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Autore: Raksha3    09/07/2012    3 recensioni
Regulus non era mai stato interessato a niente più che alla magia.
“Ora sta a me domandare,” intimò rivolgendo lo sguardo alle nuvole. “Perché vuoi diventare un animale?”
Alteira non si fece pregare. Se c'era un difetto in lei, prorompente quanto una cascata, era sicuramente quello di non saper tenere la bocca chiusa, di parlare sempre e comunque, a chiunque. Si concentrò su un raggio di sole che le scaldava la faccia in quei giorni d'autunno.
“Voglio volare. Voglio essere libera della mia umanità e dimenticarmi di tutto quello che appartiene a questa vita. Non hai mai sentito il bisogno di andartene e vedere cosa succede alle persone che ti circondano? Di scoprire se magari qualcuno sentirà la tua mancanza o se altri non se ne accorgeranno nemmeno?”
Sì, Regulus l'aveva desiderato ardentemente quando suo fratello, per lui pazzo e traditore della sua famiglia, era riuscito a guadagnarsi la fiducia di tutti, diventando importante all'interno della scuola, dandogli il tormento con le sue risatine sfacciate e con la sua arroganza.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Mangiamorte, Sirius Black, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Una volta che hai conosciuto il volo, camminerai sulla terra con gli occhi rivolti sempre in alto.

Agosto 1975 - Villa Avery

L'estate era il periodo più fiacco che Alteira conoscesse. Non amava stare a casa, contornata dai familiari sempre attratti da suo fratello, il migliore.
Era stanca di ascoltare le voci dal pianerottolo in cima alle scale, provenienti dal salotto, che dicevano che Anthony avrebbe avuto successo al Ministero, che sarebbe potuto diventare Ministro della Magia se avesse voluto. Lei? Lei non era concepita in quei discorsi sull'avvenire. Lei era una mediocre studentessa senza veri amici e senza una predisposizione al governo. Lei era la sorella sbagliata.
Scese in giardino con un libro nascosto tra le vesti. Voleva esercitarsi nella trasformazione in aquila, come le aveva consigliato Sirius. Per tutto l'inizio di Luglio si era svegliata presto la mattina e, dicendo di andare a trovare una sua compagna, si ritirava in un posto che solo lei conosceva, che solo lei frequentava e dove poteva tranquillamente usare la magia senza essere vista dai Babbani.
Si distese sull'erba dietro i cespugli di rose bianche di sua madre, curate dalla giardiniera babbana che tutti i giorni le potava e le annaffiava. Le piaceva l'odore di quei fiori ma li preferiva quando i loro petali erano colorati di blu scuro. Guardò il cielo con interesse e provò a pensare come un uccello. Tentò di sentire le piume al posto della carne, di percepire gli spostamenti e le mutazioni dei suoi organi interni, ma l'unica cosa che le veniva in mente era la libertà che avrebbe provato volando nel cielo terso. Vedere il mondo dall'alto doveva essere magnifico ed era determinata, ma Sirius non era un maestro bravo come aveva creduto all'inizio.
Lesse ad alta voce una citazione di Leonardo da Vinci, un mago che i Babbani consideravano uno scienziato, che aveva scoperto come far volare l'uomo per la prima volta: la macchina volante. Pochi anni dopo era nata la scopa, al segreto dagli occhi dei Babbani.
“Una volta che hai provato il volo, camminerai sulla terra con gli occhi rivolti sempre verso l'alto, perché là sei stato...”
“E là agogni a tornare,” una voce interruppo il monologo a voce alta di Alteira. “Leonardo da Vinci, vero?” domandò un ragazzo alto di fronte a lei.
Si alzò di scatto, come se fosse stata sorpresa a fare qualcosa di sbagliato, di illegale. Era abbastanza alto, sicuramente più di lei, due occhi chiari e grigi che sembravano familiari. I capelli erano scurissimi, neri come la pece e lunghi fino a metà collo.
“Già. Tu saresti?”
