DISTRETTO 2, VILLAGGIO DEI VINCITORI casa di Clove

Clove infilò l'ennesima maglietta nella sua sacca da viaggio; era ancora incredula per ciò che le aveva detto Cato; Il tredici esisteva, il tredici era pronto ad accoglierli a braccia aperte; si asciugò una lacrima di gioia col dorso della mano, si sarebbero potuti salvare; avrebbero potuto vivere in pace sottoterra come normali civili del tredici insieme al loro figlio al quale si era affezionata più che mai.
Cato era andato ad avvertire la sua famiglia dell'imminente partenza; sarebbero partiti anche loro; non potevano certo lasciarli in balia di capitol city!
Ma come mai lui era così ansioso di partire quando avrebbero potuto fare tutto con più calma.
Era come se la presenza incombente di Capitol city gli facesse male; a volte tornava nella Capitale, ma non le diceva mai cosa faceva; lei si diceva sempre che ogniuno ha i propri segreti e smetteva di fare domande, ma la cosa si faceva sempre più opprimente per lei: stava iniziando a non fidarsi più di Cato.
Quasi senza pensarci strinse tra le mani il gufetto portachiavi di legno che era stato un tempo il portafortuna di Cato; sotto c'erano incise le loro iniziali;
Sorrise, era stato un regalo del compagno poco dopo aver vinto gli hunger games insieme a lei che gli aveva donato il suo braccialetto: una semplice fascia di cuoio con scritto a fuoco il suo nome; Cato ci aveva aggiunto il suo incidendocelo con un coltellino.
Ripensò alla sua avventura nell'arena; non aveva mai conosciuto la felicità, combatteva solo per se stessa; per la propria sopravvivenza; ora era diverso; ora aveva un motivo per non morire, anzi, due, Cato e suo figlio; prima o poi lui le avrebbe detto tutto, e lei si sarebbe tranquillizzata , perchè non era successo niente di così preoccupante come si era immaginata; strinse ancora più forte il portachiavi fino a farsi male: lui l'amava, lui non l'avrebbe mai abbandonata, e il fatto che stesse per partire con lui nel tredici ne era la conferma: stava andando tutto bene, lei stava bene; Cato stava bene.
Ma sull'ultima frase aveva dei dubbi.
Si accasciò spossata sulla sedia; essere incinta era una bella seccatura; a volte era perfino difficile camminare, la pancia diventava sempre più pesante; erano passati quattro mesi da quando aveva scoperto di aspettare un bambino , ed essere al settimo mese di gravidanza era parecchio snervante.
Si guardò allo specchio stentando a riconoscersi nella ragazza che aveva davanti a se: la pancia piatta e muscolosa un tempo ora sporgeva in modo quasi esagerato dall'orlo della maglietta che indossava ; il resto del corpo però era snello e tonico come prima, ma gli occhi erano accesi di una luce nuova: voglia di vivere.

Casa di Cato

Cato aiutò sua madre a portare i bagagli fino alla casa di Clove; l'overcraft del tredici sarebbe venuto a prenderli li come stabilito.
Avevano dovuto aspettare la notte per muoversi, c'era molto meno pericolo di essere scoperti.
Quando bussò alla porta Clove ci mise un po a venire ad aprire, era dall'inizio del mese che era sempre stanca e la cosa peggiorava poco a poco ogni giorno che passava, ma non era molto preoccupato, era un effetto della gravidanza della ragazza.
Accompagnò i familiari in salotto e portò in braccio Clove fino alla camera da letto e la adagiò sul materasso accarezzandole la pancia.
-come pensi di chiamarlo se sarà un maschio?-
-non lo so, forse Marvel-disse lei -dopotutto lui è stato un alleato molto leale nei nostri confronti, e lo stesso per glimmmer, io vorrei chiamarla così se fosse una femmina-concluse.
Cato ci pensò un po su -Forse è meglio di no-
-Perchè-
-Non è che Marvel e Glimmer abbiano fatto una bella fine- disse lui dubbioso -io direi di chiamarla Enobaria se è una femmina, Brutus se è maschio; che te ne pare? disse sorridendo il ragazzo.
-si, è perfetto, chissà, forse gli porterà fortuna-
Cato sorrise; poi si fece improvvisamente serio -Clove devo chiederti una cosa-
Senza darle il rempo di rispondere si inginocchiò ai piedi del letto -Clove ,ti amo più di qualunque altra cosa al mondo, e senza di te la mia vita non varrebbe nulla- le porse una pietra rettangolare con inciso il proprio nome; era una vecchia usanza del due; durante il matrimonio il futuro sposo porgeva una pietra con scritto il proprio nome, se la sposa accettava avrebbe scritto il proprio nome accanto a quello del marito.
-Vuoi sposarmi?-
Lei lo baciò prima che potesse fare qualunque cosa, le preoccupazioni che scivolavano via come sabbia dalle sue dita, il ricordo di quelle notti con lui emerse splendente e bellissimo davanti a lei, si staccò da lui per riprendere fiato -lo voglio-
E continuò a baciarlo con passione.

TRE ORE DOPO
Il sibilo dell'overcraft si sentiva appena; Cato e Clove avevano dato l'ultimo addio alla casa e si preparavano a salire.
Un esplosione squarciò l'aria, fu come se l'intero mondo fosse esploso, uno sciame di Pacificatori li raggiunse e li accerchiò puntando i fucili contro di loro; fu un attimo,
Poi l'inferno cominciò.
Clove si sentì sollevare di peso, poi tutto il suo mondo si fece nero 
Una pallottola colpì Cato sul braccio, centrandolo in pieno;Il ragazzo si accasciò a terra gemendo per il dolore, qualcuno lo portò dentro l'overcraft.
Appena in tempo per vedere una mina esplodere addosso alla sua famiglia e dei Pacificatori portare via sua moglie.
Urlò il nome di Clove finchè non gli diedero un sedativo.
Li avevano scoperti,
Avevano sterminato la sua famiglia
Avevano rapito Clove
Giurò che l'avrebbe ritrovata

A qualunque costo.


ANGOLO AUTRICE
scusatemi per l'immenso ritardo, ma non avevo l'ispirazione
Grazie ancora a tutti quelli che seguono le mie storie
Spero che vi sia piaciuta

A presto
alpha_omega