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Autore: Shee    01/02/2007    5 recensioni
Quando le Weasley ci mettono lo zampino faranno un bel casino, così dice il proverbio. Ma Hermione Granger non crede ai proverbi. E in fondo Molly Weasley ne deve pur sapere qualcosa di uomini, visto quanta prole ha convinto il marito a mettere al mondo. Tra donne ideali, malintesi, occhiate tenere ed esperimenti terrorizzanti; una breve fanfiction a capitoli dolce e, spero, fresca.
Buona lettura!
[Harry/Hermione, Ron/Luna, Tonks/Lupin]

*Postato l'ultimo Capitolo*
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buondì! ci avviciniamo alla fine, questo è il penultimo capitolo. La fine non mi piace, con tutta onestà. La fine comincia praticamente da qui xD
Il fatto è che l'avevo immaginata una fanfiction molto molto molto leggera, ma alla fine gli animi si surriscaldano xD beh ho ancora qualche chiacchiera alla fine...
Comunque vi lascio al capitolo!

***

Gli errori rendono l'uomo amabile.
(Goethe)
 

***

 

- Lupin mi ha mandato una lettera- dichiarò asciutto Harry mentre durante la lezione di incantesimi, da sempre la più comoda per scambi di opinioni per la confusione che sempre vi regnava, cercavano di incantare una molletta per capelli in modo da farla volare in diversi modi.

- che dice?- chiese Ron mentre osservava la sua molletta volteggiare come una foglia fino al banco invece di rimanere in aria, Hermione lo guardò di sfuggita, senza lasciar vacillare la propria pinzetta, alla quale erano spuntate due piccole ali azzurre.

- scrive che stanno tutti abbastanza bene, a parte Moody che si è perso l’occhio magico in uno scontro… e che hanno deciso di portarmi con loro, la prossima volta…- la molletta di Hermione perse quota ma lei con un gesto secco della bacchetta la rispedì in alto, voltando poi la testa completamente verso Harry.

- perché ora? Cos’è cambiato da un mese fa?-

- beh veramente sono io che gliel’ho chiesto durante le vacanze…e Lupin mi disse che ne avrebbero discusso appena possibile. Aveva detto che dovevano sentire Silente… e lui si fa poco vivo all’ordine…- si spiegò un po’ imbarazzato dall’averlo taciuto con i due amici.

- ma ti porteranno a fare ricognizioni o appostamenti… o in mezzo ad una battaglia?- chiese Ron mentre si chinava sul banco tentando di rianimare la pinzetta che era appena precipitata sul ripiano con un piccolo tonfo, dopo che Ron l’aveva fatta alzare in volo lentamente e faticosamente.

Harry agitò la bacchetta e la sua molletta roteò più forte alzandosi di più - veramente non lo so… non ha specificato…ma credo comunque che spesso ricognizioni o simile sfocino in battaglie- Hermione aggrottò le sopraciglia pensierosa frustando l’aria con la bacchetta, la pinzetta fece un giro della morte - credo che la prossima volta sia intesa come la prossima volta priva di rischi-

- o la prossima volta che Voldemort potrebbe farsi vivo, dicono che in battaglia si faccia vedere poco…- ribatté Harry un po’ cupo, non voleva ammetterlo ma aveva paura, passarono alcuni minuti di silenzio, poi Hermione, lasciando che la sua molletta planasse sui loro banchi dolcemente, disse

- saremo con te- la pinzetta di Harry scese in picchiata sul banco mentre lui si voltava, ansioso

- no…io non…- Ron abbandonò la pinzetta che gli era stata consegnata prima al suo destino, e cioè di scendere in caduta libera, mentre gli sorrideva un po’ di sbieco, mentre osservava la molletta di Hermione passare sotto quella di Harry e salvarla dall’impatto con il banco e poi volare verso la sua.

- non è una decisione tua-

- ma è pericoloso- ribatté stringendo i pugni il moro, Ron rise - credi che ce ne sia mai importato?-

Hermione fece atterrare le mollette ed aggiunse - non è la prima volta che facciamo qualcosa di pericoloso no?-

- è diverso… - balbettò Harry, mentre dentro sentiva la paura diminuire un po’ e un sorriso cercare di risalire, nonostante la sua parte razionale non volesse rischiare la vita dei due amici era felice che loro volessero rimanergli accanto. Sospirò, non sapeva ancora se li voleva veramente con lui. Loro erano tutto per lui, dopo la morte di sirius due anni prima e perderli per una sua sciocchezza…per il suo capriccio di provare a combattere,per il suo stupido sentirsi inutile…non sapeva cosa avrebbe fatto.

