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Autore: elfin emrys    05/07/2012    1 recensioni
Dal Capitolo 30
Prende la spada che un tempo fu della ragazza e la lucida. Mentre il corpo freddo viene sotterrato e la tomba viene ornata con candele e fiori, Garret conficca la spada nel terreno, come ricordo che lì, dentro quella terra, c'è qualcuno che riposa in eterno.
[Grazie a tutti quanti, perchè, nonostante da 300 lettori sia passata a 35, c'è sempre qualcuno che recensisce e c'è sempre qualcuno di nuovo che aggiunge questa storia fra le preferite/seguite/da ricordare]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guida ai capitoli:

Il titolo del capitolo significa “Conquistare, combattere”

La frase di Jessica è in inglese e significa “Non ho mai voluto vedere il suolo italiano così”.

Ricordo che Miku è la Maga del Tempo giapponese e Aprile la Maga del Tempo australiana.

 

CAPITOLO TRENTA: WIK



-Come sarebbe a dire?!

-Calmati, Elanor.

-Eh no, no e no. Questo è uno stramaledettissimo colpo basso! E poi noi non avevamo i soldati vicino alle Alpi?

-Sconfitti. Oltretutto c'era un altro esercito che veniva dal sud, probabilmente dalle coste dell'Africa e...

-Non mi interessa! Come cavolo si è permesso di conquistarmi Roma?? Ah, ma adesso lo impicco, stavolta gli faccio male a quell'infame disgraziato. Lo prendo e lo faccio a pezzi.

Garret si alza dalla sedia, andando verso la ragazza, seguito dallo sguardo di Richard, che aveva portato la notizia. Da fuori tutti i cavalieri più fidati orecchiano la conversazione.

-Elanor, adesso non ci possiamo preoccupare di Roma: Parigi ha la priorità, come Londra del resto. Se riconquistiamo queste due città avremo abbastanza territorio per marciare anche in Italia, ma per adesso...

-Pensi che me ne importi qualcosa di Parigi e Londra?? Che vengano rase al suolo, allora, sai che mi importa! Io voglio la mia città! Quello si è anche permesso di non distruggere alcun monumento...

-Meglio, no?

-NO, perchè ci ha messo sopra il suo cavolo di stemma, maledetto! Basta, non lo posso sopportare. Io vado a riprendermi l'Italia e nessuno mi potrà fermare.

Istantaneamente Garret prende la bionda per un braccio.

-Se tutti ragionassero come te, Elanor, anche io avrei deciso di andare direttamente a Londra a riprendermela, no?

-Ma a Londra non c'è niente! A Roma ci sono resti, chiese, monumenti grandiosi...

-E Buckingham Palace?

-Non me ne frega niente di quella catapecchia!

-C... Ca... Catapecchia?!

Richard sospira, alzandosi. Garret sembra vibrare di incredulità e inquietudine. Elanor esce, sbattendo la porta, incenerendo con lo sguardo tutti coloro che trova fuori dalla stanza.

-Catapecchia, Richard! Ha detto “catapecchia” a Buckingham Palace!

-...A dirla tutta, non ha proprio tutti i torti...

L'espressione di Garret convince Richard a fuggire dalla sala il più in fretta possibile. Il rosso rimane solo dentro la stanza. Si risiede, sospirando. A dir la verità, lo immaginava. Fin dall'inizio lui e Elanor avevano detto la possibilità che Mordred prendesse anche l'Italia, però... speravano che i loro continui attacchi sia in Inghilterra sia in Francia lo rendessero impegnato.

-Forse conquistare l'Italia era nei suoi piani fin dall'inizio...

Ma perchè? Cosa aveva quel paese che non avevano gli altri? La risposta: niente.

-Forse vuole solo scombussolare Elanor e fare in modo che lasci la Francia. Sì, forse lei gli sta cadendo in bocca.

