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Autore: flors99    21/07/2012    22 recensioni
- Sono incinta. – specificò a quel punto Hermione, dissipando ogni suo dubbio e facendola strozzare con la sua stessa saliva.
Ginny spalancò gli occhi, incapace di credere che quello non fosse uno scherzo.
- Cos… eh?! C-come? Quando? Ma… ma… tu... – borbottò, pronunciando frasi sconnesse per quasi un minuto intero. – Non… non è divertente, Hermione. – disse alla fine, con la gola che bruciava per lo sforzo di parlare.
- Già. – mormorò Hermione, in un ansito di tristezza. – A chi lo dici. […]
- Ma… – la giovane Weasley cercò di mettere ordine nella sua testa, ancora sconcertata dalle parole della strega più grande. – Io… cioè tu… con chi…cioè… è Ron? – domandò, allucinata. – Io non sapevo neanche che vi frequentaste! Perché non mi hai detto niente? […]
- Ronnonèilpadre. – chiarì Hermione, pronunciando quelle parole nel modo più veloce possibile, scacciando dalla sua testa i cattivi pensieri.
- Che?
- Ronnonèilpadre! – ribadì, più in fretta di prima.
- Hermione, non capisco… cosa stai dicendo… - mormorò la giovane Weasley, non consapevole di quali parole usare.
Via il dente, via il dolore.
- Ho detto che Ron non è il padre! – esclamò tutto d’un fiato.
Via il dente, via il dolore. Sì, un cavolo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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E finalmente, finalmente, FINALMENTE, ho postato il nuovo capitolo. Mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Vi devo una montagna, una valanga, un mondo di scuse, ma ora vi lascio al capitolo, sperando che non lo abbiate già messo al rogo prima :(
 
 
 




 
- R-ron… – esalò Ginny in un soffio.
Fu solo quell’impercettibile suono che fece riscuotere Hermione dallo stato di shock in cui era temporaneamente scivolata. Normalmente niente, niente, sarebbe riuscito a far scollegare gli occhi di Hermione da quelli di Draco, ma quella parola, quella piccola, semplice, insignificante parola, ruppe l’incanto e la bolla di silenzio creatasi intorno a loro.
 
Ron.
 
Come un automa la più grande delle due ragazze si voltò, per poter focalizzare la figura alle sue spalle. Gli occhi spalancati di terrore puro e le labbra in procinto di tremare, Hermione sembrava un piccolo cerbiatto ferito e spaventato a morte da qualcosa. O da qualcuno.
 
Ron.
 
Si sorprese di sentire l’aria nei suoi polmoni. Non ricordava come avesse potuto compiere quel gesto, da tanto che si sentiva paralizzata e immobile. La gola secca e le labbra contratte in una smorfia dolorosa, tenute ferme a forza dai denti per impedirsi di parlare, perché sapeva che se avesse emesso un suono, qualunque suono, avrebbe cominciato a gridare.
 
Ron.
 
Quel nome aleggiava nella sua mente con forza, prepotenza e invadeva il suo corpo con una pienezza, con una completezza così forte che la destabilizzò.
 
Ron, ron, ron, ron, ron.
 
I suoi occhi incontrarono quelli del ragazzo, dove vi lesse sorpresa e confusione, contrariamente a quanto si aspettava. Hermione si sarebbe immaginata di vedere nei suoi occhi un’intera gamma di emozioni, dalla più terrificante alla più inquietante. Eppure Ron non confermò nessuna delle sue possibili ipotesi, anzi abbozzò un sorriso che sembrava essere di… scuse?
Quando poi il suo migliore amico si avvicinò e l’abbracciò dolcemente, Hermione ci capì sempre meno. Anche se in quell’istante capire era l’ultima cosa che sarebbe stata in grado di fare. Sentiva soltanto il calore avvolgente di quell’abbraccio, che tanto le era mancato, e desiderava non doversi mai più allontanare da quel rifugio sicuro e protetto. Affondò ancora di più la testa nel petto di Ron, non poi così sorpresa di come lui riuscisse a calmarla e di come un senso di torpore intenso si fosse impadronito di lei con la sua presenza accanto. Piuttosto si scoprì ancora più sorpresa quando le mani calde di Ron accarezzarono le sue guance bollenti e inaspettatamente le rinfrescarono il viso grazie a quella dolcezza e delicatezza nei gesti.
Un piccolo tremore si propagò su tutto il suo corpo, a partire dal suo viso, e Hermione aggrottò le sopracciglia, confusa.
- E’ bello vedere che stai bene! – esclamò il giovane Weasley felice come una pasqua, sorridendo nel modo più disarmante che ci potesse essere.
Hermione aprì e richiuse la bocca più volte, non ricordando più come si facesse ad articolare le parole.
- Ron… cosa hai sentito di quello che abbiamo detto? – la voce di Ginny fece sobbalzare Hermione. Si era completamente dimenticata della sua presenza, come se tutto quello che la circondava fosse scomparso quando Ron l’aveva avvolta nel suo abbraccio protettivo. Sbatté le ciglia ripetutamente e guardò la sua amica come se non la riconoscesse.
- Io? Niente a dir la verità, ero appena arrivato. – ammise Ron, grattandosi la testa per ricordare. – Poi però ho visto il tuo sguardo terrorizzato e credevo fosse successo qualcosa. – aggiunse rivolto a Hermione. – Come mai mi hai fissato in quel modo? Sembrava che tu avessi visto un basilisco… – Hermione boccheggiò, ancora incapace di parlare. Lui non aveva… Non aveva sentito nulla? – Anche se tecnicamente non avresti potuto vedere un basilisco, perché se tu avessi visto un basilisco… insomma non avresti potuto vederlo perché… – riprese il Grifondoro, ragionando ad alta voce.
- Ron! – lo richiamò la sorella. – Hermione credeva che fosse un professore, era preoccupata di un possibile rimprovero per il ritardo alla lezione. – spiegò Ginny, assumendo un’espressione innocente e concludendo il discorso con un’alzata di spalle.
Hermione mosse appena la linea delle labbra: aveva sempre saputo che Ginny sarebbe stata un’ottima Serpeverde in fatto di bugie.
- Sempre a pensare allo studio, vero, Herm? – ironizzò Ron.
- G-già. – balbettò la ragazza. – Penso sempre allo studio.
Il pesante silenzio sceso tra loro durò non più di pochi secondi, poiché fu interrotto da una voce dura e fredda.
- Granger, devo parlarti.
Tutti i presenti ebbero una reazione diversa.
Hermione deglutì, con la salivazione a mille, ricordandosi solo in quel momento della presenza del Serpeverde. In quei pochi minuti di pace aveva cercato di eclissare il ricordo di lui, ma adesso era ritornato a forzare la sua mente, più potente e crudele che mai. Ginny digrignò i denti e affondò le unghie nei palmi della mano per impedirsi di compiere alcun gesto di cui avrebbe poi potuto pentirsi. Era piuttosto sicura che non si sarebbe mai pentita se avesse picchiato a sangue Malfoy, ma era altrettanto certa che non solo avrebbe creato scalpore e, quindi, attirato attenzioni indesiderate, ma avrebbe anche ferito Hermione. Per questo fece di tutto per rimanere ferma, anche se la sua mente stava già passando in rassegna tutti i modi possibili per torturare e far patire le pene dell’inferno a una certa persona. Ron assunse un’espressione minacciosa e si spostò, mettendosi davanti a Hermione, quasi come una guardia del corpo. Fissò il Serpeverde come se stesse per lanciargli una fattura Orcovolante, o qualcosa di simile.
Hermione, preoccupata, poggiò la sua mano su quella di Ron, per impedirgli di compiere sciocchezze. Quel gesto non sfuggì né a Ginny, né a Draco. La rossa distolse lo sguardo velocemente, la sua mente che già elaborava e interpretava quello che aveva visto, mentre Draco fissò le loro mani intrecciate per quel che parve un’eternità. I suoi occhi, se possibile, s’indurirono ancora di più, mentre un profondo gelo li ricopriva, rendendoli ancora più spaventosi.
- Fuori dai coglioni, Weasley. – proferì con un tono che non ammetteva repliche, alzando lo sguardo e fissando Ron nel modo più terrificante che potesse esistere.
 
