Ciao! Sono tornata! Ecco a voi il quarto capitolo della mia storia!
Buona lettura!
IL CIELO
NON FINISCE MAI
4.
Quando Lily si svegliò, il giorno
dopo, si accorse che Faith non era in dormitorio.
“Sarà andata giù prima” si disse.
Però era strano. In genere, quando Faith faceva le ronde, il giorno dopo
faticava addirittura a stare in piedi. Cos’era cambiato? Si alzò e, dopo essersi
preparata, scese in sala comune.
Xander e Anya la stavano
aspettando dall’altra parte della sala.
“Buongiorno”.
“Buongiorno” dissero gli altri due
all’unisono.
“Avete visto Faith?” chiese Lily
guardandosi in giro.
“Pensavamo fosse con te” disse
Xander. “Perché? Problemi?”
“Non è tornata dalla ronda la
notte scorsa” disse Lily.
“Che cosa?” disse Xander
preoccupato. “E non ti ha avvertito? Non ha mandato un gufo
o…”
“No, niente” rispose Lily.
Sospirò. “Questa storia mi preoccupa. Faith non si è mai comportata in questo
modo”.
“Già” asserì Xander. “Non vorrei
mai che le fosse accaduto qualcosa di male”.
Nel frattempo, a Hogsmeade, al
cimitero, Faith aveva appena aperto gli occhi e, ricordatasi di cosa era
accaduto la notte prima, si affrettò a tornare al
castello.
Dovette passare per la foresta per
non essere vista. Non appena entrò, ancora ferita e sporca per l’avventura
vissuta, si diresse subito nel sua sala comune, giusto in tempo per scontarsi
con Lily, Xander e Anya.
“Faith!” disse la rossa,
guardandola a bocca aperta. “Stai bene? Ma che cosa ti è
successo?”
Faith si limitò a fare cenno di
entrare in sala comune, e si diresse con gli altri in dormitorio per darsi una
sciacquata e cambiarsi.
Quando poi ebbe spiegato la
situazione agli altri, rimasero tutti a bocca aperta.
“COOOSAAA?” disse Lily, incredula.
“Remus? Tu vuoi dire che…?”
“Si, era libero” disse Faith,
chiudendo il baule. “Senza freni, un collare, un qualcosa che lo potesse tenere
alla larga dagli esseri umani… niente!”
“Questo significa solo due cose”
disse Anya. “O che ieri sera non ha fatto in tempo ad entrare nella Stamberga
Strillante o che…”
“..o che è entrato e che è anche
uscito” concluse Faith. “Ho intenzione di parlare con lui non appena lo
trovo”.
“Sarà in infermeria” disse
Lily.
“Bene. Allora ci andrò subito. Poi
mi occuperò di Potter e di Black”.
Tutti la guardarono
stupiti.
“Potter e Black? E loro che
c’entrano?” chiese Xander.
“Erano con lui ieri sera, sapete…”
Abbassò la voce per non farsi sentire “…sotto forma di
Animagi”.
“Di nuovo?” s’infuriò Lily.
“Avevano promesso che non l’avrebbero fatto mai più!
Brutti…”
“Non ha importanza” la interruppe
Faith, facendo cenno agli altri di seguirla. “Dobbiamo capire esattamente che
cosa è successo ieri sera, perché Remus era libero. Scoperto il mistero,
prenderò provvedimenti”.
“Che cosa intendi fare?” chiese
Xander.
Faith sospirò, mentre
usciva dal buco del ritratto. “Non lo so. Per il momento voglio solo che nessuno
si faccia male. Sarà meglio che vada da sola da Remus, voi andate pure a lezione.
Dite che sono andata a trovarlo. Ah, a proposito” aggiunse, prima di
separarsi dal gruppo, “lasciate in pace Potter e Black, voglio essere io a
parlargli”.
Detto questo si voltò e si diresse
verso l’infermeria.
Le porte erano chiuse.
