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Autore: cranium    31/07/2012    4 recensioni
[Finnick/Annie] riguardante il periodo prima, durante e forse dopo gli Hunger Games della ragazza.
Annie e la sua famiglia si occupano di coralli, la loro situazione economica è stabile, ma non tra le migliori, è una ragazza non particolarmente bella e affasciante.
Finnick è un Vincitore e lui di bellezza e fascino ne ha da vendere, ha dovuto barattare il suo corpo con la sicurezza per lui e per la sua famiglia, vorrebbe scappare, farsi una vita chissà dove, ma è tenuto stretto da sottili catene d'oro forgiate appositamente da Capitol City.
L'incontro con questa ragazza gli cambierà la vita, ma cosa succederà quando il suo nome verrà estratto per i 70esimi Hunger Games?
Riuscirà lui a superare la cosa?
Riuscirà lei a rimanere viva e vegeta in quel delirio?
Se vi ho incuriosito leggete e possa la fortuna essere sempre a vostro favore.
Possibile, ma non certo, spoiler "La Ragazza di Fuoco" e "Il Canto della Rivolta".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Finnick Odair
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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We’re just two lost souls swimming in a fish bowl.

 

L’avvolgerà,

come un filo di lana

nel bozzolo l’avvolgerà,

sapeva, del ragno, la tana?

Ormai, lei, non può più cantare.

Una canzoncina stupida, una filastrocca per bambini, la cantava il Matto, quando passeggiava sul molo la mattina, solo, con la sua barba incolta e le scarpe bucate.

Lui e i suoi amici lo prendevano in giro, gli giravano intorno quando erano piccoli invitandolo a cantare più forte e tirandogli le maniche della giacca lunga e pesante che portava sempre, a ripetere di nuovo il motivetto, e ridevano quando lui iniziava a muovere le braccia nervosamente come se sbattesse un paio di ali.

“Facci vedere le tue ali farfallina” gli gridavano i ragazzi più grandi quando aiutavano i pescatori a portare fuori dalle barche le reti, e lui iniziava la sua danza macabra che più di una volta si era conclusa con un tuffo in acqua.

Gli sembrava di sentirla nelle orecchie, ma si accorse presto che non era solo una sensazione, lui era lì, sotto il palco, che muoveva come in preda a spasmi gli arti superiori cantando la sua canzone.

Non si salverà

la mite farfallina,

nessuno la aiuterà,

il ragno si avvicina?

Non ha più senso aspettare.

Alcuni arrivarono per sottrarlo alla mano dei Pacificatori, nessuno, per loro, doveva rovinare quel giorno, quel momento che veniva ripreso dalla capitale, e un povero vecchio pazzo non dava di certo l’immagine che loro volevano.

La signorina Silver si scusò per l’orribile spettacolo, spettinò i capelli a Annie che era salita e passò all’altra boccia, quella dei ragazzi.

-Steven Williams!-

La folla si aprì lasciando spazio ad un bambino minuto e gracile, che aveva già iniziato a tremare al solo sentire il suo nome pronunciato.

Salì sul palco cercando di nascondere la paura, più per vergogna che per orgoglio, ma subito un altro ragazzo si offrì volontario al suo posto.

La Silver lanciò uno squittio di eccitazione quando vide quello che si stava facendo avanti: spalle larghe fasciate dalla camicia, capelli leggermente scompigliati dal vento che si era alzato, sorriso smagliante, un diciottenne che va al macello per macellare.

Annabelle non fece in tempo a chiedere a Steven se accettava di lasciare quella opportunità che lui si era già fiondato tra le braccia della sorella che lo aspettava in lacrime.

Venne chiesto al nuovo Tributo di presentarsi e lui girandosi verso le telecamere disse il suo nome:

-Marcus Safeport.- tuonò fiero, poi strinse la mano ad Annie come aveva chiesto la Silver e da lì per lui divenne tutto confuso.

 

Il treno li portava veloci verso la capitale.

Tutto si era aspettato tranne quell’atmosfera rilassata che si era creata all’interno del vagone dove si erano radunati per mangiare, Annie mangiava tutto quello che si trovava davanti e sorrideva agli altri, Annabelle si era fatta coinvolgere da quell’atmosfera e continuava a parlare di tutto quello che avrebbero trovato nella sua città, dai bei vestiti, agli accessori più raffinati, avrebbe voluto avvertirla che, i negozi di cui vantava il gusto, non li avrebbero potuti vedere, ma era tutto così ovattato, come dentro a una bella bolla di sapone che si ha paura di rompere.

Mags, lo guardava da sopra il piatto.

Per fare arrivare la settantacinquenne al livello del tavolo lui e Marcus avevano cercato dei libri e dei cuscini da mettere tra la sedia e il fondoschiena della donna.

Non era mai stata una grande altezza, neppure da giovane, così dicevano, ma ci sapeva fare, e oltre l’intelligenza conservava ancora la determinazione che le aveva fatto vincere la sua edizione degli Hunger Games. Aveva capito tutto subito, lei, dalla prima volta che era andato a trovarla dopo che aveva conosciuto Annie, che c’era qualcosa che lo faceva sorridere, che lo faceva distrarre durante la più breve delle conversazioni.

