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Autore: Selis    31/07/2012    4 recensioni
Aveva sentito tante dicerie sul suo conto, ma nessuna riguardante certe tendenze. Non che ci fosse nulla di strano sia chiaro, nel regno erano in molti a preferire i giovani ragazzi alle succubi, ma di certo non si era aspettato che il diavolo avesse alluso proprio a quello.
Genere: Avventura, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Radh'ka era partito presto la mattina seguente; Vyras lo aveva guardato sparire nel portale, rilasciando un sospiro di rassegnazione. Con l'assenza del padrone, il suo compito sarebbe stato ancora più complicato; in molti non vedevano di buon occhio il demone già dal suo arrivo, ma dopo la notte dello scontro, aveva attirato su di se il loro odio. Tutti infatti, avevano sentito cos'era accaduto tra le mura di quella stanza; le urla e gli ansimi del demone, avevano rimbombato per i freddi corridoi per la maggior parte della notte. Aveva già dovuto placare gli animi di alcuni servitori troppo presuntuosi, poco prima di essere convocato dal suo signore; sperava solo che le minacce fermassero quegli stolti dal compiere gesti avventati. Il suo signore era stato chiaro, il demone gli serviva; non avrebbe accettato una mancanza da parte sua, ed era abbastanza certo che chiunque avesse osato disubbidirgli avrebbe pagato a caro prezzo quell'affronto.

Mahan imprecava da due giorni contro il demone, lei come tutti aveva sentito quello che era successo e non era affatto contenta; aveva cercato di evitarla in tutti i modi - soprattutto dopo quello che aveva dovuto fare nelle segrete - ma lei gli stava incollata addosso chiedendogli ogni due secondi come stesse. Le ferite si stavano richiudendo velocemente, ma lui non aveva certamente lo stesso potere rigenerativo del demone. Quel cucciolo era fuori dalla norma anche per i suoi standard.

Lui, al contrario di molti altri non nutriva astio verso il demone, e nemmeno verso il padrone; aveva donato la sua esistenza al diavolo, non gli sarebbe venuto meno per nessun motivo al mondo. Certo, gli dispiaceva per la sorellastra; ma gli ordini del padrone erano legge per lui, come per chiunque altro dentro il castello. Disubbidire ad un suo ordine diretto, equivaleva nel miglior caso a passare una settimana nella stanza delle torture con un subalterno a torturarti; se il padrone era di pessimo umore, come succedeva raramente, allora lo sfortunato di turno doveva solo sperare di riuscire a restare vivo, in quanto il diavolo si sarebbe occupato personalmente della sua punizione. E non sarebbe certamente stato clemente o delicato.

La sorella si era in parte meritata la visita nelle segrete; e lui capiva il motivo per cui il diavolo gli aveva fatto eseguire personalmente la punizione, nonostante il loro grado di parentela. Anzi, forse proprio per quello.

Quando il portale scomparve del tutto, il moro rientrò nel castello; era ora di andare a svegliare il demone. Poteva benissimo lasciare questo compito ad un altro dei servitori presenti nel palazzo, ma per il momento non poteva permettere che gli succedesse qualcosa; senza il suo potere, non era in grado di difendersi se qualcuno lo avesse attaccato.

Quando Vyras entrò nella stanza, pochi minuti più tardi, trovò il demone profondamente addormentato tra le soffici coltri del letto; il giorno prima era stato estenuante ed infinito, il verde infatti, non riuscendo a percepire il demone avversario, aveva compiuto un sacco di movimenti inutili, non comprendendo appieno il senso dell'allenamento. Avrebbe dovuto tentare con un approccio diverso, altrimenti quando il suo signore sarebbe tornato, non avrebbe riscontrato nessun miglioramento: e a quel punto lui avrebbe potuto dire addio alla sua vita.

« Svegliati demone, è ora di iniziare l'allenamento. » Disse il moro, ricevendo in cambio solo un verso incomprensibile da parte dell'occupante del letto. Vyras sbuffò spazientito, tirando via le lenzuola dal corpo mezzo nudo del demone, che si raggomitolò in posizione fetale, coprendosi poi la testa spettinata con il soffice cuscino.

« Uhmmm... E' appena l'alba. » Mugugnò Kreuz con la voce attutita dallo strato di piume.

