Il
serpente e l’uccellino.
Capitolo
VIII: Wren e Draco.
“È
indubbio che l'amore abbia un carattere
diverso
dall'amicizia: quest'ultima
non ha
mai mandato nessuno in manicomio.”
Charles-Louis de
Montesquieu,
La
sua seconda missione come Mangiamorte.
Con
la complicità degli infiltrati al Ministero
Voldermort era riuscito a prendere tutto il potere.
Lui
c’era, c’era quando il suo Signore aveva
torturato il Ministro per chiedergli di Potter, ma lui non aveva
proferito
parola.
Era
questa la lealtà che i Grifondoro decantavano
tanto?
Questo
il sentimento che li legava e li faceva
lottare come un unico corpo?
Infondo
Rufus Scrimgeour ad un leone un po’ ci
assomigliava con i suoi capelli folti e la sua voce possente, ma
nell’agonia neppure
la sostanza ti salva e la sua voce si era trasformata in quella di un
micetto
mentre tentava di trattenere le urla mordendosi le labbra.
Si
erano smaterializzati in fretta, sperando che la
notizia del cambio di governo non fosse già giunta alla loro
destinazione,
arrivati però si accorsero che era così.
Nel
bagliore argenteo di un Patronus che si dissolve
la gente scappava.
Chi
poteva si smaterializzava, altri cercavano i
propri figli o i membri più anziani della famiglia che non
potevano fuggire
senza di loro, i più coraggiosi si erano schierati compatti
per affrontare
qualcosa che non era ancora lì.
Nei
loro vestiti dalla festa i loro visi contratti
sembravano ancora più rabbiosi, persino la sposa aveva la
bacchetta in mano per
difendere quelli che non erano ancora fuggiti, per permettere la fuga a
chi
sapevano loro.
Si
avvertì un –crac-, Potter, la Granger e Weasley
non c’erano già più.
Le
sue unghie si erano ridotte a dei moncherini
senza spessore e forma, i denti esigevano il loro tributo, o le unghie
o la
lingua, e le prime, se morse, erano meno dolorose.
Passò
a mordicchiare l’interno della guancia finché
non avvertì il sapore ferroso del sangue fresco.
A
volte ci sono cose che bruciano più del dolore
fisico, il rimorso, per esempio, la coscienza che ci infiamma lo
stomaco per
far capire che abbiamo sbagliato, finché
l’incendio interno non arriva alla
gola e cerchiamo di spegnerlo con qualcosa di forte, ma non facciamo
altro che
peggiorare la situazione.
Mai
mescolare alcool e fuoco se non vuoi finire
senza un sopracciglio.
Ma
infondo bere aiuta, no?
Cosa
c’è di meglio che dimenticare i propri errori
sotto l’ebbrezza di qualche grado?
Probabilmente
non averli commessi, ma quando
prendiamo una decisione non sappiamo mai che effetti avrà, o
meglio, lo
sappiamo, ma facciamo finta di nulla.
Era
lì, sdraiato nella camera adiacente alla sua che
sarebbe diventata la dimora di Wren, con un bicchiere in mano, se sua
madre lo
avesse visto lo avrebbe di certo sgridato, anche se ormai maggiorenne,
ma le
madri non vedono il loro cucciolo che cresce, per loro è
sempre il piccolino da
allattare al seno, e non si accorgono che magari il figlio ha bisogno
di altro
al posto del latte materno.
Oramai
la decisione era stata presa e non si sarebbe
potuto tirare, non adesso, non per la sua vigliaccheria.
Prese
dalla sedia il mantello nero e se lo infilò
prima di uscire, tirò su il cappuccio e si
smaterializzò nella sera, mentre
l’odore dei gelsomini all’ingresso lo accompagnava
verso la sua destinazione.
Diagon
Alley lo investì con i suoi colori spenti da
imminente dittatura, le vetrine vuote e buie, con le sue persiane e
serrande chiuse
o sbarrate, con le sue strade vuote neppure ci fosse stato il
coprifuoco, con
il suo clima gelido.
