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Autore: Finnick_    21/07/2012    4 recensioni
Panem: i Giochi non esistono più. Capitol City è stata sconfitta.
E' la verità? Oppure l'attuale governo mantiene ancora fredde apparenze che facilitano la rinascita di una nuova generazione?
Mellark-Everdeen, Odair-Cresta. I ragazzi di una generazione che sfiderà la nuova Capitol 13.
Che gli Hunger Games risorgano, tributi.
Ambientazione: dopo "Il canto della rivolta".
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Dormo più di quanto mi sarei aspettata, perché quando mi sveglio mio padre è accanto a me e mi dice che stiamo sorvolando il Distretto 2.
-l’Overcraft di Capitol City non è tornato indietro- dico, mettendomi seduta.
Peeta fa segno di no con la testa. Il suo sguardo è preoccupato.
Cerco di capirne la motivazione prima di domandare e penso che non è necessariamente un buon segno il fatto che non siamo mai stati attaccati fino ad ora. Potrebbe voler dire un sacco di cose: che altri Overcraft provenienti dai distretti hanno disintegrato gli squadroni della capitale (possibilità remota), che loro stessi si siano ritirati (possibilità inesistente), che addirittura la Paylor sia in contatto con loro e cerchi di rimandare l’attacco, oppure.. semplicemente può voler dire che stanno aspettando il momento giusto per farlo. Ma qual è il momento giusto? Lo era quando eravamo ancora nel 12. Non eravamo ancora partiti, l’Overcraft nemico aveva tutto il tempo di attaccarci, se non fosse stato per Haymitch che .. a proposito. Come faceva Haymitch a sapere dell’arrivo dell’Overcraft? L’aveva visto o.. come?
-papà- dico a occhi bassi, riflettendo. – ti sei chiesto come mai Haymitch sapeva dell’arrivo dell’Overcraft?-
Lui rivolge uno sguardo al finestrino, come se si aspettasse di vedere un panorama, ovviamente celato dal portellone di ferro.
-Haymitch ha sempre saputo troppe cose. Fin dal primo giorno in cui l’ho incontrato. E di spiegazioni non ne ha mai date-
-è l’unico che mi ha lasciata andare quando sono corsa in cabina di comando- replico. Deve pur sapere qualcosa. Mio padre si gira e mi guarda: -ci sono persone, Rue, a cui affidare la nostra vita. Haymitch era terrorizzato quando l’Overcraft è partito e lui aveva bisogno di una persona di cui potersi fidare. Tu sei come tua madre-
Faccio per aprire bocca e replicare, ma lui dice- Sei coraggiosa. Forte. Non ti spaventano le difficoltà. Sei protettiva. Combattiva. Pensi sempre agli altri più che a te stessa. E questo Haymitch lo sa-
Potrei fare qualcosa di stupido come commuovermi se non faccio in fretta a trovare una risposta:
-Allora fidatevi di me!- esclamo a mio padre, prendendogli le spalle con le mani.
Peeta esita un momento –non ti basta la fiducia di Gale e Finnick?-
Mi prenderei tutto il tempo per sentirmi offesa, se non fosse che di tempo non ce n’è.
-ascoltami- dico risoluta –Non avrò una memoria eccezionale, nemmeno la forza che ti ha permesso di arrivare fin qui, papà. Ma se mi lasciate agire, con Finnick possiamo riuscire a fare qualcosa di buono-
Aspetto che dica qualcosa, ma rimane in silenzio. Lo abbraccio un attimo e dico:
-tu lo sai perché siamo in questa situazione, non è vero? Sai che se non arriviamo vivi al Distretto Madre è solo perché io sono qui-
Lui scuote la testa:
-no, Rue. È come se tu ti stessi buttando a capofitto nella guerra, non posso permettertelo, non senza di noi-
Questo è il Peeta Mellark che conosco. Non senza di noi. So cosa fare.
-allora aiutami, papà!- gli dico con forza, cercando comunque di non alzare il tono della voce.
-da soli non possiamo farcela. Tu, mamma e Gale avete vinto una guerra che sembrava senza speranze. Adesso siamo io, Finnick e Chays a portata di tiro per Capitol City e troveremo un modo per risolvere la situazione solo con il vostro aiuto-
Lui esita. Lo fisso negli occhi mentre mi batte il cuore.
Papà, ti ricordi che risate che ci facevamo nel Prato? Scherzavamo su come ogni abitante del 12 assomigliasse ad un animale. Non dimenticherò mai quando Jymith piombò con sua madre nel Prato mentre io e te stavamo analizzando uno scoiattolo che avevo appena ucciso. Appena giunsero guardasti in faccia la madre di Jymith, poi lo scoiattolo e mi lanciasti un’occhiata di intesa prima di scoppiare in una fragorosa risata che non riuscisti a trattenere. Ora che ci penso, lo scoiattolo assomigliava davvero a quella donna.