- hai ragione… è diverso… le altre volte non sapevamo quanto grande fosse il pericolo- osservò Hermione mentre la sua pinzetta si risollevava in aria con quella di Harry sopra, la molletta di Ron si era schiantata prima che lei potesse bloccarla - ora lo sappiamo e siamo pronti, perlomeno moralmente… è molto meglio non trovi?- e a questo Harry non trovò nulla da ribattere, purtroppo. Si limitò a borbottare l’incantesimo e a sollevare la molletta di Hermione dall’onere di sorreggere la sua, che cominciò a fare dei cerchi attorno alla pinzetta della riccia, che con un gesto stizzito prese a far rincorrere le due pinzette.

 

Harry si svegliò a causa di un ticchettio insistente ma leggero sulla finestra vicino al suo letto, con gli occhi assonnati ed annebbiati dalla miopia si alzò ed inforcò gli occhiali, mettendo a fuoco un gufo dall’aspetto importante che portava una breve lettera legata alla zampa sinistra.

Il ragazzo aprì la finestra e lui gli tese la zampa, Harry prese la lettera e guardò per alcuni secondi il gufo allontanarsi nella notte. Lanciò uno sguardo all’orologio e si rese conto che erano le quattro della mattina, quindi lesse il nome del destinatario (al signor Harry Potter, letto vicino alla finestra, dormitorio dei ragazzi settimo piano, torre grifondoro, Hogwarts) e sciorinò il foglio, individuando una calligrafia ordinata, elegante ma un po’ affrettata.

 

Stasera pattuglieremo le vie del villaggio di St. Patrol, in seguito ad un avvertimento di una delle nostre spie. Se ancora desideri venire il professor Piton si unirà a noi per le prime ore del mattino e si è detto disponibile ad attenderti per alcuni minuti davanti al portone principale, alle 5:30 di questa notte. Porta il mantello dell'invisibilità.

R. J. Lupin

 

Harry contemplò il foglio, poi guardò ansioso l’orologio, erano le cinque e venti minuti.

E lui non aveva ancora deciso.

Hermione e Ron?

Li doveva svegliare? Li voleva con sé? Il ragazzo strizzò gli occhi confuso e si tolse velocemente il pigiama, indossando dei jeans e una felpa sotto il mantello pesante.

Aveva paura, e se pensava ai suoi due amici ne aveva ancora di più. Non voleva perderli, anche se non era certo dello scontro, non voleva perderli. Guardò Ron grugnire nel sonno, penso ad Hermione con il respiro leggero nel suo dormitorio e capì che non solo non voleva… ma non poteva. Non se lo permetteva.

Non poteva rischiare ancora la vita degli amici, non poteva sentirsi di nuovo il responsabile della morte di qualcuno che amava. Non ce l’avrebbe fatta a vincere senza di loro, una volta che sarebbe stato il momento, quando tutto sarebbe finito. Lasciò il foglietto sul comodino di Ron vicino alla sua bacchetta in modo che lo vedesse, afferrò il mantello ed uscì, con un lieve sospiro.

 

Hermione stava versandosi del caffelatte quando Ron era entrato nella sala grande più bianco del solito, la riccia aveva aggrottato le sopraciglia, preoccupata e una volta che lui si era seduto gli aveva chiesto - Harry dov'è?- lui aveva abbassato lo sguardo sulle sue mani, che stringevano qualcosa, poi le porse il foglietto che aveva stropicciato, mentre lei appoggiava la tazza dalla quale aveva appena bevuto. Con le labbra strette glielo tolse dalle mani bruscamente e lo lisciò prima di leggerlo.
Subito il suo sguardo si incupì e la mascella si serrò, negli occhi lampeggiò ira e preoccupazione, come una tempesta in procinto di scoppiare.

 

- Hermione e Ron sarebbero voluti venire - buttò lì Harry mentre, dopo ore che lo stavano facendo, con la bacchetta alzata e lo sguardo vigile controllava che non ci fosse niente di sospetto in quel vicolo, a fianco a lui Remus J. Lupin faceva altrettanto.
Erano nella parte magica del villaggio di St. Patrol, e con le bacchette sfoderate e un lumos che illuminava la strada che avevano dinnanzi stavano controllando ogni vicolo, qualche passo più indietro Tonks li guardava accigliata.
- hanno cambiato idea?-

- affatto... erano decisi penso che abbiano un po' paura di lasciarmi solo- Lupin respirò un po' più pesantemente, poi con fare dolce replicò - è comprensibile, sono tuoi amici- aggrottò le sopraciglia accentuando le rughe verticali che le dividevano - come mai quindi non sono venuti?-

Tonks inciampò mentre tentava di avvicinarsi a loro, cadendo a terra di faccia, poi si mise subito a sedere un po' rossa in viso e guardandoli dal basso imbarazzata - scusate- il mago cambiò espressione mentre gli tendeva la mano e lei arrossiva ancora di più.
- non ti preoccupare, ti sei fatta male Ninfadora?- chiese con la voce ridotta ad un sussurro, lei scosse la testa, evidentemente stordita dalla insolita vicinanza e dolcezza di Lupin, che parve accorgersene poiché si allontanò dalla donna voltandosi, Harry con la coda dell'occhio la vide sospirare in modo un po' teatrale mentre ricominciava a camminare con più attenzione.
- allora Harry?- riprese Lupin un po' brusco, il ragazzo sospirò e rispose, sentendosi un po' in colpa e stupido per quanto aveva fatto, o meglio che non aveva fatto.
- io... veramente non li ho avvertiti-

- e perchè scusa?- chiese leggermente scandalizzata Tonks, affiancandosi.