Già, potrebbe essere quello il suo piano. Ma del resto tutti gli spostamenti di Mordred erano stati... “strani”: sembrano non avere un senso, una tattica, come se si muovesse ciondolando per l'Europa a conquistare territori per poi lasciarli immediatamente. Ed è questo che preoccupa Garret. Sente che c'è qualcosa che gli sfugge, qualcosa che non riesce a capire in quel modo di fare. Il ragazzo china la testa, guardando il pavimento, osservandolo. A braccia conserte, attende una risposta che non arriva. Ma improvvisamente sente un botto. La terra sembra tremare, vede un uomo entrare velocemente all'interno della stanza, correndo, lo sguardo spaventato.

-D... dal ci... cielo!

Il ragazzo non gli lascia terminare la frase che si butta fuori dalla sala, lanciandosi in una serie di corridoi senza fine. Esce. Conficcati in terra, sull'asfalto, ci sono degli strani involucri. E li riconosce là, fermi, immobili, ormai privi del loro contenuto originario, ormai innoqui. Guarda in alto: delle grandi creature (cosa sono? Grifoni? Chimere? Draghi?) volano con gli artigli conficcati in quelle gocce di magia pura-una strana luce di un colore più vicino all'argento che all'azzurro ornata di un rude intreccio di ferro nero. E ogni volta che una di quelle bombe cade a terra, il suono della loro caduta sembra dilagare nell'aria, colpire il viso con sferzate micidiali. Garret si copre gli occhi quando una cade poco lontano da lui, per proteggersi dalla luce eccessiva. Ma sa perfettamente che la vera potenza di quegli ordigni non è l'esplosione dell'intero pezzo, ma lo scoppio della sola componente magica. Il ragazzo rientra, guarda dalla finestra, cerca con lo sguardo Elanor. Non sta lì. Riesce, è veramente indeciso sul da farsi, non aveva neanche lontanamente sfiorato l'ipotesi che potessero essere attaccati così, si lancia in mezzo allo slargo, corre dall'altra parte, passa sotto dei porticati, sente il fischio di un altra bomba, si nasconde dietro una colonna. Trattiene il respiro. Sente il tuono, sente le fibre di ogni suo essere tremare. Poi la vede. Vede qualcosa strisciare a terra. Spalanca gli occhi. Stringe le labbra. Ecco, ne sente il respiro. Vede il liquido azzurro (o sarebbe più corretto dire “il fumo”?) prendere forma. Si accenna il viso, i capelli, le spalle, il seno, il busto. Man mano ogni parte diventa più precisa. Vede gli occhi chiusi. Vede quella cosa annusare l'aria, girarsi in all'erta. Garret ha paura. Un solo errore, un solo misero errore potrebbe ucciderlo. Nel terrore, cerca addirittura di fermare il battito del proprio cuore, che fa troppo, troppo rumore. L'essere gli si avvicina. Il ragazzo cerca di trattenere il più possibile l'aura di magia. Sa perfettamente come funziona quella cosa: è ghiotta di carne e se è di un mago è praticamente impossibile salvarsi se la propria energia non è ben coperta. Sente la sua mano fredda scivolargi intorno al viso. Trattiene un gemito di disgusto. Chiude gli occhi. Sta per scoppiare, non riesce a trattenere il fiato. Percepisce una pressione sul suo petto. Sta cercando di vedere se è vivo. La sente alzare le palpebre. Garret sa che è la fine. Non cerca neanche di ribellarsi, sperando ancora in un miracolo. Le labbra dell'essere si schiudono leggermente sulla sua pelle. Ecco i denti. Poi sente un fruscio e il peso sul proprio corpo sparisce. Apre gli occhi, ricomincia a respirare. Sa di essere salvo, ma...

-Tu...

Cathal lo guarda, sorride. I suoi occhi sono di uno strano color rosso che sparisce subito.

-Presto, Garret! Stanno attaccando la città!

L'uomo lo afferra per una spalla, lo trascina con sé. Il ragazzo, dopo un primo momento di smarrimento, lo asseconda.

-Come mai sei qui? Non ti avevamo mandato con un altro esercito qualche giorno fa?

