Erano passati ormai due
giorni dall’arrivo di Andrew e il tempo trascorreva felicemente.
Fuori dalla finestra i
fiocchi di neve cadevano lenti, formando il loro bianco mantello.
Will e Andrew stavano facendo
i compiti in salotto, il camino scoppiettante dietro di loro, mentre Ellie
guardava fuori dalla finestra di tanto in tanto, distogliendo gli occhi dal
monitor su cui stava cercando di studiare italiano, ma da qualche tempo l’unica
cosa che succedeva era che la luce del computer si riflettesse sugli occhiali
da vista della ragazza. L’unico rumore nella stanza era il suo cuore che
batteva regolare.
Il campanello al piano di
sotto suonò, sapeva chi era. Udì la sedia strisciare sul pavimento e qualcuno
(Will) correre ad aprire emozionato, ma da un po’ di tempo lei non ci riusciva
più, era come se la voglia l’avesse abbandonata. La porta venne aperta e ci
furono calorosi saluti e risate. Si lasciò scivolare lungo la sedie, finchè non
riuscì ad appoggiare la testa sullo schienale di legno. Prima di obbligarsi ad
alzarsi.
Uscì dalla porta della camera
e scese le scale, sulla soglia oltre a Will e ad Andrew c’era Zanna, il suo
migliore amico che nel giro di pochi anni era diventato il suo ragazzo. Lo
amava da impazzire, sarebbe morta per lui.Quei profondi occhi nocciola che
sapevano coccolarti e quel sorriso che ti scaldava dentro, dandoti tutte le
certezze di cui avevi bisogno. I capelli neri cortissimi tranne che per la
cresta in cima, ricoperto nel suo giaccone blu scuro sembrava un cucciolo di
orso polare venuto alle Hawaii. Si obbligò a sorridere.
-Alla buon ora!- lo prese in
giro.
-Buon giorno!- replicò lui,
restituendole il sorriso. Lo raggiunse saltando gli ultimi scalini.
-Hai già conosciuto Andrew?
Il nostro babysitter tutto fare.- lo presentò.
-Wow, se riesci a starle
dietro vuol dire che sei un mito. L’ho detto più volte ai suoi che aveva
bisogno di qualcuno che la controllasse e finalmente mi hanno dato ascolto.- la
prese in giro lui, facendo finta che non fosse suo fratello ad avere bisogno di
un tutore, ma lei. Ellie gli diede un leggero colpo sul braccio. Tossì un paio
di volte.
-Ehi, ti stai ammalando?- le
chiese di nuovo lui.
-Ti piacerebbe.- lo rimbeccò
lei. –Andrew noi andiamo di sopra a studiare okay?-
-Va bene. Se ti serve
qualcosa fammelo sapere.- disse lui caloroso.
I due ragazzi corsero di
sopra. Zanna appoggiò lo zaino vicino a quello della ragazza, per poi sedersi
sul bordo del letto mentre lei tornava a sedersi sulla sedia.
-Allora, tutto okay?- le
domandò. Lei rispose con un verso di assenso, guardando il monitor.
-Tu?- gli chiese.
-Bene, sono stanco.- la
ragazza rise.
-Tu sei sempre stanco.-
-Ma perché sono andato a
dormire tardi.- spiegò, lasciandosi cadere sul letto e chiudendo gli occhi.
-Andavi a dormire prima.- le
piaceva punzecchiarlo.
-Dovevo fare il fotografo
ufficiale alle premiazioni del torneo, come facevo a mancare proprio alle
premiazioni?-
-Poverino!- fece lei ironica,
alzandosi ed andando a sedersi sul letto in modo tale che lui potesse
appoggiarle la testa in grembo.
-Fammi i grattini!- le disse
gentile.
-Mi sembra ovvio.- replicò
con tranquillità lei, tanto sapeva che a lui piacevano e a lei piaceva farli a
lui. Aveva un discreto talento per quanto riguardava grattini e massaggi in
generale. Forse perché oltre a un pizzico di suggerimenti ci metteva anche
tanta dolcezza e tanto amore. Le piaceva osservarlo mentre si rilassava sotto
il tocco delle sue mani, le lunghe ciglia nere, i lineamenti leggermente
paffuti da bambino dolce e coccoloso. Fece scorrere le dita tra i corti capelli
neri, tastandone la morbidezza, passando dalla tempie al retro della testa,
alla fronte.
-Che stavi facendo?- le
chiese lui ad un certo punto.
-Stavo riguardando quello che
abbiamo fatto ieri al corso.- rispose lei, con naturalezza.
-E’ una cavolata.- fu la
replica di lui.
-Sì, lo so. Ma stavo dando
dunque un’occhiata.-
-Come mai sei così?- fu la
sua domanda improvvisa.
