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Autore: phoenix_esmeralda    16/07/2012    4 recensioni
Durante una serata in discoteca con un’amica, Camilla scopre che con una lotteria si può vincere una notte di sesso con il meraviglioso cubista che balla sensualmente in una gabbia sospesa sulla pista. Peccato che quel cubista per lei, non sia precisamente uno sconosciuto...
PRIMA CLASSIFICATA al contest "L'amore è un'arte" di Frantasy. PRIMA CLASSIFICATA al contest "Note d'amore" di Aras -
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- 5 –

Acquerugiola
 
La telefonata a Viola dura quasi tutto il pomeriggio.  Prima per scusarsi, poi per spiegare, infine per discutere con lei sul da farsi.
- “E stasera vedi di metterti il top bordeaux, quello che ti fa le tette favolose!”
I consigli di Viola sono sempre misurati.
Alla fine però il top se lo mette veramente, sotto a una camicetta lasciata aperta. Jeans carini, ballerine comode, trucco appena accennato, coda alta. Orecchini rossi.
Il pensiero della serata la emoziona, è curiosa di sapere dove la porterà Christian.
Non gli ha mentito, a ballare se la cava.
Lei e Viola alle elementari avevano fatto danza classica, alle medie danza moderna. Avevano smesso al liceo, per non rubare tempo allo studio, ma si erano tenute occupate con corsi di hip hop o jazz dance in palestra. Durante le sagre estive avevano ballato il liscio con suo padre o con la nonna di Viola e nei villaggi turistici al mare avevano seguito più e più volte corsi di salsa, bachata e merengue.
Per coronare il tutto, l’anno prima Viola l’aveva convinta a iscriversi ai corsi di una scuola di ballo vicina a casa sua. Facevano due ore a fila, la prima di boogie, la seconda di swing. Si erano divertite parecchio. E per quell’estate, Viola stava già programmando di imbucarsi ad alcune feste country per imparare i rudimenti della line dance.
Per cui ecco, pur non potendo raggiungere i livelli di Christian, tuttavia non teme di sfigurare troppo.
Lui arriva puntuale e quando sale in macchina le sorride con una dolcezza che la commuove.
Indossa i jeans, anche se non gli stessi che usa al Planet, e una maglietta di cotone a maniche lunghe. I capelli non sono intrappolati dal gel come all’università, gli scendono in riccioli scuri sul volto. Non è l’effetto disordinato e selvaggio ricercato per la gabbia del Planet, ma qualcosa di più naturale, di più fresco. Di terribilmente carino. E non porta gli occhiali.
- “Lenti?” – gli chiede, mentre lui guida attraverso la città.
- “Sono più comode per ballare!”
Lei si guarda attorno, studiando il tragitto.
- “Dove andiamo?”
- “A una festa!”
Non fa in tempo a chiedere altro, perché lui sta già parcheggiando. Camilla apre la portiera e scruta con curiosità l’edificio di fronte al quale si trovano.
“SWEET LITTLE DANCE” recita l’insegna luminosa.
- “È una scuola di ballo?” – chiede incuriosita.
- “Sì, come quella dei miei genitori. Ogni tanto organizzano serate aperte a tutti e si ballano tutte le discipline insegnate dalla scuola. Beh, principalmente partecipano gli iscritti ai corsi, ma con un ingresso di 3 euro chiunque può entrare!”
La guarda cercando di capire  se l’idea le piaccia.
- “Mi hai detto che balli un po’ di tutto...”
– “Mi piace la tua idea.”
Quando entrano, in pista si balla swing. Camilla appoggia a una sedia la borsetta e la camicetta e si volta verso Christian, accettando la sua mano.
Gli occhi di lui cadono sul suo top bordeaux e si soffermano un istante di troppo. Poi si sollevano rapidamente sul suo volto, nel tentativo di rimediare. Le rivolge un sorrisetto imbarazzato.
- “Bella maglia...”
- “Già.”
