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Autore: shiemi01    29/07/2012    2 recensioni
Allora sono nuova, ho deciso di iniziare a scrivere questa ff è la prima.Narra di una ragazza di nome Ginevra,una piccola e aggraziata ragazza di 15 anni,che appare come dire umana,normale ma in fondo non lo è,è un essere magico e speciale.Una ragazza che secondo alcune leggende non ha un'anima,ma se lei dimostrasse il contrario?Cosa farebbero i produttori dei libri delle leggende?Dovranno riscrivere tutto dall'inizio?
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve, come và? Di sicuro vi sarete già dimenticati di me...lo so, non aggiorno che sono secoli! Ma sono stata impegnata per varie cause, però oggi ho trovato la forza di scrivere grazie ad una sola frase che mi ha detto una persona che ha recensito la mia ff:TI PREGO CONTINUA NON LASCIARLO COSì. 

Questa è una recensione che non sarà visibile a tutti perchè è stata scritta con meno di dieci parole.Comunque dedico questo capitolo a tutti i miei lettori(se ce ne saranno ancora...)Vi ringrazio per il sostegno che dimostrate ogni volta, GRAZIE!


7.Settimo capitolo

Me ne andai correndo, sentivo i passi delle altre ragazze dietro di me, avrei voluto seminarle ma non riuscivo a trovare un modo per scomparire…
Quando improvvisamente vidi una pozza d’acqua, come avrei voluto poter affogare in quel piccolo rivolo d’acqua e poi fù in quel momento che sentii cambiare qualcosa dentro di me, divenni un pesce, un piccolo esserino dotato di branchie e pinne. Sentivo le squame su tutto il mio corpicino, erano viscide.
Mentre sguazzavo nella poca acqua che restava pensavo ad un modo per ritrasformarmi  e come fosse possibile ciò che era appena accaduto...Forse i miei poteri erano aumentati…
Assorta nei miei pensieri non mi resi conto che non stava più nella piccola pozza d’acqua ma nelle mani di Shirley mentre Marylin praticamente mi innaffiava, quella scena era patetica…mi veniva da ridere, peccato che i pesci però non ridono.
Le vidi dirigersi verso una casa fatta solo di legno massello, era molto grande, la casa era circondata da un lago e il verde era ovunque anche attaccato ad una parete affianco alla porta, ricoperta d’edera, era proprio lì che si nascondeva il citofono, suonarono e qualcuno venne ad aprire.
Appena l’uomo in questione venne ad aprire e mi vide mi posò un telo addosso.
Tutto divenne confuso, poco chiaro, era buio e sentivo che mi mancava l’aria. Non mi sentivo bene, era una sensazione strana.
Sentii che l’uomo scambiava qualche parola con le mie amiche, non riuscii a percepire bene cosa dicevano, ma la voce dell’altro umano mi era familiare.
Salutò le mie amiche frettolosamente e rincasò velocemente.
Quando entrammo mi tolse il panno e mi posò in una boccia per pesci piena d’acqua ed io finalmente ripresi a respirare, la casa da fuori sembrava molto grande ma vista dall’interno non lo era, tutto ruotava attorno ad una stanza, in un angolo c’era una piccola cucina, dotata di un frigorifero, una cucina, un piccolo forno  e qualche piano d’appoggio. In un angolo c’erano tantissime mensole riempite dai vari infusi per i te.
Al centro della stanza regnava un grande tavolo, completamente spoglio da vari merletti o tovaglie, l’unico era uno al centro del mobile dove era posato una grande vaso di fiori, composto da: mughetto, lillà, erica e qualche giglio tigrato. A un lato del banco c’era un computer con affianco una tazza di tè fumante, dietro il portatile invece si estendeva una grande pila di libri, che parlavano per la maggiore di mitologia.
Una parete della camera era praticamente fatta di libri, al suo fianco era situato un divano color melanzana, tutto imbottito, con dei grandi braccioli, su cui erano posati due grandi cuscini patchwork, cuciti perfettamente, con attenzione, i fili che legavano il tessuto erano di un verde scuro che si intonava perfettamente alle pareti interne della casa verde bosco.
Io era ancora nella boccia, mi posò vicino al pc e lui si sedette composto alla sedia che dava di fronte al computer. Raddrizzò la schiena, si risistemò gli occhiali e capii chi era, il professor Brown, il mio insegnate di mitologia. E stampava foto di Julian…

  
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