Winter Again
Capitolo 4: Il dittamo sistema sempre tutto
Lily
fece un’immensa fatica a trasportare James per il castello e
dovette servirsi della magia per riuscirci. Soprattutto a causa del
sangue, che scorreva copioso dai tagli sul petto del ragazzo. Lily
cercò di bloccarlo, ma le ferite erano troppo profonde.
«Dannazione!»
Esclamò. «In che razza di guaio ti sei cacciato
questa volta,
James?!» Esclamò lei sottovoce, ma dal ragazzo,
ovviamente, non
ottenne alcuna risposta. Lily sapeva di non poterlo portare in
infermeria... come avrebbe potuto spiegare ciò che aveva
visto senza
far finire nei guai tutti quanti?
Così,
senza sapere cos’altro fare, aprì
un’aula vuota e ci entrò.
Aveva paura di poter incontrare Gazza per i corridoi e quello sarebbe
stato un grande, enorme
problema. Adagiò James su un divanetto di pelle vicino ad
un’alta
finestra dalla quale filtrava la debole luce della luna piena. In
questa nuova prospettiva Lily poté vedere in che stato
pietoso si
trovasse James. Il viso era cereo, i vestiti a brandelli e le ferite
al di sotto ancora aperte e sanguinanti. La ragazza
rabbrividì,
sentendosi di nuovo gli occhi lucidi. Non le piaceva il sangue, per
niente. La spaventava, le faceva paura. Tuttavia i suoi incantesimi
avevano bloccato, anche se di poco, l'emorragia. Lily sfilò
al
ragazzo gli occhiali sporchi e, senza quasi rendersene conto, gli
carezzò la guancia insanguinata. Sì, Lily odiava
il sangue. Non riusciva a sopportare di vedere James così.
Sembrava... sembrava... no. Non lo era. James era vivo
e presto sarebbe stato bene.
Improvvisamente
Lily balzò in piedi. Non aveva assolutamente tempo da
perdere e in
più ora sapeva dove andare. «Aspettami
qui.» Sussurrò al corpo
immobile.
Lily
corse veloce, sperando di non fare troppo rumore. Non seppe dire per
quanto corse, ma alla fine arrivò alla sua destinazione.
Senza
indugiare bussò forte alla porta di legno, per tre volte.
Dopo
pochi minuti una voce tremante e assonnata le rispose.
«S-sì? Chi
è?»
«Professore,
sono io. Sono Lily.»
La
voce non rispose più ma in compenso la porta si
aprì. Il professor
Lumacorno apparve davanti a lei, con indosso una vestaglia bianca
decorata con fini ricami verde smeraldo, come l’emblema della
sua
casa, e un’espressione intontita sul viso.
«Professore,
mi spiace disturbarla nel bel mezzo della notte ma...»
«Lily
cara!» Esclamò il professore, strabuzzando gli
occhi gonfi. «E’
tardissimo! Non dovresti essere in giro per il castello a
quest’ora!
Se qualcuno ti vedesse finiresti nei guai, seri guai!»
«Lo
so professore, ma non sarei qui se non fosse un’emergenza. Ho
bisogno di alcuni ingredienti per una pozione. Una mia compagna di
Grifondoro non sta bene. Avrei preparato io il tutto, ma è
troppo
tardi, e non sapevo dove altro procurarmi gli ingredienti se non da
lei. Ho pensato di venire da lei, professore, perché
è sempre così
gentile e disponibile.» Terminò Lily guardandolo
con uno sguardo
supplichevole.
«Oh,
e va bene. Entra, presto! Sappi che lo faccio solo perché
sei tu,
signorina Evans.» Disse Lumacorno aprendo la porta e
sbirciando
fuori, per controllare che nessuno avesse visto. Probabilmente il
fatto che fosse ancora mezzo addormentato fu molto d’aiuto
perché
Lily non si aspettava di convincerlo così facilmente.