Se gli sguardi potessero uccidere…
 
- Vattene tu, piuttosto. – sbottò il Grifondoro, mentre Ginny strizzava gli occhi e ancorava per bene i piedi al pavimento, per evitare di muoversi. – La tua presenza non è gradita.
- Mezzosangue, devo parlarti. – ripeté Draco, non dando segno di aver udito le parole dell’altro ragazzo, ignorandolo palesemente.
Hermione aprì bocca per parlare, ma Ron la precedette.
- Non ti azzardare a chiamarl… – iniziò il giovane Weasley, per poi essere brutalmente interrotto. 
- Io mi azzardo come, dove e quanto voglio, lenticchia. L’ho detto e lo ripeto: levatevi di mezzo, devo parlare con la Mezzosangue.
Ron cominciò a fremere di rabbia, pronto a esplodere. Era tentato di slanciarsi contro quell'arrogante Serpeverde, ma fu bloccato da Hermione che strinse la sua mano in una presa ferrea e poggiò l’altra sul suo petto, mettendosi davanti a lui, trovandosi così in mezzo ai due ragazzi.
- Ron, no. – mormorò, guardandolo negli occhi. – Lascia stare, non voglio… non voglio che nessuno si metta a litigare. Lascia perdere, davvero. – sussurrò, con convinzione.
Sotto le sue dita, Hermione sentì il cuore di Ron battere all’impazzata.
- Tu sei un grandissimo… – esclamò Ginny nello stesso momento.
- Per Salazar, cosa non vi è chiaro a voi due nell’espressione devo parlare con la Mezzosangue? Sono a conoscenza della vostra immane stupidità, ma qui mi pare che stiamo andando parecchio oltre. – sibilò con cattiveria, interrompendola e facendola infuriare ancora di più.
- Stai zitto, Malfoy. – gridò, gettandosi addosso a lui e dandogli uno spintone. Col senno di poi, si era anche trattenuta: avrebbe voluto urlargli cose molto peggiori e colpirlo più forte.
- Ginny! – esclamò Hermione, prima che su i presenti si riversasse un silenzio che non poteva essere definito tale.
Un silenzio fatto di parole.
 
Assordante.
 
Ron e Hermione, immobili, non mossero un muscolo, non sapendo cosa aspettare come possibile reazione da parte del Serpeverde. Sicuramente, non sarebbe stato qualcosa di piacevole.
Infatti, l’occhiata che Draco lanciò alla giovane Weasley fu qualcosa di talmente sprezzante che non si sarebbe potuto descrivere.
- Brutta schifosa… – sputò, pronto a prendere in mano la bacchetta. Draco non finì la frase perché Ron in un secondo affiancò la sorella, ponendosi davanti a lui.
- Non ti azzardare a sfiorare mia sorella, Malfoy, neanche con un dito.
Rimasero a fronteggiarsi per parecchi secondi, Draco con un’espressione furiosa e Ron con gli occhi assottigliati, che sembravano più duri e freddi del solito.
 
Ghiaccio contro ghiaccio.
 
