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Autore: Hiraedd    22/07/2012    2 recensioni
A volte capita che il Capitano Grifondoro si ritrovi tra le mani uno strano enigma chiamato Dorcas Meadowes, che in sei anni gli ha rivolto la parola tre volte al massimo, tutte nel giro dell’ultima settimana.
Può anche capitare che un Serpeverde solitario e innocuo inciampi in una maschera che non nasconde solo un volto, ma un mondo intero. Perchè Benjamin odia Caradoc Dearborn, sia chiaro, e quegli occhi dorati non gli fanno alcun effetto. Forse.
Oppure può succedere che il Caposcuola sia innamorato da anni della sorellina del proprio migliore amico, che ha perso la testa per un Auror di stanza in Polonia, e abbia una fottuta paura che Edgar lo scopra e lo torturi perché no, quelli che fa verso Amelia sono tutto fuorché casti pensieri d’amicizia.
Per fortuna, però, che c’è Hestia Jones, deputato diario segreto degli studenti del settimo anno, che tutto osserva nonostante, a conti fatti, non distolga nemmeno per un secondo lo sguardo dal suo adorato fidanzato, il Prefetto Sturgis Podmore.
*
Siamo ad Hogwarts, è l’autunno 1969 e la guerra è già più vicina di quanto non sembri.
*
Altri personaggi: Gideon Prewett, Kingsley Shacklebolt, Sturgis Podmore, Amelia e Edgar Bones.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Benjy Fenwick, Caradoc Dearborn, Dorcas Meadowes, Fabian Prewett, Hestia Jones
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'oltre il fuoco comincia l'amore'
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NOTE:
 
non avevo alcuna intenzione di aggiornare questa storia prima di aver aggiornato “l’amore ai tempi dell’odio”, cosa che non faccio da quasi un mese. Ma poi, l'ispirazione, l'immaginazione, l'ossessione che comincio a sviluppare per questa storia... Visto che sono in partenza, prometto che aggiornerò quella storia fra due settimane, quando tornerò dalle vacanze.
 
In questo periodo non avevo proprio voglia di scrivere, ma stasera mi è venuta l’ispirazione per questa storia, e ho deciso di pubblicare questo capitolo. Non è niente di che, ma mi serve come introduzione per i prossimi capitoli.
 
Tra l’altro, dopo aver scritto nello scorso capitolo di Jodie Fenwick e aver constatato che come personaggio a qualcuno piace, anticipo che alla fine di questa ff ne scriverò una su di lei, anche se sarà –temo- una di quelle storie che ricevono meno letture del bugiardino della medicina più scadente. Amen. Ho già iniziato a scriverla e la pubblicherò alla fine di questa.
 
Ora vi lascio al capitolo,
buona lettura,
Hir
 
 

 Capitolo 7
 

 
 
 
 

-è stupefacente. Ma se uno vi montasse insieme, voi due, otterrebbe un matto unico e perfetto.
Secondo me Dio è ancora lì, col grande puzzle sotto il naso,
a chiedersi dove son finiti quei due pezzi che andavano così bene insieme-.
-cos’è un puzzle?- chiese Bartleboom nello stesso istante in cui Plasson domandava
-cos’è un puzzle?-.
[…]
Due pezzi di puzzle. Fatti l’uno per l’altro.
Da qualche parte del cielo un vecchio Signore, in quell’istante, li aveva finalmente ritrovati.
-Diavolo! Lo dicevo io che non potevano essere scomparsi-.*
 

 
 
 
-Signorina Meadowes?-.
 
La voce seriosa della Professoressa distolse per qualche attimo l’attenzione di Dorcas dal libro che stava leggendo.
 
Allo scoccare dell’ora di pranzo la Sala Grande si era riempita con la velocità di un calderone sotto il getto di una cascata, ma nonostante il tumulto di gente che si assiepava a prendere posto tra un tavolo e l’altro, la ragazza distinse perfettamente la sagoma dritta come un fuso di Minerva McGrannitt che, con il suo passo deciso e l’immancabile crocchia, si dirigeva verso di lei.
 
Nel tavolo opposto rispetto al suo, quello attorno a cui erano riuniti gli studenti Serpeverde, Benjy Fenwick alzò gli occhi con fare disinteressato, incrociando per un solo attimo lo sguardo lievemente corrugato dell’amica.
 