-Sì, abbiamo sconfitto il nemico, tuttavia non siamo potuti rimanere poiché all'interno della città dove ci eravamo accampati c'erano delle spie. Non riuscivamo a trovarle, però, quindi abbiamo deciso di riunirci con l'esercito originario. E a quanto pare sono arrivato in tempo. Fortunatamente c'era chi aveva costruito delle specie di bunker. Abbiamo nascosto tutti là o nelle cantine. Mancano solo venti persone e una di queste sei tu.

Improvvisamente l'uomo gira, Garret lo segue.

-Ecco.

Il ragazzo si sente prendere per una spalla e buttare dentro un buco nel terreno.

-Garret, sei tu?

-Elanor?

-Sì.

Non c'è alcuna luce. Intanto, in superficie, Cathal si gira. Una donna fatta di pura materia incantata lo sta guardando. L'uomo sorride, i suoi occhi cambiano colore, attende lì, la spada fra le mani, la spada, “Colei che batte la paura”.

-A noi due...

 

Elanor si mette una mano alla testa, sussultando. E' da giorni che le fanno male le tempie. Si guarda intorno: il paesaggio è radicalmente cambiato da quando hanno lasciato la città. Non sono andati molto lontano da lì, dove comunque hanno lasciato il loro centro. Hanno diviso l'esercito in otto schiere, ognuna dotata dello stesso numero di maghi e di non maghi, e le hanno inviate in tutte le parti intorno alla città. La ragazza si siede a terra, facendo cenno a tutti di riposarsi. Il vento, ormai pienamente di primavera, le accarezza la testa dolente. Mette della stoffa del mantellino per terra e ci si sdraia sopra a ricordare. Quando, giorni prima, erano stati attaccati in città, la fiducia che stava cercando di guadagnarsi era bruscamente calata. Con gli aiuti alla gente e con altre dimostrazioni di forza era riuscita a recuperarne un po', ma era una fiducia fragile, una lealtà pronta a cedere. Quegli strani involucri che erano caduti dal cielo avevano macchiato le strade di rosso: orribile, rivoli di sangue acceso riempivano degli angoli, qualche palazzo era addirittura crollato, già traballante per gli attacchi precedenti. Prendendo i resti degli ordigni, li avevano fusi ed erano stati in grado di creare delle piccole difese contro eventuali nuovi attacchi di quel tipo. Ma erano quasi nulle, lo stretto indispensabile per far morire meno persone. Appena accertato il decesso di alcuni, dato cure a quelli feriti, Magor, Niniel e Cathal avevano parlato alla popolazione e all'esercito dicendo loro cosa fare e cosa non fare trovandosi di fronte ad altri attacchi di quel tipo. Elanor sorride. Magor era rimasto quasi scioccato. “Era nuda! Nuda!”. Richard aveva riso come un ossesso guardando il viso sconvolto del ragazzo, che stava rabbrividendo.

-Mia signora, un messaggio da Avalon.

-Grazie, Brandil.

Il ragazzo si inchina, girandosi e raggiungendo i compagni. La Regina prende il messaggio: è un foglio piegato in maniera da formare un esagono, al centro c'è della ceralacca rossa. Lei sa perfettamente come aprirla: posa un dito al centro del cerchio di ceralacca, che si illumina e fa aprire l'esagono, che si trasforma in un fiore. Tra i petali di carta si possono leggere scritte in una grafia sottile. Davanti al viso della ragazza compare una specie di schermata azzurra dalle scritte bianche ben marcate.

