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Autore: Selis    07/07/2012    5 recensioni
Aveva sentito tante dicerie sul suo conto, ma nessuna riguardante certe tendenze. Non che ci fosse nulla di strano sia chiaro, nel regno erano in molti a preferire i giovani ragazzi alle succubi, ma di certo non si era aspettato che il diavolo avesse alluso proprio a quello.
Genere: Avventura, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Radh'ka uscì dal demone e si allontanò dal letto, dirigendosi verso il bagno; aprì l'acqua della vasca ed aspettò qualche minuto, per poi immergersi dentro con un sospiro soddisfatto.

L'incantesimo era andato meglio del previsto, nonostante la resistenza iniziale, il demone si era dimostrato insolitamente docile; colpa anche la droga afrodisiaca che gli aveva somministrato prima di iniziare. L'acqua si stava pian piano tingendo di rosso; le ferite si erano quasi del tutto richiuse, ma la sua schiena e parte del collo erano coperte di sangue. Doveva trovare una soluzione per placare in parte la fame di quel moccioso; non poteva permettergli di attaccare uno per uno i suoi servitori quando la fame gli dava alla testa, anche se d'ora in avanti non avrebbe più corso il rischio di causare danni simili, l'Ardet'sak che gli aveva messo alla coda avrebbe sigillato parte dei suoi poteri. Il rito di contenimento richiedeva delle procedure rigide e insostituibili, ne aveva studiato gli effetti e i rischi fino ad averne la nausea, non avrebbe potuto modificarne i passaggi nemmeno se avesse voluto; sbagliare avrebbe comportato il mal funzionamento dell'incantesimo, si poteva anche perdere la vita per un imperfezione, e lui non aveva la minima intenzione di morire.

Non per una cosa così banale come il sesso.

Quando finì di lavarsi, uscì dalla vasca e si posizionò davanti allo specchio, completamente nudo; i lunghi capelli banchi aderivano alla pelle bagnata, coprendo in parte il tatuaggio che si dilungava su tutto il fianco sinistro. Si fissò allo specchio per parecchi minuti, osservando con astio quei ciuffi candidi dannatamente fastidiosi; non si sarebbe mai abituato. Recuperò e indossò la tunica che era caduta sul pavimento durante il rito, la seta di cui era fatta gli sfiorava piacevolmente la pelle, che aveva asciugato con un piccolo incantesimo prima di indossare il pregiato indumento. Guardò il demone che dormiva sul letto con sufficienza, per poi voltargli le spalle e lasciare la stanza, senza più degnarlo di uno sguardo. Si diresse senza fretta nella sua stanza; il giorno era iniziato da poco più di un'ora, ma già il castello era animato di servitori intenti nei loro compiti giornalieri.

Tutti quelli che incrociava sul suo cammino, si inchinavano alla sua vista, ma lui non li degnò di considerazione e passò oltre; immerso com'era nei suoi pensieri. Al risveglio del demone ci sarebbe sicuramente stato un po' di trambusto, non si aspettava niente di meno da quel cucciolo; ma questo non voleva dire che l'avrebbe tollerato.

Mandò a chiamare Vyras, e lui si presentò come previsto dopo poco tempo; non aveva nessun segno visibile del combattimento, ma immaginava che sotto i vestiti puliti, una lunga cicatrice verticale faceva bella mostra di se, percorrendo per intero il torace.

« Ti era stato ordinato di non usare tutti i tuoi poteri. Cosa dovrei farmene di un servitore che non sa nemmeno eseguire il più semplice degli ordini? » Domandò freddo il diavolo.

« Chiedo perdono padrone, sono pronto a ricevere la punizione che mi merito per aver trasgredito ai vostri comandi. » Rispose il moro, abbassando maggiormente la testa.

Se lo aspettava dopotutto, il suo signore non era indulgente con quelli che disobbedivano ai suoi ordini, e lui non faceva certamente eccezione. Era pronto a ricevere la punizione che si meritava, ma rimase comunque orripilato da quello che gli fu ordinato di fare.

« Dovrai infliggere dieci frustate a Mahan, per essersi intromessa nello scontro senza permesso. Quando avrai finito, dovrai occuparti del demone. Parte dei suoi poteri sono sigillati ora, deve imparare a combattere senza affidarsi costantemente al suo dono innato, puoi utilizzare il metodo che preferisci per addestrarlo. Non mi interessa. Puoi andare ora. »

« Come desiderate, padrone. » Disse Vyras, per poi lasciare le stanze del suo signore.


*****


La prima cosa che Kreuz pensò appena aprì gli occhi, fu che qualcosa era drasticamente cambiato.