«Grazie
professore!» Disse Lily, entrando. A volte serviva essere
nell’esclusivo club di Lumacorno, pensò la
ragazza, dispiaciuta
tuttavia di avergli dovuto mentire. Era pur sempre un professore.
«Prendi
tutto quello che ti serve.» Per fortuna Lumacorno sembrava
essere
troppo addormentato per sospettare qualcosa o anche solo per chiedere
chi si fosse fatto male, cosa si fosse fatto e che pozioni servissero
a Lily. Questa era un’ottima cosa, pensò la rossa
afferrando una
boccetta di essenza di dittamo. Meno domande avrebbe fatto meno
avrebbe dovuto mentire.
Lily
mise tutto in tasca, stringendo tra le dita la bottiglietta di
dittamo; di solito ne bastava una goccia per mettere tutto a posto.
Sperando che quella volta non avrebbe fatto eccezione tornò
alla
porta, cercando di non sembrare troppo agitata. Ogni momento che
passava poteva essere vitale per James.
«La
ringrazio immensamente professore. Non saprei cosa avrei fatto senza
di lei.»
«Oh,
suvvia mia cara. Non c’è assolutamente bisogno, mi
fa sempre
piacere aiutarti.» Rispose il professore, tutto orgoglioso di
se e
della sua beniamina. «E ricordati dell’incontro in
programma la
settimana prossima. Per il Luma Club. Spero proprio che tu riesca a
parteciparvi.»
«Oh,
certo signore, ci sarò sicuramente.» Disse Lily,
per niente
interessata al Luma Club in quel momento. «Grazie ancora. E
buona
notte, signore.»
Lily
gli sorrise fino a quando il professore non chiuse la porta. A quel
punto il sorriso le morì sulle labbra, sostituito da
un’espressione
preoccupata. Lily riprese subito a correre e pochi minuti dopo si
ritrovò di nuovo di fronte alla porta dell’alula
doveva aveva
lasciato James. Entrò e si richiuse la porta alle spalle,
lentamente. James era ancora come lo aveva lasciato.
La
ragazza si gettò in ginocchio, afferrando la boccetta di
dittamo
dalla tasca delle felpa. Non sarebbe stata in grado di fare altro.
Doveva funzionare. Il dittamo sistemava sempre
tutto.
«Ok.
Ok, andrà tutto bene. Tutto...» disse stappando la
boccettina con
mano tremante. Versò poche gocce su ogni ferita e
aspettò. Il
dittamo fece presto effetto: l’emorragia si fermò,
il sangue si
seccò e dopo pochi minuti i tagli diventarono sottili,
pallide
cicatrici sul petto di James. Lily si rese conto di aver trattenuto
il respiro per tutto quel tempo. Finalmente si rilassò e si
lasciò
sfuggire un sospiro di sollievo.
Poi,
per essere sicura che tutto fosse andato per il verso giusto, prese
il polso di James e cercò di sentire il battito.
Sì, era lieve, ma
c’era.
La
ragazza lanciò uno sguardo a James, che era ancora
completamente
immobile. Il suo colorito però stava migliorando,
realizzò con
gioia. Era andato tutto bene. Ce l’aveva fatta.
Non
sapendo che altro fare, Lily prese un panno pulito da uno dei
cassetti di una credenza e lo inumidì. Si
inginocchiò di nuovo
vicino a James e, scansando i brandelli della sua maglietta,
passò
il panno sul sangue rappreso, grattandolo via con delicatezza dal
petto del ragazzo e osservando con attenzione clinica le tre sottili
cicatrici. Improvvisamente le tornò alla mente la creatura
che
gliele aveva procurate. Era veramente bestiale, non
aveva
nulla di umano per questo le riusciva così difficile credere
che
quel lupo mannaro era Remus. Il tranquillo, pacato, misurato Remus.