- perchè... beh... io... non volevo... avevo paura di...- fu il mago, con voce sommessa e greve a toglierlo dall'impiccio di trovare una scusa adatta.
- dopo Sirius... dopo la sua- sospirò, un sospiro tremolante -morte... e dopo l'avventura al ministero... l'aver rischiato la vita dei tuoi amici... deve essere stato duro- Harry calciò un sassolino a terra rispondendo - ho paura per loro... non voglio che loro rischino per me...- Lupin però gli rivolse un sorriso un po' sbieco, Tonks al vederlo si morse le labbra distogliendo lo sguardo.

- ma ciò non toglie che è una loro decisione, e che or di sicuro ti aspetta una bella ramanzina da Hermione- il volto di Harry si contrasse in una smorfia divertita e preoccupata.
All'improvviso alle loro spalle udirono dei sonori "crak" da materializzazione e videro diversi mangiamorte comparire nelle loro vesti nere in fondo alla via, Tonks lanciò un getto di luce argentea verso l'alto, che si trasformò in un quadrupede particolarmente peloso: un lupo, che subito corse a cercare gli altri dell'ordine che erano in perlustrazione per altre vie.

 

Incredibile ma vero Hermione Jane Granger quel giorno era riuscita a prendere cinque rimproveri in sole quattro ore di lezione, due dei quali dallo stesso, ed aveva rischiato una punizione, per non parlare di quando stava per mettere i semi di Frillio nella sua pozione contro il dolore alle ossa, rischiando di farla scoppiare in mezzo all'aula di Piton.

La notizia fece il giro della scuola in pochissimo tempo, e quella sera, dopo altre due ore di Erbologia e altri due rimproveri, Hermione fu raggiunta al tavolo grifondoro da Melanie, Alice e Melinda.

- ehi Hermione! che è successo con la professoressa di aritmanzia?- chiese Alice come per prenderla amichevolmente in giro, Hermione sorrise mestamente ed abbassò lo sguardo, Melinda allora si sedette alla sua destra, spingendo via un Ron contrariato e ancora bianchiccio, Melanie invece occupò il posto alla sua sinistra, mentre Alice in malo modo faceva alzare due ragazze che erano sedute davanti a loro.
Intanto Melinda, tirandosi indietro i capelli scuri, le aveva chiesto sommessamente -con quella di aritmanzia, con Harsh, con Piton, con la McGranitt... che succede Hermione?- Alice alzando un sopraciglio disse - ti sei scordata la Sprite, a quanto pare la nostra Hermione ha fatto scoppiare un germoglio di Orchidea starnazzante... mossa sbagliata visto che sono i fiori preferiti della Sprite...- Melanie le guardò truce e con un gesto minimizzò le sue parole.
- come mai Hermione?- le chiese dolcemente Melinda mentre Melanie le appoggiava la mano sopra le sue, che erano appoggiate seppur agitate sul bordo del tavolo, se le stringeva tra loro in gesti convulsi e nervosi.
- non posso dirlo. Non credo di potere- tutte e tre sbatterono le palpebre un po' colpite e lei si affrettò a chiarire, guardandole una ad una -non fraintendetemi... vorrei dirvelo... ma è una cosa che... sappiate solo che non dipende da me-
seguirono alcuni istanti di silenzio fra le quattro, allora Alice, stranamente dolce per i suoi canoni le chiese - e noi cosa possiamo fare?- Hermione scosse la testa - non vi preoccupate, la mia è solo preoccupazione- allora la bionda con un lampo negli occhi chiari -è colpa di Potter vero? quell'idiota...- le altre due stavano per zittirla quando Hermione con un gesto fiero del capo l'aveva guardata e a denti stretti aveva dichiarato - Hai perfettamente ragione. è un idiota. è senza cervello. è assolutamente insopportabile. il suo comportamento è inaccettabile... lui... sembra quasi che non gli importi di noi- disse lanciando uno sguardo a Ron che sbocconcellava mogio dal suo piatto -di noi... di me... non si è reso conto di quanto...-
- a proposito... dov'è?- chiese Alice sollevando le sopraciglia e registrando in quel momento la sua assenza. -è questo il punto! non ci ha detto niente! non ci ha avvertiti! eppure glielo avevamo detto! lui... lui...- Hermione strinse forte i pugni, con gli occhi lucidi e le gote rosse di rabbia, era tutto il giorno che era preoccupata per lui, era tutto il giorno che era in collera per lui, in un solo giorno aveva distrutto il suo autocontrollo, la sua reputazione da studentessa modello. Eppure ancora non era sicura di che cosa avrebbe fatto quando lo avrebbe rincontrato, quando sarebbe tornato. Poteva mollargli un pugno quanto abbracciarlo e dichiararsi, poteva baciarlo in mezzo a tutti o cominciare a strillare, poteva lanciargli uno storno di mollette dotate di pungiglioni come poteva fargli una carezza, poteva capire all'improvviso le sue ragione come poteva essere che non le avrebbe mai capite.
Mentre pensava tutto ciò Melinda la abbracciò, e lei sbigottita ricambiò l'abbraccio mentre Melanie le faceva un sorriso incoraggiante, chissà cosa avevano capito da tutte le idiozie che aveva appena detto, rifletté Hermione ritornando in sé, Alice invece, nel suo solito modo brusco e stizzoso, le stava riempiendo il bicchiere di succo di zucca, poi con un accenno di sorriso glielo aveva messo in mano con un semplice - Bevi che ti strozzi, mamma mia quanto parli- le altre tre avevano soffocato uno sbuffo divertito, poi Hermione scusandosi, con un lieve sorriso deciso sulla labbra, si era alzata e aveva portato il proprio piatto vicino a quello di Ron, che le aveva risposto con uno sguardo curioso e grato, in effetti un po' vacuo.

