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Autore: TheLastPhoenix    20/07/2012    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Katniss Everdeen non avesse avuto la possibilità di impedire a sua sorella, Primrose, di partecipare ai 74° Hunger Games?
Come cambierebbe il destino della Ghiandaia Imitatrice priva dei segni indelebili dei giochi della fame e dell'affetto del ragazzo del pane?
Come cambierebbe il futuro dei 12 Distretti di Panem?
Una storia raccontata dagli occhi di Peeta nell'arena degli Hunger Games e da quelli di Katniss nel Distretto 12.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Primrose Everdeen, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 4 - Katniss

"Potremmo farlo sai? Lasciare il Distretto. Scappare. Vivere nei boschi ". Le parole di Gale mi risuonano nelle mente un po’ beffarde come se fossero state un avvertimento di ciò che sarebbe successo oggi. Da quando è morto papà ho cercato di proteggere Prim con tutte le mie forze. Le ho impedito persino di prendere tessere per me e mia madre, ma non è stato sufficiente per salvarla dalla mietitura. Non volevo che il suo nome venisse estratto. Non volevo che subisse la crudeltà degli Hunger Games. Non voglio vederla morire senza che possa far nulla per evitarlo.
Più mi avvicino alla piazza e meno gente affolla le strade finché non arrivo davanti al Palazzo di Giustizia, sola. Sento lo sguardo del Pacificatore in cima alla scalinata scrutare ogni mio movimento, come un aquila in attesa di catturare la sua preda. Sa già che non ho partecipato alla mietitura? Non mi stupirei se mi arrestasse da un momento all’altro. Stringo i denti e salgo fino in cima. Ogni gradino mi procura una fitta atroce. Mi costringo ad aggrapparmi al corrimano ardente mentre sento le dense gocce di sangue scivolarmi lungo tutta la gamba fino a bagnarmi il piede.
    — Che vuoi? — mi domanda raggiunto il pianerottolo. Cerco di stare la più dritta possibile per nascondere la mia sofferenza, anche se le fitte non mi danno tregua.
    — Voglio offrirmi volontaria come tributo — sento la mia voce distante, come se fosse un'altra a parlare.
    — Hai deciso di morire? — dice non trattenendosi da una risata. La sua voce arrogante m'irrita a tal punto da assomigliare al raschiare delle unghia contro una lavagna. Improvvisamente vedo il suo sguardo illuminarsi.
    — Non sarai per caso la ragazzina che non si è presente alla mietitura? —
    — Sono venuta qui per prendere il posto di mia sorella — ribadisco alzando il tono della voce. Sul suo volto vedo comparirgli una smorfia.
    — Quella mocciosetta sarebbe tua sorella? Per colpa sua ho perso un bel po’ di soldi — Sento ribollire la rabbia dentro di me, ma cerco di restare calma. Lo osservo estrarre il manganello e servirsene per alzarmi leggermente il mento.
    — La tua non è un ottima situazione, ma se vuoi posso sorvolare sulla questione in cambio di qualcosa — la sua risata maligna mi fa perdere il controllo. Allontano l’arma con il dorso della mano e in un attimo mi ritrovo a spingere l’avambraccio contro il suo collo. Vedo i suoi occhi spalancati fissarmi incredulo mentre il colore del suo volto diventa lentamente viola.
    —Fermati — una voce alle mia spalle mi riporta alla realtà. Mi stacco immediatamente dal Pacificatore che incomincia a boccheggiare cercando di catturare più aria possibile mentre si massaggia il collo. Stavo per ucciderlo? Sarei arrivato a tanto contro questa feccia? In pochi istanti lo vedo riprendersi completamente per poi dire qualcosa a bassa voce.
    — Brutta puttana — La sua voce arrogante si trasforma in uno stridulo acuto quando conficco il mio ginocchio sinistro in mezzo alle sue gambe. Forse si.
    — Basta Katniss — Sento le mani di qualcuno allontanarmi da lui. Dai capelli color rame del Pacificatore davanti a me capisco che si tratta di Darius.
    — Quella ragazzaccia mi ha aggredito senza che ne avesse motivo. E’ completamente pazza! — Incomincia a vaneggiare la guardia.
    — Cosa? — replico incredula, ma la voce di Darius sovrasta la mia.
    — Ho detto basta. Se stanno così le cose farò rapporto — Rimango sconvolta dalla sua reazione. Lui è uno dei pochi Pacificatori del Distretto che mi sta simpatico. Ho sempre pensato che fosse diverso dagli altri, ma forse mi sbagliavo.