Assicurandosi che i graffi che aveva sulle braccia fossero ben nascosti dalla
divisa, Faith entrò e sbirciò dentro.
Madama Chips stava dando da bere a Remus qualcosa. Faith le
chiese se poteva rimanere da sola con lui ela donna acconsentì, a patto di non
affaticarlo troppo.
Il ragazzo le sorrise non appena
la vide.
“Ciao” le disse. “Tutto
bene?”
Per tutta risposta, Faith gli
mollò uno schiaffo così forte da fargli arrossare l’intera
guancia.
“Ahia! Ma cosa…? Che ti
prende?”
“Ricordi qualcosa di questa notte, per
caso?” gli domandò Faith inquisitoria.
“Certo che no” rispose Remus,
massaggiandosi la guancia colpita. “Mi sono trasformato, mi pare ovvio che non
ricordo nulla!”
“Beh, questo è un vero peccato,
visto che hai quasi rischiato di uccidermi” disse Faith
spiccia.
Remus la guardò incredulo. “Cosa?
Ucciderti? Io? Sei fuori strada, cugina, io sono rinchiuso alla Stamberga nelle
notti di luna piena”.
“Non è quello che ho visto”
ribatté Faith.
Remus continuò a guardarla senza
sapere che cosa fare. Pareva non sapesse di che cosa stava
parlando.
“Ok” disse Faith. “Ok, ti capisco,
forse tu non te ne rendi conto perché in quei momenti non sei in te ma… Remus,
stanotte sei uscito dalla Stamberga Strillante e mi hai
aggredita!”
Gli occhi del ragazzo si
allargarono all’improvviso e sbiancò.
“C-cosa?” balbettò, incredulo.
“Io…? Ma tu che cosa ci facevi fuori ieri notte?”
“Potrei farti la stessa domanda”
disse Faith.
Remus
abbassò lo sguardo, facendo intuire che sapeva.
“C’è qualcosa che mi nascondi, Remus?”
chiese Faith, gelida.
Il ragazzo rimase immobile per
alcuni istanti. Dentro di lui si stava svolgendo una grande battaglia fra i
sensi di colpa e la paura di essere rifiutato. Cosa doveva fare? Confessare la
verità alla cugina o semplicemente fingere di essere sconvolto per la notizia
dell’aggressione?
“Ecco… io…” balbettò. “Faith, è… è
difficile…”
“…che io capisca?” terminò Faith,
rubandogli le parole di bocca. “Può essere, anzi, è probabile che non capirò, ma
mi sembra normale, viste le circostanze”.
“Senti” disse Remus, “lo so cosa
stai pensando, ma… tu non sai, non puoi capire…”
“Non potrò mai capire finché mi
tieni all’oscuro!” esplose Faith. “Io sono tua cugina, Remus! Ho il diritto di
sapere che cosa ti succede, in particolare se si tratta del tuo
problema!”
“Io non ho colpa!” Anche Remus
aveva alzato la voce. “Se i miei amici mi portano in giro durante le notti di
luna piena vuol dire che sanno quello che stanno facendo!”
“Ma è pericoloso! Potresti
aggredire qualcuno come hai fatto con me!”
“Questo non significa che
tu possa venire qui a prendermi a schiaffi! Io non mi controllo quando sono
un Lupo Mannaro, lo sai che non posso farlo! Invece di stare qui a prendertela
con me perché non vai da James e Sirius?”
“Credimi, lo farò” Detto questo
Faith si voltò e uscì sbattendo la porta.
Tornata dai suoi amici, chiese
loro se avevano per caso visto Potter o Black in giro, ma loro le risposero di
no. L’unico altro posto che le veniva in mente era il dormitorio dei maschi,
quindi si affrettò ad andarci. Si sarebbe inventata una scusa per le lezioni, e
poi anche se ne perdeva una non era la fine del mondo.
Arrivata davanti alla porta dei
dormitori, bussò tre volte. Non ottenne risposta.
