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Autore: Kiki May    14/07/2012    6 recensioni
Questa fanfiction segue gli eventi del film "The Avengers". Loki ha scontato la sua pena nelle carceri di Asgard e Thor č divenuto re: per i due č giunto il momento di ritrovarsi.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate il ritardo. Pensavo sinceramente che avrei aggiornato prima, ma con questo caldo č intollerabile mettersi al piccě. Per fortuna oggi sembra diminuita un po' l'afa. *C*
Buona lettura, quindi. Questa storia si sta allungando drammaticamente. Doveva essere una cosa breve e indolore e invece! >O<





5









Che Thor fosse incapace di dissimulare i propri sentimenti Loki lo sapeva bene. L’aveva imparato prestissimo, da bambino, quando aveva visto il fratello piangere senza vergogna tra le braccia di Odino o ridere coperto dal fango delle stalle, tendersi per un bacio furtivo o urlare al cielo la sua rabbia di piccolo dio.
Thor non nascondeva il suo cuore, lo reggeva tra le mani perché fosse visibile a tutti, lasciava che gioie e dolori dell’esistenza lo ferissero, lo cambiassero.
Per questo Loki non si stupiva dell’entusiasmo del fratello, della felicitŕ che aveva apertamente dimostrato nelle settimane successive al ritorno ad Asgard; non si stupiva neanche della passione, del costante bisogno di conferme e tenerezza. Razionalmente, sentiva di doversi preoccupare per la reputazione del re, per le deleterie chiacchiere di palazzo, solo non riusciva ad forzarsi allo studio di tali sciocchezze.
L’unica cosa che lo preoccupava davvero era l’effetto che Thor aveva su di lui, il calore che gli donava e che lo trasformava, lo plasmava in qualcosa di diverso dal famoso maestro di inganni che era divenuto.
Loki temeva quel calore, le sue conseguenze.
Loki – aveva imparato anche questo – era fatto di ghiaccio.





Il dio dell’Inganno scansň la veste impigliata tra i rovi, avanzando verso un cespuglio di rose selvatiche da addomesticare.
A ritorno dalle campagne militari, Thor aveva deciso di mettergli a disposizione tre ettari di terreno appartenenti alla famiglia reale, destinati a fungere da giardino o laboratorio per esperimenti magici. Il dio dell’inganno aveva accettato, felice di poter alimentare le proprie conoscenze attraverso una pratica tanto nobile come quella della cura delle piante.
Il giardino si era presto trasformato in un paradiso di specie rarissime, rigogliose grazie all’esperienza del principe perduto.
“La tua opera č ammirevole.” Sussurrň una voce femminile, dolce e profonda. Dolorosamente familiare a Loki, che sospirava scrutando le rose. “Dovresti dedicare molto piů tempo agli ortaggi perň, se vuoi il mio parere.”
“Da bambino usavo spendere i miei pomeriggi nel campo vicino alle stalle dove si allenava Thor … cercavo di creare il cocomero piů grande del mondo.”
“E cosa successe quando il tuo esperimento si concluse con un’esplosione?” domandň Frigga, ridacchiando.
Loki si voltň a guardarla, esibendo un mezzo inchino reverenziale.
“Buongiorno, regina madre.” Disse, atono.
Frigga soffrě la sua freddezza ma non lo diede a vedere.
Nel corso dei mesi aveva imparato ad assecondare il bisogno di formalitŕ del figlio minore, deciso a considerarsi un estraneo nei confronti della famiglia reale.
“Buongiorno,” ripeté Loki. “Come mai siete uscita cosě presto dalle vostre stanze?”
Frigga agitň la veste dorata, portando una mano al ventre.
“L’aria del mattino mi fa bene.” Confessň, sincera. “Allevia i dolori e mi aiuta a sopportare la fatica.”
“Potrei aiutarvi io … qualora lo voleste, intendo. Potrei aiutarvi.”
Frigga studiň l’espressione del figlio. Preoccupata, si sarebbe potuto dire.
“Coltivi erbe medicinali?” chiese, cambiando il registro del dialogo.
Loki deglutě, ricacciando in gola l’emozione che per un attimo gli aveva fatto perdere distacco e luciditŕ.
“Sono un mago.” Rispose. “Le erbe medicinali sono quanto di piů affascinante esista in natura. Le piante, in genere, sono creature portentose: silenziose e solitarie, sono capaci di influire anche sul destino degli dči.”
“Come, Loki?”
Il dio dell’Inganno sfoggiň un ghigno impertinente.
“Oh, lo sapete.” Sussurrň soave, carezzando i fiori. “Queste rose sono le migliori per profumi e oli da bagno, gli asgardiani le preferiscono per la fragranza lievemente speziata che sprigionano; poi ci sono le foglie di alloro. che vengono impiegate in un liquore che Thor ama tanto … e ci sono anche i veleni, certo.”
“Produci veleni?”
Loki aggrottň le fronte, quasi turbato.
Raggiunse un cespuglio di boccioli dal colore bluastro, livido. Ne prese uno.
“Con questi si riesce a produrre un veleno potentissimo, letale per qualsiasi Aesir. Ne bastano dieci gocce per indurre gli organi vitali della vittima ad uno stato di collasso, con quindici si ottiene un siero talmente potente da reagire in modo istantaneo …”
L’espressione di Frigga era cambiata: il suo volto non era piů luminoso di amore materno e rimorso, ma scuro di timore.
“E c’č anche la variante per i Jotun, č chiaro ...” Aggiunse il figlio, indifferente ai suoi tormenti. “Le foglie di edera rossa.” Disse, indicandole. “Possono uccidere un gigante di ghiaccio, infliggendogli sofferenze indicibili.”
“Anche il loro aspetto č sgradevole.”
“Sono solo piante. Non provano odio.”
Loki tacque e Frigga sprofondň in un silenzio colmo di dubbi.
“Volevo parlarti di lui …” esalň dopo lunghi minuti di riflessione tormentata. “Di Thor …”
“Č accaduto qualcosa?”
“Assolutamente! Volevo solo sapere se avevi udito i pettegolezzi di corte, se eri preoccupato.”
“No. Dovrei esserlo?”
“No, non devi.” Disse Frigga, sorridendo. “Tu ami Thor, non č vero?”
“Vorrei tanto non dover rispondere, ma sě. Sě, lo amo.
“Č tutto ciň che m’importa.”
Il principe perduto si fece avanti, incerto. La regina lo carezzň.
“In cuor mio ho sempre saputo che niente avrebbe potuto separarvi. Avrei voluto spiegarlo ad Odino, ma … forse lui giŕ sapeva, prima di me, sapeva, e vi ha messi alla prova. Il vostro legame č forte, pieno di potere.”
Madre –“
“Non lasciate che il male lo contamini.”
Frigga si fece da parte. Dietro di lei, Thor attendeva, un sorriso stampato sul volto e le spalle luminose d’oro e porpora regale. Madre e figlio si salutarono, affettuosi, splendidi. Cosě simili.
Loki chiuse gli occhi.
“Le tue rose sono bellissime.” Sussurrň poi Thor, carezzandogli il collo rigido per la tensione.
Il dio gemette di dolore.
“Vuoi mostrarmi i nuovi arrivi?” domandň il fratello, curioso.
Loki offrě il braccio.






  
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