E in quel momento lo scrutava per capire quello che aveva in mente.

“Che farai adesso?” sembrava chiedergli.

“Vogliono tappare le ali alla mia farfalla, ma non glielo permetterò.”

Lei girò lo sguardo su Marcus che sembrava complice in quell’euforia generale muovendo la frutta e facendola parlare, mentre Annabelle lo sgridava per le sue maniere e Annie rideva battendo le mani tra una cucchiaiata di stufato e l’altra, come a fargli entrare in testa la tua presenza.

Chiuse quella conversazione silenziosa rigettandosi nella minestra che aveva davanti, osservando le verdure che galleggiavano nel brodo caldo.

Marcus era grande e grosso, non aveva bisogno di lui, Annie invece sì.

Alzò gli occhi verso lei che guardava rapita il suo compagno che faceva volteggiare due mele passandole da una mano all’altra.

-Dobbiamo iniziare a parlare di strategie, prima ci organizziamo meglio è.- disse mentre gli altri smettevano le loro occupazioni per ascoltarlo.

“Puff” la bolla si ruppe senza portare luccichi dorati, ma solo la triste consapevolezza che quell’attimo era svanito.

Marcus posò le mele e annui serio, Annie si alzò scusandosi, ma quella cena le aveva messo molto sonno.

Annie non sapeva dire le bugie.

 

Il fruscio delle lenzuola accompagnò la sua mano che apriva di scatto la porta del suo scompartimento per coglierla di sorpresa.

Si avvicinò sedendosi sulle coperte.

-Annie, se non volevi parlarne di fronte a Marcus bastava lo dicessi, non credo l’avrebbe presa male, potevamo parlarne domani mattina prima di arrivare, solo tu ed io.-

Perché “noi” faceva troppo male.

Nessuna risposta da quel cumulo di coperte che respirava sempre più velocemente.

Sbuffò per la testardaggine della ragazza.

-Annie, è normale avere paura, anche io ne avevo, lo so che è difficile ammetterlo..- le accarezzò quel poco della testa che spuntava dal nido che si era creata.

-Non è questo Finnick- lo interruppe lei che si tirava a sedere per parlare meglio –non è questo.-

Non tremerà,

ha troppa paura di cadere

sa lei perché non lo fa

non vede la morte incedere?

Non prova neppure a volare.

-Prova a spiegarmi.- disse mentre si allontanava un poco per non farle sentire il tremito che aveva vinto sulla forza delle sue mani al pensiero di non poterla più rivedere.

-Non voglio vincere- sussurrò alla parete più che a lui –non se uccidere è il prezzo che devo pagare.-

Una lama, due, conficcate nel petto, dritte, precise al cuore.

Quanti ne aveva spezzati lui?

Ogni notte un amante diverso, tra le suppliche di restare ancora, e ancora.

“È più bravo di me?” gli mormoravano gli uomini.

“È più bella di me?” urlavano le donne.

Ma non aveva mai sentito il rumore di un cuore spezzarsi, forse perché i gemiti e i sussurri coprivano quel suono, ma lì nel silenzio, cupo, di quello spazio che era solo loro, avvertì perfettamente il suo scheggiarsi, tremare, e rompersi poi definitivamente.

È lento lo spezzarsi di un cuore, si assapora così, come si fa con l’alcool, buttando giù tutto di un colpo si sente di meno bruciare, ma è anche più difficile.

Provò a ingoiare saliva, ma trovò la bocca asciutta.

-Dimmi che scherzi, dimmi che scherzi e chiudiamo questo discorso, adesso, in questo momento.- perché nessuno accetterebbe la propria morte con una tale tranquillità, nemmeno lei.

-No Finnick.-

-E quindi cosa vorresti fare? Morire? Buttarti sulla lancia di qualcuno? Sp..-

-Non voglio uccidere nessuno.- ripeté.

-È normale! Non tutti arrivano là con la consapevolezza di dover uccidere Annie! Poi lo fanno, sei predatore o preda, e ti assicuro che non conviene essere la seconda..- urlò prendendole le spalle come per svegliarla da un brutto sogno.

Sentì una porta non molto lontano aprirsi, le sue urla avevano svegliato qualcuno, ma a lui non importava, non in quel momento, avrebbe gridato fino a svegliare tutta Panem se necessario per aprire gli occhi di Annie.

-Sono un pesce troppo fragile per questa boccia di squali.-

La mangerà, la mangerà

sul far della sera,             

chi lo sa? Lei lo sa

e aspetta sincera

la morte, lenta, arrivare.

 

 

L’angolo del cranio.

Ho cambiato il rating per i capitoli che saranno un po’ violenti, ma lascerò un avviso sopra i suddetti per non creare problemi.

La filastrocca l’ho tirata giù su due piedi, l’idea all’inizio mi piaceva, ma rileggendola non mi convince più molto, ma ho deciso di lasciarla per correttezza verso il mio cervello.

Niente, che altro dirvi, spero che il capitolo vi sia piaciuto, presto pubblicherò l’originale Fantasy, ma non riesco ancora a separarmene, non so perché, vi mando a tutti un abbraccio.

 

cranium

  
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