“Regulus Black. Il tuo nome, amante del volo?” chiese con una strana espressione, a metà tra il divertito e l'altezzoso. Alteira capì subito dal cognome chi le ricordava: Sirius Black.
“Alteira Avery,” confessò la ragazza gettando un'occhiata verso la porta a vetri della veranda. Regulus era molto più affascinante del fratello: non aveva quell'aria ribelle e vissuta che facevano di Sirius un bambino con troppe arie da darsi. Sembrava più tranquillo ma altero allo stesso modo.
Regulus si sedette al suo fianco e osservò il libro aperto sull'erba.
“E questo qui?” domandò incuriosito dalle pagine ingiallite e piene di appunti. Alteira aveva comprato quel libro al Ghirigoro qualche anno prima convinta che le sarebbe servito solo per varie ricerche scolastiche; invece, si era rivelato utile per imparare a trasformarsi.
Cercava una scusa plausibile per non rivelare al ragazzo di voler diventare Animagus.
“Ecco...”
“Non è così che avrai la facoltà di trasformarti in Animagus, sappilo,” si intromise prima che Alteira potesse aggiungere altro. “C'è bisogno di tranquillità e di studio mentale. E' tutta questione di testa. Chi ti ha appuntato queste schifezze?” le sue dita correvano sopra alle lettere scritte velocemente e con imprecisione, come: liberarsi dei compiti, sempre; chiudere gli occhi e pensare al cielo.
Alteira si sentì presa dall'imbarazzo, cosa avrebbe detto? Che avrebbe fatto? Avrebbe potuto scappare e rinchiudersi in camera ma sua madre l'avrebbe sgridata per il pessimo comportamento con un ospite.
“In realtà, è stato tuo fratello,” confessò guardando il cielo.
“Quel cane ti ha preso in giro ben bene, dico io,” ammise sorridendo. Alteira lo guardò intensamente negli occhi chiari: erano decisamente più intensi del fratello e probabilmente molto più sinceri. Le mani cominciarono a pruderle, avrebbe assaltato volentieri Sirius e l'avrebbe picchiato di gusto di fronte ai suoi amici.
“Non preoccuparti, lo fa con tutti.”
“Certo, certo, perché lui è fatto così!” mormorò la ragazza facendo una voce simile a quella di Remus, che in continuazione le ripeteva il concetto. Regulus si stese sull'erba scaldata dal sole estivo e cominciò a respirare tranquillamente, muovendo ritmicamente il petto e tenendo gli occhi chiusi.
“Mi piace questo posto,” sussurrò.
“Che sei venuto a fare qui? E soprattutto, dov'è mio fratello?”
“Avery si sta esercitando in soggiorno con Severus e Mulciber. Odio vederli azzuffarsi per sapere chi è il migliore.”
“Mamma si arrabbierà moltissimo,” esclamò Alteira quasi eccitata per il futuro rimprovero di sua madre. Suo fratello non aveva idea di cosa avrebbe passato una volta che Marsilia fosse tornata dalla sala del tè. Il sorriso le si aprì sulla faccia, voleva assolutamente vedere i visi incolleriti dei genitori.
“E tu sei tremendamente felice, non è vero?” domandò esitante il ragazzo. Si alzò appena e poggiò la guancia contro il palmo della sua mano, sorreggendosi.
“Non sono affari tuoi,” disse con una faccia che lasciava intendere i suoi peggiori desideri. Regulus riconosceva quelle espressioni di godimento quando le vedeva; le aveva provate per molto tempo quando Sirius veniva sgridato o punito dai professori, anche se spesso la scampava. Sirius era la sua spina nel fianco, il fratello traditore e popolare, che tutti conoscevano ed ammiravano nonostante avesse distrutto le credenze e le tradizioni di famiglia. Lei somigliava a Sirius: aveva interrotto la tradizione di finire in Serpeverde. Regulus pensò che fosse somigliante a tutti e due: non tradizionale ma sola; un cuore libero che viene costantemente messo alla prova dalle attenzioni per il fratello.
