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Autore: Keyla99    31/07/2012    1 recensioni
Ace è intrappolato sulla Moby Dick da una settimana. In seguito ad uno dei suoi tentativi di uccidere il capitano Barbabianca conosce una misteriosa ragazza, chiamata Umi. Lei lo aiuterà e si affezionerà molto al ragazzo, rimanendo indecisa sul rivelargli o meno il suo segreto. Perchè lui è fuoco, e il fuoco ha distrutto il passato della ragazza... Ma il fuoco lenisce e cura, oltre che ferire...
Keyla
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6

-Isola in vista! È Minea!-
L’entusiasmo dovuto alla prima esclamazione si spense subito con la seconda: Minea era un’isola che ogni tanto incrociavano, ma non vi erano mai scesi, il babbo l’aveva categoricamente vietato.
In pochi erano presenti la prima volta che l’avevano avvistata.
Quel giorno lontano l’isola era avvolta da un mantello di fumo e di fiamme, e da essa provenivano urla e stridore di armi che si scontrano.
L’unico villaggio dell’isola stava bruciando e si sgretolava sotto agli attacchi dei marines, giunti lì per motivi in quel momento sconosciuti ai pirati. In poco tempo erano piombati anch’essi nella battaglia, cercando di aiutare la popolazione.
Allora era presente anche Akainu (a quel tempo vice-ammiraglio), il quale guidava l’operazione.
A Barbabianca e a Marco parve assai strano che un pezzo grosso come lui si trovasse in un’isola così piccola e sperduta nel Nuovo Mondo.
Gli scontri erano durati tutta la notte, il villaggio e i suoi abitanti ormai non esistevano più. Nessun sopravvissuto.
Al termine Marco e il babbo erano tornati a bordo portando con se una ragazzina di appena otto anni, occhi azzurri e arco a tracolla, in lacrime, e avevano annunciato che da quel momento sarebbe stata con loro.

Marco osservava la sagoma che si stagliava all’orizzonte.
–Ok, facciamo come tutte le altre volte e giriamoci al largo- disse agli altri.
–No- Una voce decisa lo interruppe. –Attracchiamo- Il comandante si voltò stupefatto a guardare Umi che se ne stava in piedi con un’espressione seria dipinta sul volto.
–Sono dieci anni da allora- disse semplicemente, come se una semplice affermazione come quella potesse giustificare la decisione della ragazza. –E poi, stanotte c’è il plenilunio- aggiunse con un sorriso un po' forzato.
Marco se ne stette immobile per qualche secondo, poi si riscosse e andò ad avvertire gli altri ragazzi del cambio di programma.
–Sei sicura?- chiese Barbabianca dietro di lei.
–Sì, voglio scendere- 
Il vecchio sorrise e tornò sulla sua sedia - o sarebbe meglio dire trono? - mastodontica.

-Si scendeeeeeee!!!-
Ace, come un bambino, non riusciva proprio a trattenere l’eccitazione.
La nave aveva gettato l’ancora in un baia riparata e gran parte dell’equipaggio era sceso e gironzolava pigramente nei pressi dell’imbarcazione. Non era tardi, erano appena le cinque del pomeriggio.
Il moro vide Umi allontanarsi, diretta verso il bosco.
–Ed eccola che sparisce...- disse un marinaio accanto a lui.
Il ragazzo, ben deciso a saperne di più, chiese all'uomo di che cosa stesse parlando.
–Non te ne sei accorto? Eppure sei con noi da parecchio, ormai. Ogni ventotto giorni, quando c’è la luna piena, quella ragazza scompare senza lasciare traccia; sino alla mattina dopo, quando ricompare. Ed ha sempre un’aria stranita.- gli spiegò quello.
Il moro non si sorprese molto per queste parole: d’altronde, era stato testimone diretto della stranezza di quella ragazza.
Senza starci molto a pensare, Ace si incamminò tra gli alberi, sulle tracce di Umi.

Non era stato difficile seguirla fino a degli ammassi scuri che Ace classificò come quelli che una volta erano edifici.
Ora il ragazzo si trovava in una cittadina distrutta, con evidenti segni di incendio, ed era circondato da macerie e legno carbonizzato.
Aveva cercato di non farsi notare da Umi, ma non era proprio sicurissimo di essere riuscito nel suo intento.
La ragazza infatti, si era accorta di essere seguita da un bel pezzo.
Del resto, il suo inseguitore era piuttosto goffo ed impacciato nel muoversi tra le macerie e più di una volta era inciampato camminando. Utilizzò un trucchetto che da bambina usava spesso: finse indifferenza, e svoltò in un vicolo a destra, badando bene a farsi seguire dal moro. Ace cambiò direzione e proseguì per una dozzina di metri nel vicolo, ma si trovò davanti ad uno spesso muro di mattoni ancora in piedi per miracolo.
Un vicolo cieco... non fece neanche in tempo a finire di formulare questo pensiero che sentì qualcosa di freddo che si chiudeva sul suo polso. Subito il gelo pervase completamente il suo corpo, privandolo delle forze, e cadde in ginocchio.
Ace si voltò di scatto, con un’enorme sforzo di volontà, per vedere quello che era successo.
Al polso sinistro trovò un bracciale di pietra scura che gli stava abbondantemente piccolo.
Cercò di toglierselo, ma appena le sue dita lo sfiorarono un’altra ondata di gelo lo invase, tanto da fargli male.
–Agalmatolite marina, è inutile che provi a togliertelo- La voce di Umi lo colpì duramente alle spalle, come se gli avesse tirato un calcio.
–Perché mi hai seguito, testone!? Adesso mi hai costretto a renderti innocuo!- Inutile dire che la ragazza era furiosa... –Accidenti a te, Ace! Perché non puoi mai startene buono e fermo da qualche parte! Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara!-


Ok ragazzi e ragazze, ora si incomincia a capire qualcosa...
Nel prossimo capitolo il gomitolo della storia si svolgerà per un bel pezzo, magari si scoprirà anche il segreto di Umi...
Comunque il ritardo è pazzesco, ma sono andata in campeggio e subito dopo al campo scout, poi sono finita in una catalessi assurda...
Grazie mille per avermi seguito fin qui, so di essere mooolto pallosa, ma sono fatta così.
Grazie a LaCla che recensisce ogni singolo capitolo e mi incoraggia! Mi piacerebbe ricevere anche altre opinioni, ma mi va bene lo stesso.

Keyla.

   
 
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