« L'allenamento inizia all'alba e finisce quando io deciderò che è il momento di smettere. E ora muoviti ad alzarti, se non vuoi saltare la colazione. » Rispose Vyras.

« Ma siete tutti così simpatici in questo posto? » Replicò Kreuz, alzandosi di scatto dal letto; guardando male il moro.

« Non è nostro compito essere simpatici. Il nostro unico dovere risiede nel padrone e ne suoi ordini, e io ho avuto il compito di addestrarti. Che ti piaccia o no; quindi alzati da quel letto. »

« Spiegami un po' tutta questa devozione nei confronti del diavolo... ne sei innamorato? Vi tiene sotto controllo con un qualche incantesimo strano? O vi minaccia in qualche modo? » Chiese interessato il demone, dirigendosi però verso il bagno adiacente.

« Il padrone non usa nessun trucco. E certamente io non posso avere la presunzione di innamorarmi di lui; uno del mio calibro non può permetterselo. Non ne è degno. Il nostro è unicamente rispetto verso il padrone che serviamo, ma un essere primitivo e volgare non potrà mai capire la nostra devozione. » Ribatté gelido il Vyras, lanciandogli un'occhiataccia. Solo allora notò il complicato tatuaggio che svettava sulla pelle del demone: un enorme e minaccioso ragno nero stava su una sottile ma intricata ragnatela, che a sua volta conteneva due occhi vacui, senza iride ne pupilla, che “osservavano” il mondo alle spalle del demone.

« L'unico rispetto a cui sono abituato è quello della pancia piena dopo un estenuante giornata di lavoro. » Replicò Kreuz dal bagno.

« Con lavoro, intendi fare il sicario, consegnando oggetti preziosi - la maggior parte delle volte rubati - ad altra gente, per conto dei trafficanti di Eradish? »

« Per tua informazione quelle terre sono piene di trappole mortali; nulla di possibilmente paragonabile alle quattro mura che circondano questo castello. Le creature che dimorano in quei luoghi, non sono docili come quelle lucertole troppe cresciute che tenete in giardino, il loro veleno è per la maggior parte delle volte letale. »

« Non mi pare tu abbia grossi problemi con il veleno. Ancora mi chiedo come tu abbia fatto a sopravvivere. » Domandò il moro.

« Intendi quello presente sulle tue lame? Era infinitamente dolce; sei certo di non aver confuso le boccette quando hai preparato le armi? » Ghignò Kreuz, deridendolo.

« Impossibile. Ed ora muoviti ad uscire dal bagno, siamo già in ritardo. »


*******


Radh'ka percorse i gelidi corridoi di pietra, fino a raggiungere un'anonima porta a ridosso della parete: varcò la soglia dopo aver ricevuto il permesso e si sedette sull'unica poltrona davanti alla scrivania di appal. La stanza non conteneva un grande arredamento, un'imponente scrivania di legno scuro stava al centro della stanza; due comode poltrone di una costosa e rara pelle di durag, erano poste una davanti all'altra con solo la scrivania a separarle. Una libreria fatta dello stesso materiale della scrivania, ricopriva tutta la parete opposta alla porta dove era entrato il diavolo poco prima; il tutto appoggiava su soffici tappeti pregiati, disseminati in vari angoli della stanza.

Radh'ka osservava in silenzio l'essere davanti a se, senza proferire alcuna parola; era stato convocato con la massima urgenza, ma probabilmente si trattava del solito rapporto di routine, quindi non si preoccupava più di tanto di quello che avrebbe detto l'altro.

« Avete come sempre un aspetto impeccabile, nonostante quelle dubbie spoglie. »

« Vi ringrazio. Posso sapere il motivo di questa convocazione? »

« Mi è giunta voce che tu abbia adottato un nuovo cucciolo Radh'ka; spero che questo non ti stia distraendo dal tuo compito, su ai piani alti si aspettano molto da te. Soprattutto a causa del tuo sangue. »

« Non vi preoccupate, tutto sta procedendo secondo i piani. Tra poco tutto sarà pronto. » Rispose il diavolo con voce gelida. Odiava sentir parlare del suo sangue e quindi della sua discendenza, era una cosa che lo aveva sempre fatto infuriare. Non sopportava di essere controllato come un bambino poco ubbidiente, e sapere che quel fossile conoscesse tutti i suoi spostamenti lo irritava irrimediabilmente.

