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Autore: michi_993    18/07/2012    1 recensioni
Ho trovato un’ottima distrazione per immergermi in un mondo che amo, non mi limito più a giocarci su ps3 ma ho deciso di creare un piccolo capitolo giusto per rendere Assassin's Creed un po' più mio. Spero vi piaccia :D
Farida è un assassina che vive ad Alamut è considerata solo dal suo migliore amico Kadar al Sayf, fratello minore di Malik, ma ben presto succederà qualcosa che cambierà radicalmente la storia della forte Farida...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kadar Al-Sayf, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Irreversibile.

Un giorno d’estate durante un allenamento, Rauf decise di far combattere Kadar con un avversario speciale che conosceva bene. Malik.
Kadar divenne inizialmente bianco in viso, ma all’entrata del fratello nel campo di combattimento il suo sguardo divenne deciso e freddo. Non avevo mai visto Kadar cosi serio!
Doveva dimostrare a Malik quello che valeva.  Un colpo dopo l’altro i due fratelli si diedero battaglia, il caldo giocava a loro sfavore, sfinendoli. Malik in un battito di ciglia atterrò il fratello puntandogli la lama celata alla gola spingendo contro la carne. Kadar ansimava e aveva gli occhi sbarrati.
- Sei pronto- disse il fratello maggiore.
Ritrasse la lama e issò il fratello tirandolo dalla tunica scurita dallo sporco, Kadar si ripulì dalla sabbia e ripose la spada nel fodero.
Malik si allontanò battendo una mano sulla spalla di Rauf. Qualcosa stava cambiando.
Finalmente un po’ di meritato riposo. Era quasi il tramonto, fuori dalla cittadella la vita era meno frenetica, sembrava un mondo parallelo, ci piaceva immergerci in quell’atmosfera anche se per poco. Percorremmo il lungo pendio allontanandoci in fretta dal caos della fortezza. Mentre camminavamo Kadar mi osservava continuamente, ridevamo e spesso mi stringeva a se passandomi un braccio intorno al collo. Raggiungemmo il pozzo all’entrata del villaggio, non riuscimmo nemmeno a raggiungere la panchina che davanti ai nostri occhi apparve come un fantasma Altair. Sguardo di pietra e postura fiera, l’assassino osservò Kadar dalla sommità della testa agli stivali, come in cerca di qualcosa che solo lui sapeva riconoscere.
Mi girai verso Kadar, gli brillavano gli occhi, se avesse avuto la coda starebbe scodinzolando felice davanti al suo fidato padroncino.  Distolto lo sguardo dal cagnolino mi soffermai sul Maestro Assassino, un bell’uomo devo ammetterlo, pieno di se, alto, con una cicatrice che gli attraversava le labbra, si sapeva poco di lui come persona, le sue missioni erano narrate a tutti, solo successi, nessuna sconfitta, mah chissà c’è sempre una prima volta per tutto. A questo pensiero gli occhi del Maestro Assassino si voltarono verso di me. Com’è possibile legge anche la mente? Abbassai lo sguardo e mi fissai i piedi.  Cominciai a fantasticare sui miei piedi così che Altair, disinteressato dai miei pensieri inutili, distogliesse il suo sguardo.
- Kadar, Al Mualim chiede di te alla fortezza!-
- Si, vado immediatamente. Pace e sicurezza fratello - Kadar chinò il capo  ma non ricevette risposta da Altair che si limitò a darci le spalle e con aria scocciata risalire il pendio.
- Faridaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! Mi ha rivolto la parola hai visto!! Altair mi ha rivolto la parola!! –
Kadar cominciò a saltellare e a urlare finendo per saltarmi sulla schiena in preda ad una crisi di allegria.
Rimasi ferma, immobile a farmi stritolare, col viso impassibile, prima ho detto che se avesse avuto la coda avrebbe scodinzolato, ora si è direttamente trasformato in un cagnolino e giuro che se si mette a leccarmi il viso lo faccio andare dal Maestro zoppo!  
Cercai di divincolarmi, gli misi persino le mani sulla bocca per zittirlo ma niente. Prima o poi si sarebbe stancato. Spero.
- Ma non dovevi andare da Al Mualim? –
Improvvisamente smise di saltellare ma il sorriso sulle sue labbra non si spense.
- Hai…hai ragione! vado! Corro! ehm ciao!-
Corse per pochi passi verso il pendio per poi tornare verso di me.
Mi baciò la guancia destra. – Ti voglio bene Farida – e corse via.
Mi toccai col ma mano sinistra la guancia e mi scappò un sorriso.  Corsi verso l’inizio del pendio.  Kadar era già lontano.
- Ti voglio bene Kadar!- urlai con tutte le forze. Vidi un omino piccolo e gracile girarsi salutandomi con la mano. Ricambiai. Nonostante tutto adoravo Kadar era una di quelle persone che si fanno volere bene anche a costo di farsi odiare.
Stare senza Kadar era strano, facevamo tutto insieme, ma sapevo cavarmela anche senza di lui. Cominciai a passeggiare per la cittadella. Animata, affollata, era viva, i mercanti cercavano di concludere i loro affari e tutti urlavano, le donne completamente ricoperte da veli spettegolavano tra di loro, mentre i figli giocavano con dei ramoscelli. C’era povertà come in tutto Oriente. Le crociate colpiscono soprattutto i popoli non gli eserciti. Da piccola odiavo le guerre, ora le combatto, mi sono unita agli ideali che ritenevo giusti e li difendo fino alla morte, da vecchia non so se sarò pentita della mia vita, ho conosciuto solo la confraternita, la mia vita gira attorno ad essa.
Cominciai a incamminarmi verso il pendio, sembrava più ripido e la stanchezza triplicava le cose. La stanchezza però, sembrava non colpire Kadar che mi corse incontro, spinto anche dalla discesa, a grande velocità saltandomi al collo.
- Farida! Farida! Vado in missione! Vado in missione con Altair e Malik! –
Rimasi pietrificata. Sentivo che il mio cuore si era fermato, e quando riprese a battere andò a ritmo del respiro affannato di Kadar. Kadar mi fissava negli occhi con un sorriso che parlava da sé.
- Kadarrrrrrrrrrrrrrrr!!!!!! -
Urlai come non mai, cercai di sollevare Kadar da terra, invano, ora ero io che saltellavo come un cagnolino, che avevo stampato sul viso un sorriso da ebete e che facevo le feste a Kadar. I ruoli si erano invertiti, e in quei secondi non ebbi ne la forza ne la voglia di ricompormi. La gente ci osservava stranita e scuoteva il capo, tutta quella felicità ci aveva isolato da tutto.
 
