mi dispiace, non sono abituata a comportarmi così. È solo che ho bisogno di qualcuno »
« Hai litigato con i tuoi fratelli? » le chiese lui, poggiandole una mano dietro la schiena e accompagnandola a sedersi in una panchina.
« No, va tutto bene, è solo che... Nik ed Elena sono occupati con il bambino e con la loro vita, ed è giusto, perché hanno avuto davvero pochi momenti da dedicare alla loro relazione senza complicazioni. E Kol e Jeremy si divertono un sacco insieme, e credo che mio fratello ci stia sottilmente provando con Katherine... non so bene cosa sta succedendo, a dire il vero. Ed Elijah è... beh, è Elijah. Lui è serio, è rispettoso e attento e responsabile. Elijah è il tipo di persona da cui vado se ho bisogno di un consiglio o di protezione, non è esattamente il tipo di persona con cui posso divertirmi. In poche parole, non ho nessuno con cui parlare »
« Stai parlando con me » Rebekah rise e si asciugò il viso.
« Vero, ma non mi fido di te » Damon si abbassò verso di lei e le prese le lacrime con le labbra, prima di scendere di nuovo sulla sua bocca.
« Per divertirci non abbiamo bisogno della fiducia »
 

Sophie raggiunse il bancone del bar e vi si appoggiò con fare annoiato. Non aveva concluso nulla con quel suo viaggio e gli altri si aspettavano che portasse loro notizie. Sospirò e ordinò una birra, torturandosi le mani. Aveva controllato ogni possibile posto in città, e non aveva trovato nulla e ciò era assurdo. Gli originari erano arrivati alla doppelganger, per fare il rituale dovevano essere a Mystic Falls e la luna piena era il giorno dopo. Dovevano essere per forza nei dintorni, nascondersi da qualche parte. O forse, cosa molto più probabile, erano talmente in vista che lei, presa com’era dal cercarli nell’ombra, non riusciva a vederli. Un cameriere carino e dall’espressione gentile le si avvicinò e le porse la birra con un sorriso.
« Ciao » lo salutò.
« Ciao » rispose lui. Sembrava imbarazzato.
« Mi chiamo Sophie » si presentò, porgendogli la mano. Non si aspettava che l’altro la stringesse, invece la stupì.
« Io sono Matt. Sei nuova? Non ti ho mai vista qui »
« Mmm... quindi conosci tutti in città? » domandò scherzosamente, e si stupì per la seconda volta.
« È una piccola città. Se non li conosco bene li conosco di vista. E questo è l’unico bar »
« Conosci Elena Gilbert? » gli chiese, a bruciapelo. Il sorriso sparì dal viso di Matt e lui boccheggiò.
« Si, è la mia ex fidanzata »
« Oh, mi dispiace, non volevo aprire vecchie ferite » lui sorrise, divertito.
« Nessuna ferita. È madre, sta per sposarsi ed è felice. Mi basta questo » Sophie quasi si strozzò con la birra. Non sapeva che la doppelganger avesse un figlio, nè che avesse un fidanzato umano. Ma non aveva importanza... non ora. Non poteva permettere a quell’informazione di stravolgere i suoi piani e quelli dei suoi amici.
« Non ne avevo idea » ammise, con sincerità « è una splendida notizia. Io ed Elena eravamo amiche da piccole, ma poi ci siamo perse di vista. Ero venuta a trovarla, volevo farle una sorpresa, ma casa sua è vuota... »
« Si, lei e Jeremy si sono trasferiti a casa del suo fidanzato »
« Oh... beh... grazie mille! Senti, so che posso sembrarti una pazza e che non mi conosci, ma mi piacerebbe davvero farle una sorpresa, sarebbe felicissima di vedermi e a me farebbe molto piacere conoscere il suo fidanzato e il suo bambino, quindi... saresti così gentile da dirmi dove abita? Per favore »
 

Kol fischiettava allegramente mentre apriva il frigorifero e ne usciva una sacca di sangue. Attento, versò il liquido vermiglio in un bicchiere e si preparò a bere, quando vide, davanti a sé, una figura che lo fissava con insistenza, appoggiata allo stipite della porta.
« Katerina » disse, alzando il bicchiere verso di lei e poi portandolo alla labbra. Katherine sorrise e si avvicinò a lui, incrociando le braccia.
« Da quando mi chiami così? »
« Da quando i miei fratelli mi hanno abituato a chiamarti così. E poi è quello il tuo vero nome, no? »
« Già! » rispose lei, afferrando la sacca di sangue che aveva preso lui prima. Lui alzò le sopracciglia mentre la osservava portarsi la busta alla bocca e bere direttamente da lì.
« Wow! Una bella donna raffinata » commentò.
« Non c’è bisogno che me lo dici. So di esserlo » Kol trattenne a stento una risata e si avvicinò a lei, provocatorio.
« Guarda che ero ironico » le bisbigliò a cinque centimetri dal viso, prima di sparire dietro la porta. Katherine strinse i pugni.
« Più mi respinge, più lo desidero. Non cambi proprio mai, eh, Kath? » sussurrò a se stessa.
« Ti ho sentito » urlò una voce proveniente dal salotto, facendola impallidire.
 