Però con mio padre parlavamo anche del suo passato. Con lui potevo farlo, con mia madre no. Lei tenta in tutti i modi di dimenticare, lui non vuole farlo. E’ riuscito a ricostruire un passato degno dei più grandi uomini mai esistiti, delineando i fatti accaduti come gli unici fattori che lo hanno reso quello che è adesso. Questo mi piace di lui. E in questo confido perché mi dica che ci aiuterà.
Ha paura. Anch’io ne ho. Tanta. Adesso soprattutto perché ho capito che senza la mia famiglia non otterrò mai ciò che voglio: salvarla. Mi tengo dentro ogni espressione che possa tradire insicurezza e attendo palpitando la risposta di mio padre.
Prende un profondo respiro e dice:
-non ti abbandonerò adesso- mi abbraccia forte. Quello è il primo momento da quando siamo decollati in cui sento vero sollievo. Solo tra le sue braccia l’ho sempre trovato. Vorrei ringraziarlo, ma il groppo che mi stringe la gola mi avverte che se aprissi bocca manderei solo suoni striduli.
-non lo farà nemmeno tua madre, fidati. La convincerò- afferma.
 
Passa qualche minuto prima che mia madre sia del tutto convinta, ma adesso, dalla nostra parte abbiamo anche lei. Siamo al completo. Obbiettivo? Seguire il piano iniziale della Paylor. Ci riuniamo tutti intorno al tavolo più vicino alla cabina di comando e ne teniamo la porta aperta in modo che anche Gale e Robby possano sentire.
Al di là delle spiegazioni e delle motivazioni che io e la Paylor forniamo a tutti quelli che ancora non avevano compreso il perché della situazione, il piano che esponiamo è questo:
Io devo mostrarmi insieme a Finnick e Chays a tutto il popolo di Panem. Capitol City, o quello che ne è rimasto, deve capire che i Mellark-Everdeen e che gli Odair-Cresta sono e saranno sempre dalla parte dei distretti, come venticinque anni fa. E’ questa la maggior paura di Capitol e questo mostreremo al mondo. Come? Con la Parata della Memoria. E’ buffo come la parata si sia trasformata da mia nemica a unica fonte di salvezza.  Per farla, però, dobbiamo arrivare vivi e vegeti a destinazione. Manca poco più di un’ora al raggiungimento del Distretto Madre, ma Gale sostiene che  saremo attaccati nuovamente. Capitol non si arrende così facilmente. Quindi ciò che dobbiamo fare è armarci da capo a piedi di tutto punto, per essere pronti a contrastare ogni eventuale attacco.
-nessuno di noi ha le sue armi a disposizione- replica Chays, l’unico che sembra entusiasta del piano.
La Paylor si alza e apre una porta alla nostra destra. C’è una piccola stanza piena di armi da taglio e attrezzatura da combattimento. Chays è elettrizzato e mia madre deve tenerlo fermo a sedere per evitare che si lanci là dentro. Poi la Paylor apre un’altra porta alla nostra sinistra. Ecco un’altra stanza ricolma di armi da fuoco. Perfette per lei stessa, mio padre, mia madre e Gale. Infine ne apre un’altra, poco dietro di noi. Questa volta la stanza è più piccola, ma il contenuto è terribilmente affascinante: ci sono due tridenti, uno più piccolo a sinistra da portare sulla spalla in una custodia e l’altro più grande sulla destra. Finnick si alza e lo prende in mano, tastandone la consistenza.
-a cosa serve questo?- chiede indicando un pulsante al centro del manico.
-se lo premi il tridente invierà potentissime scariche elettriche da tutti e tre i denti- risponde la Paylor. Mentre Finnick si sposta e inizia a provarlo io e mia madre ci avviciniamo a due grandi archi posti al centro, poggiati su un cavalletto e affiancati dalle rispettive faretre.
Lei ne prende in mano uno, ne saggia il peso e tende l’arco. Lo stesso faccio io e mi accorgo che l’arco è perfettamente aerodinamico, del giusto peso. Mia madre dice:
-buon giorno- e l’arco le vibra tra le mani. E’ l’arco che usò nella guerra finale contro Capitol. Nella sua faretra ci sono tre tipi di frecce. Ne prende una dal centro la incocca e fa finta di lanciarla.
-ricordi?- chiede la Paylor che la osservava appoggiata alla sedia.
-fin troppo bene- risponde mia madre – frecce incendiarie, normali e esplosive. E’ così che combattemmo nel suo Distretto, presidente-
Già, adesso ricordo. Come al solito faccio fatica, ma l’immagine di mia madre che grida tra il fuoco e le macerie dell’ospedale del Distretto 8 mi torna ora alla mente. Più fulgida che mai.