 

La professoressa McGranitt lo accompagnò fino alla sala comune Grifondoro, Harry stava appunto tormentando una mano con l'altra quando il quadro si spalancò alla parola d'ordine pronunciata dalla professoressa, che prima che lui entrasse lo avvertì - signor Potter, nessuno sa della sua uscita, racconti qualcosa di sensato, qualunque cosa. Solo il Signor Weasley e la signorina Granger lo sanno. E si è visto durante la mattinata. Mai visto il Signor Weasley così sbadato e assente... né tanto meno la Signorina Granger così disattenta, ha perfino rischiato una punizione con il professor Harsh -fece per andarsene poi si ricordò - e veda di riposare, che domani dovrà recuperare tutte le ore perse oggi-

Harry assentì, anche se in verità aveva ascoltato poco di tutto il discorso della professoressa, già era preoccupato per le reazioni degli amici, aveva già deciso di dire che era morto un lontano parente, ma Ron ed Hermione... aveva paura.

Con un respiro profondo si arrampicò per il buco nel muro ed entrò.

 

La riccia stava china su un libro, accanto una relazione facoltativa per Vitius della quale aveva scritto solo una riga, pure avendo impegnato con essa gran parte del pomeriggio, china su di un libro del quale non ricordava neanche l'argomento tanto era attenta. I suoi occhi continuavano a saettare in tutte le direzioni, nella sala affollata fuorché quella naturale delle parole.

Ron seduto nella poltrona poco più in là osservava le fiammelle del fuoco diradarsi sempre di più, lo vide sospirare e stringere di più i denti, come qualcosa lo avesse irritato, forse un suo stesso pensiero.

Improvvisamente Hermione decise di rompere quel silenzio, chiuse con un tonfo il libro e chiese trattenendo il fiato - perchè non è ancora tornato, Ron?- Lui scosse un po' la testa rispondendo - se gli fosse successo qualcosa certamente ce lo avrebbe detto la McGranitt o Piton- La riccia fece di sì con la testa, il ragionamento filava ma aveva comunque un timore che non riusciva ad esprimere.
Si alzò dalla poltrona per riporre il libro, tanto per quella sera non avrebbe comunque combinato nulla. Piano piano la sala comune cominciò a sfollarsi, e in pochi rimasero alzati, chi per finire i compiti chi per battere gli amici ad una partita di gobbiglie.
L'aria era tersa, fuori, in lontananza si scorgeva uno spicchio di capo da Quidditch, la luna, ormai ridotta a poco più di una linea curva e preziosa, scintillava tra gli anelli che Ron avrebbe difeso da lì a qualche settimana.

Hermione si sedette sul bracciolo del divano per attizzare il fuoco quando un cigolio proveniente dal buco del ritratto attirò la sua attenzione, e anche quella di Ron che senza quasi rendersene conto scattò come una molla, pronto ad alzarsi, le orecchie tese e gli occhi spalancati.

 

La prima cosa che Harry vide fu il fuoco acceso, troppe volte quelle giornate aveva avuto un freddo che non sapeva scaldare, e subito gli occhi salirono sulla figura che tenendo la bacchetta puntata sul fuoco lo guardava con un'aria strana, come se avesse visto un fantasma. Era così sporco?

Poi Ron gli venne accanto in un baleno, appena era riuscito ad entrare completamente, e l'aveva abbracciato, chiedendogli come era andata, poi alcuni compagni del loro anno, Calì, Lavanda e Dean più Ginny, che lo aveva guardato con una consapevolezza negli occhi ben sapendo quello che lui aveva fatto.

