Una nuova medaglia nella bacheca, un
nuovo trofeo sulla credenza. Ian li guardava allineati a fare bella
mostra di
loro e li odiò profondamente. Avrebbe dato qualsiasi
medaglia e trofeo, ogni
suo più grande traguardo per passare di nuovo un ora in mare.
Per quanto fosse un nuotatore
premiato e famoso non poteva più nuotare in mare, solo nelle
piscine chiuse e
sicure. Il mare gli era stato negato per sempre: se avesse provato a
tornarci
sarebbe sicuramente morto. Perché, anche se nessuno lo
sapeva, lui non era un
essere umano ma un tritone. Una pozione gli aveva fatto perdere la coda
e le
branchie, insieme a tutta la sua vita passata.
Ian era nato come principe di un
regno sommerso popolato solo da sirene e tritoni come lui ma un giorno
degli
altri tritoni che venivano da molto lontano li hanno attaccati e
decimati. Il
re, padre di Ian, aveva visto il suo regno perduto e il figlio in
pericolo
mortale: era infatti risaputo che gli invasori non concedevano
misericordia
neppure ai bambini. Così il padre di Ian l’aveva
portato lontano, in un posto
in cui i nemici non l’avrebbero potuto avere: sulla terra
ferma. Gli aveva
fatto bere una pozione e gli aveva proibito di tornare in mare, se
l’avesse
fatto il nuovo re tritone l’avrebbe sicuramente trovato e
ucciso. Il re se ne
era poi dovuto andare, la pozione non bastava per entrambi e non ce
n’era
un'altra dose. Da allora Ian non l’aveva più
rivisto.
Una pattuglia di polizia aveva poi
trovato il piccolo Ian che vagava sulla spiaggia e, dopo un lungo iter
burocratico, una coppia di novelli sposini l’aveva adottato.
Crescendo Ian non aveva potuto fare
a meno di rimanere vicino al mare, o per lo meno di nuotare.
Così le piscine
erano diventate la sua seconda casa ma non bastava mai. Desiderava il
sapore e
l’odore del mare più di qualsiasi altra cosa al
mondo.
Sapeva quale rischio sarebbe stato
per lui tornare a nuotare nell’oceano ma la sua casa gli
mancava così tanto da
fargli persino male. Così un giorno convinse i suoi genitori
adottivi a
portarlo a nuotare in un mare differente, il più lontano
possibile dalla
spiaggia dove il suo vero padre l’aveva abbandonato tanto
tempo prima. Si
allontanò da quelle coste e, dopo un intero giorno di
viaggio, arrivò ad un
altro mare. Aveva un colore, un odore e un aspetto completamente
differente da
quello del suo mare. Ian si
svestì e
lasciò tutto sulla spiaggia, correndo fino al bagnasciuga ma
si fermò appena
prima di mettere i piedi in acqua. Voleva entrare in acqua, tuffarsi e
non
tornare mai più a riva, ma allo stesso tempo aveva paura di
farlo. E se
l’avessero scoperto e trovato? Cosa ne sarebbe stato di lui?
Fece un passo e un onda spumò
attorno al suo piede facendolo sorridere. Fece un altro passo e poi un
altro
ancora, con il cuore leggero e un sorriso sul viso sentì
nuovamente la
sensazione familiare e rassicurante dell’acqua di mare che lo
avvolgeva. Arrivò
ad immergersi fino allo stomaco e poi i suoi genitori adottivi lo
richiamarono
-Ian! La crema solare!- gli urlò la
sua madre adottiva, sventolando il flacone di crema come una bandiera.
Nonostante fosse un nuotatore provetto e passasse la maggior parte
della vita
in acqua, Ian aveva la pelle chiara che si bruciava molto facilmente al
sole e
sua adottiva madre si preoccupava sempre per lui. Ian guardò
l’acqua e, a fatica,
decise di uscire. Era lontano dal suo mare, non sarebbe successo niente
di male
e lui avrebbe potuto tornare a nuotare nelle sue amate acque. Corse
dalla sua
madre adottiva e si spalmò la crema solare sulle spalle e
sul resto del corpo
mentre lei gliela metteva sulla schiena
-Sei felice?- chiese la donna
dolcemente
-Non immagini neppure quanto- gli
rispose Ian per poi tuffarsi nuovamente in acqua. I suoi nuovi genitori
non
avevano mai capito perché, fin da bambino, smaniasse per
nuotare ma non volesse
mai andare al mare. Gli psicologi avevano tutti convenuto che fosse
dovuto ad
un qualche shock subito prima di essere trovato. Ian non aveva mai
detto a
nessuno della sua vera natura, sapeva che l’avrebbero tutti
preso per pazzo se
avessero saputo. Aveva finto per anni di non ricordare nulla del so
passato ma
la realtà era che non poteva dire niente a nessuno. La
realtà superava di gran
lunga qualsiasi fantasia.
Ian
e la sua famiglia adottiva dovevano passare cinque giorni al mare e i
primi tre
passarono veloci e piacevoli. Nessun mostro marino o tritone cattivo
venne a
prendere Ian e lui rimaneva tutto il tempo possibile in acqua, nuotando
e
fantasticando di tornare ad essere un tritone di nuovo. Ma le sue gambe
non
tornarono una coda e i suoi polmoni non gli permisero di respirare
sott’acqua
di nuovo. La pozione che gli aveva dato suo padre non perdeva il suo
effetto.
Il
quarto giorno Ian uscì di casa che era ancora
l’alba e andò di nuovo in mare.
Sapeva che erano gli ultimi giorni per lui e voleva sfruttare ogni
istante
rimasto a nuotare. Si allontanò dalla riva e
sentì il cuore scoppiargli ancor
più di felicità quando raggiunse gli scogli
frangionde e il mare aperto si aprì
davanti a lui. Solo un infinita distesa di acqua e cielo. Il vento
fresco e
salmastro a scompigliargli i capelli gli portò anche una
voce.
Non
la riconobbe subito, all’inizio le parole gli arrivavano
fioche e insensate, ma
si faceva via via più forte e decisa mentre dalle
profondità marine apparve una
figura ben nota
-Ian
mi hai disubbidito- gli disse suo padre, ormai vecchio e stanco
-Padre!
Non pensavo che qui mi potessero trovare, pensavo di essere al
sicuro… - cercò
di difendersi il ragazzo
-Non
lo saresti stato- gli rispose gravemente suo padre –ma gli
invasori ora sono
stati sconfitti e il nostro regno è libero-
-Non
ci sono più? Quindi posso tornare a casa?- gli chiese il
ragazzo entusiasta
-Vuoi
tornare indietro?- gli chiese stupito suo padre –sei umano
ora non dovresti
volerlo, hai vissuto più tempo sulla terra ferma che in
mare, non ti biasimerei
se non volessi tornare-
-Padre
io ho vissuto sulla terra ma il mio cuore è in mare, non
desidero che tornare
alla mia vera forma, fra i miei simili, nel mio elemento…
stare lontano dal
mare mi spezza il cuore-
-Allora
vieni, torniamo a casa insieme-
Nei
giorni seguenti i genitori adottivi di Ian lo fecero cercare in lungo e
in
largo, sia sulla terra che in mare. Nel loro cuore si attanagliava il
terrore
che loro figlio fosse uscito a nuotare e che fosse annegato. Il giovane
o il
suo corpo non furono mai ritrovati e il mondo pianse il giovane
nuotatore,
scomparso per sempre.