-signorina Meadowes, mi vuole seguire, per cortesia?- chiese la McGrannitt, una volta raggiunta Dorcas.
 
La ragazza si limitò ad un assenso, rapido e sicuro, poi ripose il libro nella borsa e si alzò per seguire la professoressa. Attorno alle due figure, voci concitate di ragazzini intimoriti si affannavano a cercare una risposta ad una richiesta di colloquio così strano.
 
Da che mondo era mondo, Dorcas Meadowes non veniva considerata quasi mai, se non da quel suo amico strampalato e, nelle ultime settimane, qualche volta dal gruppo Grifondoro e Corvonero del settimo anno. Certo, i professori notavano gli splendidi voti della ragazza –la cui media veniva abbassata esclusivamente dall’unico Oltre Ogni Previsione di Pozioni-, ma l’unico che di tanto in tanto spendeva parole per lei pareva essere Vitious.
 
E poi, si sapeva benissimo che la McGrannitt chiamava nel suo ufficio la gente esclusivamente per assegnare punizioni o impartire prediche severe.
 
Immune ai pettegolezzi come lo era da quando era entrata in quella scuola, Dorcas Meadowes percorse l’intero corridoio tra il tavolo Corvonero e quello Tassorosso con lo sguardo puntato all’orlo inferiore della veste color smeraldo della Professoressa, che non aveva in alcun modo cambiato espressione o andatura.
 
Arrivata al portone della Sala Grande, Dorcas incrociò sulla soglia lo sguardo di Hestia, rimasta basita ad osservare prima la Professoressa dinnanzi alla Corvonero, poi la Corvonero stessa.
 
Durante l’intervallo della mattinata, la Jones l’aveva cercata appositamente per informarla che lei e Amelia si sarebbero viste in biblioteca per le quattro. Con un sorriso sincero, Dorcas aveva assicurato la sua presenza, sentendo accanto a se Benjy annuire impercettibilmente, e distendere le labbra in un sorrisetto  compiaciuto.
 
Passando al fianco della Jones le rivolse uno sguardo ingentilito da un singolo sorriso gentile, come a comunicare che il motivo della convocazione non era nulla di preoccupante.
 
-chiuda pure la porta, Signorina Meadowes- disse alle fine la McGrannitt quando giunsero nel suo studio, il tono posato seppur serio –gradisce uno zenzerotto?-.
 
-no, la ringrazio- mormorò in risposta la ragazza, lo sguardo impassibile posato sulla scrivania.
 
-si sieda, la prego, non le ruberò molto tempo- annuì allora sedendosi a sua volta all’altro lato della scrivania.
 
Con attenzione Dorcas accolse l’invito, sedendosi sulla poltroncina a lei indicata e rivolgendo la sua attenzione alla Professoressa.
 
-volevo comunicarle di aver esaminato la sua richiesta pervenutami l’anno scorso, poco prima degli esami del G.U.F.O.- iniziò a spiegare la professoressa, un sorriso fermo sulle labbra –quanto da lei richiesto non poteva essere preso in considerazione… almeno, non qualche mese fa. Ne ho parlato con il Professor Silente, che si è detto d’accordo, e ho avuto modo di ascoltare l’opinione che ha di lei l’intero corpo insegnanti, specialmente il Professor Vitious. Nella mia materia, devo ammettere di aver di rado incontrato allievi con la sua costanza e il suo impegno, e anche una qualche forma di talento, se di questo vogliamo parlare. Il Professor Vitious ha di lei la massima stima-.
 
Dorcas sorrise appena sentendo le parole della Professoressa.
 
-completamente ricambiata, Professoressa- mormorò infatti con voce gentile. Aveva sospettato che il motivo della convocazione potesse essere proprio la richiesta da lei inoltrata a fine maggio dell’anno precedente.
 
-dopo… gli avvenimenti dell’ultimo periodo- esitò la McGrannitt, con uno sguardo gentile e lievemente più morbido dipinto negli occhi –vorrei sapere se la sua intenzione permane o se debbo considerare nulla la sua richiesta-.
 
-non ho cambiato idea in alcun modo. La mia richiesta è ancora valida-.
 