- Ora basta. – sentenziò Hermione, dopo averli raggiunti ed essersi frapposta tra i due, lanciando una strana occhiata a Ginny. – Smettetela, entrambi. Ron, dubito che tu voglia finire in punizione come Harry, no? E per quanto riguarda te, Malfoy… – aggiunse, con le labbra piegate in una smorfia. – …mi pare che tu abbia combinato abbastanza guai l’ultima volta.
Strinse le labbra, nel triste ricordo di qualche giorno prima.
- Colpa di quel cretino di Potter, non capisco perché tutti abbiano la malsana idea di prendersela con me. – sbottò.
Ginny alzò gli occhi al soffitto, con uno sbuffo degno di un rinoceronte.
- Che ipocrita. – biascicò.
Ron, che non aveva compreso completamente lo scambio di battute, rimase in silenzio, per poi sbuffare a sua volta, seccato.
- Lasciaci in pace, Malfoy, per una volta. – mormorò, leggermente acquietato alle parole di Hermione.
- Merlino, lenticchia, quante volte devo ancora ripeterlo che voglio parlare con la Mezzosangue? – sputò il Serpeverde, guardando Hermione come se fosse un oggetto.
Una vena sul collo di Ron cominciò a pulsare impazzita.
- Dovevi tirarglielo più forte lo spintone, Ginny. – sbottò malamente, facendoci ancora più vicino al Serpeverde, col chiaro intento di rimediare all’errore della sorella. 
- Ron, lascia stare. – ripeté Hermione, parlando con voce bassa e modulata, cercando di evitare un possibile scontro in mezzo al corridoio, ma il giovane Weasley sembrava ben più che disposto per un duello. D’altronde, erano tre le cose che assolutamente non dovevano essere toccate, o, in qualche modo, ferite: i suoi dolci, Ginny e Hermione. Ovviamente anche Harry era importante per lui, ma, come diceva Ron, era un ragazzo e sapeva cavarsela da solo.
Il giovane Weasley allontanò con delicatezza la Grifondoro e si pose di nuovo davanti al Serpeverde. Si mosse come a colpire la serpe che aveva di fronte a lui, ma due braccia lo strinsero da dietro. Non fu la forza, a dire il vero parecchio scarsa, della stretta a fermarlo, ma l’affetto con cui fu circondato: era una stretta dolcissima, che trasmetteva tutto la bellezza del mondo, che imbrigliò la sua rabbia e la fece scemare.
- Vuole solo parlarmi. Lascia stare, per favore, so cavarmela da sola. – borbottò Hermione, temendo seriamente che potesse verificarsi un duello. Dopo ciò che era successo qualche giorno prima, la Caposcuola non aveva intenzione di sentir pronunciare un incantesimo d’attacco almeno per i prossimi due anni.
Ron ruotò con tutto il busto e ricambiò velocemente l’abbraccio di Hermione, con un lieve rossore che gli imporporava le guance.
- Se per colpa sua finisci di nuovo in infermeria, io…
- Non ci finirò. – lo interruppe Hermione, posandogli un dito sulle labbra e facendolo diventare paonazzo.
- D’accordo. – bisbigliò più a se stesso che agli altri, indietreggiando di un passo. – Uhm… bene, dunque, allora… io e Ginny… – guardò la sorella, che gli fece un segno con la testa, acconsentendo a lasciare soli gli altri due ragazzi. – Comunque, Malfoy, prova a farle del male e te la vedrai con me, chiaro?
- Cristallino, lenticchia. – replicò il Serpeverde per nulla toccato da quelle parole.
- Andiamo, Ginny. – concluse Ron, tendendo una mano verso la sorella. La giovane Weasley la prese più che volentieri, ma non prima di aver lanciato uno sguardo truce e a Draco.
- Tu non la meriti. – sibilò a voce bassa in modo che soltanto Malfoy potesse udirla, con tono gelido. Dopo aver sussurrato quelle parole, Ginny se ne andò, lasciandoli soli, e seguendo il fratello.
Quando Hermione li vide lontani, sentì uno strano vuoto al petto, ma quello che la sconvolse di più fu ripensare a quella strana sensazione, percepita lungo la spina dorsale, quando aveva abbracciato Ron.
 

 

 
- Perché Harry non ci ha aspettato?
- Alcuni ragazzi lo hanno trasportato in Sala Grande per discutere degli schemi di Quidditch… – rispose distratto Ron. – Lo cercano in continuazione, ultimamente.
- Già. – convenne Ginny. Come capitano, Harry aveva molti più impegni e doveri, rispetto agli anni precedenti.
- Ginny… Posso… posso dirti una cosa? – chiese Ron, con voce bassissima, cambiando completamente discorso.
- Sì. – rispose prontamente la sorella, un po’ stupita dalla sua domanda. – Puoi dirmi tutto, lo sai.
Era raro, a dir la verità, che Ron si confidasse con lei e ciò non poteva che farle piacere. Erano molto uniti, ma sul piano confidenziale evitavano di raccontarsi gran parte delle cose, soprattutto per l’imbarazzo che si veniva a creare quando affrontavano particolari argomenti.
- Ecco, io… – Ron si passò una mano tra i capelli, improvvisamente imbarazzato e a disagio. La sorella, accorgendosi del suo nervosismo, cominciò a sentire una strana inquietudine risalirle nelle ossa.
- Va tutto bene?
- Sì, sì, no, sto bene, ma… è che… – blaterò, senza dare un filo logico alle sue parole. – …Insomma io… Ne ho già parlato con Harry, a dir la verità, ma lui ha detto che ne capisce meno di me e io non so a chi dirlo e…
- Ron… – lo richiamò la sorella, preoccupata. Avvertiva una terribile ansia dentro di sé, forse già inconsciamente consapevole di quello che il fratello volesse dirle. Il suo tono non le piaceva per nulla e neppure quegli occhi azzurri confusi e smarriti: temeva quello che gli avrebbe confessato da lì a poco e sperava sul serio di sbagliare le sue previsioni.