Quando salgono in pista, Camilla per qualche istante si sente disorientata. Lo swing è complesso e lei è fuori allenamento.
- “Io ballo per divertirmi” – si giustifica – “Ma non sono granché...”
Non fa in tempo a trovare altre scuse, perché Christian la prende e inizia a segnarle il tempo. E inaspettatamente Camilla si trova sotto incantesimo. Non sa bene cosa accada alle sue gambe e alle sue braccia, ma i passi che aveva automatizzato mesi prima e che non era certa di saper replicare, sotto la guida di Christian emergono spontaneamente, senza sforzo. Non deve far altro che affidarsi a lui e lasciare che faccia affiorare passi e figure.
Christian è bravissimo. Le sue braccia la guidano usando in egual misura forza e gentilezza, la fanno girare, volteggiare, volare. La alzano in aria e lei scoppia a ridere. È divertente ed è emozionante. Ha già ballato in passato con ragazzi bravi, con animatori e insegnanti e sa quanto può diventare affascinante un ballo fatto come si deve. Ma con Christian c’è qualcosa di più. Si sente attraversata dall’euforia, dall’eccitazione.
A un certo punto la musica cambia. Nella stanza risuonano le note di una bachata. La mano di Christian risale con più decisione lungo la sua schiena, si ferma, calda, la tira più vicina a sé. All’improvviso i suoi movimenti sono diventati sensuali, lenti. Camilla lo segue e lui le sorride facendole fare un giro e poi riprendendola con sicurezza.
Che cosa c’è di più sensuale di un uomo che canta bene? - Si era chiesta un paio di mesi prima.
Un uomo che sa ballare.
Ballare con un ragazzo che prende in mano la situazione e sa farti produrre qualunque passo.
Appoggia la testa alla sua spalla assecondando i movimenti provocanti della bachata.
- “Te la cavi molto bene” – le dice lui.
- “Perché ci sei tu. È facile ballare con te... Sei così bravo che potresti farlo per mestiere.”
Lui ride sommessamente, vicino al suo orecchio.
- “Era quello che facevo. Ho iniziato a insegnare nella scuola dei miei genitori quando avevo quattordici anni.”
Nulla di cui stupirsi allora. E, ora che ci pensa bene, era scontato.
Ballano la bachata per un tempo infinito e poi passano alla salsa. Per un’altra mezzora Christian riesce a farle ricordare senza sforzo tutte le figure che aveva imparato al corso estivo. Poi, alla fine, la musica sfuma in un valzer lento.
- “Qui come te la cavi, donzella?” – le chiede, assumendo la posa adeguata.
- “Peggio che nel resto. Preferirei riposarmi un attimo e bere qualcosa.”
Scendono a fatica dalla pista che si sta riempiendo di amanti del liscio e raggiungono il limitare della stanza dove è stato posto un tavolo con le bevande e qualche snack.
È in quel momento che Camilla nota un cartello appeso vicino alla porta.
- “Christian... guarda là!”
Gli occhi di lui seguono la direzione indicata.
 
“CERCASI  INSEGNANTE DI BALLI LATINO-AMERICANI PER CORSI ESTIVI.
 CHIEDERE IN SEGRETERIA.”
 
Lo sguardo di lui si illumina.
- “Aspettami qui”
Lo vede scomparire verso il bancone all’ingresso e poi parlottare con uomo calvo, alto e sudato. Quando ritorna il suo sorriso fa ben sperare.
- “Mi ha detto di tornare domani per un colloquio ufficiale e di portare un curriculum. Ma mi ha osservato ballare e ha detto che ci sono buone possibilità che mi prendano! Hanno bisogno di un insegnante per parecchie ore!”
Camilla deglutisce.
- “Quindi puoi... mollare il Planet in ogni caso, giusto?”
Lui annuisce ed è così sollevato che quasi le fa venire voglia di piangere di commozione.
- “Allora.. speriamo bene. Speriamolo davvero!”
