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Autore: PeaceS    02/08/2012    1 recensioni
Quell'anno scolastico era stato così intenso, probabilmente Lily - come tutti gli altri - non lo avrebbe dimenticato facilmente.
Avevano conosciuto tutti l'amore, quello che fa mancare il fiato, quello che entra sotto pelle e non lascia più, rimanendo lividi indelebili; avevano conosciuto il dolore, mera conseguenza del cuore che pompa senza volersi fermare.
Avevano conosciuto l'amicizia, quella che resta, quella immortale. Hogwarts quell'anno aveva assistito a risate, lacrime, esaurimenti nervosi dati dallo studio, marachelle, il solito Quidditch e le solite dispute tra i dormitori. Hogwarts, ancora una volta, era stata partecipe di quella vita fatta di emozioni, sentimenti, dubbi e brividi.
Hogwarts li stava salutando, ma non stava dicendo addio, perché - come sempre - per chiunque avrebbe voluto tornare, casa loro sarebbe sempre stata lì a dare il "benvenuto".
- Storia scritta a quattro mani con sfiammella, mia eterna ispiratrice. -
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Teddy Lupin, Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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  • La cover è stata creata da Hakigo che ringraziamo infinitamente per il lavoro svolto, e l'impegno con cui ha creato questa meraviglia. - Fatele visita, fa miracoli questa ragazza! -
  • I personaggi rappresentati nella cover sono: 
  • Lily Potter\Cintia Dicker - Ted Lupin\Bradley James - Derek Zabini\Jesse Williams
  • Rose Weasley\Ana Lutosky - Scorpius Malfoy\Alex Pettyfer - Riger Dolohov\Ian Somerlader
  • Albus Potter\Gaspar Ulliel - Lysander Scamandro\Jensens Ackless
  • Dominique Weasley\Veronica Oliver - James Potter\Matt Gordon

Vi ringraziamo per l'attenzione e speriamo di ricevere, almeno in questo capitolo, qualche commento. 

Buona lettura! 

 

 

 

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Settimo capitolo

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

Camminava spedita tra quei corridoi solitari, con i pugni chiusi e i capelli rossi che danzavano, come fiamme animate, sulle sottili spalle coperte dal maglione grigio della divisa; svoltò l'angolo della cucina, bloccandosi su quei scalini che l'avrebbero portata alla "sua" stanza.

Non sapeva nemmeno perché era andata fin lì, con quale coraggio avrebbe iniziato una conversazione... dopo la discussione con Rose sapeva solo di volerlo vedere, toccare, e capire perché tutto quello era considerato sbagliato.

Come poteva considerarsi una cosa così meravigliosa sbagliata? Quando lui la toccava, baciava, stringeva, a lei non mancava niente, se non il respiro per le troppe emozioni che sembravano volerle strappare il cuore dal petto.

Lui, in quelle notti, le regalava il paradiso, promettendole le ali, e lei riusciva persino ad aprire i cancelli di quel mondo perfetto.

Certo, dopo, quasi senza risentimento, la ricacciava all'inferno, ridendo del suo dolore e alimentando le fiamme capaci di straziarle la carne... ma riusciva ad equilibrare il tutto, mostrandole bene e male in una sola fiamma fatale.

Salì uno scalino per volta, prendendo un lungo respiro prima di afferrare la maniglia di ottone e aprire appena la porta.

Lily, in un certo senso, aveva sempre sperato che lui provasse qualcosa di più del semplice sesso; dentro sé aveva alimentato quella speranza, lasciando che crescesse come un edera velenosa.

Lily era quasi sicura che lui provasse qualcosa di più del sesso, ma si era sbagliata.

Il cuore si dilaniò completamente quando riconobbe i capelli biondi di Victorie Weasley aperti a ventagli su quel letto dalle lenzuola rosse. Quella pelle di porcellana, senza imperfezioni, l'avrebbe riconosciuta tra mille: il suo odore di rose saturava la stanza, e quegli occhi azzurri - limpidi e dolci - fissavano inteneriti il volto di Ted.

Il suo Teddy.

Quello che in quel momento aveva i capelli rosa, più vivaci che mai.