“Certo che no, però sarebbe interessante sapere cosa pensa Avery dei tuoi sorrisi quando viene punito.”
“Cosa diavolo... E' un ricatto?” domandò mettendosi sulla difensiva. Regulus sembrò pensarci qualche secondo.
“No, sono solo interessato, queste giornate estive mi fanno morire di noia,” ammise con sguardo malizioso.
Tornò con il naso rivolto al cielo osservando le nuvole. “Quindi vorresti volare?”
Alteira non rispose. Si alzò con il libro tra le braccia e prese a camminare verso la veranda.
“E' buon costume salutare quando ci si allontana,” esclamò Regulus a voce alta e rilassandosi fino a crollare in un sonnellino pomeridiano.
Alteira passò in mezzo al soggiorno, dove Anthony e i suoi amici stavano prendendo il tè. Non si fermò per controllare che la casa fosse in buone condizioni, non guardò il fratello che si dava sempre quelle arie che la facevano innervosire, corse in camera sua e si stese sul letto. Immaginò di essere un'aquila e di volare libera da tutte le preoccupazioni, su nel cielo azzurro che si confonde con il mare. Alteira voleva essere spensierata.

*

Ottobre 1976 - Hogwarts - sala comune Grifondoro, Ponte.

Il rientro a scuola non era stato faticoso come Alteira aveva creduto; aveva ripreso il ritmo velocemente tenendo le medie scolastiche nella norma. La professoressa McGranitt era l'unica ad essere estremamente contenta delle sue doti, ma come gli altri, del resto, la paragonava sempre a suo fratello, facendola cadere in uno stato di malinconia pressante. Lily si sentiva inutile e si limitava a parlarle lo stretto indispensabile, sapeva che Sirius l'aveva fatta irritare per poi scoppiare a Settembre nella sala comune.
Se la ragazza si sedeva sulla poltrona vicino al fuoco poteva vedere ancora lo sguardo dell'amica: offeso, irritato, arrabbiato.
Sirius si prendeva sempre gioco di lei, si prendeva gioco di tutti, in realtà, però con Alteira si divertiva di più visto che lei si incolleriva, si arrabbiava e lo minacciava; tutte cose che Sirius amava vedere negli occhi delle sue "prede".
Alteira era scesa dal dormitorio con la bacchetta sfoderata e l'aveva puntata in faccia al mal capitato.
“Ci sono molte cose che mi fanno incendiare, Black, ma quella che lo fa con maggior potenza è essere presa in giro da un babbeo,” cominciò con il suo solito tono di superiorità. A volte, Lily non capiva come potesse sopportare quell'aria di sfida e di strafottenza continua che la ragazza lasciava trasparire. Alla fine, è proprio come lui, pensò.
“Secondo me, Sirius sa come farla incendiare, e non sto parlando di frasette,” esordì James con una gomitata a Remus.
“Sta zitto, Potter, qui finisce male,” esclamò Lily a voce alta. Aveva voglia di vedere Sirius strigliato ben bene ma aveva il terrore che succedesse di peggio.
“Dai, Lily, goditi lo spettacolo e leva quel broncio.”
Alteira era furibonda. Stringeva la bacchetta e se l'avesse istigata, avrebbe attaccato.
“Andiamo, Avery, cos'ho fatto di tanto grave da scatenare la tua ira funesta?” domandò Sirius con il miglior sguardo ammaliatore che potesse fare.
“Oh, credo che questi ti rinfrescheranno la memoria. Stupidi appunti sul libro che non sono serviti ad altro che farmi deridere persino da tuo fratello!” esclamò irritata la ragazza. Il vaso stava per rompersi ed inondare la sala comune dei Grifondoro.
“Fregata da due Black in un solo anno, ritieniti fortunata!”
Sirius rideva e guardava James ad ogni battuta. Quando Alteira aveva nominato Regulus, tutto era stato più chiaro.