Mia Regina,

le armi e le difese contro attacchi aerei che aveva richiesto non potranno giungere presto a destinazione a causa di una schiera di navi nemiche insediate nella Manica. Mordred ha ripreso il controllo di alcuni portali e sembra che l'esercito in Danimarca stia facendo fatica a fronteggiare quello nemico. Qua in Inghilterra la situazione è lievemente migliore poiché siamo quasi giunti a Londra, tuttavia i maghi e la popolazione rimasta nella città si rifiuta di collaborare. Senza il loro aiuto sarà più complicato rientrare in città poiché essa è protetta da alcuni soldati ben equipaggiati di grande forza magica. Inoltre qui ad Avalon il popolo si è scoraggiato sapendo che Mordred ha, poche ore fa, conquistato definitivamente Roma: si dice che abbia messo sui palazzi e i monumenti più alti e illustri della Caput Mundi il proprio stemma. Sembra anche che più della metà della popolazione magica presente all'interno della città e nei dintorni sia stata decimata a causa di numerosi ribellioni. Oltretutto ci è giunta la notizia che alcune nazioni stanno cercando di intervenire, purtroppo con scarsi risultati. La stessa battaglia con gli Americani, battaglia di cui sono certa avete sentito parlare, ha dimostrato l'evidente superiorità dell'esercito centrale di Mordred. L'unica notizia che ci rincuora è sapere che presto tornerà uno dei nostri esploratori che voi stessa avete ordinato perlustrasse il territorio circostante: probabilmente porta notizie sulla posizione precisa del Nemico, tuttavia non voglio portare false speranze.

Tirando le fila degli ultimi fatti avvenuti, questa guerra ci sta venendo a costare molti uomini anche se le vittorie sono state più numerose delle sconfitte, poiché i movimenti di Mordred non sono precisi. Garret stesso nella sua scorsa lettera indirizzata qui ad Avalon ha affermato di non riuscire a capirne la tattica e a prevederne i movimenti. Forse è per questo che un tempo veniva chiamato “Il Guerriero delle Nebbie”. Inoltre sono venuta a conoscenza della grave condizione in cui versano Alessandro e una delle Maghe del Tempo. Mentre il primo, per quanto mi è stato detto, non è propriamente in pericolo di vita, per la seconda è necessario mantenerla in uno stato di coscienza. Avrà già notato, mia Regina, che gli stessi cavalieri che voi stessa avete visto risvegliati sono sbiaditi: ciò ci porta a pensare che se la Maga morisse, l'incanto svanirebbe. Tuttavia, dai dati portatomi, è troppo tardi. Garret mi ha anche informato, sotto vostro ordine, della situazione psicologica dell'esercito. Il nervosismo e la rabbia sono cose assolutamente normali e non sono nulla di cui preoccuparsi per adesso. Consiglio, però, di tenere sott'occhio i soggetti più emotivi, i quali si potrebbero lasciar andare a crisi e casi di distrazione e/o disobbedienza. Un caso particolare per Arianna, alla quale io tengo moltissimo: lo stress per le battaglie e per la ferita del fratello la portano a compiere azioni che normalmente non farebbe e ciò mi turba fortemente. Sono sicura che, con la guarigione di Alessandro, anche lei tornerà a una stabilità emotiva.

Il momento, man mano, sta giungeno: verrà un giorno in cui vi raggiungerò in Francia.

Con assoluta fedeltà, Clio

La Regina sospira, guardando da lontano Arianna guardare l'orizzonte. Come soldato si rende conto della situazione, come capo della spedizione non l'accetta, come ragazza lo capisce, come amica la turba. Sa perfettamente che c'è solo una persona capace di risollevare lo spirito alla mora e quella persona è Richard.

-Se solo quello fosse meno porco, adesso starebbero insieme e lei non avrebbe problemi anche sentimentali! A volte mi sembra di essere una baby-sitter in una sitcom.

Mentre arriva un altro soldato mandato in pattugliamento ad avvertire dell'arrivo di una truppa nemica, Elanor non può fare a meno di sospirare come se fosse ormai una cosa ovvia e naturale, alzarsi e sperare che la situazione non peggiori ancora.

 

Mordred è bello e questo Jessica lo riconosce subito. Non sa chi sia, né da quale paese venga, ma sa che è il nemico. Eppure si lascia a un momento di distrazione, un momento in cui il suo cuore di donna palpita più del dovuto quando vede quello sguardo scuro posarsi su di lei. Vede quel sorriso infame e maledetto e pensa che, sì, in altre situazioni le sarebbe parso veramente meraviglioso. In altre occasioni, non mentre una lunga lama brillante le trapassa il petto da parte a parte e non mentre intorno a lei sente l'odore del sangue dei suoi connazionali. Mentre Mordred le sfila la spada dal corpo un brivido di dolore e di uno strano fatale piacere le percorre il corpo. La donna si guarda intorno e pensa un ultimo frammento incoerente, un frammento di un flusso di riflessioni bruscamente interrotto dal dolore.