Non avevo la ben che minima idea di quello che sarebbe successo da quel momento.
La missione era difficile e richiedeva grande abilità, tempo ed era di estrema importanza, per questo decisero di chiamare anche Altair. Era una missione che poteva portarci alla vittoria contro i Templari di Di Sable. Al Mualim contava molto sui tre assassini. Un manufatto, dicevano, l’arca dell’alleanza, custodita nel Tempio di Salomone, 3 giorni di cammino nel deserto.
Nei giorni seguenti i 3 assassini furono sottoposti ad intensi allenamenti, Kadar era meno presente nella mia vita quotidiana ma ogni volta mentre mi allenavo con Rauf e lui passava in cortile, mi faceva delle facce buffe, per ricordarmi che lui era li con me, non fisicamente, la nostra amicizia era viva come la cittadella e non sarebbe mai potuta svanire. 
Il giorno della partenza all’alba i Fratelli Al – Sayf e Altair si riunirono al pozzo nella cittadella, seppi la notizia la mattina stessa. Corsi giù per il pendio ansimando concentrando tutte le forze nelle gambe, appena intravidi gli assassini usai il muretto che costeggiava il pendio come trampolino di lancio e mi issai sui tetti, li saltai uno dopo l’altro lasciando alle mie spalle la fortezza. Arrivai al pozzo, scesi dal tetto e ansimando fissai una folla di cappucci bianchi radunati attorno ai tre assassini protagonisti. Kadar m’intravide e corse verso di me.
Finalmente potevo abbracciarlo e ancora con il fiatone lo strinsi forte a me. Mi mancava il mio migliore amico ed ero sicura che mi sarebbe mancato ancora di più dopo la sua partenza.
Un abbraccio che pareva non finire mai.
- Farida tornerò vincitore e farò si che tutti ti rispettino per ciò che vali, sei una grande assassina!-
Le sue parole valevano più di ogni credo, di ogni Maestro, di ogni successo, erano tutto. Mi rispettava e mi reputava alla sua altezza nonostante la nostra diversità.
Lasciai l’abbraccio e lo colpì con un pugno sulla spalla.
- Ahi! – sorrise lamentandosi.
- Io ti aspetto qui! E fai in modo di tornare vincitore altrimenti non tornare!- scherzai.
La conversazione sfociò in una risata.
-Devo andare Farida..- in un attimo tornò serio e pensieroso, forse un po’ impaurito.
- Hey! Dimostra quello che vali!-
Kadar sorrise e raggiunse gli altri appena fuori dalle mura della cittadella, salì in sella al suo cavallo e rivolse lo sguardo verso di me.
In un attimo cominciarono a cavalcare verso la meta.
- Ti voglio bene Kadar! Ricordatelo sempre scemo!- urlai.
Kadar forzò il cavallo a girarsi ancora verso di me.
– Ti amo Farida!-
Rimase il suo sorriso su quella strada, mentre si allontanava, alzò un velo di polvere che coprì il suo volto sfumandolo. Non era amore, anzi si lo era, ma un amore diverso, reciproca stima, non un amore da consumare con un matrimonio ma da mantenere vivo in un’amicizia che durerà fino a quando la morte non verrà a prendere entrambe le nostre anime.
Fu il silenzio a parlarci. A nascondere quell’amore irreversibile, incondizionato, un rispetto profondo, eravamo fatti l’uno per l’altra, perfetti per non varcare il sottile confine dell’amore che unisce l’uomo alla donna, ovvero il matrimonio. Quell’innocenza che ci ha portato ad amarci cos’ tanto.

Non rividi più Kadar. Era partito per una missione estremamente importante con suo fratello maggiore Malik e il maestro assassino, Altair, fecero ritorno solo in 2. E tra questi Kadar non c’era. La notizia della sua morte fu nascosta, bisbigliata, d’altra parte la reputazione di Altair aveva la precedenza. Kadar era un grande assassino sottovalutato da tutti, o quasi…

 


Ad anni di distanza, al culmine della mia vita, mi ritrovo a scrivere di lui, me l’ha suggerito il silenzio, che ha ricominciato a parlarmi. 


Fine.



Spero vi sia piaciuta. Io mi sono divertita a scrivere :)
Il resto della storia lo sapete. :)

La storia è basata su questo significato!
Irreversibile: Che non si può invertire, e quindi non ammette correzioni, rifacimenti.
  
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