“Potter!Black!” chiamò. “Lo so
che siete lì dentro, avanti! Venite fuori!”
La porta si aprì e fecero capolino
gli occhi di James.
“Lehane” disse, fingendosi
sorpreso. “Come… come mai da queste parti?”
Faith lo guardò male. Ma cosa
pensava di lei, che fosse una povera idiota come tanti altri e che avrebbe avuto
pietà?
Senza che Potter se la aspettasse,
dette un calcio alla porta e la spalancò, col risultato di far finire il ragazzo
a terra. Entrò, senza bisogno di invito, e si guardò intorno. Dal bagno, apparve
Black, una benda in mano.
Era chiaro che la notte prima la
situazione doveva essere degenerata. Sia Potter che Black avevano dei tagli
rossi sul viso, e Black, con solo indosso i jeans, aveva su tutto il collo e
sulla parte destra del petto dei profondi graffi.
Faith guardò Potter. Anche lui non
aveva la maglietta e il suo fisico era per metà quasi in carne viva. Il lupo
doveva averli quasi sbranati.
Per un attimo fu indecisa sul
fatto di cominciare la sua sfuriata. Insomma, vederli in quelle condizioni per
aver cercato di salvare suo cugino… però anche il fatto di essersene andati in
giro senza una protezione…
“Cosa vi è successo dopo che ho
salvato Spike?” chiese loro.
I due non risposero subito, si
guardarono per un momento come per capire chi doveva parlare, poi Potter disse:
“Abbiamo… rincorso Remus lungo il fiume”.
“È stato lui a ridurvi così?”
chiese Faith.
I due annuirono. La cacciatrice
sospirò e si passò una mano sul viso.
Fantastico, adesso non ci sarebbe
più riuscita. Come poteva rimproverarli dopo aver visto in che condizioni penose
erano per aver cercato di fare la cosa giusta? Come avrebbe
potuto??
“Siamo riusciti a portarlo a
riva, dopo che ha aggredito Spike” disse Black, riportandola alla realtà. Il
ragazzo teneva lo sguardo basso, quasi volesse nasconderle quegli orribili
segni, come se si vergognasse di mostrarli a lei. Faith lo guardò senza remore e gli
fece capire che voleva sentire il seguito, così lui proseguì: “Ma… lui non si
rendeva conto di… così ci ha aggredito e…”
Faith alzò una mano per fargli
capire che non era necessario continuare, che aveva compreso. Sospirò, e si
preparò al suo discorso.
“Sentite” disse, “io non voglio
essere la rompi scatole di turno, solo… dovete capire che anche se avete
compiuto un atto molto eroico nel riportare Remus a riva non avete comunque
fatto la cosa giusta”. James e Sirius la guardarono interrogativi, mentre
continuava. “Avevate promesso che non lo avreste più portato fuori durante le
notti di luna piena, e invece l’avete fatto lo stesso. Perché? Da quanto va
avanti questa storia? E soprattutto, perché non me lo avete
detto?”
“Perché sapevamo… che non avresti
capito” disse Sirius con timore.
“Qui non si tratta di capire o non
capire” disse Faith, avanzando di qualche passo. “Si tratta di fiducia. Insomma…
quante volte, ragazzi, quante vi ho salvato la vita? E quante vi ho tolto di
mezzo dai guai prima che la situazione potesse diventare troppo seria?
Quante?”
“Tante” ammise James, che nel
frattempo si era rialzato.
“Appunto” disse Faith. “Perciò mi
stupisco. Pensavo vi fidaste di me. Insomma, ma… quello che è capitato stanotte
non vi fa riflettere neanche un po’? Non vi sentite neanche un po’
responsabili?”
James e Sirius abbassarono lo
sguardo.
“Chi tace acconsente” pensò Faith.
