We’re just two lost souls swimming in a fish bowl.
L’avvolgerà,
come
un filo di lana
nel
bozzolo l’avvolgerà,
sapeva,
del ragno, la tana?
Ormai, lei, non può più cantare.
Una
canzoncina stupida, una filastrocca per bambini, la
cantava il Matto, quando passeggiava sul molo la mattina, solo, con la
sua
barba incolta e le scarpe bucate.
Lui
e i suoi amici lo prendevano in giro, gli giravano
intorno quando erano piccoli invitandolo a cantare più forte
e tirandogli le
maniche della giacca lunga e pesante che portava sempre, a ripetere di
nuovo il
motivetto, e ridevano quando lui iniziava a muovere le braccia
nervosamente
come se sbattesse un paio di ali.
“Facci
vedere le tue ali farfallina” gli gridavano i
ragazzi più grandi quando aiutavano i pescatori a portare
fuori dalle barche le
reti, e lui iniziava la sua danza macabra che più di una
volta si era conclusa
con un tuffo in acqua.
Gli
sembrava di sentirla nelle orecchie, ma si accorse
presto che non era solo una sensazione, lui era lì, sotto il
palco, che muoveva
come in preda a spasmi gli arti superiori cantando la sua canzone.
Non si
salverà
la
mite farfallina,
nessuno
la aiuterà,
il
ragno si avvicina?
Non ha più senso aspettare.
Alcuni
arrivarono per sottrarlo alla mano dei Pacificatori,
nessuno, per loro, doveva rovinare quel giorno, quel momento che veniva
ripreso
dalla capitale, e un povero vecchio pazzo non dava di certo
l’immagine che loro
volevano.
La
signorina Silver si scusò per l’orribile
spettacolo,
spettinò i capelli a Annie che era salita e passò
all’altra boccia, quella dei
ragazzi.
-Steven
Williams!-
La
folla si aprì lasciando spazio ad un bambino minuto e
gracile, che aveva già iniziato a tremare al solo sentire il
suo nome
pronunciato.
Salì
sul palco cercando di nascondere la paura, più per
vergogna che per orgoglio, ma subito un altro ragazzo si
offrì volontario al
suo posto.
La
Silver lanciò uno squittio di eccitazione quando vide
quello che si stava facendo avanti: spalle larghe fasciate dalla
camicia,
capelli leggermente scompigliati dal vento che si era alzato, sorriso
smagliante, un diciottenne che va al macello per macellare.
Annabelle
non fece in tempo a chiedere a Steven se
accettava di lasciare quella opportunità che lui si era
già fiondato tra le
braccia della sorella che lo aspettava in lacrime.
Venne
chiesto al nuovo Tributo di presentarsi e lui
girandosi verso le telecamere disse il suo nome:
-Marcus
Safeport.- tuonò fiero, poi strinse la mano ad
Annie come aveva chiesto la Silver e da lì per lui divenne
tutto confuso.
Il
treno li portava veloci verso la capitale.
Tutto
si era aspettato tranne quell’atmosfera rilassata che
si era creata all’interno del vagone dove si erano radunati
per mangiare, Annie
mangiava tutto quello che si trovava davanti e sorrideva agli altri,
Annabelle
si era fatta coinvolgere da quell’atmosfera e continuava a
parlare di tutto
quello che avrebbero trovato nella sua città, dai bei
vestiti, agli accessori
più raffinati, avrebbe voluto avvertirla che, i negozi di
cui vantava il gusto,
non li avrebbero potuti vedere, ma era tutto così ovattato,
come dentro a una
bella bolla di sapone che si ha paura di rompere.
Mags,
lo guardava da sopra il piatto.
Per
fare arrivare la settantacinquenne al livello del
tavolo lui e Marcus avevano cercato dei libri e dei cuscini da mettere
tra la
sedia e il fondoschiena della donna.
Non
era mai stata una grande altezza, neppure da giovane,
così dicevano, ma ci sapeva fare, e oltre
l’intelligenza conservava ancora la
determinazione che le aveva fatto vincere la sua edizione degli Hunger
Games.
Aveva capito tutto subito, lei, dalla prima volta che era andato a
trovarla
dopo che aveva conosciuto Annie, che c’era qualcosa che lo
faceva sorridere,
che lo faceva distrarre durante la più breve delle
conversazioni.
E
in quel momento lo scrutava per capire quello che aveva in
mente.
“Che
farai adesso?” sembrava chiedergli.
“Vogliono
tappare le ali alla mia farfalla, ma non glielo
permetterò.”
Lei
girò lo sguardo su Marcus che sembrava complice in
quell’euforia generale muovendo la frutta e facendola
parlare, mentre Annabelle
lo sgridava per le sue maniere e Annie rideva battendo le mani tra una
cucchiaiata di stufato e l’altra, come a fargli entrare in
testa la tua
presenza.