Lily
continuò il suo lavoro, eliminando poco a poco tutto
l’odioso
sangue che imbrattava la pelle candida di James. Non sapeva
perché,
ma sentiva di aver caldo. Anzi, provava quella strana sensazione alle
guance, come se le stessero andando in fiamme. Ma di sicuro non era
perché stava lavando via sangue secco dal petto di James
Potter.
Assolutamente no! Accidenti, lui aveva appena rischiato di morire
dissanguato e lei... che orribile, orribile persona che era. Lily si
sarebbe volentieri tirata uno schiaffo. Forse anche due.
Lanciò
uno sguardo a James e la rabbia che provava verso se stessa
defluì
alla vista dell’espressione pacifica di lui. Ce
l’aveva fatta.
L’aveva guarito. Aveva salvato la vita a James Potter,
pensò con
una certa incredulità mista a fierezza. Sin da quando
l’anno era
iniziato, o forse ancora da prima, le pareva di vivere in un mondo
parallelo. Tutta quella storia con Potter... la faceva sentire... su
un altro mondo. Le sembrava di non essere più la Lily Evans
che era
stata per tutti quegli ani.
Sorridendo,
Lily passò delicatamente il panno anche sul viso di James,
eliminando le ultime tracce di sangue. Ecco, pensò la
ragazza,
sentendosi sollevata, ora non sembrava più morto. Sembrava
solo che
stesse dormendo.
Fu
in quel momento che le palpebre del ragazzo ebbero un fremito. Lily
si raddrizzò. «James?»
Aspettò qualche secondo, pensando di
esserselo immaginato, ma poi gli occhi di James si aprirono e il
ragazzo sbatté le palpebre un paio di volte.
«James!»
«Lily?»
Disse lui, con voce incerta, senza guardarla realmente.
«Lily... non
vedo niente!»
«Oh!»
Esclamò la ragazza, prendendo gli occhiali e porgendogli a
James.
«Certo, scusa.»
James
inforcò gli occhiali, mettendo a fuoco la stanza e,
ovviamente, la
ragazza.
«Cosa
diavolo è successo?» Disse lui, con aria stordita.
«Non...
non ti ricordi?» Chiese Lily, dubbiosa.
«Io
ricordo... io... ah, la testa.» Disse portandosi una mano
alla nuca
e mettendosi a sedere. «Ricordo che non riuscivo
più a...» Ma ad
un tratto si interruppe, la voce gli morì in gola e il
ragazzo si
voltò a guardare Lily con un’espressione colma di
stupore dipinta
sul viso ancora pallido..
«Non
riuscivi a trasformarti? In... in animgus?»
James
non rispose subito, ma fissò la ragazza intensamente. Lily
si sentì
in imbarazzo. «Non preoccuparti, non lo dirò a
nessuno. Né di te,
o Sirius, o Peter. Né di Remus.»
James
deglutì. «Non è colpa sua. Non
giudicarlo per quello che ha fatto,
lui...»
«James,»
lo interruppe Lily, rivolgendogli un sorriso rassicurante.
«Lo so.»
Anche
le labbra del ragazzo si piegarono in un sorriso, ma dalla sua
espressione si capiva che il ragazzo era ancora sofferente.
Automaticamente, James cercò la mano di Lily, e la strinse.
«Mi
hai salvato la vita, non è vero?» Disse
guardandosi il petto e
passando le dita sulle tre sottili linee bianche che vi correvano da
un lato all’altro. «Sei sempre la solita,
Evans.»
«Bé,
credo che tu ora mi debba un favore.» Disse Lily, liberando
la mano
dalla stretta di lui e alzandosi in piedi di scatto. Non sapeva
perché, ma si sentiva come... in imbarazzo.
E poi una
consapevolezza la colpì forte, come se avesse ricevuto un
pugno. Era
sollevata. Sollevata di vedere che James stava bene. Per un attimo
aveva davvero temuto per il peggio. Si era preoccupata
per
lui. E questo non andava bene, perché non riusciva a capire
tutti
quei sentimenti che stava provando. La confondevano e la facevano
impazzire. In automatico, Lily diede le spalle a James, per non
fargli vedere la confusione sul suo viso ed iniziò
distrattamente a
sistemare tutto ciò che aveva toccato o spostato nella
stanza, per
cancellare ogni traccia del loro passaggio.