Prendo anch’io la mia faretra, ci sono solo frecce normali. L’arco sembra d’argento.
Incocco una freccia e la scaglio senza troppa violenza verso il fondo della stanza. Si conficca precisamente al centro di uno scaffale.
-c’hai vinto i tuoi primi Hunger Games – dico mentre vado a recuperare la freccia. La strappo dallo scaffale di legno –con questo arco-
Lei annuisce –spero che ti porti la stessa fortuna-
Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, ognuno con la sua arma in mano. La settantaquattresima edizione degli Hunger Games: l’edizione della foresta. Rue, Cato, Clove, Lux, Marvel, Faccia di Volpe. La cornucopia. Immagini, una sopra l’altra che si accavallano nella mia mente. Adesso non riesco a dargli un senso. Non trovo un collegamento. Forse usando questo arco verrà da se. Forse sentirò anch’io la terribile sensazione di morte che sentì Katniss nella prima Arena. Orrendo. Penso di colpo. E’ orrendo che mio fratello che ha 14 anni agiti per aria quella spada come se fosse un giocattolo.
A casa l’ha sempre fatto, ma non c’era il pericolo di una guerra imminente. Nessuno l’avrebbe mai previsto.  Adesso è euforico come se dovesse prepararsi ad una delle sue manifestazioni pubbliche. Mi chiedo se abbia davvero capito che adesso non si scherza più.
Orrendo che il figlio di Finnick Odair, ucciso dagli ibridi a Capitol City adesso debba rituffarsi senza volerlo nella guerra che ha reso suo padre un martire. Ancora peggio: Annie deve sopportare di nuovo quello strazio. Io non mi considero. È come se la preparazione alla guerra faccia ormai parte della nostra famiglia. Brava, la Paylor, a farci credere che dopo venticinque anni regni finalmente la pace fra i distretti, ma dall’età di sei anni ho smesso di crederci. In tutto questo tempo non è cambiato niente. Non se Capitol è ancora tra noi.
La Paylor ci fa segno di riunirci di nuovo e quando siamo intorno al tavolo espone le linee guida:
-Ovviamente ognuno di voi ha un’arma. Katniss, Peeta, Gale, voi sarete pronti ad intervenire insieme a me sul tetto dell’Overcraft - indica un’altra porta sul fondo del mezzo – c’è una scala che porta in una cabina chiusa da vetro trasparente, costruita appositamente per queste situazioni- torna a guardarci – Finnick e Chays, voi rimarrete all’interno. In caso di attacco apriremo i portelloni che adesso sbarrano i finestrini e potrete agire da lì-
-c’è la possibilità che uomini di Capitol entrino nel nostro Overcraft?-
La Paylor muove la bocca in una smorfia – è praticamente impossibile, ma è successo. E voi dovete essere pronti a reagire –
Mi guarda e sorride – qualcuno deve sostenere Annie no?-
Annie. Ottimo. Mi hanno fatto armare con arco e frecce e me ne devo rimanere a sedere a tranquillizzare la madre di Finnick. Mi sale la rabbia e per un attimo mi devo sforzare per ripetere il richiamo mentale.
Mi chiamo Rue Mellark, ho sulle spalle un arco e una faretra strabordante di frecce. La Paylor mi ha presa in giro fino ad ora.
-sono armata fino ai denti e avete intenzione di tenermi qui?- Non è un’offesa ad Annie, non vuole esserlo. Ma sembra. Dopo tutto è vero. Ha bisogno di qualcuno che la tranquillizzi in caso di attacco.
-puoi essere utile anche da qui. Se apri un finestrino le frecce le puoi tirare lo stesso- risponde acida.
-beh, mi dispiace sconvolgere il suo programma, ma io salirò quella scala con voi. Da qui le mie frecce non hanno alcun effetto- O meglio, potrebbero avercelo. Ma non è plausibile sperare che tirare frecce contro il metallo dell’Overcraft serva a qualcosa. Le lancio un’occhiata irritata. E’ la stessa Annie a intervenire
-no- ci voltiamo tutti verso di lei, mentre continua –so accorgermi da sola quando c’è qualche pericolo. Qui con me rimangono comunque Finnick, Chays e Robby, giusto?-
Finnick annuisce e si china a cingerle le spalle con un braccio.
-staremo noi con lei- dice sorridendole –Rue è più utile con voi-
-è vero- gli fa eco mia madre. E’ vero. Da lei non me lo sarei aspettato. Mi ha difesa, volontariamente o involontariamente.
La Paylor è costretta ad arrendersi –se commetti un solo errore, Mellark..- si avvicina e mi punta il dito dritto in faccia –la prossima volta ti lego ad un seggiolino-
Sono sicura che non ci sarà una prossima volta, presidente. Penso.
In quel momento un Overcraft davanti a noi esplode.
  
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