No.

- Io… io sto impazzendo, Ginny! – mormorò il giovane Weasley. - Non ne posso più di… di tenermelo dentro, se non lo dico a qualcuno… miseriaccia, sono già impazzito! – sospirò, passandosi una mano tra i capelli rossi.
Ginny era ormai quasi certa di quale fosse l’argomento che Ron voleva affrontare e pregò tutti i maghi del mondo, persino Salazar Serpeverde, che in realtà non fosse così, che suo fratello non volesse davvero pronunciare ciò che lei temeva più di tutto. E che lei non fosse costretta a dover indossare un sorriso di plastica e mentire, ancora una volta.

No, Ron, non dire niente.

- Io… credo… credo… – sussurrò, fissandola negli occhi azzurri, identici ai suoi. – … di essermi innamorato di Hermione. – concluse tutto d’un fiato.
Ripensando a quel momento, Ginny non saprebbe dire per quanto tempo non fu in grado di aprire bocca, per quanto tempo quell’affermazione restò sospesa nell’aria, quasi a creare un muro tra loro due. Ripensando a quel momento Ginny non saprebbe dire quando davvero percepì su di sé tutti i timori di Ron, ma anche un pizzico di speranza, che presto, molto presto, sarebbe stata distrutta. Ripensando a quel momento, neppure Ginny riesce a spiegarsi come fece a non cadere a terra, a non scoppiare a piangere per quelle belle e terrificanti parole.
- E’… b-bellissimo, Ron. – mormorò la sorella sull’orlo delle lacrime, le mani che avevano preso a tremarle.

Non è bellissimo. È orribile, Ron, orribile.

A quel punto, Harry spuntò alle sue spalle, facendola sobbalzare.
- Hei. – lo salutò Ron, accennando un sorriso.
Harry ricambiò, facendo poi un cenno con la testa dietro di sé.
- Mi hanno detto di mandarti da loro. Vogliono assicurarsi sul tuo ruolo di portiere per la prossima partita. – chiarì.
- Ah. – borbottò Ron, sconsolato: il Quidditch era l’ultima cosa a cui pensava, in quei giorni. – A dopo, ragazzi. – li salutò con un gesto della mano, per poi defilarsi in fretta e mischiarsi tra gli studenti nella Sala Grande.
Ginny rimase a fissare il punto in cui il fratello era sparito per istanti interminabili. Eppure lo sapeva. Dannazione, lo sapeva.
Aveva sempre saputo cosa Ron provasse per Hermione, lo aveva capito già da tantissimo tempo. Come poteva continuare a mentirgli?
Ripensando a quel momento Ginny non saprebbe dire quando le lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi, ormai troppo pieni per poterle trattenere.
- Ginny! – esclamò Harry, alzandole il mento. – Perché stai piangendo? – mormorò, abbassando la voce. Non aveva quasi mai visto la giovane Weasley piangere, essendo una ragazza poco incline alle lacrime, motivo per cui si preoccupò immediatamente, consapevole che dovesse essere successo qualcosa di grave per ridurla in quello stato.
La Grifondoro alzò lo sguardo su di lui, non vedendolo neanche tanto bene, a causa della vista appannata dalle lacrime.
- Stringimi. – mormorò a malapena. – Stringimi, per favore. – ripeté, mentre il suo viso si bagnava sempre di più e poggiava la fronte sul petto del ragazzo. Strinse gli occhi, mordendosi le labbra, iniziando a singhiozzare, senza essere in grado di fermarsi.
 
Credo di essermi innamorato di Hermione.
 
Senza dire una parola, Harry la circondò con le braccia, accarezzandole dolcemente i lunghi capelli rossi e regalandole pigre carezze sulla schiena, scossa dai singhiozzi. Ginny gli fu profondamente grata per non aver fatto domande.
- Stringimi, Harry… – ripeté nuovamente, affondando ancora di più nel suo abbraccio, sperando di scomparire.
 
Io… io sto impazzendo, Ginny!
 
No. Era lei che stava impazzendo. Stava impazzendo, ne era più che sicura. Non riusciva più a vivere in quella situazione.
 
Per Hermione.
 
Lo faceva per Hermione. Sua amica, sua sorella. Solo per Hermione.
Strinse tra le dita la stoffa del maglione di Harry e continuò a versare lacrime come mai prima d’ora. Il Grifondoro si limitò a stringerla di più, mentre la sua testa si arrovellava, nel tentativo di capire cosa avesse turbato in quel modo Ginny. La giovane Weasley continuò a singhiozzare, incapace di fermarsi, mentre il cuore martellava impazzito nella sua cassa toracica, a intervalli irregolari. Non riusciva a calmarsi, nonostante la dolcezza e il calore dell’abbraccio di Harry.
 
Ron.
 
Adesso era a lei che quel nome faceva sanguinare il cuore.
 
Credo di essermi innamorato di Hermione.
 
Il suo corpo cominciò a tremare, immaginando quegli occhi azzurri, sempre allegri, che da un momento all’altro avrebbero ricevuto il colpo più duro della loro vita.
 
Ron non è il padre.
 
Si sentì male. Stava così male che avvertì il sapore della bile in gola.
Harry continuò ad accarezzarle i capelli rossi, senza accennare a lasciarla.
- Non piangere, Ginny. – sussurrò, nonostante non fosse a conoscenza del motivo per cui lei stesse così male. Non si azzardò ancora a fare nessuna domanda, stringendola semplicemente come se fosse una bambina di proteggere. Ginny non era mai stata una bambina. In quel momento, però, si sentì come tale. Una bambina schiacciata dalle bugie e da una verità che premeva per venir fuori.
Dopo vari minuti, il respiro di Ginny cominciò a ritornare regolare, gli occhi iniziarono a seccarsi, ormai vuoti, ma non prima di aver bagnato quasi completamente la maglia di Harry con le sue lacrime. La Grifondoro, una volta certa di essere in grado di respirare normalmente, alzò la testa, finché non fece incontrare le sue labbra con quelle di Harry. Lo baciò con talmente tanta forza e violenza, che Harry emise un borbottio soffocato, pieno di sconcerto. Lo baciò, nel tentativo di fondersi con lui, di separarsi dalla realtà troppo difficile da affrontare. Spinse le proprie labbra sulle sue con irruenza, prendendogli il viso tra le mani, tentando di annullarsi, di cancellarsi.