James
si alzò lentamente, riacquistando l’equilibrio,
poi guardò Lily,
che gli dava ancora le spalle. «Grazie.»
Sussurrò James,
guardandola attentamente, in attesa che si voltasse.
La
ragazza smise di fare quello che stava facendo. Di solito James
Potter non ringraziava mai. O almeno non lo aveva mai sentito farlo,
non così spesso.
«Non
devi ringraziarmi.» Rispose lei, ancora più
confusa e schiava dei
sentimenti incomprensibili che provava in quel momento. «E
poi...»
Iniziò a dire Lily, cambiando tattica. «Anche se
sei così odioso
non ti avrei certo lasciato morire, Potter.» Concluse
rivolgendogli
un sorriso divertito e mascherando ogni sua incertezza.
«Ah
davvero? E così mi reputi odioso, eh?» Disse James
avanzando a
tentoni verso di lei.
«Attento
Potter, sei quasi morto dissanguato. Faresti bene a non
sforzarti.»
Rispose Lily, con un velo di preoccupazione nella voce.
«Dunque
ti preoccupi per questo ragazzo odioso.» Disse James
indicando se
stesso.
Lily
scosse la testa, esasperata. «Sarà meglio tornare
ai dormitori.»
«Sì
certo. Fammi solo prendere... Oh.» Disse James, sgranando gli
occhi.
«Il mantello! Deve essermi caduto!»
Esclamò preoccupato.
«Lo
cercheremo domani, ora non c’è tempo.»
Lily si diresse verso la
porta, ma James non si mosse, si guardava attorno con aria stordita.
«James?» Sussurrò Lily allungando una
mano verso di lui.
«Okay.»
Disse, contrariato. Ma non se lo fece ripetere un ‘altra
volta.
Prese la mano di Lily e insieme uscirono nel corridoio deserto. Lily
accantonò tutti i suoi dubbi passati, concentrandosi su
ciò che
doveva fare: ovvero sgattaiolare per il castello in piena notte, con
un James Potter convalescente e non proprio nella sua forma migliore.
Se l’avessero beccata sarebbero stati guai seri. Lily
guardò a
destra e a sinistra; la via sembrava sgombra. In silenzio avanzarono
per i corridoi deserti del castello, guidati dalla luce della
bacchetta e da James, che al contrario di Lily conosceva bene ogni
scorciatoia nascosta e non. I loro passi echeggiavano attutiti dai
tappeti nel silenzio dei corridoi deserti di Hogwarts mentre i
ritratti nei quadri sonnecchiavano o russavano fragorosamente o
lanciavano loro occhiata sospettose. Per poco non si trovarono faccia
a faccia con Gazza, in un corridoio del quinto piano, ma riuscirono
ad evitare anche lui e pochi minuti dopo erano nella sala comune dei
Grifondoro. Senza fermarsi, James imboccò la scala per il
dormitorio
maschile. Lily avrebbe voluto obiettare, dirgli che da li poteva
anche proseguire da solo, che non c’era bisogno che lei lo
seguisse, ma poi ci rinunciò. La camera dei Malandrini era
il
paradiso del disordine. C’era roba ammucchiata ovunque. Lily
giurò
di aver visto una calza sgualcita penzolare fuori dal libro di
incantesimi, ma forse se l’era solo immaginato. O forse no,
pensò
reprimendo un brivido al pensiero di qualcuno che vivesse in mezzo a
quel macello. Oltre ad essere completamente sotto sopra, la camera
era era anche deserta: i suoi restanti inquilini non erano ancora
rientrati. Lily si chiese cosa stesse succedendo la fuori, nella
foresta.
James
si lasciò cadere sul suo letto, esausto.