Si sentiva esausto e ben poco risposato, per non parlare di quella sensazione di vuoto che percepiva dentro di se; si allarmò, quando portandosi le mani al volto, le trovò imbrattate di sangue scuro e altre sostanze. Cosa era successo il giorno prima? Fece mente locale, ma l'unica cosa che riusciva a ricordare era solo l'inizio dello scontro con il servitore moro; poi il nulla. Girò appena la testa di lato, osservando la stanza che gli era stata assegnata solo poche ore prima; non gli sembrava che ci fosse qualcosa fuori posto, se non una poltrona di velluto che prima era quasi sicuro non ci fosse. La cosa che però si domandava era, come diavolo ci era finito in camera? Chi aveva vinto lo scontro? Aveva ucciso qualcuno?

Troppe domande e nessuna risposta; decise di alzarsi ed andare dal diavolo, per avere la soluzione a tutti i suoi dubbi, ma appena provò a mettersi seduto una dolorosa scossa alla spina dorsale lo costrinse a rimettersi supino.

Che diavolo era successo? Non si ricordava assolutamente nulla, e quel dolore lo stava facendo diventare pazzo; non aveva mai provato nulla di simile, era come avere un intero albero su per il fondo schiena. Si sentiva appiccicoso ovunque, e quella sensazione di umidiccio in mezzo alle natiche non gli piaceva nemmeno un po'.

Si stava arrabbiando, odiava non avere delle risposte; ma al contrario delle altre volte non sentiva il suo potere ribollire per essere scatenato. La coda si muoveva nervosa ed irrequieta tra le lenzuola sporche; si accorse solo dopo molti minuti che qualcosa la appesantiva. Guardò giù, percorrendo con lo sguardo ogni centimetro di pelle nera, fino ad individuare la causa di quel peso fastidioso; cosa diavolo era quell'affare? Allungò le mani, cercando di sfilarlo, ma senza riuscirci; quell'affare era appena aderente, e non sembrava intenzionato ad aprirsi in alcun modo. Kreuz ringhiò frustrato, e ignorando il dolore al fondo schiena, si alzò; dirigendosi verso l'enorme specchio posto a lato dell'armadio.

Quello che vide lo lasciò di sasso per alcuni secondi; era ricoperto di una strana sostanza rossa appiccicaticcia e dal suo stesso sperma, ma ciò che lo sconvolse e irritò allo stesso momento, fu vedere una scia bianca colargli dalle natiche fino alle gambe. Chiuse gli occhi, cercando di mantenere la calma, e si girò parzialmente di schiena; sperando di aver interpretato male l'origine di quella sostanza semi trasparente, ma quando aprì gli occhi una seconda volta, dopo aver preso un profondo respiro, fu costretto a sgranarli basito. Un enorme ragno d'inchiostro, munito di ragnatela, svettava sulla sua scapola sinistra in tutto il suo splendore; ai lati del ragno due occhi vacui osservavano il nulla davanti a loro, riflettendosi nello specchio. Che diavolo era quella cosa.

Si fiondò in bagno, entrando nella vasca ancora piena; l'acqua era diventata fredda con il passare delle ore, ma non ci badò molto, come non fece caso più di tanto al colore. Doveva togliersi quella cosa il prima possibile.

Si sfregò con forza la schiena, le braccia e ogni pezzo di pelle disponibile; ma al contrario della sostanza rossastra e del liquido seminale, quell'enorme ragno nero non sembrava intenzionato a lasciare la sua schiena. Ringhiò per l'ennesima volta, frustrato; lanciando la sedia contro l'enorme specchio della stanza, che finì in frantumi, seminando pezzi di vetro ovunque.

Indossò i primi pantaloni che trovò nell'armadio, e uscì dalla stanza sbattendo la porta, facendo cigolare i cardini e tremare i muri; molti servitori si voltarono a guardarlo, ma nessuno osò rivolgergli la parola, memori dello scontro che si era svolto solo poche ore prima.

Percorse i corridoi fino alla sala da pranzo, dove il giorno prima era stato condotto per incontrare il diavolo, sperando di aver fortuna e trovarlo li anche quel giorno.

La sorte gli sorrise per la prima volta da quando era iniziata quella strana convivenza, il diavolo era comodamente seduto a capotavola; il grande tavolo era imbandito di ogni ben di dio, ma lui sorseggiava a mala pena la sua tisana, mentre leggeva alcune lettere. Radh'ka gli dedicò a malapena uno guardo, per poi tornare a leggere le sue missive, cosa che fece arrabbiare Kreuz più di quanto già non fosse.

« Come ti sei permesso di macchiarmi la pelle con quello schifo. E cos'è quell'affare che mi ha messo alla coda? È dannatamente fastidioso. Levalo immediatamente. » Urlò il demone fuori di se dalla rabbia.

« Non devo alcuna risposta ad una mia proprietà, e di certo non devo chiedere il permesso per farne ciò che ritengo opportuno. » Rispose freddo Radh'ka, non distogliendo nemmeno per un attimo la sua attenzione dalle lettere.

« Io non sono una tua proprietà, stupido diavolo da strapazzo. » Ringhiò il demone, sbattendo i palmi sul tavolo scuro, avvicinando la sua testa a quella del diavolo per poterlo guardare dritto negli occhi.