Voglio scomparire.

Harry, rimasto un attimo sorpreso di quella reazione, dopo qualche secondo di smarrimento, sciolse dolcemente la presa ferrea delle mani di Ginny sul suo viso e le intrecciò con le sue.
- Hei. – sussurrò, allontanandosi per un secondo dalle sue labbra. – Sono qui, Ginny, non scappo via. – mormorò, mentre asciugava le ultime lacrime presenti sul suo volto.
- Me lo prometti? – non riuscì a trattenersi dal domandare la giovane Weasley, con la voce rotta dal pianto, atterrita dall’eventualità di perdere anche lui, la sua fiducia.
Harry sorrise e, stavolta, fu lui a baciarla, con meno forza e prepotenza, ma con un’intensità disarmante. Sì, le rispose, in silenzio, tra le loro labbra. E Ginny non sapeva se scoppiare a piangere di nuovo per la sua fiducia incontrollata, che lei stava tradendo, o se scoppiare a ridere per quella gioia spontanea che Harry era in grado di generarle. Quando il ragazzo passò la lingua sulle sue labbra, chiedendone l’accesso, Ginny dimenticò tutto ciò che non erano le proprie mani intrecciate, tutto ciò che non era la sua bocca sulla propria, tutto ciò che non erano loro, uniti, insieme.
La ragazza percepì la sensazione di malessere scivolare via dalle sue ossa, scorrere via lungo la pelle, mentre veniva sostituita da un languore che si propagava sempre più rapidamente per tutto il corpo. Harry sciolse le loro dita intrecciate e le prese il viso tra le mani, facendola indietreggiare, mentre quel contatto si faceva più intenso. Ginny avvertì remotamente il dolore della sua schiena che cozzava contro il muro alle sue spalle, ma non se ne curò, intrecciando le sue dita tra i capelli scuri di Harry.
 
Grazie.
 
Fu questo il pensiero di Ginny, mentre il ragazzo le stava facendo perdere lucidità, lasciandole dolci baci su tutto il viso.
 
Grazie, Harry.
 
Avrebbe voluto dirglielo. Forse lui non si rendeva conto di quanto la stesse aiutando, essendo semplicemente se stesso, e forse non si rendeva nemmeno conto di quanto fosse importante, essenziale, per lei. Ma non era il momento: aveva ritrovato la pace, non voleva romperla immediatamente con le parole.
- Mi dispiace, Ginny. Non so cosa tu abbia, ma qualunque cosa ti abbia fatto star male, mi dispiace. – sussurrò al suo orecchio, prima di baciarla di nuovo.
La Grifondoro percepì le lacrime, che credeva esaurite, riempirle nuovamente gli occhi. Harry era una persona troppo buona, non meritava di essere preso in giro in quel modo.

Gli aveva mentito e gli stava mentendo.

Da più di tre mesi.

La giovane Weasley non ebbe la forza di rispondere, si limitò ad avvicinarsi ancora di più a lui, schiacciando il corpo di Harry contro il suo. E per quei pochi minuti dimenticò tutto quanto. Si sentì quasi felice.
Eppure, le ferite sulla sua pelle si vedevano.
I segni delle unghie conficcate a forza nel palmo della mano spiccavano sulla pelle candida.
 

 
 