«E’
da tanto che va avanti così? Per Remus, intendo.»
Chiese la
ragazza, tanto per spezzare quell’imbarazzante silenzio. Come
se
non conoscesse già la risposta, pensò incrociando
le braccia al
petto e guardando James.
«Ogni
luna piena. Sin da quando lo conosco.»
«Mi...
mi dispiace.» Disse Lily, ripensando all’idea che
si era fatta sui
Malandrini, nel corso degli anni. Ora si rendeva conto che era
un’idea del tutto sbagliata. Sì, erano dei ragazzi
ribelli,
pestiferi, scapestrati e spesso dei grandi idioti, ma fino ad allora
non aveva saputo, non avrebbe mai nemmeno immaginato quanta
lealtà
ci fosse in quel gruppo. Quanto rispetto e amicizia. Lily
alzò lo
sguardo su James, ricordando come il cane nero, Sirius, si era
frapposto fra James il Lupo Mannaro, poco prima. Era palese che un
cane, per quanto arrabbiato, non avrebbe potuto battere un lupo. Ma
lui lo aveva fatto lo stesso. Sarebbe morto per salvare il suo amico.
«E voi...» Chiese Lily «Voi avete deciso
di trasformarvi in
animagus per lui.»
Il
ragazzo annuì, senza aggiungere altro. Avevano compiuto uno
degli
incanti più difficili e in più lo avevano fatto
illegalmente, solo
per stare al fianco del loro amico e per fare in modo che nessuno
potesse scoprire che cos’era in verità. Per
proteggerlo.
«Questo
è.... è un gesto da veri amici.»
James
sorrise con una certa soddisfazione in volto. Lily non gli faceva
spesso dei complimenti. Anzi, non gliene aveva mai fatti
dacché
James ricordasse. I due si fissarono per un po’, poi Lily
distolse
lo sguardo. «Non credi di doverti cambiare?» Disse
guardando la
maglietta distrutta di James.
«Sì,
credo sia opportuno farlo.» Il ragazzo si alzò e
afferrò una
maglia a caso dal disordinato baule aperto ai piedi del suo letto,
levandosi quella rotta, che finì a terra.
Lily
si voltò dall’altra parte, dandogli la schiena.
«Lily?»
La chiamò lui con voce maliziosa. «Puoi anche
guardare sai? Non
sono mica nudo.»
«Oh!
Cambiati e basta!» Sbottò la rossa, incrociando le
braccia con
stizza.
«Ok,
ok! Fatto.» James si lasciò cadere mollemente sul
letto.
«Faresti
meglio a dormire un poco ora. Hai un’aria
stravolta.» In effetti
gli occhi del ragazzo faticavano a restare aperti. James fece segno a
Lily di sedersi accanto a lui.
La
ragazza era già in imbarazzo solo per il fatto essere li,
nella sua
camera da letto; avrebbe voluto restare sola e pensare ai sentimenti
inaspettati che l’avevano colta quando aveva visto James
ricoperto
di sangue. Era così... confusa. E in più... non
era mai entrata nei
dormitori maschili, e non avrebbe mai pensato di entrarci da sola con
una ragazzo. Ma alla fine lo accontentò e gli si sedette
affianco.
«Puoi
restare qui, per favore?»
Lily
sgranò gli occhi a quella richiesta. Socchiuse le labbra, ma
non le
venne in mente niente da dire. «Hemm... io...»
James alzò lo
sguardo stanco su di lei, in attesa di una risposta. «Hmmm...
okay.»
Disse la ragazza. Le labbra di James ebbero un guizzo mentre i suoi
occhi si chiudevano, quasi contro la sua volontà, in preda
alla
stanchezza.
«Gra...
grazie Lily.» Disse James per metà sbadigliando.
Le trasformazioni
in animagus richiedevano una certa dose di energia e tre
trasformazioni l’avevano sfiancato. In più
c’era stato quel
piccolo problema con Remus-lupo che non aveva fatto altro che
peggiorare le cose. James non aveva nemmeno la forza di tenere gli
occhi aperti.