Si avvicinò alla casa di soppiatto, sperando con tutta se stessa che almeno quel fantomatico fidanzato sapesse dove potesse essere la doppelganger. Per essere così vicini doveva certamente sapere dei vampiri e del legame che la ragazza aveva con loro, quindi probabilmente avrebbe potuto aiutarla, ma poteva anche essere in combutta con gli originari, quindi preferiva non correre rischi. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che qualcuno andasse a dire a Klaus che lei era lì. Lei non voleva problemi. Voleva solo sapere per quale motivo Richard fosse morto e assicurarsi che l’originario portasse a termine il rituale così da poter vedere i suoi amici camminare alla luce del sole senza problemi. Le finestre al pian terreno erano tutte illuminate e Sophie poté vedere con chiarezza due ragazzi ridere il salotto. Uno forse era il fratello della doppelganger, l’altro probabilmente era un amico. Si spostò e controllò un’altra stanza, rimanendo sbigottita. Era la doppelganger, ne era sicura, ma stava bevendo sangue con aria afflitta. Era impossibile! Elena Gilbert era umana fino a due ore prima e gli originari non avrebbero mai permesso che si trasformasse. Si allontanò dalla finestra e si portò le dita alle tempie.
“Katherine” pensò, un minuto dopo. Forse quella era Katherine, ma era davvero così strano. Per quale motivo la doppelganger avrebbe dovuto ospitare in casa sua una vampira cinquecentenaria identica a lei? Quella situazione stava diventando ingestibile. Alzò lo sguardo e vide che anche tre stanze al piano superiore erano illuminate. Attenta a non farsi male e a non farsi vedere, cercò di arrampicarsi. Ad una finestra vide un uomo molto composto e serio, ma anche molto affascinante, concentrato nella lettura. Si spostò silenziosamente e giunse alla seconda finestra, dove si abbassò subito. Decisamente, quella era l’ultima cosa che avrebbe voluto vedere. Forse quel Matt non era stato proprio sincero come aveva creduto: quella casa era fin troppo abitata e decisamente movimentata. Oltretutto, il ragazzo che aveva visto con la bionda un attimo prima, somigliava vagamente alle descrizioni che le avevano fatto di uno dei fratelli Salvatore. Si morse il labbro inferiore e si mosse con una certa difficoltà verso l’ultima finestra, evitando di guardare giù e sperando di vedere qualcosa di significativo. Non fu delusa, ma di certo non era quello che si aspettava.
La doppelganger era lì, distesa sul letto con un uomo e un bambino tra loro. Sembravano divertirsi. Ciò che lasciò Sophie senza fiato fu che quello era senza dubbio Klaus e che i due si guardavano con un’intensità tale da non lasciare alcun dubbio su quale fosse la loro relazione. Riuscì a mantenere la presa sul davanzale della finestra per pura fortuna e respirò profondamente, cercando di far rallentare i battiti del suo cuore. Dunque era per quello. Richard, il suo Richard, era morto perché Klaus si era innamorato della doppelganger e non volevano che divenisse pubblico. Si sentì profondamente infuriata e rialzò lo sguardo verso l’interno della stanza. L’originario si era alzato e si stava dirigendo verso una porta laterale. Anche la doppelganger si stava alzando, dopo aver baciato sulla fronte il bambino. In un solo, breve istante, Sophie prese la decisione peggiore della sua vita e si introdusse all’interno.
 

Elena uscì dal bagno ridendo, allegra, mentre Klaus continuava a spruzzarle acqua addosso.
« Smettila! » tentò di dirgli, ma le faceva male la pancia dal troppo ridere.
« E cosa ci guadagno se smetto? » lei finse di pensarci su per un momento.
« Domani ti faccio le lasagne per cena » rispose, annuendo risoluta e seria.
« Tu non sai fare le lasagne » a quest’affermazione si bloccò per un momento, per poi lasciare andare le braccia lungo il busto.
« Vero, ma esistono i libri di cucina » Klaus sorrise, preparandosi mentalmente ad ordinare una pizza, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
« Dov’è Raphael? »
 