“Vedo che mi capite” proseguì poi, più sicura di sé. “Lo so che è dura non poter
fare niente per Remus, provo anch’io quello che provate voi, però… non potete
correre un rischio del genere ogni mese, questa volta avete davvero rischiato
grosso. Volete finire ammazzati la prossima volta? Avete deciso che è arrivata
la vostra ora? Beh, spiacente, ma non potrete farlo finché ci sarò io. Ho
giurato di proteggere la Terra, e con lei tutti i suoi
abitanti”.
“Ma Remus ha bisogno di noi”
ribatté James debolmente. “In quella Stamberga diroccata è solo, e rischia di
ricominciare a farsi del male se non lo aiutiamo”.
“E che cosa proponi di fare? Se
credi che ti lascerò andare di nuovo da lui stanotte hai proprio sbagliato modo
di porti, Potter”.
“Quello che vuole dire” intervenne
Sirius, “è che stando con noi soffre molto meno. Fargli compagnia è il solo modo
per controllarlo e…”
“…e farvi uccidere?” lo provocò
Faith.
“E proteggerlo” terminò Black,
fingendo di non aver sentito. “La nostra presenza animale non la percepisce
pericolosa, perciò si fida di noi”.
“Ieri notte vi è sfuggito”
gli ricordò Faith. “Avete rischiato di far uccidere me e avete quasi ucciso Spike. Se
non fosse perché è un vampiro sarebbe già morto da ore. Questo mi basta per
capire che non siete abbastanza responsabili da poter gestire una cosa del
genere”.
“Ehi” disse James, offeso. “Guarda
che questa è la prima volta in tre anni”.
“Basta una sola volta” disse
Faith. “Quando il danno è fatto non c’è più niente da
riparare”.
“Ascolta, non siamo gli idioti
superficiali che credi tu” disse ad un certo punto Sirius, guardandola dritta
negli occhi senza paura. “Ci rendiamo perfettamente conto della situazione. E ci
tengo a farti notare che forse saresti tu a dover avere più fiducia in noi che
noi in te”.
“Come, scusa?” fece
Faith.
“Ha ragione” disse James. “Ciò che
succede a Remus ormai è in mani nostre. Tu sei quella che deve salvare il mondo,
e noi quelli che dobbiamo salvare il nostro migliore amico. Forse dovresti
renderti conto che a volte le persone hanno qualità pari alle tue anche se non
hanno i superpoteri”.
“Perché non provi a dire una cosa
del genere a Lily?” lo sfidò Faith. “Non ti resterebbe nemmeno il tempo di
finire la frase”.
“È una minaccia?” chiese
Sirius.
“Si” rispose tranquillamente
Faith.
Il ragazzo, ben più alto di lei,
le andò davanti e la sovrastò.
“Se ti metti contro di lui ti
metti contro di me” la avvertì.
“E la cosa dovrebbe crearmi
problemi?” fu la tranquilla risposta di Faith, che non si mosse di un solo
millimetro.
“Sirius” disse James in tono
serio. Il ragazzo si voltò e incrociò lo sguardo dell’amico, che scosse la
testa. “Lascia perdere”.
“Ma…” tentò Sirius, ma lo sguardo
deciso di James gli impose di non continuare. Faith girò i tacchi e se ne andò,
ma prima che potesse cominciare a scendere le scale.
“Lehane?”
Faith si fermò. James stava sulla
soglia della porta.
“Non dirai a Remus quello che ci
ha fatto, vero?” le chiese, mantenendo un tono neutro ma facendo capire
benissimo di essere preoccupato.
“E come speri di nascondere quei
segni?” Faith fece un cenno verso le ferite sul suo corpo.
“Non preoccuparti, so cosa fare”
disse. “Promettimi solo che non glielo dirai”.
Faith annuì. Anche James annuì,
poi i due presero strade diverse.
Alle cinque di pomeriggio circa,
quando il sole ormai stava tramontando, Faith stava percorrendo il sentiero al
limitare della foresta per andare da Spike. Sapeva che era rischioso, che se
l’avessero scoperta sarebbe stata espulsa, ma cosa più grave se Remus fosse
uscito di nuovo dalla Stamberga Strillante questa volta per lei non ci sarebbe
stata alcuna possibilità.