“Sai, Regulus non è proprio uno stinco di santo,” disse muovendosi cautamente verso la sua bacchetta, adagiata sul tavolo basso di fronte al camino. Alteira alzò gli occhi al cielo, convinta che non avrebbe creduto ad una sola parola che fosse uscita da quella bocca.
“Se devo proprio decidere di quale dei due sgorbi fidarmi, credo che mi fiderò di Black Junior. Mi hai stancata,” sussurrò abbassando la bacchetta.
“Siamo arrendevoli, vedo,” la istigò il ragazzo ormai con la bacchetta nascosta dietro la schiena. Presa in un momento di distrazione di Alteira, la sua compagna di legno se ne stava pronta tra le sue mani. La ragazza rifoderò la sua e si strinse il mantello, pronta per andarsene a cena.
“Mai voltare le spalle ad un nemico,” esclamò Sirius mettendola in un angolo.
“Mi stai sfidando?” chiese Alteira con sguardo malizioso.
“Farei ben'altro che sfidarti,” disse il ragazzo ridacchiando verso James. Ramoso gli strizzò l'occhio, complice della battuta.
“Mai abbassare la guardia, idiota,” in quel breve momento in cui gli occhi di Sirius si erano posati sull'amico, Alteira aveva ripreso la bacchetta dalla veste e l'aveva puntata al collo di Felpato. La situazione era momentaneamente ferma, le armi puntate e gli occhi ad incrociarsi. Sirius sentiva il collo teso e la forza della ragazzina trapassargli le vene, gelarle quasi.
Alteira non aveva paura. Puntava gli occhi verdi in quelli grigi di Sirius e sentiva l'odore della battaglia. Le piaceva scontrarsi con chiunque.
“Che sta succedendo qua dentro?” esclamò la professoressa McGranitt, entrata velocemente nella sala comune della sua Casa. La strega passò un'occhiata nel salottino e notati i due ragazzi con le bacchette puntate alla gola, esclamò: “Black, Avery, giù quelle bacchette o sarò costretta a portarvi dal Preside.”
Ogni volta che Lily ripensava a quello scontro di parole, sorrideva tra sé. Alteira teneva testa a tutti, riusciva sempre a cavarsela con la sua faccia pulita e il suo carattere forte.
Da quel giorno, Alteira si era vista pochissimo in giro con i Grifondoro; preferiva starsene da sola a leggere un vecchio libro, quello che aveva sbattuto in faccia a Sirius.
Se ne stava immobile sul lungo ponte prima della Foresta a fissare il cielo. Le piaceva farlo e non si vergognava a mostrarlo agli altri.
“Ancora niente piume, amante del volo?”
Alteira sorrise tra sé, sapeva a chi apparteneva quella voce. Regulus le aveva fatto una buona impressione con il suo sguardo furbo e deciso. Si voltò verso di lui e aprì le braccia, guardandosele per un attimo.
“Ti pare che ne abbia?”
“Effettivamente sembri un po' a corto di penne,” esclamò sorridendo. 
Ad Alteira piaceva la solitudine ma quando Regulus era in giro, le faceva piacere parlare con lui della libertà che tutti e due sognavano.
“Sai, le voci corrono ad Hogwarts e mi hanno detto dello scontro letale con mio fratello. Visto che c'eri, potevi affatturarlo,” suggerì lui.
“La McGranitt è intervenuta prima che potessi farlo.”
I ricordi le tornarono vividi nella mente. Avrebbe voluto davvero distruggere quel moccioso di Sirius, ma non era stata abbastanza coraggiosa.
“Sei stata coraggiosa. Nessuno si fida mai di me, tutti sempre incantati dalla popolarità del mio fratellino e mai nessuno che si azzardi a contraddirlo, o a sfidarlo.”
