Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: cranium    25/07/2012    4 recensioni
-Come ti chiami?- chiese Draco.
-Non te lo dico, mi prenderesti in giro.- rispose testarda.
-Non può essere più strano del mio, dai dimmelo.-
La ragazza sbuffò infastidita poi rispose:
-Mi chiamo Wren contento?-
-Ti chiami scricciolo?- e scoppiò a ridere, più per l’espressione buffa che aveva fatto la ragazza che per il nome. Infondo le si addiceva: aveva le spalle strette e era piuttosto minuta, ma il carattere non era quello di un timido uccellino.
[...]

Draco/Nuovo Personaggio.
I Malfoy sono vittime di una maledizione da tre secoli, imposta su di loro da una donna.
Riuscirà Draco a spezzare il flagello che opprime la sua famiglia e far si che la ragazza che ama si innamori di lui?
O anche lui dovrà soffrire le amare pene dell'amore?
Storia ispirata a "La Bella e la Bestia".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Avviso: questo capitolo è un po’ particolare per l’intreccio tra i POV di Draco e Narcissa, non cambio colori o stile di scrittura perché sono molto facili da riconoscere e alternati.

 

Il serpente e l’uccellino.

      Cosa ci fai in mezzo a tutta questa gente?

Sei tu che vuoi o in fin dei conti non ti frega niente?

Luciano Ligabue.

 

Tutte le sere finiva così.

Lui tentava di parlarle, di starle vicino e nonostante all’inizio, per poco, riusciva a oltrepassare un poco la sua porta di diffidenza e rabbia, ma alla fine lei lo chiudeva sempre fuori sbattendogliela in faccia.

Erano irrimediabilmente soli tutti e due, senza nessuno, nessun appiglio nella loro vita cui aggrapparsi, sentivano entrambi il bisogno di parlare, di confidarsi con qualcuno, di condividere un po’ della loro quotidianità, ma nessuno lo voleva ammettere per primo, nessuno voleva dare all’altro la soddisfazione di farsi compatire, di farsi vedere fragile, di essere il primo a chiedere aiuto ad allungare la mano per farsi prendere.

C’era qualcosa che però li differenziava: lei alla solitudine c’era abituata, lui era riuscito ad alleviarla, ma per  poco tempo.

Lei sapeva cosa volevano dire le lunghe sere passate in compagnia solo di un libro, le giornate vuote, le lunghe assenze delle persone e anche le sue, sapeva cosa voleva dire avere la pazienza di aspettare.

Lui no, perché aveva sempre avuto qualcuno intorno, da quando aveva memoria non gli erano mai mancati ne affetto ne sostegno, che fossero i suoi genitori o gli amici e i compagni di scuola, e quindi fu il primo a cedere.

Perché la solitudine in due diventa più sopportabile, si affronta meglio, perché in due non è più solitudine.

Perché aveva bisogno di qualcosa che lo scaldasse, qualcuno che gli facesse staccare un po’ la mente da tutto quello che stava attraversando, perché aveva bisogno di lei più di qualsiasi altra cosa al mondo.

 

Sterile.

La terra intorno alla sua villa era morta.

Non cresceva più nulla, le piante quell’agosto non avevano dato i frutti aspettati, le foglie si erano subito ingiallite, e a settembre già cadevano staccate dal vento freddo che ghiacciava gli animi oltre che le piante.

Il terreno era asciutto e persino l’erba, un tempo verde e rigogliosa, sembrava secca, sembrava stanca, quasi quanto lei.

Il bianco dei pavoni spiccava maggiormente in quel giardino brullo e senza vita, tanto da sembrare, da lontano, dei piccoli cumoli di neve, sparuti, a dare luce.

Impossibile, perché si sa, sotto la neve l’erba è fresca.

Tutto moriva, si spegneva, e piano piano anche lei e la sua famiglia.

Suo marito vagava per la villa senza motivo, passando da una stanza all’altra senza un perché preciso, non parlando quasi mai, fermandosi ad osservarla di tanto in tanto, da dietro una porta, mentre lei leggeva, suonava, curava quel poco che era rimasto del giardino.

Quella gioia che aveva sempre avuto negli occhi si stava estinguendo e Narcissa non sapeva come mantenerla viva, è più facile spegnere un fuoco che riaccenderlo di nuovo.