Uscita da Hogwarts, fece una corsa
fino ad arrivare alla cripta di Spike, dove entrò e si chiuse
dentro.
Scese le scale che portavano alla
stanza sotterranea, dove c’era il letto. Era vuoto.
“Spike?” chiamò. Era strano.
Dov’era? La sera prima non si reggeva in piedi e adesso era tornato a camminare?
No, non era possibile…
“Spike?” disse, più forte. Niente
neanche stavolta. Che fosse uscito veramente? Ma come poteva essere? Un momento…
e se… che Remus l’avesse morso?
Istintivamente fece un passo
indietro. Se era andata come immaginava, allora era di nuovo in pericolo.
Cominciò ad indietreggiare molto lentamente verso le scale, ma andò addosso a
qualcosa. Si voltò di colpo, e davanti a lei vide Spike.
Era normale. Stranamente normale.
Fin troppo normale. Era come se fosse guarito di colpo, come se non fosse mai
stato aggredito da un Lupo Mannaro. Va bene che era un vampiro e che guariva in
fretta, ma… fino a questo punto???
“Ciao, dolcezza” disse lui,
guardandola. “Come mai da queste parti?”
“Ehm” Faith pensò a cosa potesse
dire per non fargli sospettare niente. “Sono venuta a vedere come
stai”.
“Sto benissimo” fu la risposta
palese di Spike, che la superò e andò a sedersi sul letto, appoggiando i gomiti
sulle ginocchia per poi fermarsi a guardarla. “Vedo che dopotutto qualcosa di me
te ne importa”.
Faith si costrinse a pensare. Quel
comportamento era insolito, ma che cosa poteva fare?
“Spike, ti è accaduto qualcosa di
strano oggi?” gli chiese, andando indietro.
Il vampiro ci rifletté. “No, non
mi pare. Perché?”
La paura prese il comando, e Faith
capì che era giunto il momento per lei di andarsene.
“Io…” balbettò, gettando una
fugace occhiata verso Spike. “Io… sono felice di vedere che stai bene” disse, e
risalì in fretta le scale.
Quando uscì dalla cripta, non ci
pensò due volte prima di cominciare a correre alla velocità della luce. Arrivata
a Hogwarts, però, assisté a una cosa che mai si sarebbe
aspettata.
Vicino al Platano Picchiatore,
poco lontano dalla foresta, c’erano due Lupi Mannari impegnati in una lotta
all’ultimo sangue. Faith si nascose meglio dietro agli alberi e non fiatò,
mentre le due creature continuavano il loro combattimento.
Uno di loro doveva essere Remus,
non c’erano dubbi… ma l’altro? Che si trattasse di Spike? Se si, come aveva
fatto ad arrivare a Hogwarts prima di lei? Certo, probabilmente ci era arrivato
più velocemente perché trasformato in Lupo Mannaro, però… durante il tragitto
lei non aveva avvertito niente di sospetto.
I due esseri, nel frattempo, si
erano spostati. Non erano più vicino al Platano Picchiatore, bensì alla foresta,
a meno di dieci metri da lei.
Faith, velocemente, si spostò
attraverso gli alberi, di modo da allontanarsi ma da poter vedere comunque cosa
succedeva. Ora uno dei due lupi era finito disteso, e l’altro ne aveva
approfittato per saltargli addosso e aggredirlo con ferocia. Faith si spostò
ancora un po’, appena in tempo per evitare di essere
vista.
Ad un tratto, il lupo che era finito
disteso si rialzò e colpì l’altro, che finì addosso a una roccia. Faith trattenne
il fiato, quando a quest’ultimo fu sbattuta la testa contro la roccia e
smise di lottare. Aveva perso.