    — Preciserò che l’agente Sirius Baker è stato aggredito e sopraffatto da una sedicenne disarmata e gravemente ferita — Il colore del suo viso cambia di nuovo. Ora invece di diventare viola si tinge di un forte rosso. Faccio spuntare un mezzo sorriso di scherno sul mio volto e vedo che la cosa lo fa imbestialire. Odio i tipi come lui che approfittano dei problemi della gente per ricattare e abusare le donne del Distretto. Io sono una delle poche che nella mia situazione riesce a trovare cibo nei boschi, ma se non fossi capace a cacciare sarei sicuramente finita tra le grinfie di questi animali.
    — Te ne pentirai — ringhia con un filo di voce superandoci per poi scomparire in un vicolo secondario. Ora lo sguardo di Darius è puntato su di me. Riesco a leggere il rammarico nei suoi occhi. E' dispiaciuto per me e Prim? E' per quello che è intervenuto?
    — So perché sei qui Katniss — Sono stupita che lo sappia, forse lui può far qualcosa per...
    — Mi dispiace, ma non puoi più prendere il suo posto — Sento una fitta al cuore. L’unica possibilità di salvare Prim è svanita per sempre.
    — Solo in caso di una sua morte prematura saresti costretta a prendere il suo posto — Sarebbe troppo sopportare la morte di Prim e partecipare agli Hunger Games. O forse no? Che importanza può avere ora che sono rimasta sola. Lo sento aprire la grossa porta d'ingresso del Palazzo di Giustizia per poi continuare a parlare.
    — Si dovrebbe trovare al primo piano, in fondo al corridoio. Vai pure da tua sorella e non preoccuparti per la tua assenza di oggi, metterò una buona parola per te — Sono riuscita a scampare alla prigione, ma che futuro posso avere senza Prim in quella casa dove tutto mi ricorda lei.
Vorrei ringraziarlo, ma non faccio in tempo che richiude la porta. Incomincio a percorrere l’atrio ripensando alla prima volta in cui entrai qua dentro. E’ stato dopo la morte di mio padre per ricevere la medaglia al valore in quanto figlia maggiore. Raggiungo il primo piano con lo stesso senso di disperazione che accomuna quei giorni ad oggi.
Davanti a me vedo finalmente la porta che mi separa da Prim, sorvegliata da un’agente. Ad ogni passo che faccio cresce la paura di non riuscire a dirle addio. Nel silenzio del corridoio riesco a sentire le lacrime di dolore provenienti dalla stanza del tributo maschile. Non ci faccio troppo caso visto che l’unico ragazzo a cui tengo nel Distretto e Gale. Il ricordo del suo sguardo pallido incapace di dirmi la brutta notizia aumenta il mio dolore. Lo so che non ha nessuna colpa, ma non riesco a non prendermela in parte con lui. Quando sono abbastanza vicina, senza preavviso, l’agente di guardia spalanca la porta. La paura mi percorre tutto il corpo come se non avessi mai voluto che la aprisse. Ma poi la vedo. Seduta, con indosso quel vestito troppo largo per lei, dondolare i suoi piccoli piedi mentre guarda dalla finestra. Quando si accorge di me si tuffa subita tra le mie braccia.
    — Ero preoccupata per la tua gamba — mi sussurra nell’orecchio.
    — É tutto apposto — Non è vero, ma non voglio che si preoccupi per me. Lei che pensa prima al bene degli altri che al suo, lei che vede del buono in tutti, lei così fragile per subire tutto questo. Restiamo in silenzio finché la porta si riapre. Sono venuti a portarmela via? Mi alzo di scatto nascondendola dietro me per proteggerla dai Pacificatori, ma compare mia madre. E’ evidente che ha pianto, ma ora sta cercando di trattenersi. La vedo andare verso a Prim mentre sento la guardia autorizzare Gale ad entrare per poi richiudere la porta. Per un attimo incrocio il suo sguardo, ma distolgo subito il mio. Ora sono io che non voglio vederlo. Forse non ci fa caso perché si rivolge subito a mia sorella.
    — Non sottovalutarti, piccola — dice con il suo solito tono di voce.
    — Non lo farò — replica sincera lei.
    — Conosci centinaia di piante e sei un ottima guaritrice, in questo sei più brava di me e Katniss messi insieme — le sue parole le fanno comparire un leggero sorriso. Sentire Gale che le da consigli su come sopravvivere mi fa sentire un verme. Ho dato per scontato la morta di Prim che mi sono dimenticata che è ancora viva. L’ho tradita. Ho tradito pure Gale eppure lui si sta prendendo cura di lei mentre io sono paralizzata dal dolore. Mi faccio coraggio e intervengo nella discussione.
    — Ti ricordi quando ti ho portato nei boschi — Vedo un suo cenno con la testa.
    — É molto probabile che nell'arena ci siano foreste simili. Dormendo sugli alberi sarai al sicuro dagli animali feroci e imparando a utilizzare un coltello potrai ...— Mi blocco subito. Stavo per dire "uccidere"? Ho potuto veramente pensare che una come Prim potesse farlo?    — ...sopravvivere — conclude Gale percependo la mia incertezza.
Il tempo passa troppo velocemente e rimane solo un attimo per un ultimo doloroso abbraccio.

