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Autore: Finnick_    29/07/2012    6 recensioni
Panem: i Giochi non esistono più. Capitol City è stata sconfitta.
E' la verità? Oppure l'attuale governo mantiene ancora fredde apparenze che facilitano la rinascita di una nuova generazione?
Mellark-Everdeen, Odair-Cresta. I ragazzi di una generazione che sfiderà la nuova Capitol 13.
Che gli Hunger Games risorgano, tributi.
Ambientazione: dopo "Il canto della rivolta".
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il boato è enorme. E insieme allo schianto lamiere di ferro e pezzi di vetro ci volano addosso come proiettili. Robby è costretto a virare di colpo verso destra e metà di noi finisce per terra. Io riesco a non cadere aggrappandomi con forza al tavolino fissato al pavimento e afferro al volo Chays che sta per atterrare su Annie già caduta. Quando l’Overcraft torna in posizione orizzontale una lamiera sfonda il finestrino della cabina di comando. Un pezzo di vetro si conficca nel braccio di Gale e il sangue schizza nella nostra direzione.
Le urla si cominciano a sentire nitide: Annie è incollata a terra, grida con la testa fra le mani. Gale grida di dolore e dopo qualche secondo un urlo proviene anche dalla bocca di Robby. Si sporge dal suo seggiolino per togliere il vetro dal braccio di Gale. La cintura di sicurezza viene spezzata da un pezzo di lamiera che gli piomba addosso come una spada e gli squarcia la gamba. Rotola a terra, contorcendosi per il dolore e tenendosi la gamba insanguinata con le mani. Nel caos totale non riesco a pensare a niente.
Per un terribile momento penso di essermi dimenticata il perché ci hanno attaccati. Poi guardando il sangue scorrere sul pavimento dell’Overcraft ricordo.
Sto per essere presa dal panico. Le urla di dolore sono strazianti, Robby non smette un attimo. Gale cerca di tirar su il suo copilota. Il peso e la resistenza che oppone però non glielo permettono e anche lui rischia di essere tirato giù.  A quel punto mi assicuro che Chays sia di nuovo in piedi. Gli lascio la mano e corro ad aiutare Gale.
Prendo Robby sotto le braccia, mentre Gale si stacca la cintura di sicurezza per prenderlo dalle gambe. In un attimo il sangue che macchia le mani del copilota sta cominciando a scorrere sulle mie scarpe. Mi blocco per un secondo che sembra eterno. L’odore di sangue fresco qui accanto a lui è netto.
E’ solo quando arriva mia madre ad aiutarci che riprendo a ragionare. Non sono per niente lucida.
E’ appena esploso un Overcraft di fronte a noi e i due piloti sono entrambi feriti. Il vento che penetra dal finestrino frantumato è forte e Gale è costretto a diminuire la velocità.
Riusciamo a prendere Robby di peso e a lasciarlo cadere sul suo seggiolino.
-non può più guidare- dice la Paylor che è giunta di corsa.
-sì che posso- ansima Robby.
-non fare l’idiota- incrementa Gale. Con il braccio sanguinante apre un cassetto alle sue spalle e ne tira fuori una cassetta di pronto soccorso. Cerca con le mani un rotolo di stoffa e nel frattempo macchia di sangue tutto quello che tocca. Lo trova. Me lo mette in mano e mi ordina di strapparne un pezzo abbastanza lungo.
Provvedo immediatamente e quando comincio a srotolare la stoffa mi accorgo che le mie mani tremano. Mi costringo a non farci caso e continuo freneticamente a far scorrere il tessuto finchè non è sufficientemente lungo. Ne strappo un lembo e lo passo a mia madre che glielo stringe intorno alla ferita. Il sangue sul taglio è talmente scuro che capisco immediatamente quanto sia profondo.
-Gale guida, dannazione!- grida la Paylor, spostando a forza Robby su seggiolino di ferro dove mi ero seduta io qualche ora prima e prendendo il suo posto.