Un lieve cenno di assenso da parte della Professoressa le fece capire di averle dato la risposta che si aspettava. Per alcuni secondi il silenzio si protrasse, mentre la donna davanti a lei si limitava a cercare con mani sicure una sola carta tra i fogli ordinatamente impilati sul lato destro della propria scrivania. Alla fine, con uno sguardo fermo, Minerva McGrannitt porse a Dorcas una singola pergamena vergata con mano sicura.
 
-questi sono titoli di letture che le consiglio per approfondire l’argomento in fase iniziale- disse alla fine rivolgendole uno sguardo serioso –ho potuto osservarla con attenzione, quest’anno e quelli precedenti, e così anche durante i G.U.F.O. Per questo motivo mi sento sicura nell’appoggiarla nella sua decisione, signorina Meadowes, dal momento che, se non sbaglio, da ieri lei è diventata maggiorenne. Nessuna legge ora le vieta di studiare questa specifica branca della magia. Devo tuttavia avvisarla che quello in cui intende inoltrarsi è un campo vario e molto espanso della magia, un campo che non sono in molti a voler affrontare. È complicato fare quello che intende fare, al punto che pochi di noi si sono sentiti in grado di attuare questi particolari incantesimi. Io, naturalmente, sono a sua completa disposizione, e la pregherei per qualsiasi cosa di venire a chiedere a me come sia meglio procedere. Non cerchi di fare di testa sua, questa è magia molto avanzata e assolutamente pericolosa se ci si avvicina privi di qualsivoglia forma di coscienza-.
 
-naturalmente, Professoressa, non oserei mai provare qualcosa del genere da sola- le assicurò Dorcas annuendo –è per questo che le ho inoltrato quella richiesta-.
 
Con un sorriso soddisfatto, Minerva McGrannitt annuì in risposta.
 
-vorrei ancora essere sicura che questo studio, facoltativo e del tutto separato dalle faccende scolastiche, non le prendesse troppo tempo, costringendola così a rubare tempo allo studio o ad altri impegni scolastici presi precedentemente. Il Professor Vitious, in particolare, mi ha comunicato che fai parte del Club dei Duellanti. So, inoltre, che per voi del sesto anno inizieranno a breve le lezioni del Corso di Materializzazione, e immagino lei voglia partecipare-.
 
-non trascurerò alcun impegno, Professoressa, sono sicura di poter garantire su questo-.
 
-molto bene, credo allora di averle detto tutto- annuì infine la Professoressa, tornando al sorriso gentile di poco prima –sono certa di potermi fidare di lei e della sua parola. Si dedichi alla lista di letture che le ho consigliato, e quando le avrà terminate torni da me. Dietro a quella pergamena ho firmato un permesso per prendere alcuni libri dal reparto proibito, la Bibliotecaria è stata informata della sua particolare situazione, come tutto lo Staff e il corpo docente, e non farà problemi-.
 
-grazie, le sono grata per l’opportunità- mormorò Dorcas sinceramente toccata da tanto interessamento. Quando aveva pensato a quella opzione era ancora al terzo anno, eppure aveva sempre pensato che, una volta arrivato il momento giusto, avrebbe trovato una forte opposizione.
 
-Buon pranzo, Signorina Meadowes- le rispose gentile la McGrannitt, facendole chiaramente intendere la fine del colloquio. Dorcas si alzò e si voltò verso la porta, salvo poi essere richiamata indietro da una lieve esitazione della Professoressa –e… Dorcas?-.
 
-si?- domandò gentile tornando a voltarsi.
 
-auguri per ieri, anche da parte del Professor Silente-.
 
Annuendo, Dorcas ingoiò l’amaro sapore di ricordi più felici.
 
-grazie. Buon pranzo, Professoressa-.
 
 

*

 
 
-scusatemi scusatemi scusatemi-.
 
Amelia Bones entrò in biblioteca all’alba delle quattro e quarantacinque. Nell’ordine, prima di arrivare al tavolo attorno a cui Dorcas e Hestia erano intente a studiare, travolse un ragazzetto del primo anno Tassorosso, scontrò uno scaffale facendo cadere cinque libri e scansò per un pelo una colonna di pietra, scontro che avrebbe determinato un suo ricovero di almeno una notte in infermeria sotto le amorevoli cure della madama infermiera.
 
-scusatemi scusatemi scusatemi- ripeté ancora abbassando progressivamente la voce sotto le occhiate malevole della bibliotecaria –scusatemi!-.
 
