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Autore: Aoimoku_kitsune    19/07/2012    1 recensioni
Amarti e desiderarti, e non poterti avere, questa è la mia punizione del volerti bene.
***
Esiste una scuola, la Shibusen, nella città di Konoha situata nella Valle della Fine, a Tokyo, che addestra giovani ragazzi e ragazze di tutto il mondo alla lotta contro i nemici dell'umanità. I ragazzi sono i Shokunin, il cui obiettivo è racimolare anime malvagie, da far mangiare ai loro compagni di squadra ovvero coloro che possiedono il potere di trasformarsi in Buki. Armi potenti.
Sasuke entrerà in questo mondo, ma non saprà usare la sua arma, e non riuscirà a risvegliare la sua anima. Perchè? E poi, quale sarà il vero segreto della spada appartenuta a Madara Uchiha, ora tra le sue mani?!
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sasuke Uchiha, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo uno

Prescelto

Ti cercherò finché le mie braccia
non avvolgeranno ancora il tuo corpo.

Sasuke era stufo di aspettare e si stava annoiando.
Non gli piaceva più la recita in cui la madre lo aveva portato a forza, solo per osservare tutti, compreso lui incappucciato, a mormorare qualcosa che lui non capiva. Sbuffò, mettendo un broncio infantile e si portò le braccia al petto, indispettito.
Lui voleva essere a casa a giocare con il suo Aniki, invece Itachi, con i suoi cugini più grandi e qualche amico, stavano in piedi su quell’altare, ritti e in silenzio con delle cappe in testa e delle maschere androgine e senza volto, rendendoli irriconoscibili.
-Sasuke per favore, non sbuffare. Stai disturbando gli altri.
Lo ammonì la madre, guardandolo severamente ma non una nota dolce nello sguardo nero.
-Ma Kaa-san, mi sto annoiando. Voglio andare a giocare con aniki.
Borbottò, fissando la madre che sospirò divertita. La donna si abbassò verso il figlio di otto anni, appoggiandogli una mano sul capo.
-Dopo Itachi ci rimane male, se non segui la sua recita. E poi dovrai farla anche tu, quando avrai la sua età.
Rispose la donna sorridendo amabilmente. Sasuke storse il naso, annuendo e borbottando indignazioni su indignazioni si voltò verso il palco, dove l’anziano dei saggi saliva verso i giovani.
-Come ogni generazione, anche in questa cercheremo un buon membro che potrà conquistare il potere dell’antica spada, appartenuta al nostro fondatore. Madara Uchiha.
In molti trattennero il fiato a quel nome pieno di potere.
Mentre l’uomo parlava dell’antica storia del grande guerriero, Sasuke seguì con interesse l’entrata in scena del baule sacro.
Sasuke vide come quattro uomini trasportavano una cassa in ferro, incatenata con sigilli e catene. Curioso, chiamò la madre tirandogli la veste scura, facendole capire che non vedeva bene. La madre lo prese in braccio, sorridendo e poi riportò la sua attenzione sul palco.
-… Milla anni sono passati, da quando la sacra spada è stata impugnata. Appartenuta prima al signore dei demoni, Madara la conquistò, usandola per sconfiggere l’esercito nemico nella prima e seconda guerra, dove perse la vita.
L’anziano scosse impercettibilmente la testa, e i quattro ragazzi annuirono, inchinandosi verso di lui e poi cominciarono a rompere i sigilli.
Nell’aria si cominciava a respirare un’aria pesante.
Sasuke si sentiva eccitato, non sapendone il motivo, quando le catene vennero spezzate.
L’aria divenne rarefatta, elettrica e pesante, e la cassa si aprì con uno scatto.
Il vecchio avanzò cauto, facendo gesto ai giovani di aprire la cassa e poi  guardò al suo interno.
 Le Koshirae della katana erano rifinite a mano, perfette nel loro stile particolare.
La tsuba metallica, posta tra il manico e la lama per proteggere le mani, era ovale, con intrecci raffinati e ricercati e in essa vi erano incastonate nove pietre nere onice.
L’impugnatura in legno era ricoperta di pelle si same, rivestita con una fettuccia di tsuka-ito scura, atta a migliorare la presa ed assorbire il sudore; tra i vari intrecci dello tsukaito, trovavano posto i menuki (fuchi e kashira), due piccole decorazioni in metallo inserite tra gli avvolgimenti dello tsukaito, una da un lato e una dall’altro.
Il saya, in legno di magnolia laccato, nascondeva la lama lunga 60 centimetri, rifinito da koiguchi e kojiri; il primo fatto di corno di bufalo mentre il secondo in metallo e venivano applicate rispettivamente all’imboccatura del fodero e all’estremità opposta.
Applicato al fodero a circa un palmo dal koiguchi, c’era il kurikata, un anello in corno, per far passate il sageo, fettuccia di cotono intrecciata, utilizzato per fissare il fodero alla cintura.
All’improvviso la spada tremò e un’ondata di potere scoppiò dalla cassa e Sasuke si sentì strano.
Il terreno cominciò a tremare e le persone spaventate cominciarono a urlare e spingere verso l’uscita.
Il tetto e i muri cominciarono a crepare e in tutto quel casino, Mikoto perse la mano del figlio.
Sasuke impaurito, si attaccò al muro, storcendo le labbra per non piangere e nascondendo i singhiozzi, spalancando gli occhi.
Poi un boato e il tetto cominciò a crollare.
Tutti urlavano, i bambini più piccoli piangevano e le guardie strillavano di mantenere la calma.
In pochi secondi il caos si fece largo tra di loro.
Mikoto urlava il nome del figlio, anche quando il marito e Itachi la affiancarono fuori dall’edificio.
-Madre?
-Sasuke… Sasuke è ancora lì dentro. Fugaku fa qualcosa.
La voce di Mikoto era straziata dal dolore e dalla paura e sul viso dell’uomo spuntò il panico e l’orrore, sentendo quelle parole.
Itachi spalancò gli occhi, fissando l’edificio e poi scattò verso di esso, ma quando fu abbastanza vicino, nello stesso momento in cui il padre lo acchiappò e lo protesse con il suo corpo, il tetto del tempio crollò.
Mikoto urlò.
Un urlo straziante che fece gelare il cuore dei presenti e corse verso le macerie, venendo trattenuta poi dai fratelli di Fugaku.
Il marito invece, con una smorfia contrita, tratteneva Itachi che piangeva, singhiozzando, urlando il nome del fratello.