Come non detto, pensò Alteira fissando lo sguardo intenso di Regulus. Quel giorno, i suoi occhi erano più chiari e limpidi, quasi a mostrare la testa sgombra dai pensieri. Alteira però, vi notò una vena di irriverenza, due occhi combattuti; Regulus odiava l'intensa popolarità di Sirius, e lei voleva sapere perché.
“Come mai odi tanto Sirius?” gli domandò poggiandosi con i gomiti sulla balaustra del ponte, con gli occhi rivolti al cielo e i capelli sciolti sulle spalle. Regulus si irrigidì al suono delle parole della ragazza. Non sapeva se era giusto esternare i suoi sentimenti, le sue dinamiche familiari con quella ragazzina. Non avrebbe ceduto a quegli occhi verdi e indagatori.
“Dissapori in famiglia, niente di importante.”
Alteira si rese conto che il ragazzo non voleva parlarne, così, tacque, persa nel suo mondo. Regulus si avvicinò a lei, sentiva dentro di sé una sensazione strana. Che fosse stima? Lui non lo sapeva. Che fosse interesse? Regulus non era mai stato interessato a niente più che alla magia.
“Ora sta a me domandare,” intimò rivolgendo lo sguardo alle nuvole. “Perché vuoi diventare un animale?”
Alteira non si fece pregare. Se c'era un difetto in lei, prorompente quanto una cascata, era sicuramente quello di non saper tenere la bocca chiusa, di parlare sempre e comunque, a chiunque. Si concentrò su un raggio di sole che le scaldava la faccia in quei giorni d'autunno.
“Voglio volare. Voglio essere libera della mia umanità e dimenticarmi di tutto quello che appartiene a questa vita. Non hai mai sentito il bisogno di andartene e vedere cosa succede alle persone che ti circondano? Di scoprire se magari qualcuno sentirà la tua mancanza o se altri non se ne accorgeranno nemmeno?”
Sì, Regulus l'aveva desiderato ardentemente quando suo fratello, per lui pazzo e traditore della sua famiglia, era riuscito a guadagnarsi la fiducia di tutti, diventando importante all'interno della scuola, dandogli il tormento con le sue risatine sfacciate e con la sua arroganza.
“Forse,” esordì restando vago. Non aveva interesse nel confessarsi con quella ragazza.
Alteira lo guardò per qualche secondo, immobile e piena di pensieri.
Prese la strada per il castello dicendo: “Quando imparerai ad essere meno vago, potremmo riparlare dei miei desideri, o dei tuoi.”



Jane's corner:
Mi scuso per questo capitolo di passaggio che spiega un po' i desideri di Alteira e ne mostro il carattere ancora un po' infantile e astioso.
Entra in scena Regulus Black: a parer mio, Regulus è un ragazzo bello e intelligente, amato dalla famiglia per i suoi ottimi voti a scuola, per la sua "adesione" al pensiero dei Black, tutto al contrario di Sirius che essendo "ribelle" e traditore non ha un buon rapporto con loro, ma a scuola è un miticone ed è pieno di amici, cosa che appunto Regulus non sopporta. Per lui un traditore non dovrebbe essere popolare.
Regulus e Alteira si trovano in giardino a parlare e lui riesce a scoprire che Sirius le ha dato una mano ma l'ha imbrogliata, perciò, dato che il nostro Reg è moooolto sincero, ha rivelato l'inganno all'impulsiva ragazza.
Si ritorna ad Hogwarts nella seconda parte e Lily Evans ripensa a quello che è successo quando Sirius e Alteira si sono incrociati nella sala comune dei Grifondoro. Da quel giorno la ragazza si fa vedere poco con i suoi compagni, perché ha bisogno di stare sola e di riprendere fiducia in sé, cosa che i due Black, prendendola in giro, le hanno portato via.
Torna in scena Regulus che stavolta è un tantino più cordiale dato che la ragazza si merita un po' di stima: sfidare suo fratello davanti a tutti e quasi metterlo KO, non è da tutti.
Bhé adesso, a voi le tastiere e via, ditemi che ne pensate.
Jane.
   
 
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