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Autore: paperchimes    05/07/2012    4 recensioni
Tom Hiddleston e Chris Hemsworth, i due tributi offertisi volontari che renderanno gli Hunger Games di quest'anno uno degli eventi più coinvolgenti e strazianti della storia di Panem. (Link della storia originale: http://archiveofourown.org/works/406592/chapters/671704)
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston
Note: AU, Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Il mio primo istinto è di afferrarlo, spingerlo contro un muro ed esigere una spiegazione da quella scaltra serpe. Chi crede di essere? Pensa di poter usare la sporca vecchia tecnica del simulare debolezza, e poi mostrare la sua vera natura quando meno ce lo saremmo aspettati? Sarei potuto essere una delle sue prime vittime se non l’avessi incontrato la scorsa notte? L’immagine dei suoi freddi occhi grigi scintillare mentre mi taglia la gola è fin troppo vivida nella mia testa adesso. È come una capsula di acido che si sia aperta in fondo alla mia bocca. Sento la mia mano chiudersi in un pungo contratto e i miei occhi restringersi a due fessure, concentrando tutto il mio odio, rabbia e senso di tradimento a quella sua testa ridicolmente riccia. Non c’è persona decente dal Distretto 2, penso. Il Distretto dei Pacificatori. Sempre pronti ad eseguire gli ordini. Quali sono i suoi ordini? ‘Rendiamo quest’anno interessante, manderemo un tributo gracile per depistare tutti e poi rideremo quando verranno tutti uccisi!’.

Come se avesse sentito i coltelli invisibili che sto lanciando nella sua direzione, volta il capo verso di me. Sembra dapprima felice di vedermi, ma il sorriso gli muore sulle labbra quando i suoi occhi incrociano i miei. Se non sapessi nulla, direi che è confuso, ma probabilmente anche questo è uno dei suoi stratagemmi. Perciò scelgo questo momento per indurire il mio sguardo e dirgli con gli occhi soltanto:

Ho capito il tuo piano, patetica serpe, non mi prenderai in giro.

“Ci sono domande?” Chiede prontamente la donna al centro del cerchio. Sbatto le palpebre e volto di scatto la testa verso di lei, probabilmente sembrando smarrito come un cervo per essere stato colto alla sprovvista. “No? Bene,” continua, scuotendo via polvere immaginaria dal davanti della sua maglietta. Non si è accorta che non stavo prestando attenzione. Sono sollevato e preoccupato al tempo stesso. “Potete cominciare.”

Prima di poter fare un secondo respiro, un gruppo in allontanamento di Favoriti mi viene contro, spingendomi di lato con i loro corpi ben piazzati mentre corrono verso l’esteso armamentario dietro di me. Una ragazza dalla figura sottile mi da una gomitata nello stomaco, quasi togliendomi l’aria dai polmoni. Che sia stato intenzionale o no, non ne sono sicuro, ma vedendo Tom ancora fermo lì, indugiando di fronte a me, combatto l’impulso di fare una smorfia. No, morirei piuttosto che apparire debole ai tuoi occhi adesso, perciò puoi smettere di recitare, Distretto 2. Non sei mio amico.

“Chris, va tutto bene?” Ha il coraggio di apparire preoccupato mentre fa un passo verso di me, accorciando la distanza tra di noi. Nyssa arretra quando si avvicina, probabilmente per paura.

“Benissimo,” sbraito, colpendo il suo braccio per allontanarlo. “Muoviti, Distretto 2, vai ad allenarti con i tuoi amichetti laggiù.” Sposto bruscamente il capo in direzione dei Favoriti che adesso stanno ridendo e fischiando rumorosamente mentre uno di loro lancia una mazza ferrata ad un manichino ‘per divertirsi’. Trancia di netto la testa in legno all’istante.

Tom sta ancora continuando la sua recita, corrugando le sopracciglia in confusione. Impazientemente, lo aggiro, stringendo il più gentilmente possibile il polso di Nyssa e mi allontano infuriato, conducendola nella direzione opposta.