Lily aveva davvero sperato, in un secondo momento, che lui fosse suo, e che solo con lei facesse l'amore in quel modo, stringendola fino a farle mancare il fiato.

Il suo cuore prima produsse uno strano scricchiolio e poi si spezzò completamente, accattorciandole i polmoni e rendendola quasi inutile.

Lentamente chiuse la porta alle sue spalle, senza produrre rumore e inciampando sugli scalini quando mosse i primi passi; non sentiva più il cuore, e il cervello sembrava non voler collaborare.

Si massaggiò lo sterno senza badare ai graffi sulle mani che si era procurata per aggrapparsi a qualcosa, imbattendosi solamente in un muro di mattoni... lo stesso muro che le stava gelando il cuore.

Cadde in ginocchio, senza nemmeno sentirlo sbucciarsi sugli scalini; neanche l'idea di essere a pochi metri da quei due riusciva a smuoverla. Le sembrava di cadere, e aveva la sensazione che quella volta non si sarebbe rialzata.

Gemette, e una lacrima le accarezzò il viso. Doveva alzarsi di lì, o sentire un gemito o un sussurro mal trattenuto le avrebbe di sicuro straziato l'anima.

"Devo... devo andare via." mormorò a voce alta, alzandosi traballante sulle proprie gambe e ri-aggrappandosi al muro con forza. Un singhiozzo le squassò il petto, rischiando di mozzarle il respiro.

Camminò a tentoni, inciampando di tanto in tanto ma rialzandosi sempre; in fondo era sempre stato così, no? Tutti avevano il permesso di ferirla, dilaniarla, ma lei era sempre pronta a rialzarsi. Perché doveva essere una sicurezza, quella? Era stanca di alzasi, cazzo, stanca!

 

Arrancò fino ai sotterranei, ringraziando, ancora una volta, che tutti fossero a cena; si accasciò contro il ritratto del Barone Sanguinario, cominciando a dondolare su sé stessa e maledirsi. Maledirsi per essere stata così stupida e aver creduto troppo in fretta alle sue bugie. Maledirsi perché nonostante tutto lo amava ancora, anche con il cuore a pezzi.

Maledirsi per volerlo indietro, tra le sue braccia, al sicuro nel suo cuore.

"Lily?" la voce stranita di Rose la raggiunse, e quando alzò gli occhi intrisi di lacrime l'altra sgranò gli occhi, correndo da lei.

"Cos'è successo?" domandò Rose, accarezzandole dolcemente i capelli e guardandola preoccupata.

"Sono stata così stupida, Rosie... così stupida!" gemette, abbracciandola di slancio e supplicandola di portarla via.

"Ora va tutto bene, te lo prometto, mi prenderò io cura di te" sussurrò Rose, aiutandola ad alzarsi e trascinandola - letteralmente - nei dormitori di Serpeverde.

Aveva un appuntamento con Dominique, che le aveva detto la parola d'ordine, nella Sala Comune: appena la vide entrare con Lily in quello stato le raggiunse.

 

"Cos'è successo?" domandò, sgranando gli occhioni azzurri e guardando la cugina più piccola trattenere i singhiozzi, evitandola di guardarla in viso.

"Non lo so, portiamola nella tua stanza" mormorò Rose, ed insieme la portarono nella stanza che Dom condivideva con le sue compagne di dormitorio.

Ordinata, con quattro letti messi in fila ordinatamente, solo uno scrittore pieno zeppo di fogli faceva intuire a chi entrava che lì ci abitava qualcuno, se non addirittura quattro adolescenti. L'adagiarono sul letto a baldacchino di Dominique, che la coprì con le lenzuola verde-argento.

"Non ne voglio parlare, davvero... non ne voglio parlare" gemette infine, accettando solamente gli abbracci delle due ragazze, che la cullarono dolcemente, senza lasciarla andare.

 

**

 

"E' una ragazzina... ed è molto bella, Ted, è normale che la corteggino!" sbuffò Victorie, sbadigliando vistosamente e stiracchiandosi sul letto del ragazzo, che arricciò il naso.