 
- Pansy, torna subito qui!
- Daphne… avanti, cerca di ragionare… – borbottò la Serpeverde, imbronciandosi.
- Vieni qui, immediatamente, oppure faccio scoppiare il dormitorio! – gridò Daphne con uno sguardo allucinato e spaventoso, segno che avrebbe sicuramente messo in atto la sua minaccia. Pansy sgusciò fuori dal suo nascondiglio con riluttanza, trascinandosi dietro la povera gallina che non aveva smesso un attimo di tremare.
- Spostati. – ordinò la bionda con voce seccata, mentre puntava la bacchetta sull’animale terrorizzato.
- Uhm… Daphne, in fondo non ha fatto nulla di male… – mormorò Pansy, alzando le sopracciglia. 
- SPOSTATI! – gridò l’amica, persa completamente la pazienza. – ORA!
Se qualcuno si sta chiedendo perché Daphne fosse così intenzionata a far fuori quel povero pennuto, la risposta è presto data: la suddetta gallina aveva sviluppato un particolare interesse per la folta chioma bionda di Daphne, forse perché le ricordava il colore giallo della paglia. Qualunque fosse il motivo, la testa della Serpeverde era diventata il suo nido preferito e quella notte le si era appollaiata addosso, dormendo comodamente sul suo capo, o meglio, dormendo comodamente finché Daphne non aveva urlato e l’aveva scaraventata dall’altra parte della stanza. Se non fosse stato per l’intervento di Pansy, dietro la quale la gallina si era rifugiata, il piccolo animale sarebbe già stato morto stecchito.
- Daphne, calmati, per Salazar! È da quando sei tornata ieri sera che sei nervosa, oltre ogni limite! Stamattina hai trattato Blaise malissimo! Se non ti conoscessi bene, giurerei che ieri sera è successo qualcosa quando siet…
- NON NOMINARE QUELL’IDIOTA!
- Ecco, vedi? – riprese Pansy, per nulla preoccupata del suo tono. – Appena pronuncio il suo nome, tu cominci a urlare! – aggiunse, sempre più ostinata e testarda.
- Sto perdendo la pazienza. – l’avvertì Daphne. – Spostati e lasciami uccidere quell’inutile pollo! – la tempia destra pulsava pericolosamente, e nonostante Pansy sapesse che quello era il segno che avrebbe dovuto fermarsi, continuò imperterrita nelle sue insinuazioni, che non sapeva quanto davvero si avvicinassero alla verità.
- Perché stai cambiando argomento, Daphne? – Poi, avvicinandosi coraggiosamente e allontanando la gallina dai suoi piedi, le puntò un dito contro. – Mi stai nascondendo qualcosa? Qualcosa che riguarda Blaise?
Fosse stato per Daphne avrebbe volentieri lanciato una fattura Orcovolante per zittire, una volta per tutte, la sua petulante compagna di stanza, ma la prima cosa che si apprendeva su Pansy, non appena la si conosceva, era che non le si poteva nascondere niente, assolutamente niente. Se poi si aggiunge il fatto che Daphne era sua amica da più di sei anni e che, in tutto quel tempo passato insieme, Pansy aveva imparato a conoscerla, le possibilità che la bionda riuscisse a mantenere un segreto con lei, erano all’incirca pari a zero.
Con un gesto di stizza la Serpeverde ritirò la bacchetta, decidendo di uccidere il pennuto più tardi, e fissò Pansy negli occhi.
- Ho fame. – disse soltanto, per poi voltarsi e dirigersi verso la Sala Grande.
- Cosa? Hai cambiato di nuovo discorso! – esclamò la mora seguendola. – Visto? Questo conferma la mia ipotesi! È successo qualcosa e tu…
- Zitta, tu! Altrimenti non ti dirò niente.
Queste furono le parole Pansy, che la accompagnò di buon grado nella Sala Grande, tenendo sempre la bocca chiusa, fino a quando Daphne non le raccontò tutto quanto.
 

 


Perché?
 
Questa era la domanda che aleggiava nelle loro menti, senza che nessuno avesse il coraggio di porla. Draco teneva le labbra serrate in una linea rigida e Hermione sapeva bene che non avrebbe indugiato ancora per molto a non parlare, per cui lo anticipò.
- Senti, Draco…
- Non chiamarmi per nome! – la interruppe immediatamente il Serpeverde. – Per te, io sono Malfoy.
 
Malfoy.
 
Stava marcando i confini. Non importava ciò che era successo tra loro, la barriera era sempre lì, non si era scalfita minimamente.
 
Malfoy.
 
Metteva le distanze. Un ulteriore segno del fatto che tra loro esisteva un solco, un vero e proprio burrone, che entrambi avevano contribuito ad erigere.
- Come puoi dirmi questo? – ringhiò Hermione. – Tu sei il padre!
Quelle parole erano fuoriuscite dalle sue labbra senza che lei ci riflettesse sopra, erano state nascoste dentro di lei a lungo, pronte ad esplodere alla prima occasione. La ragazza strinse i pugni, improvvisamente in collera, e probabilmente non si accorse del trasalimento che aveva avuto il Serpeverde quando lei aveva pronunciato la parola padre.
- Ne sei sicura? – domandò Draco dopo qualche secondo, con voce roca.
- Sicura? A cosa ti riferisci?
- Che io sia il padre! – sbottò con stizza, per tutta risposta, ormai al limite della sopportazione.
Gli occhi di Hermione divennero un involucro vuoto.
- C-cosa?
- Come Merlino faccio a sapere che tu non sia stata con qualcun altro e stia tentando di incastrarmi? – sibilò, facendola strozzare con la sua saliva. Sputò quelle parole con tono sprezzante, gli occhi ancora impregnati di quel nero che sprigionava una rabbia senza pari.
Quando Hermione rialzò su di lui gli occhi che aveva abbassato e lo guardò Draco non la riconobbe.
Sembrava… spirata.
- Come puoi pensare una cosa del genere? – boccheggiò, incredula di aver sentito parole così cattive e malfidate. – Come… come… – l’attimo dello sbigottimento durò solo pochi attimi, prima che una profonda indignazione e una rabbia senza pari si facessero strada nelle sue viscere e impregnassero i suoi occhi di umiliazione. - Come ti permetti? – mormorò, per poi alzare il tono di voce. – Credi che io sarei capace di…? – s’interruppe, incapace di continuare. – Davvero pensi che io sia quel genere di persona? È questo che pensi di me? – esclamò poi, con gli occhi che cominciavano a inumidirsi. Era la prima volta che alzava così tanto la voce con lui, ma sapere che era davvero questa l’opinione che Draco aveva di lei la faceva uscire fuori di testa.
- Non alzare la voce, per Salazar! – ribatté il Serpeverde, intollerante al suo tono più alto di due ottave. Si avvicinò quel tanto che bastava da costringere Hermione a ritrarsi.
 
Stavolta era lei a voler star lontana da lui.
 
Paradossalmente, la situazione parve a Hermione talmente simile a quella di pochi mesi prima che, per un attimo, si perse attraverso il limbo dei propri ricordi. Il viso di Draco era talmente vicino al suo che quasi gli sfiorava il naso. Ma, stavolta, non c’era l’alcool nella loro mente o nel loro corpo, non c’era quel sentimento che li aveva colti all’improvviso e di cui ora ne pagavano le conseguenze. In quel momento, tra loro c’era soltanto un dannato odio e una rabbia che si faceva sempre più consistente e di cui nessuno dei due conosceva la parola magica per farli dissolvere.
- Credo di averne tutto il diritto! – sbottò Hermione.
- Tu non hai nessun diritto, sei solo una stupida Mezzosangue che non accetta neanche una domanda legittima!
- Legittima? Legittima?! – ringhiò, con una smorfia sul viso. – Hai insinuato che io avrei potuto mentirti su una cosa simile! Sei un idiota, Malfoy! Un grandissimo idiota!
Si spostò di lato, per riuscire ad allontanarsi e togliersi da davanti quei maledetti occhi grigi, che la mandavano in confusione e le facevano battere il cuore all’impazzata.
 