“Lo… conosci?” Mormora con incertezza e scuoto il capo solo per ripicca. C’è un sapore aspro sulla mia lingua, come se avessi buttato giù un intero fiasco di succo di melone amaro*.

“No.” Replico in modo brusco, prima di ricordarmi a chi sto parlando e addolcire il tono. “Mai incontrato nella mia vita.”



Passiamo la maggior parte della prima ora alla postazione delle piante commestibili, sebbene non sono molto sicuro su quanto possa esserci d’aiuto se fossimo mandati in un enorme deserto. Mi rassicuro pensando che la Capitale non potrebbe essere così crudele. Sicuramente potrebbero farlo, ma lasciarci morire di sete nei primi tre giorni sarebbe meschino nei confronti dei cittadini; vogliono un bello show dopotutto, non ragazzi agonizzanti e disidratati che muoiono come mosche.

Nyssa mi distoglie dai miei pensieri morbosi mentre lo schermo di fronte a noi lampeggia una, due, tre volte prima che la lettera “A” si materializzi in un acceso turchese. È con molta probabilità la valutazione per il test che ha fatto, presumo, e dal modo in cui ridacchia largamente e batte le mani – che è probabilmente l’equivalente di Nyssa per l’estasi – dev’essere un buon voto. Sorrido e le offro un piccolo “congratulazioni”, a cui annuisce quasi timidamente, ancora non completamente abituata alle lodi.

“Congratulazioni,” l’allenatore che presidia la postazione le alza i pollici. “Hai imparato queste cose prima?”

Vedo Nyssa irrigidirsi momentaneamente, fissando l’uomo con gli occhi spalancati, come se sospettasse che fosse obbligato a chiederglielo. Ma quando vede la genuina curiosità e il sorriso incoraggiante, guarda timidamente il pavimento, facendo cadere la cortina di capelli di nuovo sul suo viso. “Mi ha insegnato mia nonna,” dice quasi in un sussurro. “La mia famiglia mangia per lo più piante.”

“Le coltivate?” Domanda l’uomo, rimanendo paziente con lei, e posso vedere che adesso è più responsiva, la sua risposta arriva più velocemente di quella precedente.

“Solo un po’,” ammette. “Abbiamo un piccolo spiazzo di lattuga alle Baracche, dove facciamo la carta.”

“Raccogli il resto per conto tuo, allora?”

Annuisce, inclinando la testa lentamente verso l’alto. “Quando gli altri della mia età vanno nella foresta a tagliare la legna, li seguo e raccolgo piante lungo la strada.” Nel momento in cui finisce la frase, lo sta guardando dritto in faccia, mentre ciocche dei suoi capelli castani si separano spostandosi dal suo volto.

Sono stupefatto. È in questo momento che mi rendo conto di non aver mai sentito Nyssa dire più di cinque parole in una frase prima d’ora. La sua voce è lieve e delicata, come i piccoli campanelli che vendevano al vecchio negozio di giocattoli a casa.

“Beh, è un bene che tu l’abbia fatto,” l’allenatore annuisce col capo. “Potrebbe darti un vantaggio durante i giochi.”

Nyssa sembra troppo scioccata per parlare. Fino ad ora, questa è la prima persona che abbia creduto in lei e le abbia dato speranza di sopravvivere. Nemmeno Brill le ha detto che ha qualche possibilità rispetto agli altri, scegliendo invece di rimanere in silenzio ogni volta che Linwood lancia un qualche commento sprezzante nella sua direzione. Sorrido grato, guardando un po’ della preoccupazione affievolirsi nei suoi grandi occhi nocciola.