Si
addormentò in pochi minuti e Lily, per la seconda volta in
una sera,
si ritrovò a fissare il suo viso sereno. Questa volta
però, sulle
labbra di lui c’era un sorriso. E, cosa più
importatane, non c’era
traccia di sangue.
~
Lily
non si rese conto del tempo che passava, fino a quando il rumore dei
passi la destò dallo stato di assopimento nel quale era
caduta.
Sobbalzò sulla sedia e si alzò in piedi.
Lanciò uno sguardo alla
finestra. Fuori era ancora buio, ma in lontananza sembravano iniziare
ad apparire i primi raggi dell’alba.
Quando
si voltò a guardare la porta, quella si aprì e
tre persone
entrarono tutte trafelate nella stanza, Sirius in testa.
«Ramoso!»
Urlò. James, che dormiva beato sul letto, si
svegliò di colpo.
«Che...?!»
Disse mettendosi a sedere velocemente, con uno sguardo perso e i
capelli spettinati. Un istante dopo, Sirius gli fu addosso.
«Ahi!
Felpato! Mi fai male!»
Ma
il ragazzo non accennò a spostarsi e presto fu raggiunto da
Peter.
«Ragazzi.»
Provò a dire Lily, ma i due non l’ascoltarono.
«Hemm... ragazzi!»
Disse alzando la voce. Sirius questa volta si voltò. Sulle
sue
labbra c’era un sorriso largo da un orecchio
all’altro.
«Ah,
Evans! Spero di non aver interrotto niente!»
Esclamò Sirius
lanciando uno sguardo a James e passandogli un braccio sulle spalle,
tirandogli un pugnetto amichevole sulla spalla. James
ridacchiò,
ancora mezzo addormentato. «No, niente di che. Solo il mio
sonno.»
Borbottò lanciando uno sguardo a Lily. I suoi occhi parevano
dire
‘’sei rimasta’’.
Sirius
rise ma poi, d'improvviso tornò serio. «Sono
felice che tu stia
bene, Ramoso.»
James
stava per rispondere, ma una voce lo bloccò prima che
potesse anche
solo iniziare.
«Mi
dispiace.»
James
si voltò verso la fonte della voce. Non aveva realizzato,
all’inizio, che Remus non era li con loro. Il ragazzo era
rimasto
in disparte, vicino alla porta, con lo sguardo basso e i capelli che
gli ricadevano flosci sulla fronte, coprendone il viso cereo, come se
stesse pensando di scappare via da un momento all’altro.
«Remus...»
«No!
E’ stata colpa mia! Avete sempre rischiato tanto per me,
prima o
poi sarebbe dovuto succedere. Non... non dovete più fare
tutto
questo, non dopo quello che è successo. Mi dispiace.
Davvero. Avrei
potuto ucciderti.» Concluse il ragazzo, abbassando di nuovo
lo
sguardo.
«Remus,
quello che facciamo, il trasformarci le notti di luna piena,
è stata
una scelta nostra. E lasciamelo dire, se dovessi tornare indietro lo
farei ancora. E’ questo che fanno gli amici, no?»
James sorrise ma
Remus, che si ostinava a tenere lo sguardo basso, non sembrava
affatto convinto.
«Gli
amici non cercano di uccidere altri amici. Io l’ho quasi
fatto.»
«Ma
non è stata una tua scelta. Dai Remus, lo sai bene! Lo
sappiamo
tutti. E poi... sono qui e sono in forma! Non possiamo passarci
sopra?»
Lily
iniziò a sentirsi di troppo in quel quadretto da Malandrini.
E
Sirius parve accorgersene. «Ramoso ha ragione; è
vivo, sta bene. E
per questo dobbiamo ringraziare la nostra rossa ficcanaso la in
fondo.» Disse Sirius indicando Lily, che stava cercando di
scomparire mimetizzandosi col muro.
