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Autore: _Haru_chan_    24/07/2012    6 recensioni
Hayase Reheart ha tredici anni, ma non va a scuola come tutte le ragazze della sua età, non ci è mai andata.
Hayase Reheart non ha mai avuto un'amica.
Non ne ha mai avuta una, perché l'avrebbero sicuramente considerata strana.
Lei ha i capelli di un rosso così acceso che sembrano colorati con una penna a gel.
Le sue pupille sono bianche, e non si dilatano né restringono a contatto con la luce.
Non lo fanno, perché non possono vederla, quella luce.
Hayase Reheart ha tredici anni, i capelli così rossi che sembrano colorati con una penna a gel, le pupille bianche, ed è cieca.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cronache di un Sogno chiamato Hayase - Capitolo terzo – La vita di Yui

 

Yui entrò silenziosa nell'enorme villa, non sapendo se pregare perché Hayase fosse in casa o se per trovare l'abitazione vuota.

Si appiattì contro un muro, in allerta, pronta, con un balzo, a scomparire oltre la porta, in strada.

Tutto ciò che le sue orecchie riuscirono a captare fu un innaturale silenzio, indice del fatto che l'abitazione era deserta.

Tirò un piccolo sospiro di sollievo, sempre facendo ben attenzione a non far rumore: c'era sempre l'opportunità che Hayase stesse dormendo.

 

Si era stupita non poco quando, una manciata di ore prima, aveva scoperto che la ragazza era ancora in vita. Era sicura che non sarebbe mai riuscita a sopravvivere, dato che non aveva nessuno che la aiutasse.

Per la prima volta dopo tanto – troppo – tempo, Yui aveva sorriso.

Ma la sua gioia si era spenta in un istante.

Hayase era viva, quindi sicuramente qualcuno doveva averla trovata a accudita.

L'idea che altri potessero sapere dell'esistenza della ragazza le mise angoscia.

<< Calmati - si impose, cercando di calmarsi, dato che il ricordo della paura che aveva provato le aveva fatto accelerare il battito del cuore – e respira >>.

Con passo più deciso, si avviò verso il salone principale di Villa Reheart, pronta a cercare ciò per cui era venuta.

Contrariamente da quello che si sarebbe aspettata, la casa era perfettamente in ordine, e ovunque aleggiava un ottimo profumo di bucato.

Senza quasi accorgersene, prese a correre per i corridoi, lanciando alle ortiche il suo proposito di non fare rumore.

Provò di nuovo la splendida sensazione che provava ogni volta che correva libera per quei corridoi. Da piccola, quando correva a tutta velocità per sfuggire alla mamma che la obbligava a fare il bagno, quando da ragazzina correva verso la porta che, con un allegro scampanellio, annunciava che c'erano visite, quando da ragazza si allenava per le corse di velocità che si tenevano ogni primavera nella sua scuola, e che lei prontamente vinceva, quando, da donna, la sua più grande passione le fu rubata dall'uomo che avrebbe dovuto amare.

Le scarpe bianche battevano soffici sul pavimento, creando il suono che Yui preferiva.

In pochi secondi, arrivò nel salone.

Subito arrestò la corsa, trattenendo il respiro.

Fece un giro su se stessa: l'arredamento non era cambiato di una virgola. Questo la fece star meglio.

Si soffermò in particolare davanti all'anta di vetro dietro la quale erano ordinate alcune fotografie.

Fra tutte, spiccava quella di una sposa.

Una sposa sorridente, in quello che – in teoria – sarebbe dovuto essere il giorno più felice della sua vita.

Yui sorrise amaramente specchiandosi in quella fotografia. Non era lei. O almeno, non lo era più. Forse, non lo era mai stata.

Andò verso la cassettiera, e, con decisione aprì l'ultimo cassetto. Quello con cinque centimetri di doppio fondo.

Il cassetto di legno era vuoto, tranne che per alcuni tovaglioli ricamati a mano, proprio come lei lo ricordava. Senza alcuna esitazione, e con il cuore che batteva all'impazzata, tastò il fondo finché non riuscì ad alzarlo.

Un gridolino di felicità le cadde dalle labbra, quando si rivide.

Un'altra fotografia. Una sedicenne sprizzante gioia. Quella era Yui.

Prese la foto, e con lei le altre che erano segregate in quel cassetto, simbolo di una lotta che aveva combattuto in silenzio, rifiutandosi di cancellare il suo passato, di dimenticare le sue abitudini, come in vece Lui le aveva imposto.

Confrontò le fotografie.

In entrambe sorrideva, ma erano due sorrisi ben diversi. Nella prima, quella del matrimonio, sorrideva un sorriso insicuro, come quello di chi si chiede se stia facendo la scelta giusta, se le conseguenze saranno davvero positive come sembrerebbero. Nella seconda, sulle sue labbra era posato un sorriso gioioso e fiero, il sorriso di chi sa che non potrebbe essere più felice di così, e che sa che la sua felicità se la è creata.

In entrambe le foto era raffigurata Yui, solo Yui, ma nessuno avrebbe mai detto che le due potessero essere la stessa persona.