    — Ti voglio bene sorellina — dico in urlo di disperazione strappata dalle suo abbraccia dalla guardia
    — Anch’io — Colgo un'ultima volta il suo volto, tra i raggi del sole, con il suo sorriso spensierato prima di essere scaraventata davanti alla porta nell'angusto e buio corridoio. Resto immobile incapace di lasciarla andare via.
    — Katniss — sento la voce di Gale, quella stessa voce di stamattina che mi stringe di più il cuore. Gli occhi incominciano a riempirsi di lacrime. Non rispondo subito.
    — Vorrei restare un attimo da sola — riesco a dire camuffando la mia voce. Fortunatamente non insiste e dopo pochi secondi rimango sola.
Quando mi costringo di andarmene una seconda porta si apre. Mi volto leggermente colta dalla curiosità di sapere chi è il ragazzo che tra qualche giorno cercherà di uccidere Prim. Con la sua robusta stazza riconosco subito il fornaio e immediatamente l'immagine del figlio più giovane mi campare nella testa. Perché penso a lui proprio adesso? Aspetto, in attesa di vederlo comparire dalla porta, ma questa si chiude di scatto e capisco che Peeta Mellark è il tributo maschile di quest'anno. Pur non conoscendolo provo un pizzico di rammarico per lui. Forse perché non lo mai ringraziato per avermi aiutata qualche anno fa? Rivivo l'attimo in cui ricevetti il suo aiuto che mi permise di sopravvivere e... Un'idea improvvisa mi balena nella mente. Non faccio in tempo a rifletterci su che irrompo nella sua stanza.
Lo vedo seduto con la testa tra le mani. Sta piangendo. Quando incrocio il suo sguardo, il suo sorriso forzato scompare. Leggo nei suoi occhi lo stupore della mia visita.

    — Ti prego, proteggila — dico con un filo di voce. Sento gli occhi gonfiarsi fino a che non riesco più a trattenermi. Mi vergogno. Sono talmente disperata che ho appena chiesto a un tributo di proteggere Prim, ma non voglio vederla morire. Non voglio. Mi volto per uscire dalla stanza, nascondendo il viso pieno di lacrime, quando sento la sua voce.
    — Aspetta — Tutto succede in pochi secondo. La sua mano sinistra afferra la mia e in un attimo mi ritrovo tra le sue braccia. É come ritornare a quel giorno d'inverno mentre correvo a casa con il pane appoggiato al corpo. Sento il suo calore bruciare a contatto con la mia pelle mentre il profumo dolce del pane si mischia al gusto amaro delle lacrime.
    — La proteggerò per te — mi sussurra nell'orecchio. Rimango sorpresa dalla sua risposta, ma poi sento un nodo stringermi la gola e la paura attanagliarmi il cuore. Sono stata una stupida a venire qui. So che alla prima occasione nell'arena la ucciderà, nessun protegge un altro tributo. Allora perché mi sta mentendo? Perché mi vuole far del male con false promesse? Cerco di staccarmi da lui, ma all'improvviso sento le sue labbra contro le mie. Il cuore incomincia a sussultare e un fuoco mi divampa dentro. Per un istante i miei dubbi scompaio e le mie incertezze sul ragazzo del pane si volatilizzano. Lo sento staccarsi da me troppo presto e come un Déjà vu il nostro tempo è finito. Prima di scomparire dietro la porta vedo le sue labbra sussurrarmi qualcosa, ma non faccio in tempo a capire che mi ritrovo nuovamente nel tetro corridoio davanti a quella maledetta porta. Ancora confusa mi dirigo vero le scale e cerco di riassaporare quel fuoco che a poco a poco si spegne lasciandomi qualcosa dentro che fino ad allora non avevo mai provato.
Speranza?

   
 
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