«Hey!»
Esclamò lei. «Non sono una ficcanaso!»
«No...
no, certo che no. Allora cosa ci facevi li, a quell’ora,
fuori
dalle mura del castello?» La stuzzicò Sirius,
rivolgendole uno
sguardo complice. Lily rimase spiazzata. «Io... hemm... io...
bè,
che ti importa? L’importante è che fossi
li.»
«Giusto!»
Esclamò James, ma subito dopo tornò a guardare
Remus. «Allora
Lunastorta, vieni qui o no?»
Il
ragazzo esitò ancora ma alla fine si convinse e con un
sorriso
dispiaciuto si sedette sul letto e subì le pacche amichevoli
di
James e Sirius. Peter, dal canto suo, era semplicemente felice che
tutto si fosse risolto nel migliore dei modi.
«Bene,
adesso io me ne andrei. Avete tutti una pessima cera
quindi...»
Disse Lily indicando la porta. «A domani.» Stava
già per uscire
quando si voltò indietro. «Ovviamente non
farò parola con nessuno
riguardo quello che è successo stanotte.» E il suo
sguardo scivolò
su Remus. Lily gli rivolse un sorriso comprensivo, poi
lanciò
un’ultima occhiata agli altri Malandrini.
«Buona
notte, tesoro.»
Disse
James rivolgendole un sorriso ampio tanto quanto quello di Sirius.
Lily lo fulminò con lo sguardo, ma decise di non dire nulla.
Però,
mentre si dirigeva al dormitorio femminile, un mezzo sorriso le si
dipinse sulle labbra.
Quella
giornata era stata decisamente strana.
E non aveva fatto altro che confonderla di più. Okay, aveva
questa
relazione segreta con James Potter. Ma era nato tutto come una sorta
di esperimento... uno... scherzo. Un atto di ribellione o
chissà
cos’altro. Non poteva essere che lei iniziasse a provare davvero
qualcosa in
più per lui. Ma
improvvisamente l’immagine del ragazzo immobile e
insanguinato le
tornò in mente, facendola rabbrividire. Ma insomma, restava
sempre
James Potter, no? Non poteva essere niente più che semplice
preoccupazione. O almeno Lily cercò di convincersi che fosse
così.
~
Sirius
lasciò andare James e si lasciò cadere sul letto,
al suo fianco,
mentre Peter si appallottolava sul fondo e Remus si cambiava i
vestiti laceri e sporchi.
«Oh...»
sospirò James fissando il soffitto con aria sognante.
«Se solo
foste rimasti nel bosco ancora un po avrei potuto passare
più tempo
con la Evans. Non credo fosse mai venuta nel dormitorio maschile,
sai?»
«Sei
proprio un infame, lo sai vero?! Eravamo preoccupati per te, per
questo siamo venuti subito! E per poco Gazza non ci beccava! Abbiamo
dovuto chiudere quella sua maledetta gatta in un ripostiglio delle
scope! Quando il vecchio lo scoprirà sarà
furioso! E tutto questo
per correre a piangere al tuo capezzale!» Esclamò
Sirius,
fingendosi offeso e lanciandogli un cuscino in faccia. «E poi
non mi
pare che steste facendo un granché. Dormivi come un bimbo,
Ramoso!
Mancava solo che ti mettessi a ciucciarti il pollice!» James
lanciò
via il cuscino e non commentò. «E levati
quell’espressione da
babbeo dalla faccia!» Esclamò Sirius, ora ridendo
di gusto.
Remus
li raggiunse, pulito e composto come se non si fosse appena
trasformato in lupo mannaro. «Ma c’è una
cosa che non capisco...
perché non eri trasformato?» Chiese Remus,
guardandolo di
sottecchi. Si sentiva ancora in colpa, nonostante tutto.
«Lui
si era trasformato. Ma
ad un certo punto... è tornato umano.»
«Ma
perché? Com’è possibile?»
Chiese Peter mordicchiandosi
un’unghia.