- come mai oggi non sei stato a lezione?-

- ero ad un...-

- ti sei perso un sacco di cose, stavi male? non è che gira di nuova quella influenza bastarda dell'anno scorso...-

-  veramente sono andato ad un fune...-

- no speriamo che non giri ancora quell'influenza... mi si erano gonfiati tutti gli occhi-

- e neanche il MagicTinta funzionava con quel rossore orrendo ed irregolare sulle guance-

- sono stato ad un funerale. Un vecchio parente, neanche me lo ricordavo più- aggiunse vedendo che Calì si era premuta una mano sulla bocca in modo teatrale, quella la abbassò accennando un sorriso.

Harry cercò con lo sguardo l'unica che mancava.

 

La ragazza non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, le sembrava impossibile eppure quanto mai desiderabile. Voleva smettere di guardarlo come se non l'avesse mai visto, voleva smettere di recepire ogni piccolo particolare di lui, in quel momento, ogni sua espressione. Dopo quella orrenda giornata era stanca, soprattutto ora che la tensione si era finalmente sciolta. Continuava a sentirsi però sulle spine, insicura e spaventata, arrabbiata e irritata. Ma non riuscì a staccargli gli occhi di dosso. Aveva dei jeans un po' sporchi e stropicciati, così come lo era un po' la maglia, il mantello strappato in fondo, la mano con qualche graffio, i capelli spettinati come sempre e gli occhi scintillanti e accigliati da dietro la montatura nera, non sembrava uscito da una battaglia dopotutto, considerò mestamente e con un pizzico di sollievo, forse non c'era stata nessuna battaglia, nessun attacco. Poi lui si voltò, quasi a cercarla, e lei notò sullo zigomo destro qualcosa che le fece cambiare idea, c'era stato uno scontro, ed Harry aveva combattuto. Distolse immediatamente lo sguardo, sentendosi ancora divisa a metà, voleva assicurarsi che stesse bene, anche se la ragione le diceva che stava bene se era lì, in piedi, ma voleva anche prenderlo a pugni.

Hermione si alzò dal bracciolo e lui si liberò degli altri, che vociando cominciarono a raccattare le loro cose per andare a dormire, e Ron lo seguì con un grande sorriso sulle labbra, che si spense alla vista di un'Hermione così strana, si vedeva lontano un miglio che era arrabbiata, ma aveva anche gli occhi lucidi, forse l'espressione più adatta che poteva adottare era ferita.

 

Harry le si piazzò davanti e la abbracciò, senza potersi trattenere, si era sentito così male al pensiero di aver tradito la sua fiducia, si era sentito così male a non averla lì con sé a sussurrargli consigli, si era sentito così male lontano da lei, anche se per poco. E il suo sguardo poco prima l'aveva scosso, e ancora una volta si era sentito colpevole, in un modo doloroso come non aveva mai immaginato. Ma aveva i suoi buoni motivi... e glieli avrebbe spiegati finché non avesse capito che era proprio perchè l'amava che non aveva valuto portarla, anzi, portarli.

Sentì Hermione irrigidirsi e poggiare le mani sul suo petto e, prima di comprendere ciò che stava per fare, lei lo aveva spinto allontanandolo e lo aveva guardato con gli occhi luccicanti di lacrime trattenute e le gote rosse, le labbra strette pronte. E una mano era volata con insospettabile violenza ad abbattersi sulla sua guancia sinistra. Gli aveva mollato un ceffone. Gli aveva lanciato uno schiaffo, che ora bruciava, non solo la pelle, ma anche qualcosa più intimo, più nascosto.

E ora lei stava lì, con una mano premuta sulla bocca leggermente aperta, l'altro pugno serrato lungo i fianchi e gli occhi sgranati, Ron a fianco a loro si era buttato sul divano, sconsolato. Harry sentiva gli occhi di molti dei pochi rimasti in sala puntati su di loro, rivolse a tutti uno sguardo fiammeggiante che li indusse a ritornare alle loro occupazioni, alcuni addirittura scapparono in dormitorio.

- che significa questo, Hermione?- chiese con voce più fredda di quanto volesse, la riccia abbassò la mano e serrò anche quella a pugno. Il rosso continuava a scuotere la testa, anche se aveva capito che era meglio non intromettersi, l'ultima volta che ci aveva provato, nella loro prima vera litigata, si era ritrovato dei tentacoli al posto dei capelli, ed era stato scioccante.

- che sono arrabbiata, e molto- Harry non sapeva bene che rispondere, voleva chiarire con lei, dirle quello che provava, la sua paura, ma la rabbia stava montando rapidamente.