Hestia Jones sollevò lo sguardo divertito in una buffa imitazione dell’espressione più sprezzante del repertorio di Caradoc Dearborn, rivolgendo un’occhiata distratta all’orologio che teneva al polso sinistro.
 
-sei quasi in anticipo, rispetto i tuoi soliti standard- replicò alla fine lanciando un’occhiata esasperata a Dorcas, che in risposta le dedicò un sorrisetto divertito –scommetto che questa delicatezza la si deve alla tua presenza. Di solito mi lascia ad aspettare per minimo un’ora e mezza-.
 
-concordo con Caradoc quando dice che a forza di stare con Sturgis ti stai ammalando della sua pedanteria- replicò secca Amelia, con quel sorriso da bambola, accomodandosi e prendendo una pergamena e una piuma dalla borsa.
 
-sentire Caradoc parlare di pedanteria rivolto ad altri è come sentire Grindelwald scandalizzarsi per l’omicidio di un gatto- le rispose a tono Hestia, scrollando la piuma.
 
Amelia soffocò una risatina, rivolgendosi poi a Dorcas.
 
-ho sentito che sei stata convocata dalla McGrannitt… è successo qualcosa di grave?-.
 
Dorcas negò con un sorriso gentile.
 
-letture supplementari di trasfigurazione- mormorò scrollando il capo –gliele avevo chieste tempo fa-.
 
Con un sorriso, la Tassorosso annuì.
 
-beh, c’era da aspettarselo, sei la migliore del corso- esclamò tutta giuliva.
 
Hestia Jones si limitò invece a scrutare la Meadowes con uno sguardo serio dal suo posto, dall’altra parte del tavolo. Quando incrociò lo sguardo della ragazza, infine, sorrise inaspettatamente e si chinò ancora sul proprio compito.
 
-che scusa hai questa volta per il ritardo?- chiese all’amica Tassorosso con tono lieve.
 
-Miranda ha lasciato Tom, e adesso è distrutta-.
 
Hestia alzò gli occhi al cielo.
 
-e allora perché lo ha lasciato?-.
 
La domanda veniva da parte di Dorcas. Discretamente curiosa per natura, checché ne dicesse chiunque non la conoscesse bene, non si rese conto di aver posto la domanda fino a quando non vide lo scintillio malizioso negli occhi di Amelia Bones, che come tutte le sedicenni che si rispettino era anche un po’ pettegola.
 
-vedi, tra i Tassorosso non è esattamente un segreto che Tom Abbott sia innamorato di Greta Mac Gregor più o meno da sempre. Miranda si era semplicemente stufata di non essere ricambiata, ma a lei Tom piace veramente-.
 
-beh, Ed ha sempre avuto un debole per Miranda, magari riesce a… confortarla- disse sorridendo appena la Jones, deponendo la piuma dopo aver messo l’ultimo punto al compito.
 
-Merlino benedetto, non ho mai conosciuto qualcuno più imbranato di mio fratello in campo di ragazze. L’unica donna a cui riesce a concedere la propria attenzione senza fare figure ridicole è la pluffa, e talvolta non ci riesce nemmeno troppo bene- esclamò in risposta Amelia, scuotendo il capo sbarazzina con un sorrisetto divertito.
 
Dorcas non riuscì a soffocare una risata, sentendo Amelia parlare così di Edgar.
 
-Meli, non dovresti parlare così di tuo fratello!- la rimproverò Hestia, guardandola seriamente –Edgar è un uomo d’altri tempi, sei tu che non lo capisci!-.
 
-si, io e tutto il resto del mondo- la prese in giro la Tassorosso, facendole una linguaccia –dovrei pensare forse che ti sei innamorata di mio fratello? Non so proprio il povero Sturgis come la prenderà-.
 
Un lampo affettuoso negli occhi di Hestia, un lieve imbarazzo sulle sua guance, ora rossissime.
 
-oh, guarda Dorcas, è arrossita!- esclamò impietosa Amelia, indicandole la Jones –chissà che hanno combinato fino a poco fa lei e Podmore!-.
 
-Amelia!- scattò la Jones cercando di riprendersi il suo contegno, fuggito chissà dove al sopraggiungere del rossore.
 