"Ma io non posso di certo stare a prendere a botte tutti i suoi pretendenti" sibilò Ted, che al pensiero di Jhon ancora gli prudevano le mani.

"Per le consunte mutande di merlino, Lupin! Lei può rifiutare le loro avance senza che tu intervenga come un macho" disse Vic, alzando gli occhi al cielo.

Era spuntata dal camino un ora prima, buttandogli le braccia al collo e cinguettando che gli era mancato; non si vedevano spesso grazie al lavoro di Vic, che faceva un via vieni dall'Inghilterra alla Francia, e la sua ragazza, Selena, non migliorava certo la situazione. Vic preferiva passare il tempo che non lavorava con la propria fidanzata, e anche se Ted, ai tempi di Hogwarts, era stato la loro copertura questo non gli dava il diritto di rubare del tempo ad entrambe.

"Quelli sono molesti" rispose semplicemente, muovendosi a disagio. Aveva ragione... maledettamente ragione, ma non era così propenso a dirglielo.

"Lei è stata sempre l'unica per te, Ted. Anche quando era piccola... quando aveva bisogno del tuo supporto eri capace di andare in capo al mondo per lei. Perché lasciarla andare senza combattere? Perché lasciarla andare e basta?" sussurrò, accarezzandogli con dolcezza una guancia e sorridendo teneramente.

"Amala con tutto te stesso, fregandotene del resto del mondo" finì.

Accoccolandosi al suo fianco, come un bambino e, socchiudendo lo sguardo, si ripromise di farlo. Amarla con tutto sé stesso, si intende.

 

***

 

Abbandonarla sul letto fu angosciante, ma era in buone mani.

Dominique si sarebbe presa cura di lei, e Rose lo sapeva molto bene, ma nonostante questo provò una fitta al cuore quando vide la più piccola delle sue cugine rannicchiata sotto le coperte, come a volersi proteggere da qualcosa.

Aveva pianto, Lily, fino allo sfinimento; aveva urlato, stretto il cuscino tra i denti per soffocare la voglia di spaccare tutto e aveva maledetto il nome di Ted, accompagnandolo con parole forti e sboccate, senza preoccuparsi di apparire pazza.

Lei e Dominique erano rimaste in silenzio ad ascoltare solo il rumore straziante del dolore che in quel momento Lily aveva provato. Erano state in silenzio, guardandola straziarsi con le proprie mani, rifiutando di venire curata.

Adesso tutto sembrava essere passato, Lily dormiva abbracciata al cuscino che poco prima aveva martoriato con i denti e Dominique le accarezzava i capelli dolcemente. Il viso era arrossato e altre lacrime sfuggivano accarezzando quel viso apparentemente rilassato e calmo, ma Rose capì, con un sospiro, che i suoi sogni erano tormentati, esattamente come la realtà.

"Domi, io vado. Ho la ronda...cerco di ritornare più tardi" sospirò, guardando preoccupata sua cugina, che forse non avrebbe mai soffocato quel dolore che le aveva impedito di parlare e di pronunciare persino una sola sillaba.

Non avevano chiesto, avevano solo ascoltato il suo pianto sperando che con il silenzio Lily potesse sentirsi al sicuro, a casa, e potesse sentirsi amata. Rose aveva gettato via il ricordo del litigio avvenuto pochi giorni prima, aveva dimenticato le urla, le offese, gli sguardi torvi e duri; aveva lasciato correre nel momento in cui l’aveva vista accasciata contro il muro a martoriarsi le mani e ferirsi per un motivo sconosciuto, che non aveva avuto il coraggio di rivelare.

"Va bene...ci vediamo dopo" Dominique si porse verso di lei, baciandole delicatamente la guancia per poi ritornare a coccolare Lily, che non avrebbe mai sentito quel tocco leggero e amorevole, ma che Dominique non le avrebbe mai negato.

Rose gettò un’ultima occhiata alle due e per un attimo fu tentata di saltare la ronda e rimanere li, anche in silenzio, solo per assicurarsi che Lily stesse bene... ma Dominique si sarebbe presa cura di lei, quindi preferì uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle.

