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Autore: Dernier Orage    31/07/2012    1 recensioni
Genova. Ermanno, Enrico e Federico, un ménage à trois di sottomissione, dipendenza e realtà delirante. Dalle loro entità separate si dipanano altre relazioni, altre persone, altri mondi, Enrico e "Acca-acca", Federico e Lorenzo.
Esercizio di stile: una storia ruvida e sporca in un'ambientazione precisa e lineare.
Sono un’entità al plurale: due teste di capelli castani, due distese di epidermide chiara e liscia, tesa come corteccia sulle ossa e i muscoli, due lingue identiche e due voci coincidenti.
Federico non sa se sentirsi estraneo o di troppo, ha ventotto anni e occhi solo per Ermanno. Non lo riconosce nelle fotografie, non riconosce la sua voce o il suo modo di camminare, riconosce la sua aura, leggera. Un maglione blu portato su un paio di jeans sbiaditi, stretti sotto l’ombelico da una cintura vecchia, degli occhiali dalla montatura nera.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Genova'
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Bouquet de Nerfs.
Occhi neri, dal vuoto non puoi salvarti, e Lorenzo lo passa a prendere, tenuta rilassata con pantaloni grigi e maglione blu. Federico si aspettava un giacca&cravatta e ostinato si è infilato una t-shirt e un maglione infeltrito che graffia sui gomiti. Fastidio persistente.
Lorenzo lo porta in un ristorante di Sturla, uno stabilimento balneare con bar e pizzeria, la vetrata mostra la spiaggia e, un paio di metri più in basso, l’acqua scura e sonora.
Tra un morso alla pizza con i funghi e un sorso di birra scura, Federico lo provoca e l’altro rimane impassibile, ridacchia, si comporta come se si trovasse di fronte ad un bambino bizzoso. Lorenzo conosce soltanto di vista i gemelli, come clienti occasionali, cocktail alla frutta n.2 e n.9.
Lorenzo ha fatto lo scientifico, il Fermi, cinque anni prima di Federico, non si sono incontrati per caso o forse per volontà del destino, pensa Lorenzo. Entrambi due vuoti a perdere, impossibili da riciclare per una decisione umana, non di materiali.
« Visto che son io che ti rincorro, credo che tu sia libero di spiegarmi bene la situazione con quel ragazzino. » E le parole di Lorenzo non sono abbastanza ma sono da lui e Federico lo sa e lo osserva e decide che non può fargli perdere tutto questo tempo, è adulto.
« E’ qualcosa che mi sta bruciando ogni neurone. » Federico butta giù la birra come fosse acqua ma la desidererebbe whiskey. « E’ così da anni, è iniziata che lui era troppo giovane ed io sono finito da uno psicologo. »
Lorenzo lo guarda con occhi di velluto, la fronte rilassata, le mani grandi sulla tovaglia di carta.
« Lasci il bordo? » Accenna dopo qualche minuto di silenzio denso sotto le note delle canzoni alla radio; indica la pizza ormai fredda e dilaniata dal coltello. Ventotto anni ed ancora incapace.
Federico crede che sia una paralisi quel blocco improvviso, quel torpore che gli impasta la bocca e fa pesare la testa. Attende.
Attende; acqua scura&sonora.
Attende; sorbetto al caffè, il bicchierino di vetro incredibilmente piccolo tra le mani di Lorenzo lo trasformano in un gigante, un pallanuotista, una versione buona del Dargelos di Cocteau, collezionista di veleni.
Attende; la sera al culmine declina e affonda nella notte, le membra nelle coperte. Un inferno di odori tra le lenzuola, il caffè, il sesso, l’ammorbidente, profumi persistenti di amanti passati. Sempre Ermanno, si intende.











   
 
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