-I never want to see the Italian soil in this way...

E cade con la faccia nella polvere.

 

Garret respira lentamente mentre guarda negli occhi la donna stesa su un lettino. Non avrebbe mai pensato che sarebbe stata lei la prima a morire. Anzi, in realtà non aveva mai preso neanche in considerazione l'ipotesi che uno dei Maghi del Tempo li lasciasse. Pierre e Antonio non sono con lui, accanto a sé c'è solo Aprile che fissa la collega inorridita. Il taglio, che in un primo momento-e Garret questo lo ricorda con orrore- aveva sottovalutato, si era infettato ed era peggiorato. Il fatto che Miku cercasse solo di stare sveglia non aveva fatto altro che affaticarla. Il ragazzo degludisce vedendo le palpebre che si abbassano lentamente, in una morte tranquilla e senza respiro, lenta e incomprensibile. Il rosso sente le proprie labbra tremare, sente le membra farsi come pietra. Non se lo sarebbe mai perdonato. E quando, dopo lunghi minuti, l'ultimo alito di vita sfugge dalla bocca della ragazza, quando i suoi occhi sono totalmente chiusi e rilassati, Aprile scoppia a piangere. Nel momento in cui sente il primo singhiozzo, Garret si sente un verme. Nel momento in cui sente il secondo, si sente bruciare gli occhi. Nel momento in cui sente il terzo, si finge impassibile ed esce per dire a qualcuno di creare una buca nel terreno. Ormai per la ragazza morta non c'è altro posto che la tomba. La febbre era salita, era iniziata lì il lento declino verso la totale dissoluzione dell'anima. E, per la prima volta, Garret si mette a pensare, a sperare, che, almeno per lei, ci sia una vita felice dopo la morte. Degli uomini vengono a prendere il corpo, Aprile li segue. Il rosso tentenna un attimo. Si gira.

-Alessandro, tu, almeno, sei rimasto: tra poco potrai ricominciare ad andare in battaglia...

Il ragazzo, steso sul letto vicino a quello in cui c'era la Maga del Tempo, non risponde, addormentato e con una mano sopra la propria ferita. Garret sorride: sa che almeno salverà lui. E, con questo pensiero di speranza, si allontana dalla tenda, seguendo l'avanzare della morta verso la sua dimora eterna. Prende la spada che un tempo fu della ragazza e la lucida. Mentre il corpo freddo viene sotterrato e la tomba viene ornata con candele e fiori, Garret conficca la spada nel terreno, come ricordo che lì, dentro quella terra, c'è qualcuno che riposa in eterno.

 

Magor si passa le mani sul viso, togliendosi la maglia macchiata di sangue secco, sudore e terra. Si stiracchia, colpendo con una mano il soffitto della tenda, già smisurata rispetto alle altre per la considerevole altezza del ragazzo. Fuori, sente qualcuno ridere sguaiatamente, probabilmente alcuni soldati avevano portato del vino con loro. Guarda svogliatamente l'interno della tenda, cercando con gli occhi dove aveva posizionato lo pseudo-letto. Ha sonno, ha fame, ma più di tutto ha sete. Ogni giornata era un prosciugamento di ogni energia e Magor sa che lo saranno ancora per molto tempo. Il ragazzo sente fuori la voce di Pierre che incita i militari a fare baldoria. Scuote le spalle muscolose, nel silenzio dei suoi pensieri non si accorge dell'entrata di qualcuno. Soledad si avvicina al ragazzo, posandogli una mano su una scapola. Magor sobbalza e si gira, pronto ad attaccare se necessario. Ma davanti c'è solo la ragazza.

-Ah... mi hai fatto spaventare.

Lei sorride, guardandolo negli occhi.

-Sono venuta per parlarti.

-Mi dispiace, ma, ecco...

Il ragazzo cerca disperatamente con lo sguardo una maglia: in genere non reagirebbe così, ma, sotto lo sguardo attento dell'altra, si sente particolarmente in imbarazzo.