-è chiaro che lui non può guidare in quelle condizioni- continua. Preme una fila infinita di bottoni e Gale inizia una serie di manovre che potrebbero confondere chiunque. Appare il radar olografico di fronte a noi.
E’ pieno di punti blu e rossi lampeggianti.
-quello di prima era un’Overcraft di Capitol City. Devono averlo fatto esplodere gli alleati del Distretto 2-
Spiega Gale senza staccare gli occhi dai comandi olografici sotto il radar.
-i nostri sono i punti rossi – continua percependo un silenzio confuso.
-siamo circondati- esclama la Paylor che ormai ha preso il comando.
Uno spostamento d’aria pari a qualche tonnellata spinge il nostro Overcraft in giù. Mia madre si affaccia cautamente dal finestrino frantumato. Occhi al cielo.
-c’è un’Overcraft di Capitol City sopra di noi. Gale, tu resta qui. Sul tetto andremo io e Peeta- dice rientrando.
Corre a raccogliere l’arco e la faretra che nello schianto erano volati a terra. Peeta si lancia dentro una delle stanze e ne esce con un fucile e una sacca di munizioni che attacca alla cintura. Sta succedendo. Non sono più repliche trasmesse in tv, programmazioni della memoria o cose del genere. E’ la realtà.
I miei genitori sono davanti a me. Sono soldati, pronti alla battaglia.
Per quanto mi sforzi di ricordare come fossero a cose normali nel 12, non ci riesco. Vedo solo due soldati armati fino ai denti. Si danno ordini, aiutano gli altri a sistemarsi e corrono verso il fondo dell’Overcraft.
Mi volto di scatto a guardare Robby. Si è calmato e cerca di aiutare Gale a riorganizzare le coordinate, ma il sangue ormai ha del tutto impregnato la fascia intorno alla gamba. Cerco il rotolo di stoffa con gli occhi. Lo raccolgo e glielo lancio.
-non ti basta più quel pezzo che hai intorno alla gamba- gli grido. Corro fuori dalla cabina. Raccolgo il mio arco e mi carico la faretra sulle spalle. Sono troppo agitata. Sì, lo sono. Però riesco a pensare a mente lucida. Il problema è che le mie mani e le mie gambe agiscono più in fretta del mio cervello.
Mi giro velocemente a cercare Chays. Non lo trovo. Per un attimo il respiro si fa corto.
No. Non di nuovo, penso. Non adesso, Rue. Resisti. Mi dico, mentre fisso i piedi sul pavimento per non perdere il contatto di ciò che mi sta intorno.
“Dolcezza, che fai, svieni?” sento la voce di Haymitch che mi schernisce. Non le ha pronunciate davvero quelle parole, ma è come se lo avesse fatto. Lo conosco troppo bene. Sento le sue frasi anche quando non le dice.
Qualcuno mi afferra il braccio. Strizzo gli occhi e quando li riapro Finnick mi guarda:
-Rue. E’ il momento, non farti prendere dal panico- ha ragione. Non devo. E’ già un po’ che mi costringo a non cadere nell’ angoscia, ma adesso è diverso. È come se le sue parole mi fossero giunte più dirette dei miei stessi pensieri. Il modo in cui mi guarda mi fa capire che anche lui prova quello che sto provando io.
Giovani di una generazione che non avrebbe dovuto più pensare alla guerra. Giovani travolti dalla sete di vendetta e di potere di una capitale che non dovrebbe più esistere.
-vai, Rue- mi dice lasciando la presa. Corre a prendere il tridente più grande. Si carica in spalla quello più piccolo. Da una pacca sulla spalla a mio fratello che intanto si è posizionato alla vita una cintura colma di coltelli e tiene stretta in mano una spada.