- cosa avrei fatto di tanto grave, sentiamo-

- non ci hai detto niente, non ci hai avvertiti, non ci hai permesso di venire con te-

- non vi volevo con me- sussurrò, voleva continuare ma non trovava le parole. Con suo sommo orrore vide gli occhi di Hermione riempirsi di lacrime, che lei ostinata non fece scendere.
- perchè non....- cominciò lei alzando il tono di voce gradualmente - perchè non ci volevi con te?-

- io... avevo paura... non ti avevo promesso che te lo avrei permesso! -

- HARRY QUESTA NON è UNA TUA SCELTA!- gridò Hermione facendo un passo indietro per gridare più agevolmente, lui fece un gesto improvviso con la mano, esasperato, mentre i pochi grifondoro che erano ancora rimasti in sala comune scappavano nei dormitori, sapevano che anche un respiro di troppo sarebbe stato fonte di punizione quando Hermione urlava.

- FINCHE' POSSO EVITARE DI RISCHIARE LA VOSTRA VITA LO FARO'- Hermione scosse la testa

- non si tratta di questo Harry!-

- PER ME SI TRATTA DI QUESTO INVECE!-

- ASCOLTAMI: NON SEI IL PADRONE DELLA MIA VITA! DECIDO IO SE VOGLIO VENIRE CON TE O NO!-

- NON CAPISCI CHE HO PAURA?-

- CHE SUCCEDE NON TI FIDI PIU' DI ME? NON CREDI CHE RIUSCIREI A CAVARMELA?-

- non dire sciocchezze...-

- CHE COS'è ALLORA, HARRY? ABBIAMO FATTO TUTTO INSIEME!-

- questo è diverso... ora... è... ora posso evitarlo, Hermione!-

- MA IO NON VOGLIO EVITARE DI AIUTARTI! NON VOGLIO EVITARE DI STARTI ACCANTO! SE LO AVESSI VOLUTO TI AVREI ABBANDONATO AL PRIMO ANNO!-

- io non ho mai...-

- LO HAI APPENA DETTO HARRY! TU NON MI VUOI CON TE!-

- non volevo dire...-

- SAI QUANTO SONO STATA PREOCCUPATA HARRY? LO SAI? SAI QUANTO SONO STATA ANGOSCIATA? NO CHE NON LO SAI. TU NON ERI CON ME! TU ERI A FARE L'EROE E CI AVEVI BELLAMENTE IGNORATI QUANDO TI AVEVAMO DETTO CHE VOLEVAMO ESSERE CON TE!-

- FARE L'EROE? IO NON HO MAI... MA CHE DIAMINE... IO... IO VI AVEVO DETTO CHE NON VOLEVO!-

- LO RIPETERO' PER L'ULTIMA VOLTA, HARRY. NON è UNA SCELTA CHE SPETTAVA A TE!-

- sono io che ho dovuto scegliere se svegliarvi o no, ho scelto di lasciarvi dormire- disse cercando di avvicinarsi, ma Hermione fece degli altri passi indietro e lo guardò scuotendo la testa, prima di andarsene verso il proprio dormitorio disse - a quanto pare non hai capito nulla di me- Harry scattò in avanti di un passo, tendendo una mano nel vuoto, ma lei era già all'entrata dei dormitori femminili, proprio lì dietro, e velocemente stava salendo le scale che a lui erano impossibili da percorrere. Quindi il moro si sedette di peso sul divano e Ron si avvicinò a lui, che prendendosi la testa tra le mani mormorava

- Hermione...-

Ron scosse la testa greve - l'hai fatta grossa amico-

- tu sei arrabbiato?- gli chiese Harry sollevando gli occhi verdi sui suoi scuri, che gli sorrisero - sono troppo felice di rivederti in piedi, e poi sapevo perfettamente che Hermione te l'avrebbe fatta pagare... era così scossa stamattina quando le ho fatto vedere la lettera... a lezione è stato un disastro... e a cena perfino delle sconosciute, beh probabilmente lei le conosce, sono venute a sentire cosa succedeva...-

- mi ha sempre capito... ha sempre capito il perchè delle mie azioni...- mormorò Harry, Ron lo squadrò comprensivo -beh le ipotesi sono due: o si è talmente allontanata da te, l'hai vista, com'è diversa... me l'hai detto in continuazione quest'anno... o semplicemente non vuole comprendere i tuoi motivi, sono certo che li abbia recepiti... ma non li accetta... resta da scoprire il perché -

più tardi, nel suo letto, Harry non poté fare a meno di rievocare tutti i timori che l'avevano tormentato su Hermione quest'anno, e soprattutto uno lo fece rabbrividire nel caldo delle coperte scarlatte. Hermione innamorata di qualcuno? Inaccettabile.

Ma perchè lo riteneva così inaccettabile? Hermione era forse sua sorella? era un oggetto? Perchè trovava improvvisamente, beh non proprio improvvisamente, così inaccettabile? Perchè Hermione nella sua mente era sempre stata intoccabile dagli altri? Perchè aveva sempre respinto così vigorosamente l'ipotesi che a lei piacesse veramente Krum... o Ron... o chiunque altro? Che diamine gli era preso adesso? Perchè pensare ad Hermione gli faceva un effetto così...