Stavolta era lei a voler restare lontana da lui.
 
- Cosa dovrei pensare, eh? – fu la fredda risposta di Draco.
- Non m’interessa quello che pensi. Io ho detto la verità, se non ti fidi è un problema tuo! – sbottò, malamente. Di nuovo, la consapevolezza di essere stata paragonata a una poco di buono, una persona che tentava di incastrarlo, come lui l’aveva definita, le fece ribollire il sangue nelle vene.
- Ma davvero? – ironizzò il Serpeverde, con profondo sarcasmo. – E, allora, perché non me lo hai detto subito? Ma, soprattutto, me lo avresti mai detto, se non fossi finita in infermeria? – chiese, furioso.
Hermione strinse le labbra in una linea rigida.
- So di aver sbagliato a non avertelo detto subito. – fu costretta a convenire, mentre metteva a tacere il suo orgoglio, per risolvere quella discussione senza spargimento di sangue. – Ma io…
- Tu un bel niente! Perché non me lo hai detto, per Salazar?! – urlò il ragazzo, a quel punto, esasperato oltre ogni limite. Merlino, non credeva che avrebbe mai potuto ritrovarsi in una situazione del genere. Venire a sapere, dopo ben tre mesi, che la Granger aspettava suo figlio era qualcosa di talmente scioccante che non sapeva neanche come comportarsi. Sicuramente non sapeva come mantenere il controllo e non andare su tutte le furie.
- Sei ingiusto. – sussurrò lei, cercando di non tremare. – Perché non provi a guardare la situazione dal mio punto di vista? Cosa… avrei dovuto dirti? Pensi che se ti avessi detto sai, Malfoy, ti ricordi la festa di tre mesi fa, quella in cui siamo stati insieme? Beh, mi hai messa incinta!, sarebbe stato meglio? – sputò, lo sguardo assottigliato e la voce che le tremava.
- Sicuramente non avrei voluto saperlo dopo tre mesi! – rispose dopo qualche minuto, neanche tanto convinto delle sue parole, ma semplicemente per l’orgoglio di avere l’ultima parola.
- Avevo paura, Malfoy. – si ritrovò Hermione a confessare, con voce bassissima.
Era la prima volta che lo diceva ad alta voce.
Era la prima volta che dalle sue labbra usciva quella parola.
 
La stessa parola che era la causa dei suoi danni.
 
Perché era stata proprio quella stessa paura che ogni volta che fissava i suoi due migliori amici, la costringeva a serrare le labbra e a non emettere alcun suono. Era stata proprio quella paura che la schiacciava ad impedirle di dirgli la verità per tutto questo tempo.
 
Paura.
 
Sembrava una parola così priva di senso e così innocua adesso che la pronunciava, eppure Hermione sapeva benissimo che la paura tutto poteva essere, ma sicuramente non innocua. La paura era un mostro nero che si avventava sulla pelle, sul corpo, fino a che non arrivava alla gola, pronta a stringere per farle mancare l’aria.
 
La paura di essere disprezzata da lui, ancora una volta.
 
La paura di sbagliare, di aver sbagliato.
Con gli occhi ormai prossimi al pianto lo fissò, sperando di poter trovare qualcosa che non avesse nulla a che fare con la cattiveria.
- Avevo paura. – ripeté. Più ripeteva quella parola, più sentiva un peso sullo stomaco che diminuiva e le permetteva di respirare. – A te non è mai capitato?
Draco, rimasto immobile alla sua affermazione, non si preoccupò neanche di non sembrare spiazzato. Si limitò a poggiare un mano al muro alle spalle di Hermione, come se fosse improvvisamente stanco e bisognoso di reggersi.
 
Avevo paura.
 
Perché piangevi quella notte?
 
Avevo paura.
 
Lui però non era riuscito ad ammetterlo. Neanche a se stesso.
- Ho cercato di parlarti più volte della gravidanza, ma non sono mai riuscita a trovare le parole giuste. Forse… – borbottò. – Forse hai ragione tu: se non fossi finita in infermeria non te lo avrei detto. – il ragazzo allacciò gli occhi ai suoi a quelle parole. – Ma io… – continuò imperterrita la ragazza. – …non ti ho mai mentito.

Tu sei il padre.

Il Serpeverde strinse i pugni, pronto a ribattere, ma la ragazza parlò prima di lui.
- Non ho avuto rapporti con nessun altro dopo di te, su questo devi credermi sulla parola. – bisbigliò, con fermezza nella voce, nonostante parlare le costasse uno sforzo immenso. – Quanto al prima, d-dovresti saperlo. – ingoiò un groppo di saliva, ripensando a quello che aveva cercato a tutti i costi di dimenticare.
Aveva cercato di dimenticarlo perché era un ricordo bello. E faceva ancora più male.
Draco non comprese immediatamente a cosa la Grifondoro si stesse riferendo; poi, un pensiero si fece strada nella sua mente e si srotolò nei suoi occhi. Sgranò gli occhi mentre ricordava ciò che aveva seppellito nella sua testa e sotto la sua barriera.
 