-è sempre più rossa- commentò la Bones con sguardo critico –ora sulle sue guance si può cuocere un uovo. Beh, certo, Podmore ha un bel sedere, non si può dire che…-
 
-Amelia Briony Bones! Stai zitta, o mi costringerai a raccontare alla povera Dorcas tutto su di te e un certo Paul Vance-.
 
Fu con sommo divertimento che Dorcas ammirò la più giovane dei Bones avvampare sotto l’ondata di imbarazzo.
 
 

*

 
 
Era una persona molto emotiva, Hestia Jones: per un nonnulla le guance le si chiazzavano di rosso e gli occhi le diventavano lucidi, spesso sentiva il magone invaderle la gola o una risata nascere spontanea.
 
Ricordava ancora il primo appuntamento che aveva avuto con Sturgis, tre anni prima: aveva assunto un tiepido color porpora al mattino e non lo aveva abbandonato fino alla sera, quando dopo il primo bacio era rimasta indecisa se ridere istericamente o piangere di felicità.
 
Era fatta così, l’emotività era parte del pacchetto, Stur lo diceva sempre. Adorava vederla arrossire di botto, ogni qualvolta le sussurrava un “sei bellissima” all’orecchio, amava quei suoi occhi caldi che nei momenti più felici e impensati si riempivano di lacrime per la commozione.
 
Il resto del mondo arrossiva normalmente, se messo in imbarazzo. Hestia invece prendeva fuoco, come dicevano sempre i gemelli Prewett per prenderla in giro, diventando di un colore assurdamente simile ai loro capelli. E a niente valevano le prese in giro, i commenti, le risate e le rassicurazioni, anzi.
 
L’unico modo per spegnare l’incendio era semplicemente lasciarlo ardere.
 
 

*

 
 
Checché ne dicesse la sorella, Edgar Bones si riteneva, come lo definiva gentilmente Hestia Jones, un uomo d’altri tempi.
 
Era una di quelle persone che preferivano non vedere il marcio del mondo, limitandosi con un sorriso sulle labbra a viverne la parte buona. Bonaccione, così lo chiamavano i suoi amici.
 
Beh, come diceva quello scrittore babbano, “l’ottimista è un imbecille felice, il pessimista un imbecille infelice”… quindi, tanto valeva godersela con un sorriso, diceva lui.
 
Essendo lui, per l’appunto, un uomo d’altri tempi, di solito tendeva ad isolarsi nel sentire Caradoc Dearborn iniziare uno dei suoi tanti discorsi sul particolare esemplare di fauna femminile di Hogwarts che, per quella settimana, avrebbe rivestito il ruolo di “donna della sua vita”.
 
-…e infatti, alla fine, abbiamo deciso di studiare insieme domani. Quasi quasi potrei chiedere ad Hagrid se ci porta dalle Acromantule, a quanto dicono le sue amiche lei ama l’avventura. Ah, Sturgis, ne sono certo, Zoe Riles è la donna della mia vita-.
 
Edgar soffocò una risata sul nascere quando vide, al suo fianco destro, Sturgis Podmore alzare gli occhi al cielo. Al suo fianco sinistro, Caradoc Dearborn gli scoccò un’occhiata incuriosita.
 
-non convieni con me, Ed?-.
 
-ora, donna… Zoe Riles non è la grifondoro quarto anno tutta trine e merletti?- domandò con un sorriso scrollando le spalle, come a discolparsi.
 
-non è tutta tri…-
 
-ma quello non è Fenwick?- domandò Sturgis richiamando a se l’attenzione dei due, indirizzandola con un cenno del capo al limitare della foresta che circondava quel lato del parco di Hogwarts –non l’ho mai visto comportarsi così-.
 
Edgar volse lo sguardo verso il punto indicato da Sturgis. Era l’ingresso ad una piccola radura, ed il luogo era deserto se si escludeva la figura di Fenwick, stranamente mingherlina se paragonata alla grande ombra degli ormai secolari sicomori che lo circondavano.
 
-non che io presti molto spesso attenzione a Fenwick, ma…- iniziò Caradoc con quel sorriso un po’ beffardo stampato sulle labbra, alzando lo sguardo anch’egli verso il punto in cui Fenwick protendeva una mano al vuoto. Ingoiando un singulto abilmente trasformato in un colpo di tosse, Dearborn lasciò cadere la frase, limitandosi a fissare ad occhi sgranati il serpeverde.
 