E Yui lo sapeva, che quelle due non erano la stessa persona. Solo la ragazza era Yui, l'altra era la Yui che il Governo le aveva ricamato addosso. La Yui che le avevano chiesto di essere. La Yui che per troppo tempo aveva accettato di impersonare, e che ora avrebbe voluto non aver mai conosciuto.

Tornò a fissare con nostalgia la foto più vecchia, in cui lei aveva appena sedici anni.

In quel periodo portava ancora i capelli incredibilmente lunghi. Una cascata castano chiaro che scendeva in modo libero e disordinato sulle spalle, accarezzando la schiena, toccando con le punte fin sotto ai fianchi. Indossava la divisa del suo liceo, e stava partecipando alla premiazione delle gare di atletica appena concluse.

Anche quell'anno la bandiera che indicava la vincitrice delle gare di velocità era stretta nella sua mano.

Sarebbe stata la sua ultima vittoria.

Sei mesi dopo, le presentarono quello che sarebbe stato suo marito, e le chiesero di sposarlo. Non glielo imposero, almeno non ufficialmente, ma Yui non poté fare a meno di notare la lieve inclinazione autoritaria - che di solito ha chi impartisce un ordine - fare capolino nel tono della madre quando parlava di Lui.

Furono astuti, i suoi genitori.

Le lasciarono credere che fosse assolutamente libera di scegliere, mentre con sottili inganni tessevano per lei la vita che avrebbe vissuto, e battevano il terreno su cui lei avrebbe camminato.

Nessuno le disse mai che avrebbe dovuto assolutamente sposarlo, ma Yui si sentiva costantemente spinta verso un precipizio, dove l'unica via d'uscita era accettare di sposarsi.

E cedette, Yui.

La famiglia si affrettò a rassicurarla “E' la scelta migliore!” le dicevano “Vedrai, come sarete felici insieme!” stavano sempre ben attenti a far trasparire quella lieve nota d'imposizione alla quale non si può sfuggire “Hai davanti a te un futuro roseo e prosperoso!” e, in un attimo, Yui fu intrappolata da quelle parole

Non poté certo non credere a chi le aveva sempre voluto bene, crescendola ogni giorno con amore.

Inizialmente Lui si comportò come la persona che chiunque avrebbe voluto avere al proprio fianco.

E poco alla volta, senza quasi accorgersene, Yui cominciò ad interpretare il ruolo che le avevano assegnato.

La proposta di matrimonio arrivò appena finita la scuola, con grande entusiasmo della famiglia.

Ben presto Yui si ritrovò a vivere un vero e proprio incubo. Non voleva certo sposarsi così giovane, ma non voleva neppure provocare un dispiacere così grande alla sua famiglia, ne tanto meno a Lui.

Accettò, e fu come firmare la propria condanna.

Senza darle il tempo di rendersene conto, la prepararono per essere la moglie che Lui avrebbe voluto.

Le impedirono di continuare a praticare i suoi sport. Le tagliarono i capelli corti appena sopra alle spalle. La agghindarono per il matrimonio prima di quanto lei avrebbe voluto.

Una lacrima cadde a bagnare le guance di Yui, seguita da altre.

Aveva mandato in frantumi il suo futuro con le sue stesse mani, lo aveva visto sbriciolarsi davanti ai suoi occhi senza rendersene conto.

Prima ancora che le lacrime finissero di scorrere, Yui lo aveva capito. Anche se ormai Lui era morto, anche se Hayase era ancora viva, anche se adesso poteva considerarsi libera, Yui Reheart aveva perso.


Note dell'Autrice:
Credetemi se vi dico che mi sento veramente uno schifo a pubblicare così tardi. Potrei tirare in ballo un sacco di scuse per giustificarmi, molte delle quali fondate, ma non posso impedirmi di sentirmi in colpa.
Prometto che mi impegnerò di più per garantirvi aggiornamenti più costanti.
Vorrei ringraziare tutte le persone che stanno seguendo questa storia e la recensiscono.
In ordine alfabetico:
Grazie a
Blaze_WeloveGideon Che segue e recensisce;
Grazie a
Chicca17 Che segue;
Grazie a
Jenet_Ellen Che segue e recensisce;
Grazie a
LaBoia__ Che segue;
Grazie a
Maria_99_ Che segue e recensisce;
Grazie a
Nihal_Mezzelfa Che segue;
Grazie a
reizel Che segue e recensisce;
Grazie a
_Giulia96_ che segue e recensisce;
Grazie a
_Milla3 Che segue e recensisce;
Grazie a
__Scarlet Che segue;
Grazie a
_Scarlett_ Che ha inserito la storia fra le preferite;
Grazie mille a
Dream Moan Che legge sempre, e senza la quale mi sentirei persa.

Spero che questo capitolo un po' particolare vi sia piaciuto, anche se mi hanno datto che è un po' confuso.
Mando a tutti voi un bacione, sperando che riusciate e perdonarmi il mostruoso ritardo.
Sempre vostra,
_Haru_chan_

  
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