Avevano sempre portato insieme il peso di quello che accadeva alla loro famiglia, ma sembrava che lui volesse prendere il peso solo sulle sue spalle e lei non glielo avrebbe permesso.

Perché in due è più facile, perché in due il carico si dimezza e diventa più sopportabile.

 

La notte trascorreva lenta tra le lenzuola di seta chiara, rigirarsi, ancora e ancora, non aiutava di certo il sonno che non era ancora arrivato ad accoglierlo tra le sue braccia dolci e calde.

La finestra aperta portava, con una brezza tranquilla, il verso inquieto e inquietante dei barbagianni che avevano il nido nelle rientranze scure degli alberi.

Nient’altro.

Il rumore di un qualche animale che camminava intrepido sulle tegole del tetto, qualcuno che sbatteva la porta d’ingresso, un elfo domestico che correva da una stanza all’altra per accontentare gli ospiti strascicando i piedi grandi fuori misura, gli risultava tutto così ovattato da fargli credere che niente di tutto ciò succedesse.

Tutto lontano, a mala pena percettibile, distante, senza sostanza e forma.

L’unica cosa che sentiva vicino, palpabile, era il respiro tiepido di Wren nella stanza accanto.

Non che lo sentisse veramente, ma ormai era così abituato ad ascoltarlo che gli era rimasto in testa e pensava di udirlo ovunque.

Pensare che c’era lei, e che li separava solo una parete poco spessa, ma che non poteva avvicinarsi, lo mandava in bestia e di certo non conciliava il sonno.

Si alzò barcollando per la stanchezza per raggiungere l’armadio e con il buio che regnava nella stanza quasi vi cadde dentro mentre apriva le ante cercando di non far rumore.

“Lumos”.

Con la luce scaturita dalla bacchetta non fece molta fatica a trovare quello che stava cercando.

 

La loro era l’unica camera della villa che manteneva almeno una candela accesa durante tutta la notte.

Non che avessero paura del buio, loro, che le tenebre le conoscevano meglio di chiunque e le vivevano da sempre.

Lo aveva chiesto Narcissa, perché suo figlio sapesse che c’era sempre qualcuno se lui avesse voluto parlare, se non fosse riuscito a dormire là nel suo letto freddo da solo, se scegliesse di passare un po’ da loro.

Lucius glielo aveva detto che non sarebbe mai venuto, che era troppo grande, che era troppo orgoglioso anche solo per venire a chiederle aiuto, che non aveva senso quello che stava facendo.

Lei non la pensava così, bastava il pensiero, la certezza della loro costante presenza, una luce per salvarlo dall’oscurità che lo stava avvolgendo, strappandolo a loro.

La loro luce sarebbe rimasta accesa, il resto non aveva alcuna importanza.

Basta poco per rischiarare l’oscurità, così poco che a volte non gli diamo importanza, perché la via facile non è sempre quella giusta, ma la maggior parte delle volte sì.

Un libro sul comodino, un altro tra le dita lunghe che sfogliavano i fogli delicatamente, con sapienza, una carezza amareggiata di chi lascia una pagina come abbandona un amico.

Una volta.

Un’altra ancora.

Finché la pelle lavorata non prese il posto della carta e il tempo di perdersi tra le amate storie finì come era iniziato.

Apatia totale dopo quell’attimo di libertà, finché Lucius la raggiunse sotto le lenzuola e lei ebbe la certezza di non essere sola, anche se lui era così distante.

 

Si avvicinò cauto, finché non sentì il legno striato sotto le dita, mentre la luce forte emanata dalla bacchetta lo aiutava ad abbassare la maniglia.

Si avvicinò e si sedette sul bordo del letto per non disturbarla.

Il suo respiro era come lo sentiva nella sua stanza, lento, regolare, gli sembrò, per un attimo, di essere tornato nel suo letto, e così cullato, di poter finalmente prendere sonno.

Mosse la mano per spostarle i capelli che le cadevano sulla fronte, ma non fu abbastanza delicato, perché lei se ne accorse e scattò sulla difensiva come un gatto prendendo velocemente la bacchetta che teneva sotto il cuscino.

Wren sussurrò qualcosa e la bacchetta di lui si spense improvvisamente.

Erano così diversi loro: lui, per sentirsi al sicuro, accendeva una luce, per vedere meglio, per non essere circondato dalle tenebre, lei, per sentirsi al sicuro, spegneva le luci degli altri, per far si che non potessero vederla, perché lei dalle tenebre era sempre circondata.