Percorse con passo frettoloso il corridoio buio e stretto che la portò alla sala Comune occupata da qualche serpeverde che, vedendola, storse appena lo sguardo, per poi ritornare ad ignorarla nuovamente.

Questa volta il passo fu più affrettato, desideroso di lasciare quella sala cupa, immersa nelle profondità del Lago Nero.

Ci sarebbe ritornata più tardi, quando sarebbe stata vuota e, forse, quando Lily avrebbe avuto la forza di spiegare ogni cosa. Si indirizzò verso l’uscita, ma sentì le gambe divenire pesanti e temette di sentire il cuore saltare fuori dal petto.

Il sorriso di Scorpius entrò nella sua traiettoria, colpendola forte, con prepotenza; era raro vedere quelle labbra curvarsi in quel modo, disegnando delle fossette sulle guance. Era raro vedere gli occhi socchiudersi in quel modo, rendendolo dolce. Ed era raro sentire quella risata roca che graffiava la gola ma che era maledettamente bella.

Fu doloroso, però, notare come tutto ciò scomparve quando la vide: quella luce, quella bellezza, sparì, trasformando lo sguardo di Scorpius nel solito sguardo cupo e serioso.

"Rosie" il suo nome non fu pronunciato da quelle labbra incurvate verso il basso.

Un'altra voce l’accolse, un altro sorriso le diede il benvenuto, altri occhi la guardarono, scrutandola e ammirandola.

Rigel le si avvicinò e, senza chiedere il permesso, le cinse i fianchi e le baciò delicatamente l’angolo della bocca, inondandola con il suo profumo e assaporando il suo.

"Sei sempre splendida..." sussurrò piano, a pochi centimetri da lei, mordendosi appena le labbra e non dando peso a Scorpius, che attraversò la sala per gettarsi sul solito divano, dando le spalle ai due.

Rose seguì con lo sguardo la figura di Scorpius e sentì la voglia di urlargli contro di smetterla di mostrarsi disgustato e infastidito ogni volta che aveva la sfortuna di incontrarla.

Avrebbe voluto urlargli contro di aprire gli occhi e guardarla come lei lo aveva sempe guardato e provare a conoscerla, ma quell’urlo fu soffocato dalle mani di Rigel che, prendendole il mento tra le mani, la costrinse a ritornare a perdersi in quegli occhi attraversati dalla solita luce maliziosa.

"Hai pensato a quello che ti ho detto...?" domandò, e Rose arrossì violentemente, ripensando alla proposta avvenuta pochi giorni prima e al modo con cui l’aveva bloccata al muro, sussurrando piano le parole.

"No, non ricordo..." Rose deglutì, mentendo. Forse fingere di non averle mai sentite le avrebbe rese meno reali.

Non era abituata a ricevere attenzioni di quel genere, era vissuta per troppo tempo in un involucro di innocenza e non si sentiva a suo agio nel pensare quelle cose con fare libertino, come facevano tutte le sue amiche.

Eppure, forse, era ora di aprire quella gabbia dorata in cui era rinchiusa e dare il benvenuto a quei battiti frenetici, ai brividi che travolgevano ogni fibra del corpo e al tremore di gambe che la facevano sentire viva in un modo che non aveva mai sperimentato.

"Posso rinfrescarti la memoria, se vuoi" quel sorriso serafico e quello sguardo malizioso e colmo di desiderio, misero Rose in agitazione.

Non riusciva a non sentirsi in colpa, a disagio e soprattutto non riusciva a non voltare la testa, sperando di vedere Scorpius indirizzarsi verso di loro, scaraventare Rigel via da lei e prendere il suo posto per accarezzarle la schiena esattamente come stava facendo l'altro in quel momento, avvicinarsi tanto da far aderire i loro corpi, senza preoccuparsi di chi li circondava, come non si preoccupava Rigel.

Desiderava che fosse lui a sfiorarle con le labbra il collo, scostando appena i lunghi capelli scarlatti e in disordine. Ma, con un sorriso amaro a quella triste realtà, ciò non avvenne: le mani non erano sue, ma di Rigel, che conoscendo bene i punti deboli, li tastò bene, provocando il risultato desiderato.