Saltò in ginocchio sul letto e scese velocemente, si accostò al baule e rovistò finché non trovò quale che cercava. Era stranamente certo che Hermione non fosse nel suo letto. E pensava anche di sapere dov'era, ma per esserne sicuro prese la bacchetta e la puntò sul foglio mormorando - giuro solennemente di non avere buone intenzioni-

 

I lunghi archi gotici incastonavano un vetro prezioso in quella notte zaffiro, la punta di vetro ricamata a complicati ed astratti arabeschi colorati che proiettavano le loro ombre luminose su una vecchia pendola rotta, accanto a questa stavano accatastati vari beni della scuola pressoché distrutti, soprattutto provenienti dalla sala comune di grifondoro: vecchi divani consunti, tappeti sfiniti o macchiati da inchiostro magico antico, indelebile, alcune poltrone ormai sbiadite del loro rosso originario, libri vecchi e lacerati in più punti, qualche arazzo arrotolato ed impolverato, addirittura un grammofono con molti grandi dischi di musica classica, piume spennacchiate, boccette d'inchiostro secco, qualche quaderno contenente disegni, diari, compiti, citazioni, libri babbani, una scrivania scheggiata, delle sedie... era il tipo di luogo che faceva per lei.

Lei, quella che ora stava seduta sul basso e largo davanzale di una delle tre grandi finestre arcuate e puntute, che guardando il lago riflettere quella piccola falce di luna che già in sala comune aveva accarezzato con lo sguardo, si stringeva nella larga felpa della tuta che indossava, appartenuta a sua madre, conservava ancora il suo profumo. Si strinse di più nella stoffa felpata e cala, aspirando profondamente, avrebbe tanto voluto che sua madre fosse lì a sussurrarle consigli.

Che diamine, era così arrabbiata! Non riusciva a soffocare quel senso di rabbia, ma anche quella voglia di piangere. Il solo pensare che lui non li aveva voluti con sé...sentiva come un doloroso salto nel petto ogni volta che pensava a quanto si era allontanata negli ultimi tempi, a quanto si era inutilmente affaticata, a quanto si era vanamente illusa. Ora più che mai quelle parola che lui aveva urlato le facevano male. E non riusciva ad accettare che lui avesse tutto quel controllo sulla sua anima, o meglio come lui riuscisse a scatenare tutta quella irragionevole ed incontrollabile reazione, quella stupida voglia di piangere, lei odiava piangere, quella stupida voglia di prenderlo a pugni, quella stupida voglia di curarlo, quella stupida voglia di immergersi in un libro e non tornare, quella stupida voglia di sentirsi abbracciata...stupida stupida. Picchiò la testa sulla proprie ginocchia raccolte al petto, poi appoggiò la fronte sulle ginocchia e sospirando circondò la testa con le braccia. Eppure neanche una di quelle stupide voglie le sembrava così stupida, e si odiava perchè non riusciva a realizzarne neanche una. Alzò ancora lo sguardo e appoggiò il mento sulle ginocchia.

Quel posto le era sempre piaciuto, fin da quando, la prima volta, durante il sesto anno, ci aveva messo piede. In sala comune c'era un festino per il compleanno di non sapeva neanche chi e gran parte della casata vi si era unita pur non sapendo neanche che cosa si festeggiava, così irritata aveva preso la pila di libri in equilibrio precario tra le braccia e se ne era andata. Aveva fatto poca strada quando qualcuno l'aveva urtata, correndo e i libri erano caduti a terra, assieme a piume, pergamene e boccette di inchiostro che al contatto violento con il suolo si ruppero. Hermione respirò a fondo per calmarsi, non poteva neanche urlare, quel vandalo che l'aveva fatta cadere, sì perchè era a terra anche lei, era già lontano e non si sentiva più neanche l'eco del suo scalpiccio frenetico. Esasperata poggiò una mano al muro schiaffandosene un'altra in faccia al vedere che i suoi compiti si erano tutti imbrattati di inchiostro, così come gran parte dei libri. Non fece in tempo a pensare all'incantesimo utile per certi inconvenienti che era caduta di fianco con uno strillò acuto poiché il muro era scomparso. Ancora una volta stesa a terra nel giro di cinque minuti, ma Hermione rialzò di scattò la testa con uno scintillio negli occhi.

La ragazza osservò il muro richiudersi e vide lampeggiare il mattone sul quale aveva poggiato la mano pochi attimi prima, l'unico liscio che rifletteva la luce delle torce, girò lo sguardo e vide una scala a chiocciola illuminata da alcune finestre che davano sull'esterno e dalle torce, le più vicine si erano accese quando lei era entrata, visto che si stava facendo lentamente buio. Si alzò in piedi con un balzo e pigiò di nuovo il mattone, il muro si riaprì, quanto bastava per farla passare e lei afferrando la bacchetta che era appena lì fuori fece lievitare i suoi averi fino a dentro il nascondiglio, mormorò una parola e con un gesto secco della bacchetta divise l'inchiostro dalla carta, e lo rificcò nella boccetta che aveva riparato con un reparo.