-Io... io dovrei andare a dormire. Quindi, almeno che non sia qualche notizia importante da parte di Elanor, possiamo rimandare la conversazione.

Soledad gli ferma il braccio con una presa non forte, ma decisa.

-Non credo di poter attendere oltre.

La ragazza gli si avvicina, posando una mano subito sotto al collo, vicino al petto ampio. Ci appoggia la fronte, sentendo entrarle nei polmoni un odore acre e maschile di soldato. Lei sorride, lasciando scivolare le dita fino ad arrivare all'incavo, risalendo sui muscoli fino al viso, posando l'indice e l'anulare sul mento, notando sotto al proprio tocco i nervi del ragazzo fremere. Cerca di avvicinargli le labbra al viso, in un principio di movimento, ma poi si blocca. Sorride. E' davvero troppo alto per arrivarci senza che lui si chini. Lui si allontana un po', visibilmente scosso.

-Di cosa volevi parlarmi?

Soledad lo guarda. A dir la verità era venuta lì senza alcun piano, non sapendo neanche come dirglielo. In maniera diretta, forse, o magari facendoglielo intendere. Lei apre la bocca, ma la richiuse, abbassa lo sguardo, indecisa sul da farsi. Poi lo rialza, determinata, sicura nel volerglielo dire chiaro e tondo, senza mezzi termini.

-Ecco, io ti amo!

Il ragazzo la guarda impaurito, quasi traumatizzato dalla rivelazione. Lei gli si avvicina allungando il viso, mettendosi in punta di piedi, cercando con le mani di tirarlo verso di sè. Lui non si muove. Soledad sorride ancora, battendo le palpebre.

-Tu mi ami?

Magor la fissa, le osserva lo sguardo cercando di intravedere qualcosa che lo renda sicuro della sua sincerità o della sua menzogna. Non sa cosa fare. Non gli era mai capitato in vita sua una situazione tanto difficoltosa. Abbassa lo sguardo, pensa. Sente il palmo della mano destra di Soledad andare fra i capelli castani e, quando il ragazzo sente un brivido percorrergli la spina dorsale, si decide a osare avvicinarsi a lei. Il cuore di lei sembra impazzire nel momento in cui vede il suo viso farsi più vicino e, prendendo la palla al balzo, lo bacia, per la prima volta sulle labbra. Magor si china di più verso di lei: sente qualcosa muoversi sotto la propria pelle, un movimento sconosciuto e piacevole nonostante la salda presa che ha sul suo stomaco. Cercando di seguire il proprio istinto, le poggia delicatamente e con incertezza le mani dietro alla schiena. Fa pressione, sente il calore di Soledad più vicino a lui. La ragazza decide di entrare più in contatto, cerca una profondità mai avuta con le labbra: sente i muscoli di Magor sciogliersi sotto i palmi delle sue mani. Sente le dita del ragazzo infilarsi fra i capelli. Ed è la sensazione più bella che ha mai sentito in vita sua. Un tocco delicato e leggero, totalmente diverso dalla rudezza che l'aveva visto usare in battaglia. Soledad si sente sollevare un po' di più, quasi non percepisce la terra sotto ai piedi, ma non le importa. Sorride: quella deve essere una risposta affermativa alla sua domanda. Improvvisamente lo sente irrigidirsi, come se avesse finalmente compreso a pieno la situazione, sembra si voglia staccare, ma la ragazza lo mantiene nella stessa posizione. Non lo vuole forzare, sa perfettamente che dopo anni di paura e ignoranza in campo una persona non può cambiare da un momento all'altro, però Soledad sa perfettamente cosa vuole. Ha imparato a conoscere Magor, sa che gli deve far capire cosa significa e che glielo deve far sentire. Sennò la sua dichiarazione non avrebbe mai avuto il successo totale che lei attende.

-Sol... Sole...