Sasuke aprì le palpebre lentamente dopo che le aveva chiuse quando il tetto era crollato sulla sua testa , e con sguardo opaco e perplesso fissò davanti a se.
Una barriera azzurrina vorticava intorno al suo corpo e disintegrava le macerie che ancora cadeva, proteggendolo.
Poi si guardò le mani, spalancando gli occhi quando tra le dita vide una spada che si illuminava di una luce chiara.

Non aver paura, piccolo Uchiha.

Quella voce lo cullò come quando sentiva quella della madre e annuì al nulla. Voleva parlare, chiedere chi fosse, ma si sentiva stanco e spossato.

Gli uomini cominciarono fin da subito a togliere i detriti, spostandolo, per aprirsi un varco per il tempio.
Mikoto era circondata da madri che provavano a consolarla, dalla sorella che piangeva con lei per la perdita di un familiare.
Itachi strinse le labbra, gemendo di dolore quando si tagliò ancora e si ruppe un unghia.
Non importava.
L’unica cosa che nella sua mente vorticava impazzita era il nome di Sasuke.
Poi una scossa si assestamento li mise in guardia e arretrarono, e il cielo sopra di loro si aprì.
Spaventati e sorpresi guardando come le macerie si alzavano dal centro, spostando e una luce chiara si alzava verso il cielo.
Mikoto spalancò gli occhi, divincolandosi dagli abbracci e corse verso il tempio.
-Sasukeeeee…
Strillò.
In mezzo alla luce, il bambino era ritto, con la testa verso il basso e ricoperto di polvere. Al petto, stretta, c’era la spada.
Itachi corse verso il fratello, quando la luce si dissolse verso il cielo, sfocando lenta e lo afferrò prima che cadesse in avanti, svenuto.
Con un tonfo sordo la spada vibrò al suolo, mentre le urla e le benedizioni facevano da sottofondo alla riconciliazione di quella famiglia.
Il vecchio saggio guardò l’arma, poi il piccolo bambino e storse il naso, pensoso.
E così hai scelto quel bambino. Perche?

***

Glossario

Koshirae: insieme delle rifiniture che compongono la katana.

Tsuba: elsa.

Same: pelle di razza.

tsuka-ito: pelle intrecciata.

Saya: fodero.


Qualche giorno fa ho pubblicato il prologo senza una sensata spiegazione… eheheh… dimenticata, scusate ^^
Coomunqueee…

Shokunin significa Maestri d’armi. Si dividono in tre categorie. Avete presente Harry Potter, in cui i maghi si dividono in tre “specie”, ebbene è simile. Avremo gli umani, ragazzi nati con la capacità di vedere gli spiriti maligni e usare un Buki.
Poi ci sono i mezzo sangue, mezzi umani e sangue puro, diciamo così. Che possono accedere alla scuola per migliorare i loro poteri e di poter maneggiare il Buki che si tramanda da genitore a figlio.
A finire, ci sono i sangue puro, appartenenti ad antichi clan. Tra questi, ci saranno gli Uzumaki, Uchiha, Hyuga e qualcun altro se mi verrà in mento.

Cosa sono i Buki?
Sono spiriti, che si possono trasformare in armi da combattimento.
Possiedono vari poteri.
Si presentano sotto forma di umani, e studiano con il proprio compagno le lezioni della scuola e si allenano con il maestro per essere compatibili il più possibile tra loro.

Apparentemente questa storia è nata, guardano l’animazione, Soul eater, che io ho trovato bella, avventurosa e divertente.
Sarà diversa dal’anime. In prestito, diciamo, ho preso il nome della scuola, Shibusen, e la cosa di Buki e Shokunin. Poi più avanti ci sarà qualche ideuzza rubata da Inuyasha.
Del resto è una storia a parte.

Spiegazione sui generi che ho messo.

Violenza: non ci saranno violenze sessuali, tranquille. L’ho messo perché fondamentalmente i protagonisti combatteranno 3 capitoli si e tre righe no, perciò mi sembrava giusto avvisare.

Rating: ero indecisa tra arancione e rosso. Lemon o qual si voglia scena ci sono ma non sono spiegate accuratamente. Non ho voglia di scriverle ^_^, sono tanto sfaticata…
Per ora ho messo arancione ma forse, dai, l’ho farò salire.

Spoiler: ci saranno degli spoiler sul manga, che partiranno circa dalla metà della storia, fino alla fine. Non vi anticipo nulla, non voglio rovinarvi la sorpresa.

Mha, direi che ho finito, per qualsiasi dubbio chiedete. 
   
 
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