Si
addentrò per i vicoli che oramai conosceva come
le sue tasche se non meglio, fino a trovarsi davanti al portone di
legno scuro
che era la sua meta.
Bussò,
ma lo trovò già aperto.
Salì
per la scala ripida attento a non attirare
l’attenzione della signora Burkin che avrebbe potuto
sentirlo, continuò a
arrampicarsi sugli scalini, e ad ognuno che scavalcava con passo lento
e
controllato, perdeva un briciolo di sicurezza in quello che stava
facendo.
Perché
a diciassette anni non ci si rende conto di
quello che si fa, almeno finché non ci si sbatte contro,
finché non si vede il
danno effettivo sulla pelle ancora giovane e non consumata,
finché non ci si
trova davanti all’alto baratro e pochi secondi prima si aveva
l’intenzione di
gettarcisi, finché le gambe non percepiscono il pericolo e
costringono alla
ritirata il cervello.
Ma
l’ostinazione e l’egoismo sono più forti
delle
gambe, e in un certo senso anche l’amore.
Marcus
Gray gli si parò davanti in tutta la sua mole
e il suo odio profondo e viscerale che si poteva leggere negli occhi
scuri
dell’uomo.
Gli
stava portando via la figlia, una figlia che si
era dovuta crescere da sola, che aveva dovuto combattere contro tutto
senza
poter vedere il suo nemico, ma che era l’unica persona che
gli era rimasta al
mondo.
Ora
lo vedeva, si sarebbe dato in pasto alle fiamme
dell’inferno per lei, ma lo aveva capito da troppo poco per
avere la fiducia
della figlia e il suo amore, troppo tardi, anche per lui.
Erano
uguali sotto quell’aspetto, nessuno dei due
era riuscito a far capire a Wren quello che provavano, che fosse stato
l’amore
di un padre, sia l’affetto profondo di un amico.
Tutti
e due l’avevano tradita, chi con il lavoro,
chi con l’egoismo.
Lei
odiava tutti e due.
-Ti
aspettavo.-
Sulla
soglia, insieme a lui, anche un baule e Wren
che il padre teneva stretta nella sua presa.
Niente
guance rosse per la rabbia, niente denti
serrati come una animale che vuole difendere i propri diritti, solo
Wren, con
la schiena diritta e i capelli lunghi e ribelli, le calze perennemente
spaiate
e le labbra rosse quasi come la sua maglia.
-Sei
un pezzo di deficiente, lo sai?- disse lei e
Draco pensò che si stesse rivolgendo a lui perché
si era accorta che la stava
fissando.
-Lo
faccio solo per te, lo vuoi capire?!-
-Sì
certo, come no.-
-Non
voglio perdere anche te..- tutta la
disperazione di un uomo in quelle poche parole.
Cosa
voleva dire per una persona perdere
prematuramente la moglie e poi lasciare la figlia in mano a un
Mangiamorte?
Cosa
voleva dire aver capito troppo tardi quello che
provava per sua figlia?
-Ti sempre
interessato così tanto vero? Non è che sta storia non è una scusa
per non avermi più tra i
piedi?-
-Come
ti permetti ragazzina.-
La
delusione di vedere la figlia che anche in un
momento così delicato gli stava dando contro.
-Senti
tu.. sì tu- e lo punzecchiò con il bastone
–hai così tanto tempo da perdere?-
-Io?-
rispose lui, ma non si accorse dei muscoli di
Wren che si erano irrigiditi al suono della sua voce, per poi
rilassarsi
accompagnati da un movimento della testa.
-Perspicace
direi.-
-Sì
in effetti dovremo andare.- ma Marcus sembrava
non voler lasciare il braccio della figlia, che invece se ne
liberò con uno
strattone, per lasciare che lo prendesse lo sconosciuto per facilitare
la
smaterializzazione.
Perdere
una figlia in un –crac-.
Ritrovare
una amica in un –crac-.
L’odore
dei gelsomini li sorprese di botto, quando i
loro piedi non erano ancora pronti all’atterraggio e nemmeno
i loro stomaci.