-che sta facendo?- domandò allora Edgar, sentendosi in diritto di chiederlo dal momento che uno dei suoi compagni pareva sotto incantesimo della pastoia e l’altro, scettico, aggrottava la fronte.
 
-non saprei proprio, forse tenta di incantare un albero- mormorò alla fine Podmore, scrollando le spalle –Docco, secondo te che fa? Sei il più intelligente, qui-.
 
Dearborn era immobile come una statua di sale. Con gli occhi seguiva i movimenti del serpeverde, attento.
 
-Caradoc?- domandò ancora Sturgis, spostando lo sguardo sull’amico quando si accorse di non aver ancora ricevuto risposta.
 
Fu come una scossa elettrica, lieve ma presente, quella che fece rinvenire Dearborn. Il ragazzo voltò lo sguardo, incrociò gli occhi verdi del Prefetto corvonero e abbozzò un’espressione annoiata.
 
-e perché mai io dovrei sapere cosa fa Fenwick?- chiese con il suo miglior tono sprezzante. Alla fine indicò la capanna del guardiacaccia, ormai poco lontana da loro –andiamo da Hagrid, devo chiedergli se per le Acromantule si può fare qualcosa-.
 
 

*

 
 
Entrando in Sala Grande per la cena, Dorcas Meadowes pensò di non aver mai studiato così poco in un pomeriggio.
 
Quella mattina si era svegliata sapendo ben poco delle Pozioni Rallegranti, e ben poco sapeva ancora adesso mentre, con lo sguardo puntato al tavolo dei Corvonero, scorgeva Benjy intento ad aspettarla.
 
Il pomeriggio in biblioteca era volato, con l’allegra compagnia della risata trillante di Amelia e gli sguardi incuriositi della Jones. Checché ne dicesse Hestia, Dorcas pensò che Dearborn aveva ragione nell’affermare che più tempo la corvonero passava con Podmore, più rischiava di assomigliargli.
 
-allora, com’è andato il pomeriggio?- domandò Fenwick con quella sua solita espressione imperscrutabile per chiunque, tranne che per la propria migliore amica.
 
Un vago cenno di interessamento costrinse Dorcas a stare sull’attenti. Sapeva bene dove il  migliore amico voleva andare a parare.
 
-mai studiato così poco- mormorò in risposta sedendosi prima di rivolgergli un’occhiata attenta –ora perché non mi chiedi quello che ti interessa veramente?-.
 
Ben si concesse un lieve sorriso divertito.
 
-se sai cosa mi interessa, perché non me ne parli spontaneamente?-.
 
Invece di rispondere, Dorcas rovistò dentro la tracolla per estrarne un pesante foglio in pergamena scritto su ambedue i lati. Senza sprecare fiato, lo porse al proprio migliore amico aggrottando la fronte.
 
-“Trasfigurazione umana per eccellenti trasfiguranti”, “TrasfiguranTrasfigurati, l’arte del saper mutare forma”- lesse in un sussurro Fenwick –“metamorfomagus, mutaforma e altre creature: trasfigurazione senza bacchetta, impara a conoscerla”. Interessante-.
 
Dorcas scrollò le spalle con disinvoltura.
 
-l’ho pensato anche io- mormorò portandosi alle labbra un cucchiaio di zuppa. Gettò uno sguardo incuriosito al proprio amico, ancora intento a leggere i titoli dei libri.
 
Alla fine lo vide posare sul tavolo la pergamena, portarsi una mano alla tempia destra come a reprimere un feroce mal di testa e alzare gli occhi su di lei.
 
-Morgana benedetta, Dor, perché vai a cercare il male come i Guaritori?-.
 
Dorcas s’irrigidì, notando che a qualche metro sulla sua destra un gruppo di ragazzine del secondo anno aveva smesso di parlare vedendoli così in tensione.
 
-non so di cosa stai parlando- tagliò corto tornando a tuffare il cucchiaio nel resto della zuppa –sono solo libri-.
 
-fammi la cortesia di non prendermi per scemo- sussurrò secco lanciandole un’occhiata gelida.
 