Con un altro gesto distratto della bacchetta fece accatastare tutto in un angolo buio e rivolse il suo sguardo alle scale di pietra. Non poteva sapere cosa c'era lassù, per quel che ne sapeva poteva benissimo essere pericoloso, ma la curiosità era forte e lei ormai doveva sapere cosa c'era lassù. Così prese a salire le scale nel silenzio più totale, potendo avvertire i suoi stessi passi riecheggiare lievi fino alla base delle scale. Con un colpo al cuore aprì una porticina che si apriva verso l'esterno e vide che c'era un piccolo davanzale che dava sul campo da quidditch, che però sembrava lontanissimo laggiù in basso, richiuse di botto, spaventata. Continuò la sua scalata ignorando le varie porticine finché non arrivò in cima, dalle finestre aperte poteva già intravedere il tetto circolare tipico di una torre fiabesca, e si ritrovò su una specie di pianerottolo, infine aprì l'ultima porta, che assomigliava stranamente alle porte sgangherate della stamberga strillante, che aveva visto anni prima.

Entrò in una piccola stanza circolare, tre grandi finestre ad arco appuntito ed alte, con la punta della finestra decorata in modo astratto e colorato, e le ombre che coloravano molte cose accatastate dall'altro lato, davanti ad una delle finestre.

Era tornata giù di corsa e si era precipitata in sala comune per avvertire i suoi amici, poi erano ritornati tutti lì ed Harry le aveva messo in mano la mappa del malandrino e le aveva detto di disegnare la torre.

Hermione sorrise mestamente a quei ricordi, era stata così felice quando le aveva detto di aggiungere lei quel nuovo passaggio alla mappa, all'improvviso sentì dei passi fuori, passi che conosceva, che aveva già sentito più di una volta salire quelle scale per cercarla. Si irrigidì preparandosi alla sua entrata.

Questo capitolo non è come volevo, e neanche il prossimo, il problema è che le mani mi sono andate da sole, e hanno stravolto tutte le mie aspettative, che dire, neanche le mie fanfiction mi danno retta! xD
Non è che sarà una tragedia, sia ben chiaro, sarebbe stato orrendo con l'inizio, del tutto incoerente, ma diciamo che non sarà come i primi, ma avete visto come il tono della fanfiction sia cambiato nel corso... quindi... xD
Per quanto riguarda i loro sentimenti non vorrei essere stata affrettata. Lei sa di provare qualcosa, lui ancora non lo sapeva. Lui fa quei suoi casini e lei scoppia... ho pensato che poteva essere una bella scossa, per portarlo a capire. Non gioite troppo, siamo di fronte ad un Harry più che stupido xD
E...avete visto? Nei precedenti capitoli ogni tanto parlavo di questo rifugio finalmente ne ho descritta la breve storia dalla parte del trio... è un luogo importante, non so neanche da dove sia uscito...
beh ho blaterato troppo, passo a ringraziare chi ha recensito!

Summers84: già, si amano da sempre, concordo *__*  San Valentino non l'ho descritto, non mi piace molto come festa xD spero ti sia piaciuto questo capitolo^-^

granger90: grazie! visto ho aggiornato... ed è il penultimo! mi dispiace quasi! xD

desdeus: sono felicissima che le turbe di Harry siano piaciute! Avevo paura di farlo troppo lagnoso, forse in questo capitolo lo è... boh xD grazie ancora!!!

emma: sono super-contenta che ti sia piaciuto tanto quel capitolo, piace abbastanza anche a me... forse un po' fuori dalla linea della storia, ma mi piace... anche quella era in origine un'idea per una one-shot xD oh beh romantico è bello *__* anche io adoro il romantico è così... dolce *__* xD
Sai il titolo del capitolo "ruoli invertiti" si riferisce a questo, lei che lo copre col suo mantello, di solito sono i maschi che tutti machi coprono le ragazze no? Beh qui abbiamo una novella "macha" xD e poi si scambiano quel mantello come una pallina da ping pong, tra ringraziamenti e romanticherie varie... oddio sono un caso patologico O.O vabbè, questo com'era? un bacione!

dalastor: grazie^-^ è una cosa piacevolissima sentirsi dire di essere brava a scrivere, so che ho ancora molto da imparare ma mi impegno e vedere che un qualche risultato c'è mi fa davvero tanto felice *__* grazie grazie *_*



A questo punto che dveo dire? ho ciarlato abbastanza... uff... beh vi saluto, e (strano oggi non l'ho mai scritto!) lasciatemi una recensione, mi raccomando, eh!

  
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