Finnick si volta di nuovo verso di me e sorridendo grida –ci vediamo alla parata, Mellark! Non combinare troppi guai-
Mi compare un lento sorriso sulla faccia. Poi corro. Corro fino al fondo dell’Overcraft e salgo i gradini della scala che porta nella cabina di vetro sul tetto. Mi giro un’ultima volta: Finnick e Chays hanno aperto i finestrini. Finnick sta cominciando a tirare scariche elettriche nell’aria.
Quando finisco di salire la scala sbuco in una cabina abbastanza grande da contenere sei uomini in piedi. Fa un caldo asfissiante. L’effetto serra provocato dal vetro è tremendo. Una pallottola si infrange in quel momento sul vetro di fronte a me e capisco che è antisfondamento.
Mi hanno vista arrivare. Sia i miei genitori che quelli di Capitol.
Mio padre ha inserito il suo fucile in un buco che fa uscire la canna dal vetro e spara ai Pacificatori che si affacciano dai finestrini dell’Overcraft che ci sovrasta.
Pacificatori. Leggende. Fino a ieri non erano che leggende del terrore. Adesso sono là, davanti a me. Pronti ad uccidere ed essere uccisi.
Devo farlo anch’io, penso tutt’a un tratto. Se voglio sopravvivere devo tirare le mie frecce contro uno di loro. E vincere.
-Rue, da questa parte- grida mia madre dalla parte opposta della cabina. Sta lanciando le sue frecce da una pellicola che sembra l’ologramma di Gale. Ne avevo sentito parlare in televisione: pellicole antiproiettili. Ciò che viene sparato da dentro passa e colpisce, ciò che proviene da fuori si disintegra al solo contatto con la pellicola. Perfetto per lanciare frecce. E’ un’area rettangolare abbastanza grande per garantire il lancio a tre persone.
Affianco mia madre e in mezzo secondo estraggo una freccia, la incocco e la scaglio contro il primo Pacificatore che vedo affacciarsi dal finestrino. Lo prendo ad una spalla e lo vedo mentre grida e scompare all’interno dell’Overcraft. L’ho fatto. L’ho colpito. Un essere umano come me. Ma non c’è altra scelta.
Forza Rue, hai resistito fin ora. Forza! Mi tremano le mani. Non va bene. Incocco un’altra freccia e abbatto un pacificatore che ha gettato da un finestrino una scala metallica.
La scala. Se riescono a scendere ed entrare nel nostro Overcraft siamo rovinati. E non è del tutto impossibile. Quelle scale sono elettrificate. Ti bloccano sopra finchè non atterri. Il vento dato dalla velocità non influirà su di loro.
Lancio un’altra freccia che si conficca nel piede di uno che sta per scendere. Cade nel vuoto. Due.
 
Sale a due il numero delle mie vittime. Quando lancio di nuovo, le mie mani tremano talmente tanto che la freccia finisce nel vuoto. Scoiattoli. Ecco a cosa devo paragonare tutti quegli uomini vestiti di bianco. Semplici prede di caccia. Respiro a fondo e penso intensamente al motivo per cui lo sto facendo. Per cui sto uccidendo. Devo arrivare viva alla Parata della Memoria e devo farlo con la mia famiglia, Finnick e gli altri. Capitol deve capire che non abbatterà i Mellark-Everdeen. Ma adesso penso solo al fatto che loro sono troppi e noi troppo pochi. Che io sono disperata e che loro sono fin troppo preparati. Me ne fregherei di tutto e tutti, della Parata, di Capitol. Abbandonerei le armi e cercherei di pilotare con Gale questo coso per portarlo in un posto sicuro. Ma non posso permettermi di farlo, nemmeno di pensarlo. Ci sparano addosso con tutto quello che hanno e se noi non contrattacchiamo, tutti, siamo morti.
Un pacificatore si sporge in quel momento dal suo finestrino e lancia una sorta di missile contro la nostra cabina. Non so se sentirmi al sicuro, protetta dal vetro o se temere. Quello non è solo un proiettile. Quella è una palla di fuoco che sta per schiantarsi addosso a noi.