Chiuse
quella conversazione silenziosa rigettandosi nella
minestra che aveva davanti, osservando le verdure che galleggiavano nel
brodo
caldo.
Marcus
era grande e grosso, non aveva bisogno di lui, Annie
invece sì.
Alzò
gli occhi verso lei che guardava rapita il suo
compagno che faceva volteggiare due mele passandole da una mano
all’altra.
-Dobbiamo
iniziare a parlare di strategie, prima ci
organizziamo meglio è.- disse mentre gli altri smettevano le
loro occupazioni
per ascoltarlo.
“Puff”
la bolla si ruppe senza portare luccichi dorati, ma
solo la triste consapevolezza che quell’attimo era svanito.
Marcus
posò le mele e annui serio, Annie si alzò
scusandosi, ma quella cena le aveva messo molto sonno.
Annie
non sapeva dire le bugie.
Il
fruscio delle lenzuola accompagnò la sua mano che apriva
di scatto la porta del suo scompartimento per coglierla di sorpresa.
Si
avvicinò sedendosi sulle coperte.
-Annie,
se non volevi parlarne di fronte a Marcus bastava
lo dicessi, non credo l’avrebbe presa male, potevamo parlarne
domani mattina
prima di arrivare, solo tu ed io.-
Perché
“noi” faceva troppo male.
Nessuna
risposta da quel cumulo di coperte che respirava
sempre più velocemente.
Sbuffò
per la testardaggine della ragazza.
-Annie,
è normale avere paura, anche io ne avevo, lo so che
è difficile ammetterlo..- le accarezzò quel poco
della testa che spuntava dal
nido che si era creata.
-Non
è questo Finnick- lo interruppe lei che si tirava a
sedere per parlare meglio –non è questo.-
Non
tremerà,
ha
troppa paura di cadere
sa
lei
perché non lo fa
non
vede la morte incedere?
Non prova neppure a volare.
-Prova
a spiegarmi.- disse mentre si allontanava un poco
per non farle sentire il tremito che aveva vinto sulla forza delle sue
mani al
pensiero di non poterla più rivedere.
-Non
voglio vincere- sussurrò alla parete più che a
lui
–non se uccidere è il prezzo che devo pagare.-
Una
lama, due, conficcate nel petto, dritte, precise al
cuore.
Quanti
ne aveva spezzati lui?
Ogni
notte un amante diverso, tra le suppliche di restare
ancora, e ancora.
“È
più bravo di me?” gli mormoravano gli uomini.
“È
più bella di me?” urlavano le donne.
Ma
non aveva mai sentito il rumore di un cuore spezzarsi,
forse perché i gemiti e i sussurri coprivano quel suono, ma
lì nel silenzio,
cupo, di quello spazio che era solo loro, avvertì
perfettamente il suo
scheggiarsi, tremare, e rompersi poi definitivamente.
È
lento lo spezzarsi di un cuore, si assapora così, come si
fa con l’alcool, buttando giù tutto di un colpo si
sente di meno bruciare, ma è
anche più difficile.
Provò
a ingoiare saliva, ma trovò la bocca asciutta.
-Dimmi
che scherzi, dimmi che scherzi e chiudiamo questo
discorso, adesso, in questo momento.- perché nessuno
accetterebbe la propria
morte con una tale tranquillità, nemmeno lei.
-No
Finnick.-
-E
quindi cosa vorresti fare? Morire? Buttarti sulla lancia
di qualcuno? Sp..-
-Non
voglio uccidere nessuno.- ripeté.
-È
normale! Non tutti arrivano là con la consapevolezza di
dover uccidere Annie! Poi lo fanno, sei predatore o preda, e ti
assicuro che
non conviene essere la seconda..- urlò prendendole le spalle
come per
svegliarla da un brutto sogno.
Sentì
una porta non molto lontano aprirsi, le sue urla
avevano svegliato qualcuno, ma a lui non importava, non in quel
momento,
avrebbe gridato fino a svegliare tutta Panem se necessario per aprire
gli occhi
di Annie.
-Sono un pesce troppo fragile per questa boccia di squali.-
La
mangerà, la mangerà
sul
far della sera,
chi
lo sa?
Lei lo sa
e
aspetta sincera
la
morte, lenta, arrivare.
L’angolo
del cranio.
Ho
cambiato il rating per i capitoli che saranno un po’
violenti, ma lascerò un avviso sopra i suddetti per non
creare problemi.
La
filastrocca l’ho tirata giù su due piedi,
l’idea
all’inizio mi piaceva, ma rileggendola non mi convince
più molto, ma ho deciso
di lasciarla per correttezza verso il mio cervello.
Niente,
che altro dirvi, spero che il capitolo vi sia
piaciuto, presto pubblicherò l’originale Fantasy,
ma non riesco ancora a
separarmene, non so perché, vi mando a tutti un abbraccio.
cranium