Raphael aprì gli occhi e si sentì spaesato. Quando li aveva chiusi la sua mamma era accanto a lui e si trovava nel lettone grande, ora invece era adagiato in una superficie morbida di un posto che non conosceva e udiva alcune voci litigare poco lontano. Si agitò, aspettandosi che una faccia conosciuta si avvicinasse a lui, ma non arrivò nessuno, così scoppiò in lacrime.
« Ora si è messo pure a piangere » ringhiò una voce infastidita.
« Non avevo altra scelta Paul. Non capisci? Hanno ucciso Richard e l’hanno fatto per tenere nascosta una relazione che non dovrebbero avere »
« Senti Sophie, in altre circostanze sarei d’accordo con te, ma stiamo parlando degli originari. Sono pericolosi! Ci faranno a pezzi »
« Se sono davvero come dici tu allora questa deve essere tutta una farsa e useremo il bambino per metterci in contatto con loro e alla fine potrete uscire di nuovo di giorno. Nel frattempo devi chiamare gli altri. Abbiamo bisogno di rinforzi »
« Se tu fossi potente come dici, strega, non avremmo bisogno di loro per uscire di giorno » Sophie abbassò la testa, ferita, e il vampiro si allontanò di qualche passo prima di rivoltarsi verso di lei.
« So che sei turbata, ma non mi piace mettermi contro queste persone Sophie »
« Io voglio solo capire cosa diamine stanno aspettando, e perché si stanno comportando come li ho visti oggi » l’altro rimase in silenzio, pensieroso. Anche lui voleva capire. Aveva passato secoli tentando di avvicinarsi agli originari, di trarre prestigio da un’eventuale alleanza, ma era stato tutto inutile e ora che finalmente avevano trovato il modo non solo di avvicinarsi, ma anche di entrare nelle loro grazie, loro avevano ucciso un amico e non sembravano minimamente interessati a spezzare la maledizione. Guardò il bambino che continuava a piangere e gli si avvicinò con stizza. Quando lo vide, il piccolo si zittì, e lo fissò, curioso, poi il telefono della strega squillò.
« Pronto »
« Chi sei? Dov’è il mio bambino? » Sophie e Paul si voltarono l’uno verso l’altro, sorpresi.
« Il tuo bambino Klaus? Davvero sei così innamorato della doppelganger da considerare suo figlio come tuo? » lo sbeffeggiò la strega, mentre Paul faceva un passo verso di lei.
« Dov’è? » domandò la voce all’altro capo del telefono, irata « Mi hai lasciato il tuo numero ed evidentemente sai bene chi sono. Cosa vuoi per farmi riavere il bambino? »
« Voglio risposte » ci fu un minuto di silenzio, poi Klaus trasse un respiro profondo e rispose.
« Dove e quando? »
« Il cimitero di Mystic Falls, fra due ore, l’entrata secondaria »
« Se quel bambino ha un solo, minuscolo, graffio, non supererete la notte » Klaus chiuse la conversazione e Sophie alzò lo sguardo, mortalmente seria.
« Chiama gli altri. Inizia la partita »
 

Quando Klaus e gli altri arrivarono al cimitero non potevano aspettarsi ciò che avrebbero trovato. C’erano almeno venti vampiri di fronte a loro, e Raphael, in mezzo, piangeva a dirotto. Elena fece per corrergli incontro, ma Klaus la trattenne.
« Prima il bambino, poi le risposte » disse, a voce forte e chiara. Sophie prese in braccio Raphael e lo diede direttamente ad Elena, mentre i vampiri continuavano a squadrarsi. « Cosa volete sapere? » domandò allora, più tranquillo.
« Hai ucciso un mio amico la notte scorsa, perché? » gli chiese la strega diretta. Klaus non si aspettava che fosse lei a prendere la parola e si voltò verso di lei con un sorriso.
« Il tuo amico aveva rapito la mia ragazza »
« Si, la doppelganger, lo sappiamo. Per la maledizione. Se non sei più interessato a spezzarla potevi dirglielo con gentilezza »
« Avreste comunque voluto delle risposte »
« Che tu non ci stai dando » urlò lei. Paul le strinse un braccio e la fece arretrare di pochi passi, prendendo lui la parola.
« Quello che la mia amica sta cercando di chiederti è se sei ancora interessato a permetterci di vedere l’alba » Klaus sorrise e si avvicinò pericolosamente al vampiro, che si costrinse a rimanere immobile.
« Non è possibile. La maledizione che volete che io spezzi non esiste. Ce la siamo inventata mille anni fa per mascherare un’altra maledizione che non vi riguarda e che ho già spezzato » a quelle parole tutti i vampiri presenti divennero irrequieti e Sophie aprì lentamente la bocca fino a formare una O stupita.
« Mi stai prendendo in giro »
« Assolutamente no. Volevo che i vampiri mi aiutassero e mi hanno aiutato. Fine della storia » d’un tratto, Elena fu presa dal panico, mentre osservava la lotta avere inizio. Sembrava che si fossero dimenticati contro chi stavano combattendo e che la rabbia di essere stati imbrogliati li avesse travolti. Nel trambusto generale si rese conto che stavano cadendo come foglie sotto i colpi degli originari, ma nello stesso trambusto, nessuno eccetto lei si rese conto del fatto che la strega le si era avvicinata e che la stava pugnalando al cuore.
« Un compagno per una compagna. Ora siamo pari » sussurrò Sophie, estraendo il pugnale, mentre Elena si accasciava a terra, trascinando Raphael con se.
 








Angolo autrice
È stato davvero difficile scrivere questo capitolo. Non sapevo come impostarlo, ma credo sia riuscito abbastanza bene. Sono un po’ presa dai preparativi per la festa di laurea di mia sorella in questo periodo, ma riuscirò a finire la fanfic prima della festa, non preoccupatevi =D
Ringrazio vivamente tutti voi che leggete e in particolar modo Elisetta Slitherin che ha recensito lo scorso capitolo. Buonanotte a tutti e al prossimo episodio!
  
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