Non resisterà, il vetro.
Lo capisco troppo tardi. Pochissimi centimetri e io, mio padre e mia madre salteremo per aria.
Getto l’arco e la faretra giù per la tromba delle scale. Do uno spintone a mia madre che barcolla e finisce addosso a mio padre. Riesco così a spostarci tutti di qualche metro nella direzione opposta al missile. Entrambi si voltano in tempo per vedere la parte destra della cabina esplodere. L’impatto è talmente forte che ci sbalza tutti e tre addosso al vetro da cui mio padre stava sparando e l’Overcraft stesso sembra compiere una piroetta. Fuoco. C’è solo del fuoco intorno a noi.
-giù!- grido ai miei genitori. Ci buttiamo letteralmente nella tromba delle scale e atterriamo con un tonfo doloroso sul pavimento interno dell’Overcraft.
-cos’è successo lassù?- chiede Haymitch. E’ seduto su un divanetto e stringe Annie per le spalle.
-un missile ha distrutto la cabina- dico. Mio padre risale qualche scalino giusto per chiudere la botola da cui siamo scesi.
-non è possibile, è antiproiettile!- replica la Paylor dalla cabina di comando.
-magari fosse stato un proiettile quello che ci ha colpito- esclamo irritata. Per lei tutto è impossibile. Era impossibile che ci attaccassero di nuovo. L’hanno fatto. Era impossibile che distruggessero il vetro antiproiettile. L’hanno fatto. Era impossibile che i Pacificatori compissero una sorta di arrembaggio. Lo stanno facendo.
Un altro schianto proviene dal finestrino che Chays aveva appena chiuso. L’hanno frantumato. Una  folata di vento sconvolge tutti. Un pacificatore sta entrando, staccandosi dalla scala. Colpisce mio fratello con un pugno e lo stende. Mi alzo di botto da terra.
-Chays!- urlo. Una volta in piedi trattengo un’imprecazione di dolore. La caviglia fa un male atroce. Devo esserci caduta sopra quando ci siamo buttati dalla cabina. Sento caldo ovunque. L’esplosione di prima mi ha sconvolta. Ma non importa. Cioè.. non deve importare. Mio fratello è a terra e si rotola lentamente per riprendersi dalla botta. Poi il Pacificatore crolla sotto la scarica elettrica del tridente di Finnick. Prende mio fratello sotto le spalle e lo trascina il più lontano possibile dal finestrino.
Non vedo nient’altro che Chays. Chays e Finnick. Il sangue esce dalla bocca e dal naso di mio fratello.
Raccolgo con fatica l’arco e la faretra e lancio una freccia ad un altro pacificatore che sta entrando. Cade all’indietro e tira giù con lui anche un altro uomo che lo seguiva. Quattro, penso. La caviglia fa male. Ansimo. Devo calmarmi, devo farlo per forza, altrimenti non combino niente di buono.
Mi lancio verso mio fratello che si sta alzando.
-Tutto bene?- chiedo.
-credo di si- ha gli occhi rossi. Gonfi. È stralunato, molto più di quanto possa pensare di esserlo io. Ha pianto. Forse nessuno l’ha visto. Ma chi se ne importa! Ha pianto e ne aveva tutte le ragioni del mondo. Lo farei volentieri se non fosse che adesso è il momento meno opportuno. Chays.. così spavaldo con le armi e adesso così impaurito.
-diversa la guerra da i tuoi allenamenti?- chiedo in tono quasi accusatorio.
Mi guarda male e lo ignoro volontariamente.
-fatti passare tutta la foga di combattere, Chays – gli dico in faccia –potremmo morire tutti da un momento all’altro, devi rendertene conto-
Mi volto in tempo. Qualcuno spara. Non a me.
A mio padre.   NOTA DELL'AUTORE: scusate l'assenza, ma essendo in vacanza non ho potuto pubblicare il capitolo prima di adesso. Buona lettura!
  
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