A lei la luce non serviva, a lui sì.

-Sono io.- disse per tranquillizzarla, ma era più agitato di lei.

-Lo avevo capito- rispose stropicciandosi gli occhi con il dorso della mano –lo sai che ore sono? Non ti hanno insegnato che ci sono momenti in cui alla gente non piace essere disturbata?-

-Non riuscivo a dormire.- rispose quieto, riaccomodandosi sul materasso, sperando che lei facesse lo stesso, invece Wren, riprese le lenzuola e se le tirò fino sotto il mento.

-E quindi hai deciso di non far dormire neppure me, molto gentile da parte tua.- lo ammonì girandosi dall’altra parte, verso la parete.

-No, non volevo disturbarti, ma tu ti sei svegliata..- cercò di spiegarsi lui.

-Adesso puoi anche andartene allora.- disse arricciando le labbra visibilmente irritata.

-In verità volevo qualcuno con cui dividere questa cioccolata, ma se proprio non vuoi..-

-Ho sedici anni, non mi faccio di certo corrompere con della cioccolata!- disse rigirandosi verso il ragazzo e tirandosi a sedere come per difendersi da qualcosa.

-Non voglio corromperti! Voglio solo qualcuno con cui condividere le mie giornate. Pensi davvero che il mio mondo sia bello? Pensi che mi piaccia tenerti chiusa qui?- e si alzò per raggiungere la porta –Ma forse tu sei troppo ottusa per capirlo.-

Si avvicinò all’uscio, ma la voce della ragazza lo fermò:

-Spero almeno che non sia fondente, io odio il fondente.-

Nulla avrebbe potuto renderlo più felice.

 

Si accomodò vicino a lei, avvicinandosi per lasciarle un bacio veloce sulla tempia.

Il rituale di tutte le sere per loro, come dettato da una legge stupida da seguire ripetutamente, riutilizzando l’affetto delle sere precedenti per colmare un vuoto che li risucchiava.

“Sii forte, fallo per Lucius, per Draco” come un mantra, ogni mattina appena sveglia, si dava coraggio da sola, aspettando una mano da parte del marito che non arrivava.

Non lo biasimava, quello che aveva passato solo lui poteva saperlo, prima Azkaban, poi la casa occupata, il figlio Mangiamorte, ma non poteva farlo cadere, lei non lo avrebbe abbandonato.

Chiuse il libro che teneva ancora tra le mani con un colpo secco, lo appoggiò sul comodino accanto e si sedette meglio invitando il marito a fare lo stesso per poter parlare.

-Non ce la faccio, Lucius… non posso essere forte per tutti e due, non riesco a vederti in questo stato, se non vuoi farlo per te, ci siamo io e tuo figlio, e non possiamo farcela da soli.-

Si aspettava un’espressione stranita, un piccolo sussulto da parte del marito, ma rimase immobile, consapevole, colpevole.

Si portò solo le mani al viso, come per nasconderlo dagli occhi della moglie.

-Narcissa, chi sono diventato? Cosa sono diventato? Non sono neppure più un uomo, non mi sento tale, non riesco a definirmi tale, come potrei?

Sono un peso, per te e per gli altri.-

-No, non lo sei Lucius.- cercò di rassicurarlo la moglie.

-Non ho neppure la bacchetta… uomo, che uomo sono se non posso proteggere la mia famiglia, quelli che mi stanno più cari neppure dalla notte per portarli nel torpore della luce? Che uomo sono se son prigioniero a casa mia, tra le mura che i miei avi hanno contribuito a costruire?-

-Sei il mio uomo- lo interruppe prendendogli la mano -ed è il momento che inizi a comportarti come tale. Sei un Malfoy, non un qualunque garzone trovato su un marciapiede! E da domani non voglio più vederti perso come un bambino. E adesso buonanotte.- concluse posandogli un bacio sulle labbra che erano rimaste socchiuse dall’impatto che le sue parole avevano avuto su di lui.

 

 

Angolo del cranio:

Oh come sono contenta di questo capitolo *-*

Probabilmente perché c’è Narcissa, Wren, e i barbagianni (che odio).

Il prossimo capitolo sarà molto più movimentato, uno dei miei preferiti, tra quelli che ho pensato.. non vedo l’ora di postarlo.

Grazie mille a chi continua a seguire la mia storia.

 

Un bacione

cranium

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: cranium