Le loro labbra si separano. Quando il ragazzo alza le palpebre, sente il cuore saltargli dei battiti: gli occhi di Soledad sono luminosi, più di ogni altra cosa avesse mai visto. In un attimo di smarrimento totale, sente nuovamente le labbra della ragazze sulle proprie, in un tocco più delicato del precedente. Improvvisamente, per Magor sembra aprirsi un mondo che fino ad allora si era totalmente negato. Una serie di sensazioni gli sconvolgono il cuore e dei tremori gli attraversano la pelle. Sente ogni fibra del proprio essere desiderare ancora un contatto simile, ma più deciso. La ribacia, e questo per lui assume un senso totalmente diverso dal precedente. Non è più l'inconsapevolezza della vita che fino a quel momento aveva vissuto, ma la volontà di cercare qualcosa di nuovo e di dire, apposta per lei, per la prima che fosse riuscita a sfiorare l'involucro più interno del suo animo, che è lì. La prende con più audacia, quasi la prende in braccio. Percepisce, sotto il tocco delle sue mani ruvide, la morbidezza della sua pelle, che si può sentire anche dietro la appena accennata armatura, di cui un pezzo viene tolto dal braccio per agevolare i movimenti del viso della ragazza. Soledad è quasi stordita da quell'attacco, quasi non ci crede, ne approfitta, ride addirittura quando sente le dita di Magor arrivare un po' più in giù del solito, non abbastanza per essere sfacciato, ma tanto quanto basta per indicare un vigore nuovo. E' un continuo crescere di sentimenti e un nascere e fiorire di sensazioni che finalmente vengono alla luce. Quando si separano la ragazza può facilmente notare un rossore marcato sul viso di lui, sorride, gli dà un altro bacio, stavolta sul naso, in un gesto affettuoso e privo di impetuosità, nonostante il suo sguardo celi una marcata malizia. Magor lascia la ragazza, la scioglie dal suo abbraccio, la sente scivolare su di sé (oddio, un sussulto gli prende il cuore quando le cosce di lei gli passano vicino ai fianchi). Lei gli accarezza una guancia, una follia amorosa ancora troppo indecente la afferra, ma è ancora troppo, semplicemente troppo presto e lei lo sa e, con un ultimo accenno di un leggero tocco di labbra sul torace, se ne esce perchè non può ancora osare, sia per lei che per lui. Magor, rimasto solo, sente improvvisamente freddo e, sbarrando gli occhi, un attimo in cui si ricorda di una frase che gli aveva detto Richard tempo prima, ride.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

ECCO, QUESTO E' UN BACIO, NON QUELLA SCHIFEZZA CHE E' SUCCESSA PER ELANOR E GARRET! Però ognuno avrà una sua bella parte, eh u_u Devo ammettere che sono abituata a scrivere di baci audaci che diventano altre cose però con Magor in ballo mi sono dovuta trattenere. Vi giuro, stavo per urlare: "No, basta, mo' cambio il rating a rosso!" XD Spero vi sia piaciuta. Questo capitolo ha molto soddisfatto la mia amica Valerydell95 (ebbene sì, la vocetta di Elanor XD), che non vedeva l'ora di vedere Magor smaliziato! Non voglio spoilerare, ma... anzi, sì, voglio fare uno Spoiler pazzesco sui prossimi capitoli! Ebbene, signori e signore, se pensate di aver visto tutto, non avete ancora visto niente. Dopo una bella sclerata, anche Arianna e Richard dovrebbero avere un loro spazietto. Tuttavia sarà uno spazietto, vi avverto, molto malinconico per i sentimenti che incorniciano la parte a loro dedicata poichè sarà nei capitoli più duri di tutta la storia...

A proposito, non sembra, ma la storia si sta per concludere. In senso, mancano ancora un bel po' di capitoli, però entrerò ampiamente nel periodo di tempo che mi ero prestabilita. Questo capitolo non l'ho messo domenica non perchè non fosse pronto (in sè non era totalmente pronto: mancava la parte saliente dell'ultimo pezzo u_u), potevo tranquillamente finirlo, ma perchè io la prossima domenica non ci sarò poichè andrò in vacanza. Non avrò la possibilità di accedere a internet, come l'anno scorso... perciò ad agosto XD

Kiss

   
 
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