Rose sentì brividi sconosciuti, provocati da mani che non aveva mai sentito sul suo corpo, e per un attimo non si sentì a disagio; forse lasciarsi andare non sarebbe stato grave, non l’avrebbe certo condotta dritta ai cancelli dell’inferno.

Era una adolescente con la voglia di essere apprezzata e se l’apprezzamento di Rigel era manifestato con quelle carezze e con quello sguardo che le avrebbe gettato il cuore all’aria, allora lei lo avrebbe accettato più che volentieri.

"C-come?" cercò di apparire complice a quell’invito, ma l’incertezza nella sua voce fu evidente e fece ridere di gusto Rigel, che si allontanò appena, rimanendo sempre abbastanza vicino da pote assaporare quel profumo di lavanda.

Si divertiva ad osservare lo sguardo imbarazzato e incerto di Rose Weasley. Non aveva mai avuto interessa ad avvicinarla, ma dopo ciò che era capitato alla festa, vederla danzare con tanta libertà senza la solita rigidità che dipingeva quel volto, aveva suscitato un nuovo interesse.

 

Scorpius si mosse sulla poltrona, ma cercò di apparire indifferente alla scena che stava accadendo alle sue spalle. Cercò con foga il pacchetto di sigarette, che Dominique non gli avrebbe mai fatto mancare, e se ne accese una, sperando che quei rivoli di fumo potessero nascondere la scena.

Ma ciò non avvenne, ad ogni sussurro e ogni fruscio di toghe che si scontravano, Scorpius sentiva il desiderio di prendere il bastardo per il colletto e gettarlo fuori dall’enormi finestre per lasciare che l’acqua e la piovra gigante svolgessero il lavoro sporco per lui.

Eppure ad ogni respiro malsano che gli bruciava i polmoni, Scorpius, cercò di cacciare dalla mente quei desideri omicidi, restandosene, come sempre, in disparte.

"Rimani a dormire qui, con me..." quelle parole attorcigliarono le budella a Scorpius, che non ascoltando la risposta, realizzò che la sigaretta, il fumo, e il gettare la mente altrove non lo avrebbe aiutato.

Uscì di scena inconsapevole di essere seguito con lo sguardo, non volendo ascoltare altro... non potendo ascoltare altro.

Rigel spostò nuovamente lo sguardo di Rose da Scorpius a sé. Sapeva della cotta tremenda che Rose Weasley provava per il suo amico biondastro e strafottente, forse tutto il castello conosceva della cotta e solo lui era incapace di vederla.

Rigel non avrebbe mai colpito alle spalle Scorpius, erano buoni amici, ma se Scorpius si ostinava a voler chiudere gli occhi, non sarebbe stato certo lui ad aprirli e mostrargli ciò che aveva ignorato per anni.

"Rose..." quel nome sussurrato appena, il tono caldo, il tentativo di sfiorarle le labbra fece rinvenire Rose che si ricordò della ronda, di Lily e del fatto che Rigel Dolohov era conosciuto soprattutto per gli innumerevoli slip che aveva conservato negli ultimi anni.

Parò le mani dinnanzi a sé, permettendo di creare una barriera tra i due corpi e allontanarsi da lui. "Devo andare" disse frettolosa e Rigel non fermò la sua fuga, non tentò di convincerla a ritornare indietro e rimanere con lui.

La vide sparire con la convinzione che sarebbe ritornata di sua spontanea volontà: tutte tornavano, sempre. E lei non avrebbe fatto eccezione.

 

***

 

Dominique si era addormentata al suo fianco e Rose non c'era, probabilmente quella notte era di ronda, così decise di spostare con delicatezza il corpo della cugina dal suo, e si alzò a piedi nudi, accorgendosi distrattamente che le compagne di Dom stavano già dormendo.

Si chiese che ore fossero e quanto tempo avesse dormito, ma non le interessava veramente; il dolore al petto era ancora prepotente e, perfido, le straziava il petto.

Voleva solo fuggire.

Fuggire da quel dolore, da sé stessa e ogni cosa che la circondava; voleva dimenticare ogni ricordo, ogni pezzo di vita strappato via con prepotenza.