Passiamo le seguenti ore correndo, saltando, agitandoci, lottando e dibattendoci tra i vari percorsi a ostacoli allestiti nel Centro di Allenamento. Inutile a dirsi, per la fine dell’ultimo giro, Nyssa e io siamo ansanti, esausti e coperti di sudore; sono in realtà stupito del fatto di non aver dovuto rallentare troppo per farla rimanere al passo con me. Non ci siamo ancora arrischiati ad avvicinarci alla postazione delle armi; i Favoriti sembrano averla resa il loro personale posto di allenamento per il momento. Beh, la maggior parte dei Favoriti, alcuni di loro hanno cominciato a spostarsi tra i vari tavoli, stringendo nodi e imparando a costruire trappole. Noto che Tom sta spendendo una considerevole quantità di tempo alla cabina del camuffamento, non che gli stia prestando particolare attenzione, soltanto è difficile mancare la sua cospicua capigliatura riccia. E il fatto che l’amaro retrogusto dell’immenso disprezzo sia ancora forte sulla mia lingua non aiuta.

“Okay, Tributi, il pranzo è pronto, potete recarvi alla mensa,” annuncia l’Allenatore Capo – il cui nome ho scoperto essere Prestia –. “Ricordatevi che non vi è permesso ingaggiare alcuno scontro prima dei Giochi. Avrete tempo a sufficienza per questo dopo.” E con questo si allontana a lunghe falcate salendo una rampa di scale che immagino, portano al piano da cui gli Strateghi ci hanno guardati. Rivolgo uno sguardo in alto e verso di loro. Un uomo dagli occhi piccoli mi fissa di rimando dall’altro lato delle lastre di vetro, con un calice a forma di uovo nella sua mano carnosa.

“Hey, Distretto 7,” mi chiama una voce. Impiego un secondo per capire che la persona si sta riferendo a me; sbatto le palpebre e mi volto nella sua direzione, non ancora del tutto abituato a venire chiamato per il mio distretto. È quella ragazza dalla figura sottile che mi ha colpito nello stomaco prima. Adesso che è ferma di fronte a me, posso vedere chiaramente la curva dei muscoli allenati lungo le sue braccia e gambe, i freddi occhi grigi come pietra penetrare dentro di me e il numero 2 in rilievo sul fronte della sua maglietta. “Bella corsa,” dice semplicemente prima di sparire dietro la porta a due battenti.

Non capisco se fosse un vero complimento o se stesse cercando di innervosirmi, ma non mi piace per nulla. Specialmente perché viene dallo stesso Distretto di Tom. Si sono messi d’accordo su un bizzarro piano di gioco per confondermi e distrarmi? O questo è lo “shock culturale” di cui Brill mi ha parlato tempo prima? Qualsiasi cosa sia, lo so per certo, non ci si può fidare né di Tom, né di questa ragazza.



Mi aspettavo che Tom ci seguisse dopo pranzo, dal modo in cui continuava a lanciare occhiate nella nostra direzione. Mangiavo e parlavo con Nyssa di quanto fosse buono il pane della Capitale, o qualcosa del genere, e quando sollevavo lo sguardo, lui era lì, i suoi chiari occhi grigi fissi verso di me. Era snervante a dir poco e mi ritrovavo a prepararmi dozzine di frasi e risposte che pianificavo di urlargli contro se avesse osato farsi troppo vicino mentre ci fossimo allenati. Ma mi confonde ancora di più quando invece, mantiene la distanza. Quando Nyssa prova l’arco e le frecce, lui è alla piattaforma delle piante commestibili, dall’altro lato del Centro di Allenamento. Quando mi cimento a tirare lance, lui è al percorso a ostacoli, pendendo dalle corde, e a mio parere, in modo estremamente ridicolo. Per tutto il tempo, cerco di comprendere il suo punto di vista, il suo obiettivo, cosa esattamente cerchi di ottenere dandoci spazio. Fiducia? Farci abbassare la guardia? Non lo so, e verso la fine del pomeriggio mi sta facendo impazzire.

Nyssa decide di accennare al mio disagio quando siamo alla postazione delle trappole.

“A cosa pensi?” Domanda, sebbene probabilmente se ne sia fatta un’idea abbastanza precisa dal momento che segue il mio sguardo in direzione di Tom, che ha appena appiccato un fuoco con relativa facilità. Sembra infantilmente orgoglioso del suo lavoro, succhiandosi il labbro inferiore mentre sorride.