-Tu!-
gli gridò lei appena arrivati alla camera
–Devi starmi veramente lontano se non vuoi che ti faccia male
sul serio.-
-Ah
sì?- la sbeffeggiò lui per sdrammatizzare
l’atmosfera, ma lei lo prese di striscio col bastone e fu
costretto ad allontanarsi.
-Sì!-
-Non
voglio farti del male.-
-Io
non posso dirti la stessa cosa.-
-Senti
magari se mi conoscessi meglio..- avrebbe
voluto abbracciarla, dirle che era uno stupido, che era lui, che era
Draco, che
non le avrebbe mai fatto del male.
-Chi
ti dice che io voglia conoscerti.-
-Sono
l’unica persona con cui parlerai per molto
tempo.-
Sembrò
pensarci un attimo, con la mano cercò il
materasso dietro di lei e vi si accovacciò con le gambe al
petto.
Si
erano completati per così tanto tempo, lei tranquilla
e sbarazzina lui nervoso e calcolatore, che anche adesso riusciva a
pacarla.
Perché
lei sapeva cos’era la solitudine, e ne aveva
la giusta paura, lei sapeva cosa voleva dire non avere nessuno con cui
parlare,
nessuno con cui confidarsi.
Anche
lui era così, sotto la scorza di vecchia serpe
burbera, era solo un ragazzo.
Sapeva
cosa la rendeva felice, sapeva cosa la
spaventava e sapeva di mancarle, in un modo o in un altro.
-Come
ti chiami?- gli chiese appoggiando il bastone
in segno di resa.
-Neville.-
rispose con il primo nome che gli era
saltato in mente.
-Non
è un nome da cattivo sai?- e accennò un sorriso
tra le ginocchia che teneva ancora al petto.
Quanto
gli era mancato il suo sorriso, quanto le era
mancata lei.
-Wren
non mi sembra un nome da ragazza che prende a
bastonate le persone!-
-Bisogna
adeguarsi nella vita.-
E
lui lo sapeva bene, si stava adeguando a una vita
che non era la sua, a una maschera di ferro che gli stava troppo
piccola e che
lo soffocava giorno dopo giorno, ora dopo ora,
Si
stava adeguando a un nome troppo grande, che
invece, gli stava così largo da poterci nuotare dentro per
trovare una via
d’uscita impossibile da trovare, per trovare quel lembo
fragile dal quale
scappare per trovare la luce che da tanto cercava.
E
forse l’aveva trovata.
Lei
con i suoi occhi spenti, che di luci non ne
aveva mai vista, il suo corpo esile e fragile da stritolare in un
abbraccio, le
sue spalle minute che riuscivano a sollevare il mondo senza aiuto di
altro che
della sua forza.
-Dalla
voce non sembri neppure vecchio.-
-Infatti
non lo sono.-
-Vuoi
farmi credere che adesso anche i ragazzini
diventano Mangiamo..- si frenò di scatto e si morse il
labbro storcendo il naso
–sarà perché il mondo è
pieno di idioti, ecco perché.- continuò.
-Devo
andare, ti porterò qualcosa da mangiare.-
disse lui sbrigativo mentre usciva dalla stanza.
“Neville!
Proprio Neville mi doveva venire in
mente?”
Tornò
dopo nemmeno un’ora da lei, voleva recuperare
tutto il tempo che aveva perso, anche se lei sembrava riluttante anche
al solo
pensiero.
Chissà
cosa pensava di lui, di quel mostro dalla
maschera scura che l’aveva portata via da casa sua, dalle sue
cose, dalla sua
piccola quotidianità.
Per
un attimo i suoi pensieri cupi vennero
interrotti da un lampo di luce solitario nella sua notte eterna, prima
lei
aveva pensato a lui, lui Draco, ne era certo.
NdA:
capitolo
corto, scusate.
Il
prossimo sarà più lungo e incentrato su Wren
principalmente, e forse torneranno Lucius e Narcissa..
Wren
è arrivata a villa Malfoy ed è adesso che
incomincia la vera “storia” se possiamo chiamarla
così.
Ringrazio
chi continua a seguirmi, siete fantastici
tutti, grazie mille.
Serpeverde
ha vinto la Coppa delle Case!
cranium