 
- I-io volevo dirtelo, ma… non ero sicura che… che avresti capito. – mormorò Hermione, mentre riacquistava un pizzico di lucidità. Lo aveva lasciato fare e basta, trasportata dal piacere, troppo avvinta dalla paura di farlo smettere o fermare.
Non appena aveva udito quel gemito di dolore, Draco si era distanziato da lei, come se fosse stato pungolato. La spinta non era stata eccessivamente forte, eppure l’odore di sangue era inconfondibile. Con le sue parole, Hermione, non aveva fatto altro che confermagli ciò che già sospettava. Contrariamente a quanto aveva temuto la ragazza, Draco non disse niente al riguardo, semplicemente la osservò con occhi curiosi e, forse, leggermente confusi. L’alcool, evidentemente, non aveva ancora terminato i suoi effetti, ancora in circolo nel sangue.
Poi Draco sorrise, socchiudendo appena le palpebre. Non sembrava il solito ghigno. Hermione abbassò gli occhi, un po’ in imbarazzo, almeno finché Draco non le afferrò il mento, e poggiò di nuovo le labbra sulle sue per riprendere ciò che aveva iniziato.
- T-ti sporcherai. – mormorò la ragazza, a malapena.
- Non c’è niente di sporco in te, Hermione.
 
 
La prima e l’ultima volta che l’aveva chiamata per nome.

La prima e l’ultima volta in cui lei si era sentita veramente felice.

La prima e l’ultima volta.

Draco abbassò il braccio, rigido come una statua.
- Te lo ricordi? – Hermione lo richiamò alla realtà. La Grifondoro emise un verso, qualcosa a metà tra una risata e un lamento. – Che strana la vita, vero? – tentò di sdrammatizzare. – Un sacco di ragazze hanno… rapporti con i loro ragazzi per più della metà del loro tempo, e io… – sospirò, non in grado di tacere. – …io ho fatto l’amore solo una volta e sono rimasta incinta.
Il ragazzo non rispose, sentendo la lingua impastata, la gola secca, il corpo fermo. Non riuscì neanche a muoversi.
Come se l’intensità del ricordo lo avesse bloccato, nel momento stesso in cui era tornato alla sua mente. O almeno non si mosse finché non sentì un rumore proveniente vicino a loro.
Il rumore di qualcosa che cade, che produce un suono secco contro il freddo pavimento, fatto di dura pietra.
Hermione si girò automaticamente verso la fonte di quel suono penetrante e i suoi occhi si ritrovarono a fissare una borsa piena di fogli, riversa sul pavimento, e due piedi accanto ad essa, immobili e fermi, rigidi come una statua.
- La ricerca…  – mormorò Ron, sconvolto, con la voce piena di panico. Poggiò una mano al muro accanto a lui, non più in grado di reggersi da solo. – M-mi ero dimenticato la r-ricerca.
 
   
 
 

 
















Angolo Autrice

Quanto mi odiate da 1 a 10?
Penso che la risposta giusta sia…2000.
Mi sono fatta attendere troppo, sarà…un mese che non aggiorno! Mi sento una….melma (meglio non dire parolacce qui xD).
Purtroppo la punizione è ancora attiva: una settimana fa però sono riuscita a contrattare con mia madre e mi ha concesso una mezz’oretta al computer al giorno, ma chi scrive sa bene che in mezz’ora può venir fuori tutto, ma può anche non uscire nulla. Diciamo che avevo perso un po’ l’ispirazione, anche se ora ho un sacco di idee e posso dire di essermi rimessa in riga.
SO che questo capitolo è un disastro e chiedo scusa in anticipo, ma proprio non voleva venire fuori. L’ho riletto più volte e sono stata tentata di cancellare tutto, ma poi mi sarebbe dispiaciuto farvi attendere ancora per cui ho deciso di postarlo, anche se probabilmente mi arriveranno un sacco di bandierine arancioni per la sua mediocrità.
Inoltre chiedo scusa anche a quelle ragazze che hanno recensito il capitolo 12 e a cui non ho ancora risposto, davvero non avete idea di quanto mi vergogni. Voi avete speso del tempo per me e io…..Mi sento uno schifo.
Mi dispiace :( Recupererò al più presto con le recensioni, promesso!
Moooooolto bene. Ora che ho chiesto scusa a tutti, passo a commentare il capitolo.
Ve l’aspettavate che Ron non avesse capito nulla all’inizio? Beh…per chi ci è rimasto male, poiché non ha potuto leggere la sua reazione, sappia che la leggerà nel prossimo capitolo!!!
Non saprei commentare invece la reazione di Draco: avrei voluto darle un giusto equilibrio, ma ho combinato uno schifo come mio solito e mi scuso ancora per questo.
Avete notato che in questo capitolo ci sono parti su quasi tutti i personaggi? Io non me ne resa conto! Me ne sono accorta solo quando l’ho riletto!
Ultima cosa: so che non dovrei avere pretese, ma…..spero che il capitolo vi piaccia, l’ho fatto bello lungo, magari mi perdonerete un po’ ;)
Il prossimo capitolo in parte è già scritto, quindi non dovrei farvi attendere più di tanto.
Ringrazio quelle 16 raggi di sole che hanno recensito lo scorso capitolo e che continuano a sostenermi, nonostante tutto: Black_Yumi, Angelique Bouchard, Stella94, Virus14, EmmaTom, Elisetta Slitherin, suckerforlove, UraniaSloanus, Harmony Knight, cranium, JimmyB_, MadamaBumb, cocis, Sasoriza98 e TizianaRivera.
Ma un GRAZIE enorme anche a quelle 7 (7, 7,7!!!!!!!!) ragazze che mi hanno segnalato tra le scelte: UraniaSloanus, Slitherin_Ss, Felpik93,
aranciata, Darleen, Sasoriza98 e DracoMattyMalfoy. Grazie anche per aver solo pensato che meritassi un posto tra quelle storie tanto fantastiche.
Detto questo vi saluto miei cari lettori, con la speranza di aggiornare presto!
Alla prossima!!!!!!!!!!!!!
flors99
  
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