Voleva bloccare il tempo, urlare e farsi male fino a lacrimare e sputare sangue, fino a non sentire nient'altro le lacrime sfregiarle il viso.

Lily voleva strapparsi il cuore dal petto e, indifferente, guardarlo smettere di battere.

Guardò alla sua destra e il riflesso di una grande specchiera le rimandò la sua immagine: i capelli erano scompigliati, aggrovigliati ed erano un ammasso di nodi rossi; gli occhi erano gonfi e le occhiaie violacee, in netto contrasto con la pelle pallida.

Aveva le guance graffiate, probabilmente lo aveva fatto senza nemmeno accorgersene, e le mani ferite in più punti; il maglione della divisa le ricadeva flaccido sul corpo, come la gonna a pieghe nere.

Distolse addolorata lo sguardo, sorridendo amara: forse Ted aveva scelto Vic proprio per quel motivo... lei non poteva mai eguagliare quella bellezza genuina, dolce e tenera.

Non poteva mai eguagliare gli occhi azzurri di Vic e i suoi capelli biondi, come il sorriso vivace.

Lei non poteva eguagliare la felicità che Vic regalava a Ted con un solo sguardo.

A piedi scalzi uscì fuori dalla stanza, lasciandosi dietro quel cuore infranto e quei sogni spezzati da una sola immagine. Si lasciò indietro ogni cosa, anche quell'immagine che sembrava urlarle "non sei abbastanza".

Lily non era mai stata abbastanza per Ted, e avrebbe dovuto saperlo.

Ted e Vic stavano insieme dai tempi di Hogwarts e lei era solo una... una scopata passeggera, ecco cos'era. Niente, lei non era niente.

Non era abbastanza, e non lo sarebbe mai stata.

Era superflua nella sua vita, era un ammasso informe di carne, con un cuore che a malapena batteva. Con un cuore che avrebbe amato una persona che non avrebbe mai ricambiato, ma che impertinente andava avanti a testa alta.

Lily lo amava e non avrebbe mai smesso... ma avrebbe smesso di ferirsi brutalmente, spezzandosi da sola giorno dopo giorno.

La sala comune dei Serpeverde era deserta e fredda, austera e silenziosa, come coloro che portavano i colori verde-argento.

"Una nuova retata contro i Serpeverde, Potter?" una voce la sorprese sul vivo, e girandosi di scatto incontrò gli occhi azzurri di Derek Zabini, che inclinò dolcemente il capo, sorridendo appena nella sua direzione.

"No, oggi non sono in vena" rispose sincera, e Derek guardò in modo strambo i suoi piedi scalzi, chiedendosi che ci facesse a quell'ora di notte in un dormitorio che non fosse suo senza scarpe.

"Mi sono addormentata nella stanza di Dominique senza nemmeno accorgermene" si giustificò Lily, senza nemmeno sapere perché lo stava facendo. Derek annuì e arricciò appena il naso.

Lily non aveva mai visto un ragazzo di colore con gli occhi azzurri, ma conoscendo la provenienza non si sorprese: aveva visto Daphne Greengrass e Blaise Zabini poche volte in vita sua e tutto aveva preso senso e forma.

Gli occhi di sua madre e il viso spigoloso di suo padre; zigomi alti, labbra carnose e un sorriso che molte ragazze avevano considerato da "svenimento"... e lo era, Merlino se lo era!

Derek era alto un metro e ottanta almeno, ed era magro. Un portamento regale dato dalla sua provenienza e modi impeccabili; un purosangue perfetto e il fidanzato che tutte vorrebbero.

"Vuoi bere qualcosa?" domandò improvvisamente Derek, interrompendo quel silenzio affatto fastidioso e fissandola in attesa di una risposta. Lily prima guardò i suoi grandi occhi azzurri e poi le bustine di thé poggiate sul tavolino basso dinnanzi al ragazzo.

Si morse le labbra, titubante, e per un attimo accantonò il pensiero di Ted: se lui l'aveva dimenticata con così tanta facilità... perché non poteva farlo anche lei?