L’altro lupo ululò. Faith dovette tapparsi le orecchie. Dopo aver ululato, il Lupo fuggì
nella foresta, scomparendo alla vista. Faith rimase immobile per un bel pezzo,
per essersi sicura che se ne fosse andato veramente, poi uscì allo
scoperto.
Vide l’altro lupo, in condizioni
così pietose che le fece pena. Provò il forte impulso di avvicinarsi, e lo fece
con molta cautela. Doveva stare attenta, era pur sempre un Lupo
Mannaro.
Una volta che fu a meno di un
metro da lui, si chinò. Era proprio ridotto male. Un orecchio e la schiena erano
sbranati, il resto del corpo ferito. L’animale respirava a fatica senza forze,
accasciato a quella roccia macchiata del suo sangue. Faith provò una grande pena
per quell’essere; per quanto malvagio potesse essere era pur sempre un essere
umano, e non meritava un trattamento tale. Rimase a guardarlo senza fare niente.
Aveva voglia di fargli una carezza, ma non si fidava. Era troppo
rischioso.
Sospirò, avvicinandosi un pochino.
L’essere non reagì, ma aprì gli occhi in due fessure e la guardò. Soffriva.
Soffriva come Faith non poteva neanche immaginare.
Rimase immobile per alcuni minuti
a guardare quell’essere inerme, umiliato, chiedendosi chi fosse la sua vera
personalità. Remus? Spike? Beh, se non era lui questo voleva dire un Lupo
Mannaro abusivo in circolazione che seminava il pericolo a Hogwarts. E lei
avrebbe dovuto impedire che venisse fatto altro male.
Raccogliendo tutto il suo coraggio.
Allungò una mano, e il lupo mostrò i denti. Faith si fermò ma tenne la mano
alzata a mezz’aria. Avrebbe dovuto far capire che non intendeva fargli del
male. Tuttavia l’essere sembrava fidarsi sempre meno, e cominciò ad emettere
quello che voleva essere un ruggito minaccioso ma che ebbe l’effetto di un
lamento molto doloroso. Faith avvicinò ancora di più la mano e arrivò a sfiorare
il pelo dell’animale, che le lanciò una fugace occhiata. La ragazza ripeté
l’azione ancora una volta, e il lupo non si mosse. Stava funzionando. Un poco
alla volta, Faith poté fargli delle carezze complete, rassicurandolo che non era
lì per fargli del male. Era straordinario. La sera prima scappava terrorizzata e
adesso… era incredibile come le situazioni potessero mutare inspiegabilmente. Ad
un tratto, raggiunto il limite delle sue forze, il Lupo Mannaro si accasciò a
terra e svenne. Faith sorrise tristemente, ripensando a cosa aveva passato poco
prima, e si alzò. Preso il lupo per le zampe posteriori, cominciò a trascinarlo.
Doveva nasconderlo, metterlo al sicuro, se l’altro lupo si fosse ripresentato
non si sarebbe di certo riservato il piacere di dargli il colpo di grazia. Una
volta averlo sistemato dietro a un cespuglio e averlo nascosto per bene, risalì
il sentiero per tornare al castello. Una volta entrata, fece il percorso a
ritroso di quando era partita e arrivò in fretta al
dormitorio.
Lily dormiva. Non era il caso di svegliarla, le avrebbe detto quello che aveva visto il giorno seguente. Lentamente, si svestì e si coricò sotto le coperte senza fare rumore. Ma non fu, come aveva creduto, una notte portatrice di consigli, bensì di incubi.
Lo so che questo capitolo è un pò noioso, ma quelli che verranno di seguito saranno pieni di azione, ve lo assicuro! Non abbandonatemi ora!!!!
Vorrei ringraziare in particolar modo BEE, robertina, lollipop, tatiana yoiou e rodailand per aver recensito.
Aspetto i vostri commenti, resto disponibile per eventuali chiarimenti e saranno benvenute tutte le recensioni possibili!
Angel_Liam