È felice per lui. Non soltanto perché non si porterà più a letto ogni settimana una biondona con le tette rifatte, facendola rodere di gelosia, ma anche per il dolore che gli ha letto la sera prima negli occhi. Lui detesta il lavoro al Planet!
- “Pronta a tornare in pista?”
Camilla adocchia il centro della sala e riconosce i passi di una mazurka.
Polenta santissima!
 
Quando Christian ferma l’auto davanti a casa, è mezzanotte passata. Camilla è sudata e stanchissima, ma felice come non si sentiva da... beh, sicuramente da un tempo così lungo da non poter neppure essere ricordato!
- “Mia madre mi ucciderà, non le piace che torni tardi quando il giorno dopo ho lezione!”
Lui le rivolge un sorriso di scuse.
- “Non volevo farti tardare. Ma domattina ci sarai a testistica vero?”
Lei annuisce e chiude gli occhi quando si accorge delle labbra di lui che scendono a sfiorare le sue.
È un bacio breve, dolce.
- “Ero rassegnato a non poterti avere neppure per un istante. Grazie per questa serata.”
La lascia così. Con questa frase da perfetto cavaliere, dopo averle fatto trascorrere ore indimenticabili.
È così eccitata che non sente neppure le rimostranze materne, va a letto e non dorme. Rivede in testa a rallentatore ogni momento della serata. Si sofferma su ogni emozione provata.
Il mattino dopo ha delle occhiaie spaventose.
 
Il mercoledì si trovano a casa di Christian per finire gli ultimi inserimenti dati. Le lezioni di testistica stanno per finire, presto dovranno prepararsi seriamente per l’esame finale.
Camilla cerca di scacciare dalla mente gli avvenimenti degli ultimi giorni per concentrarsi solo sul lavoro. Svolgere gli esercizi assieme a Christian sta diventano una prova di volontà. Ogni volta che lo guarda i suoi pensieri corrono alla domenica sera, ai pochi baci che si sono scambiati, alle parole dette.
Dopo due ore di lavoro si concede perlomeno una puntata in bagno e, quando torna, scopre che Christian è uscito sul balcone e sta osservando la lenta corsa del sole verso il tramonto.
- “Pausa?” – sorride lei, appoggiandosi alla sua schiena. La sente forte sotto il suo corpo e un brivido di desiderio la percorre – “Ehi, posso sbirciare?” – dice, sollevando maliziosamente la maglietta per ritrovare quel fisico provocante che finora le è solo passato davanti fuggevolmente.
- “Certo. Vuoi anche che ti faccia un balletto sexy?”
La voce di Christian è aspra, pungente, trasuda amarezza mista a sarcasmo. La sorprende. Lui non è mai stato aggressivo prima d’ora.
Si stacca, ammutolita per lo stupore. Lui si volta e vedendola impietrita viene preso dal rimorso.
- “Scusami. Scusami, non volevo fare lo stronzo.”
- “Christian... io ci ho provato con te molto prima di scoprire... beh, com’eri fatto sotto allo scafandro che indossi a lezione!”
- “Lo so. Lo so, perdonami. Non so cosa mi sia preso.”
Lei invece sta iniziando a intuirlo.
- “Il lavoro al Planet ti è pesato molto vero?”
Un breve cenno con la testa. Un sospiro. Poi lui si gira definitivamente, appoggiandosi di schiena alla ringhiera.
- “Penso di doverti parlare.”
Guai in vista? Camilla è sul chi va là. Le sembrava che tutto andasse bene ... sono trascorsi solo quattro giorni da quando lei gli ha chiesto un po’ di tempo per provare.
- “È giusto che tu sappia tutto, prima di prendere una decisione riguardo... noi due. Non voglio tacerti oggi cose che potresti scoprire più avanti... Non voglio sentirmi rinfacciare ciò che sono stato. Devi ponderare ogni cosa adesso e valutare se... se puoi sopportarlo.”