"Sì, se non disturbo" mormorò, sedendosi sul divano di pelle nera su cui Derek era seduto compostamente.

Il sorriso che le rivolse fu una risposta più che sufficiente.

"Sei carina, da vicino" ridacchiò, offrendole una grossa tazza fumante.

"E' un complimento?" sbuffò Lily, fulminandolo con un occhiata raggelante.

"Certo, sono un gentiluomo, io! Non offenderei mai una donna" disse, facendole l'occhiolino e scoppiando a ridere un secondo dopo, insieme a lei.

Era... piacevole, non fastidioso come aveva pensato fossero tutti i Serpeverde tranne Dom. Era gentile, Derek, e per un attimo l'aveva distratta dal dolore pungente del ricordo di Ted con un altra... certo, quel pizzico fastidioso che sentiva al livello dello sterno c'era ancora, ma almeno aveva smesso di piangere e aveva - quasi miracolosamente - riso insieme a lui.

"Grazie" mormorò Lily, guardandolo di striscio e soffiando sulla tazza.

Derek non chiese perché lo stesse ringraziando, semplicemente inclinò il capo nella sua direzione e si godette il thé, facendola ridere di tanto in tanto con qualche battuta.

Sì, le piaceva quel sorriso e sperò di vederlo ancora su quelle labbra... rivolto solo a lei.

 

***

 

Quei riccioli bruni erano sparsi sul cuscino dalla federa bianca mollemente, aggrovigliati come tanti piccoli serpenti incantatori.

Due grandi occhi a cerbiatta ricambiavano il suo sguardo, gioiosi, eccitati, pieni di un aspettativa che lui... non provava. Roxanne Weasley sorrise a piene labbra, attirandolo verso di sé con uno strattone.

Lysander odiava quando lo afferrava con forza; preferiva la dolcezza, quel tocco tenero che solo una persona aveva.

Quelle mani accarezzavano, ma non bruciavano, non erano quelle che desiderava.

Quelle labbra lo stavano baciando, ma non sortivano l'effetto desiderato, non erano quelle labbra che lui amava tanto, sottili e gentili, quasi timide.

Aveva la nausea, Lysander. Un traverso di bile che gli stava bruciando l'esofago, scendendo lungo il petto e infiammandogli lo sterno.

Roxanne gli sbottonò i pantaloni e lui chiuse con forza gli occhi, trattenendo con forza le lacrime. Non ce la faceva più e quel tocco lo disgustava più del normale.

Voleva urlarle di andare via e di lasciarlo in pace, ma lei avrebbe sospettato qualcosa... avrebbe detto a tutti che lui si era rifiutato di andarci a letto e le voci avrebbero cominciato a circolare.

Tutti... tutti avrebbero scoperto il suo segreto, lo avrebbero addidato, giudicato, maltrattato e ucciso dentro.

Tutti... tutti l'avrebbero chiamato anormale, disgustosamente anormale, quando lui non provava altro che amore come loro.

Perché, per loro, era così anormale amare un altra persona dello stesso sesso? Cosa aveva di sbagliato?

Non era amore anche quello? Sussurrarsi all'orecchio di amarsi... era disgustoso?

Ridere di battute stupide nei momenti peggiori... era disgustoso?

Fare l'amore, come facevano tutti loro, era così disgustoso?

Odiava quel viso dai lineamenti troppo marcati, quelle labbra troppo appiccicose, quel corpo formoso e quel cuore che batteva furiosamente in quel petto e che andava quasi a ritmo con il suo.

Odiava il pensiero di aver perso qualcuno indispensabile come l'aria per... una stupida e insensata paura; odiava aver perso qualcuno importante solo perché non aveva il coraggio di guardarsi allo specchio.

"Rox... scusa!" balbettò, scostandola di scatto e vomitando sulla moquet blu.

"Lys! Ma hai l'influenza?" scattò Rox e Lysander si chiese come facesse ad essere così stupida.

Stava vomitando l'anima e il dolore che l'attenagliava, e lei pensava che aveva l'influenza?

No, merda, non aveva l'influenza... gli faceva solo schifo fare sesso con una donna.

   
 
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