« Pensavo che la notte appena passata ti fosse bastata; non pensavo volessi il bis così presto. Eppure dovevo aspettarmelo, i cuccioli hanno sempre un sacco di energie. » Replicò il diavolo ghignando, allontanando solo per un momento lo sguardo alle sue carte, per fissare il demone con cattiveria.

« T- tu! Come osi. Come hai potuto! Questo non rientrava negli accordi, non ho firmato quel genere di contratto. »

« Non c'erano termini specifici su come ti avrei sfruttato; l'incantesimo richiedeva un'unione carnale oltre al sangue, non c'erano possibilità di modificare il procedimento. Ora non iniziare a frignare per così poco. » Iniziò il diavolo freddamente.

« In questi giorni ti allenerai con Vyras, è necessario che tu impari a non fare affidamento esclusivamente sul tuo potere. L'Ardet'sak che hai alla coda serve proprio a quello; sigillare in parte i tuoi poteri. » Finì Radh'ka gelidamente, per poi tornare a dedicarsi ai suoi affari.

« Nemmeno per sogno. Il nostro accordo finisce qui. Non ho la minima intenzione di ubbidirti, stupido diavolo. Io me ne vado. » Concluse Kreuz, dando le spalle a Radh'ka; così facendo però non vide il diavolo fissarlo con ira e nemmeno l'incantesimo che poco dopo lo colpì, sollevandolo a diversi metri da terra.

Cercò subito di rompere l'incanto, utilizzando i suoi poteri; ma questi, essendo in parte sigillati, non erano sufficienti per spezzare il potere che lo imprigionava.

« La mia pazienza ha un limite, demone. E tu l'hai superato già da un pezzo; non ti uccido solo perché la morte sarebbe una liberazione per te, e non una condanna. Ma prova anche solo un'altra volta a mancarmi di rispetto, e giuro sul pezzo più importante della mia collezione, che la punizione che hai ricevuto dai Vel'phys sarà una passeggiata tra i boschi, in confronto a quello che ti farò. Tutto chiaro? » Sibilò Radh'ka furioso.

Kreuz non poté far altro che annuire a malapena; voleva urlargli in faccia che no, non andava bene per niente, ma gli mancava l'aria nei polmoni, e non aveva altra alternativa se voleva continuare a vivere. L'incantesimo si ruppe, e lui cadde a terra con un tonfo; prese a tossire compulsivamente, l'aria gli bruciava in gola rendendogli difficile respirare, ma il bisogno d'ossigeno era più forte. Guardò il diavolo con odio, ma questi era già tornato alle sue occupazioni, ignorandolo per l'ennesima volta.

Ad uno schiocco di dita da parte del padrone del castello, il servitore dai capelli rossi contro cui aveva combattuto il giorno prima gli si avvicinò, e lo esortò a seguirlo verso una delle stanze secondarie alla sala da pranzo; che poi si rivelò essere l'entrata delle cucine.

Lo fece sedere su una panca di legno, posta davanti ad un grande tavolo fatto dello stesso materiale; al contrario del mobilio presente nell'altra stanza, questo era meno pregiato, il colore era molto più scialbo, tendente al rosso. Kreuz vide il servitore ordinare ad una delle addette alla cucina di preparare un piatto, con alcune cose da mangiare per lui; e nonostante lo sguardo di puro odio che quella gli lanciò, si apprestò ad eseguire l'ordine senza fiatare.

Il piatto gli fu posato davanti con malagrazia, Kreuz guardò male la servetta, che lo ricambiò senza nascondere il suo astio, per poi dargli le spalle e tornare ai suoi compiti; il demone iniziò a mangiare svogliatamente quello che gli era stato dato, ma continuava a pensare a quello che era successo poco prima nell'altra stanza.

Il diavolo era stato chiaro, un'altra uscita di testa e la sua pelle sarebbe stata pericolosamente a rischio; ma lui non intendeva ubbidire ciecamente agli ordini, nonostante le minacce. Sapeva di dovere la vita al diavolo, ma questo non gli dava il diritto di marchiare la sua pelle come una sua proprietà; non importava che il disegno fosse – nonostante tutto – davvero ben fatto e di ottima qualità.

Ci doveva essere un motivo per cui quell'essere dalla personalità multipla glie lo aveva imposto, e lui aveva tutta l'intenzione di scoprirlo. Come intendeva scoprire la funzione di quel monile che gli aveva attaccato alla coda, o del motivo per cui aveva bisogno dei suoi servigi.


L'angolo di Sèlìs:

Allora ragazzuoli, prima di tutto vorrei davvero ringraziarvi per le recensioni! ( Me commossa çwç )

In secondo luogo mi scuso per il “ritardo” ma Radh'ka voleva stare nella vasca, e io volevo annegarcelo dentro... Quel cretino.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! E abbia risposto in parte alle vostre domande. XD

Anche se ora avrete molte domande in più.. “penso” ahahaha.

Dio sono fuori.. dovrei dormire di più.. E questa sera esco pure!!! Avrò le occhiaie. D: Sigh...

Al prossimo capitolo... <3


   
 
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