Camilla annuisce in silenzio e si siede sul bracciolo della sedia a sdraio del balcone.
- “Un anno fa ho litigato furiosamente con i miei genitori” – comincia lui – “Per via dell’università. Non volevano che mi iscrivessi, tanto meno a psicologia, che prevede un percorso di studi molto lungo e non offre alcuna garanzia di lavoro. Loro... avevano sempre dato per scontato che sarei rimasto a lavorare alla nostra scuola di ballo. E per un certo periodo anch’io l’avevo pensato... Mi avevano sempre ripetuto che nella nostra famiglia siamo troppo stupidi per studiare, che mia madre ci aveva provato e si era dovuta ritirare dall’università, che mio padre non aveva finito neppure le superiori... Siamo buoni solo per ballare noi! – mi dicevano – E tu Christian sei tale e quale la tua famiglia!
Camilla non riesce a trattenersi – “Che sciocchezza, tu sei bravissimo! Molto più di me, senza il tuo aiuto non riuscirei a saltare fuori dall’esame di testistica!”
Lui sorride debolmente.
- “Grazie... In realtà era la stessa cosa che dicevano i miei professori... Mi hanno incoraggiato a proseguire gli studi, a non sprecare l’impegno che avevo impiegato fino a quel momento. Non che mi dispiacesse insegnare ballo... tutt’altro, a me ballare piace moltissimo Cam, ma... come hobby, come lavoro part-time... non come scopo di una vita. Capisci?”
- “Sì, lo capisco.”
- “Ma loro no. Non volevano saperne, non volevano neppure farmi provare. Abbiamo discusso per l’intera estate e alla fine sono andato a fare il test d’ammissione senza il loro consenso. L’ho passato senza problemi e questo mi ha portato a decidere. Se avessi ancora procrastinato, avrei perso l’anno. Sono venuto via di casa, ho pagato la retta universitaria con i pochi soldi che avevo da parte e ho cercato un appartamento e un lavoro. Se mi fossi mosso prima avrei potuto chiedere una borsa di studio, ma ormai era troppo tardi. Ho iniziato a lavorare al bar pensando che, se fossi riuscito a dare tutti gli esami con una media alta, l’anno dopo avrei potuto chiedere la borsa di studio. Era un buon lavoro, perché mi permetteva di non saltare le lezioni e mi lasciava il tempo per studiare. Ma... quello che guadagnavo non era sufficiente. Dopo un mese non avevo più un soldo, non sapevo come pagare l’affitto, come mangiare...”
- “E i tuoi genitori non ti hanno aiutato?” – chiede Camilla incredula.
- “Non ci siamo più sentiti da quando me ne sono andato. Loro... si aspettavano che fallissi e tornassi alla scuola, a insegnare. E per qualche giorno ho pensato di farlo davvero. Ero già in ritardo per l’affitto e non sapevo più come fare. Ho cercato lavoro nelle scuole di ballo, ma ormai eravamo a fine ottobre, i corsi erano iniziati e non c’era più richiesta. Alla fine il Planet-3 mi ha assunto come cubista. All’inizio dovevo solo ballare, ma dopo qualche giorno, dopo aver valutato l’impatto che avevo sul... pubblico femminile, hanno avanzato la proposta della... lotteria.”
- “E hai accettato.”
Christian deglutisce, parlare gli mette tensione.
- “Mi sono detto che l’avrei fatto una volta sola, giusto per pagare l’affitto, mentre cercavo un’altra soluzione. Ma l’altra soluzione non è mai arrivata. Al Planet-3 in una serata guadagnavo quanto due settimane al bar, era un lavoro che mi permetteva di studiare, di seguire le lezioni... e, grazie a questo, di passare gli esami con voti ottimi. Avrei dovuto tenere duro per quest’anno e poi l’anno prossimo avrei avuto la borsa di studio. Questo pensavo. Questo ho pensato in tutti questi mesi, mentre facevo... quello.”