Mi volto, forzandomi di sembrare disgustato nonostante quanto mi abbia ricordato Nyssa dopo il suo test sulle piante commestibili. Mi schiarisco la gola. “Mi sto solo… chiedendo perché ci tenga a distanza.”

“Per la stessa ragione per cui lo stai facendo tu, forse?” Suggerisce Nyssa senza malizia.

Sto per chiederle cosa intendesse ma la domanda mi muore sulle labbra quando innesca la sua trappola con un ramoscello. La corda sottile vi si avvolge attorno velocemente, come un serpente che attacca la sua preda, strappandolo bruscamente dalle sue dita.



“Non pensavo che saresti stato quassù di nuovo.”

Sussulto mentre esco dall’ascensore, il mio sguardo cade immediatamente sul giardino sul tetto, dove la schiena di Tom è girata verso di me. È seduto su una delle altalene di metallo, le sue gambe lunghe distese di fronte a lui, dondolandosi lentamente avanti e indietro. Sembra distante, pensieroso, come se fosse stato immerso profondamente nei suoi pensieri prima che arrivassi. Mi sento immediatamente come un intruso, come se non mi fosse concesso essere qui. Forse è quello che intendeva quando l’ho incontrato per la prima volta la notte scorsa.

“Perché?” Domando con tono rabbioso il più minacciosamente possibile. “Perché ho capito il tuo piccolo piano?”

La sua risposta è veloce e insistente. “Chris, non ho idea di cosa tu stia parlando.”

“Non fare l’ingenuo con me, Distretto 2,” replico di scatto e lui gira bruscamente la metà superiore del suo corpo. Il lampione vicino getta un’ombra inquietante su un lato della sua faccia mentre l’altro è inondato di luce. Le sue sopracciglia sono aggrottate.

“Da quando ‘Tom’… è diventato ‘Distretto 2’?” Mormora, restringendo gli occhi mentre scandisce ogni parola.

“Da quando i Favoriti hanno cominciato ad allenarsi per gli Hunger Games,” mantengo la mia facciata di pietra, non arrendendomi di fronte alla sua scaltra tattica emotiva. “Da quando il Distretto 2 ha iniziato a svezzare Pacificatori. Non siete tutti nient’altro che i cagnolini della Capitale.”

Questo sembra avere un certo impatto. Uno sguardo acceso attraversa il suo volto mentre qualcosa scatta dentro di lui. I suo occhi grigi estremamente chiari sembrano turbinare attraverso un incoerente mulinello di emozioni, e l’unica che riesco a identificare è il dolore.

“Ebbene,” mormora, un accenno di singhiozzo nella sua voce. “Vedo che la reputazione del mio Distretto mi precede.”

Mi sento immediatamente colpito da una punta di senso di colpa, e per un momento sono forzato a fare un passo indietro e realizzare quanto sia prevenuto. Quanto ingiusto sia nei confronti di questo ragazzo il cui nome è l’unica cosa che conosco di lui. Non so quale sia la sua storia, se abbia un fratello più piccolo da proteggere o dei sogni che non vivrà per realizzare. Improvvisamente sono arrabbiato con me stesso per avergli riversato addosso tutte quelle accuse quando non ha fatto null’altro che avere un 2 sulla sua maglietta.

Poi mi sento ancora più arrabbiato perché sono quasi caduto nello stesso tranello per due volte.

“Stai lontano…” grugnisco, fissando quei suoi occhi ingannevoli. “Da me e Nyssa.” Sbatto il pugno contro i bottoni sul muro e le porte dell’ascensore si aprono.

Proprio mentre mi sto precipitando all’interno, ribollendo di disgusto, sento la sua voce, calma e sincera:

“Non ho fatto altro.”

Schiaccio con violenza il numero 7 consentendo alle porte di chiudersi prima di lasciare andare il mio grido represso di frustrazione.





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Capitolo originale: Tumblr - AO3

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*Melone amaro o in Inglese "bitter gourd": Momordica Charantia
Non so voi, ma io non avevo la più pallida idea di cosa fosse, quindi nel dubbio condivido il link. ;)
  
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