-e allora tu non comportarti come tale- gli rispose a tono la Meadowes, confusa. Non avevano mai litigato, e la sola idea di discutere con Fenwick era…
 
…non riusciva nemmeno a immaginarsela.
 
-disturbiamo?-.
 
La voce musicale di Hestia s’intromise giusto in tempo per bloccare la risposta di Benjy, che chiuse le labbra con uno sguardo contrariato.
 
-no, certo che no- mormorò invece Dorcas rivolgendole un sorriso gentile, indicandole il posto vuoto accanto a lei.
 
Il sorriso di Dorcas si estese ai gemelli Prewett e a Caradoc, alle spalle della Corvonero del settimo anno.
 
-non credevo che alle Serpi piacesse mangiare alla tavola Corvonero- esclamò Gideon Prewett sedendosi ad un lato di Fenwick.
 
-lo stesso si potrebbe dire per i Grifoni, Prewett- rispose secco Benjy.
 
Prewett parve pensarci qualche attimo, prima di tornare a voltarsi verso Fenwick.
 
-touché- ribadì gioviale, tendendogli la mano con fare amichevole.
 
Benjy finse di non notare né la mano né il fare amichevole. Poi vide l’occhiata di biasimo di Dorcas, e tese la mano in risposta.
 
-beh, Dorcas, alla fine oggi non si è studiato molto- esclamò Hestia in un visibile tentativo di sollevare la tensione –ma non è sempre così, davvero. Meli in questi giorni è un po’ agitata, ma normalmente è piuttosto studiosa-.
 
Dire che non avevano studiato molto era usare un eufemismo.
 
Certo, Dorcas non si sentiva di dover dare tutta la colpa alle altre due, quando lei per prima si era lasciata coinvolgere dai racconti di Amelia, e poi dalle battute di Hestia, che per tre quarti del suo tempo aveva parlato di Sturgis, e per l’altro quarto si era rimproverata perché “siamo qui per studiare, Meli, non per spettegolare come delle suocere!”
 
-credo che ci voglia ben più di Amelia Bones per far calare a picco l’ottima media di Dorcas Meadowes, a quanto dicono- esclamò dal suo posto Caradoc, seduto accanto a Hestia e davanti a Fabian.
 
Fu una sorpresa per tutti, lì, sentire Benjy Fenwick sospirare. Anche per Benjy stesso.
 
Quando i presenti alzarono lo sguardo su di lui, prese a mangiare come se nulla fosse, lo sguardo fisso sulla tovaglia quasi della stessa curiosa sfumatura dei suoi occhi, e bordata di tela bronzata.
 
-è questa la lista che ti ha dato la McGrannitt?- domandò Hestia trovando nel foglio di pergamena abbandonata un qualcosa su cui spezzare la momentanea tensione. Quando sentì il successivo irrigidimento provenire dalla zona Fenwick capì di aver scelto il ceppo sbagliato su cui spaccare la legna.
 
E la cosa iniziò, ai suoi occhi, a farsi interessante.
 
A sentire Sturgis, quando Fenwick gli aveva chiesto di eliminare Dorcas dal Club dei Duellanti era stato teso e rigido, in qualche modo contrario dalla scelta dell’amica. L’occhiata indecifrabile che rivolse al pezzo di pergamena, ora, la incuriosì.
 
Cosa mai poteva aver inventato, quella mente brillante che era Dorcas Meadowes, che riscontrasse nel proprio migliore amico così poco entusiasmo?
 
Senza attendere oltre afferrò tra le dita il foglio sul tavolo, trovandosi davanti un permesso firmato dalla Professoressa McGrannitt per il Reparto Proibito della Biblioteca.
 
Lì per lì, non trovò nulla di strano, a parer suo. Di tanto in tanto i professori concedevano agli studenti più meritevoli qualche permesso per il consulto di alcuni libri nella sezione proibita.
 
Voltando la pergamena lesse velocemente un elenco di sette o otto libri, vergati dalla calligrafia decisa di Minerva McGrannitt.
 
-sono pochi quelli che ci sono riusciti, sai?- domandò a bruciapelo Hestia.
 
-sono pochi quelli che ci hanno provato- rispose con un sorriso sicuro Dorcas, continuando a mangiare con tranquillità.
 
 
 
 
 

*la citazione è presa dal capolavoro di Baricco (e dove sarebbe la novità?) Oceano Mare.




   
 
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