Alza gli occhi su Camilla e lei percepisce tutto il suo nervosismo.
- “Ma non mi piaceva, almeno questo voglio che tu lo sappia. Ogni settimana il mio disgusto aumentava, ogni volta che mi ritrovavo in camera con una ragazza diversa pensavo che sarebbe stata l’ultima, che non l’avrei tollerato una volta di più. Ma quando iniziava una nuova settimana e arrivavano l’affitto da pagare, la rata universitaria, il bollo dell’auto... allora i miei propositi crollavano. Mi ritrovavo il venerdì successivo ancora in quella gabbia e poi ammanettato a una ragazza qualunque e poi di nuovo in camera... e facevo tutto quello che mi veniva richiesto solo per avere un giudizio positivo, come una macchinetta a comando. Non mi sono mai tirato indietro, ho toccato il fondo e sono andato oltre... fino a non riconoscermi più. Io... non avrei mai pensato di poter essere così, di poter fare questo.”
- “Ma quando il biglietto l’ho vinto io non l’hai fatto.”
Un sorriso amaro increspa il viso di Christian.
- “Non potevo tirarti in quello schifo. Non tu! Quando ci siamo incontrati ero già immerso fino al collo in tutto questo..  non potevo lasciarti avvicinare! Non avrei sopportato di... insozzare anche te.”
Camilla avverte il familiare nodo in gola, quello che rischia di trasformarla in una fontana di lacrime.
- “Mi dispiace” – mormora – “Ti ho messo in difficoltà. Quando ho capito che ogni sabato andavi a letto con una ragazza diversa, ho perso la testa. Sono diventata gelosa in modo furioso... e mi sono comportata come una stupida!”
Lui stringe le braccia a sé, come a difendersi dai pensieri spiacevoli.
- “Alla Sweet Little Dance... mi hanno preso. Inizio venerdì, ci sarà una festa all’aperto e farò da trainer. Mi hanno dato anche parecchi corsi, lavorerò quasi tutte le sere, al bar hanno accettato di farmi fare l’orario dalle 16 alle 20. Con il Planet ho chiuso.”
Camilla si sente invadere da un’ondata di sollievo.
- “E te lo posso giurare.” – aggiunge Christian – “Non farò mai più nulla di simile. Mai più. Per nessun motivo. Per cui... ecco... so che questa per noi è una settimana di prova. E vorrei che prima di decidere tu valutassi tutto quello che ti ho detto, che pensassi a ciò che ho fatto e a ciò che sono. Non voglio più ingannarti.”
Camilla scaccia le lacrime che minacciano di erompere, gli si avvicina e gli butta le braccia al collo.
- “Va bene” – bisbiglia, stringendolo – “Ma anche tu ora dovrai fare una cosa.”
- “Quale?”
- “Andare a trovare i tuoi genitori.” - lo sente trasalire, ma prosegue comunque – “Puoi partire domattina ed essere di ritorno venerdì pomeriggio, in tempo per il tuo primo giorno di lavoro. Fatti dare un permesso dal bar. Devi parlare ai tuoi genitori, adesso puoi farlo.”
- “Cam...”
- “Immagino perché tu non l’abbia fatto prima... Ti vergognavi vero? Ti vergognavi di quello che stavi facendo e non avevi il coraggio di tornare e guardarli in faccia. Ma adesso è finita. Puoi tornare a casa e fare pace con loro.”
- “Non credo che mi vorranno vedere Cam... Non se torno solo per salutarli e poi rientrare qui!”
- “Tu provaci! E io venerdì sera... ti darò la mia risposta.”
Lui non risponde, ma Camilla si accorge che sta pensando. Ci sta pensando seriamente.

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Ci siamo, il prossimo capitolo è l'ultimo! ^^
Ne approfitto per ringraziare ancora una volta tutti quelli che seguono questa storia e quelli che recensiscono... mi raccomando, non mollatemi sul finale! ;)
  
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