« Molto bene. Tutto deve essere perfetto per quando giungerà il momento prestabilito. »

« Non vi deluderò. La nostra rivalsa su quegli esseri primitivi avrà presto inizio. »

« Puoi andare ora. Ti contatterò ancora per farti sapere luogo ed ora del prossimo incontro; c'è qualcuno impaziente di vederti fuori da quella porta. Vedete di non dilungarvi troppo in convenevoli, nonostante sia da molto che non vi incontrate, anche noi abbiamo del lavoro da finire. »

« Certamente. » Rispose il diavolo, per poi alzarsi dalla comoda poltrona e uscire dalla stanza.

Non appena si richiuse la porta alle spalle venne travolto da una cascata di ricci capelli azzurri; cercò di staccarsi quella cozza che gli si era attaccata addosso, ma senza molti risultati.

« Staccati Selyra, sei pesante. »

« Sempre simpatico è tesoro? È impossibile che sia pesante, mi sono pure messa a dieta. È da un sacco che non ci vediamo, e tu parli del mio peso. Girano certe voci su un tuo nuovo cucciolo, com'è? È forte? È carino? O è solo un altro dei tuoi passatempi? Sento uno strano odore sulla tua pelle, ma non riesco a riconoscerlo; non è quello delle solite puttane che ti porti a letto. Questo emana una sottile traccia di potere. » Rispose Selyra, senza dimostrarsi offesa in alcun modo.

« Non intendo rispondere a nessuna delle tue domande. Ora se mi vuoi scusare. » Replicò Radh'ka, facendo cadere il discorso.

« Non puoi andartene di già! Ci siamo appena rincontrati dopo più di sei lune! » Si lamentò la riccia. « Inthersill ci ha concesso del tempo, ed è un sacco che non stiamo da soli... sai... come hai vecchi tempi. » Continuò lasciva, spalmandosi addosso al diavolo e facendo combaciare i suoi floridi seni contro il petto dell'altro.

« Spostati Selyra. Devo ricordarti che sei rimasta incinta dopo essertela fatta con mio fratello? » Rispose gelido Radh'ka.

« Quante complicazioni, un po' di sano sesso fa sempre bene. Non capisco perché siete tutti così fiscali. Nonostante tutto, ti trovo comunque molto affascinante. » Si lagnò lei sbuffando, ma senza staccarsi, iniziando anzi a giocare con una delle ciocche argentee del diavolo.

« Ryarn, vieniti a riprendere la tua compagna, se vuoi avere un'erede. La mia pazienza sta per esaurirsi. » Ringhiò il diavolo, ricevendo in risposta solo una bassa risata, da un punto in ombra del corridoio.

« Come siamo suscettibili fratellino; a Sely mancano i nostri incontri a tre.. e devo ammettere che anche io ne sento la mancanza. » Rispose la voce.

« A me invece non sono mancati per niente. E ora dille di levarmisi di dosso, ho del lavoro da fare. » Sibilò irritato Radh'ka.

« Sely, lascia andare l'antipatico. Andremo a divertirci con qualcun altro te lo prometto. Il bambino ha bisogno di energie, e cosa può essere migliore di un buon pasto a base di sangue durate il sesso. » Disse il fratello uscendo dalle ombre; aveva dei corti capelli neri, perfettamente tirati indietro da una strana mistura che li rendeva più lucenti. Gli occhi, piccoli e rossi fissavano gelidi Radh'ka: che non si fece per nulla intimorire da quello sguardo di fuoco.

« Ma Ry, io... » Cercò di dire lei.

« Ti ho detto di venire qua Selyra, non farmelo ripetere. » Tagliò corto l'altro diavolo.

« Come vuoi. » Sbuffò la riccia, separandosi a malincuore dal diavolo dai capelli argentei, che ritornò finalmente in possesso del suo braccio.

« Ora, se volete finalmente scusarmi. » Finì Radh'ka, passando accanto al fratello, per poi imboccare il gelido corridoio.

« Ci vediamo presto, fratellino. »


L'angolo di Sèlìs :

Salve a tutti! Lo so... sono in ritardo ç__ç 

Ma in questa settimana ho avuto dieci mila cose da fare.. sigh.

Mai un attimo di tregua! 

Spero che questo capitolo vi piaccia!!! <3

   
 
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