«Credo
di saperlo.» Disse James, d’un tratto serio.
«Vi ricordate la
pozione che mi ha fatto bere Mocciosus? Credo sia stata colpa
sua.»
Sirius
scattò subito in piedi. «Quel piccolo, viscido,
lurido verme!
Domani desidererà di non essere mai nato! Probabilmente lo
desidera
ogni giorno, ma chissenefrega!»
«Ne
sei sicuro James? Okay, stiamo parlando di Piton... ma arriverebbe a
tanto? Lui sa cosa sono io...» disse Remus con un certo tono
di
disgusto. «Sa quello che avrei potuto farti e che in effetti
ho
quasi fatto... credi davvero che sarebbe arrivato a tanto?»
«Certo
che sì! E’ perfettamente nel suo stile!»
Esclamò Sirius. James
annuì con vigore.
«E’
un mangiamorte ora, deve aver preso la cosa molto sul serio. Ma
ovviamente non avrebbe il coraggio di farmi fuori lui stesso. No, il
vermiciattolo fa fare il lavoro sporco ad altri.»
«Quel
bastardo! Voleva metterci uno contro l’altro, ecco cosa
voleva! Oh,
questo non doveva farlo. Non doveva proprio farlo.» Disse
Sirius con
fare minaccioso.
Remus
non ebbe più obiezioni, parve convinto quanto James e Sirius
del
fatto. «Okay. Okay, il ragionamento non fa una
piega.» Remus
sospirò. «Ma forse ora è meglio andare
a letto. Non so voi, ma
sono stanco morto. Ed è già quasi
l’alba.»
«Sì,
Remus ha ragione.» Constatò Peter, alzandosi e
zampettando subito
verso il suo letto, con sguardo assonnato come se fosse già
per metà
nel mondo dei sogni.
Anche
Sirius, che aveva ancora sul volto un’espressione minacciosa,
si
avvicinò al suo. James invece si lasciò cadere
sui cuscini,
pensando a tutto ciò che era successo.
Aveva
rischiato di morire, quel giorno. Aveva davvero
rischiato di morire. Forse lo aveva realizzato solo in quel momento.
Se Lily non fosse stata li probabilmente a quell’ora sarebbe
morto
sotto le fauci del suo migliore amico. Tutto per colpa di
quell’idiota di Mocciosus. Ma Lily era li, era li per lui e
lo
aveva salvato. Un sorriso si dispiegò sulle sue labbra,
probabilmente Sirius gli avrebbe detto che aveva
un’espressione da
babbeo in quel momento, ma non gli importava. Dopo quasi sei anni,
finalmente, aveva fatto innamorare di sé la sua bella Evans.
E lei
gli aveva salvato la vita. Le cose potevano andare meglio di
così?
Bé, James era sicuro di non aver ringraziato abbastanza la
sua Lily.
Il giorno dopo avrebbe rimediato. E avrebbe rimediato anche la
questione Mocciosus. Con questo pensiero e con l’immagine di
Lily
intrappolata negli occhi e nella mente, James si addormentò.
~
SPAZIO AUTORE
Buon
giorno miei cari lettori (se ne sono rimasti xD) e buone vacanze!
Dopo le varie minacce di essere cruciata (che lettori malvagi che ho
+__+)... ecco finalmente il nuovo capitolo!
Finalmente
la scuola è finita e ci si può riposare... e si
può scrivere in
tutta calma u.u spero che il capitolo vi sia piaciuto... abbastanza
tranquillo... bé, non proprio per il povero James! Quasi
ammazzato
dal suo migliore amico! Diciamo che ora potrebbe essere un poco
arrabbiato con un certo Piton... mentre possiamo dire che non lo sia
per niente con la bella Lily :D
Bé,
basta con le chiacchiere! Ringrazio __Puffa__ , AudreyC,
Lally_97
e LetyBene per aver recensito lo scorso capitolo e... alla
prossima ;)
- C