-Così come?-
-Così triste.- disse lui ad
un certo punto, aprendo gli occhi e riflettendosi in quelli di lei. Alzò una
mano per toccarle una guancia e dandole un buffetto prendendogliela tra indice
e medio, come si fa di solito con i bambini piccoli.
-Non sono triste, sono solo
un po’ stanca. Deve essere questo tempo.-
-Mmhh.- fu la risposta
d’assenso del ragazzo, mentre continuava a guardarla e a giocare con il suo
viso.
-Che stai facendo?- rise ad
un certo punto lei, quando la guardava così a lungo la metteva a disagio.
-Ti sto analizzando.- e poi
lui rispondeva enigmatico, tanto per completare l’opera.
-Adesso però mi devo analizzare
se no mi addormento.- disse alzandosi, sbadigliando e passandosi una mano sugli
occhi. Si mise seduto composto in parte a lei, la guardò e le mise una mano
sulla gamba per darle una pacca. Lei non reagì, si limitò a guardarlo. Era da
quando erano amici che si prendevano certe confidenze, era sempre stato così
tra loro.
-Basta esser triste!- sbottò
lui ad un certo punto, circondandole le spalle con un braccio e tirandosela
vicino. Ellie si lasciò trascinare, avvolgendogli le braccia attorno al corpo e
appoggiando la testa sulla sua spalla. Rimasero così per alcuni minuti prima
che lei decidesse di alzarsi e tornare al computer.
-Mi hai per caso portato il
libro?- gli domandò.
-Sì.- Zanna si alzò dal letto
e tirò fuori dalla cartella un libro sull’Europa.
-Grazie.- disse lei
prendendoglielo dalle mani, mentre lui tornava a sedersi sul letto.
-Simpatico Andrew.- disse
lui, giusto per fare conversazione.
-Sì, non è male.-
-Non ne sembri molto
convinta.-
-Eh? No, è in gamba. È molto
bravo e simpatico, per non contare che cucina da Dio. È in gamba.- rispose lei.
-Non è che mi devo
preoccupare, né?- domandò lui, sospettoso.
Ellie gli lanciò un paio di
occhiate, prima di capire che il suo ragazzo temeva che lei potesse mollarlo
per il babysitter di suo fratello.
-Zanna! Ma sei impazzito?
Avrà dieci anni più di me, se non di più.-
-E con questo? Ce n’è di
gente che si sposa con un sacco di anni di differenza.- replicò lui, mogio.
-Non io.- rispose lei,
contraddendolo furbetta.
Gli si avvicinò, con uno
sguardo predatore negli occhi, lo prese per la felpa e gli diede un bacio
stampo. Giusto per fargli capire che lui era suo e di nessun altro, e che non
ci sarebbe stato nessun babysitter in mezzo a loro. Il ragazzo sembrò
soddisfatto della risposta della ragazza.
Scesero di sotto un paio di
ore più tardi, giusto nel momento in cui Andrew e Will si infilavano le
giacche.
-E voi due dove stareste
andando?- domandò ridendo Ellie.
-Al parco giochi.- rispose
entusiasta Will.
-Ma davvero?-
-Dato che oggi è stato
particolarmente bravo a finire tutti i compiti, non vedo perché no.- spiegò il
babysitter, tutto soddisfatto del suo nuovo bambino.
-Avanti Ellie vieni anche tu,
ti divertirai!- le suggerì il fratello.
-Mi sa che questa volta
passerò.- nel frattempo Zanna scese le scale, ridendosela sotto i baffi, ma non
osando pronunciarsi.
-Avanti dai pigrona. Non
vorrai mica perderti la nostra gloriosa battaglia a palle di neve. O hai troppa
paura per affrontarci?- la incitò a sua volta Andrew.
E come tutte le volte che le
capitava di passare un po’ di tempo con loro, Ellie si lasciò convincere. Quei
due erano una coppia formidabile, di sicuro se se ne fosse presto andata via,
avrebbe avuto almeno la certezza che suo fratello era in buone mani.
L’aria era meno fredda del
solito, forse perché aveva appena smesso di nevicare. Il parco giochi era pieno
di bambini urlanti, che salivano e scendevano dallo scivolo o andavano sulle
altalene. Altri ancora si rincorrevano tenendo nei piccoli palmi delle mani
della neve che aveva tutto meno che la forma di una pallina. Andrew ed Ellie si
scambiarono un’occhiata d’intesa, mentre se la ridevano per quella buffa scena;
aveva fatto bene ad unirsi a loro.
-Colpita!- non ebbe nemmeno
il tempo di prepararsi, che venne colpita sulla spalla sinistra da una palla di
neve. Colta di sorpresa, vide suo fratello con in mano un’altra delle sue
‘micidiali’ mine.
-Ehi!- riuscì solo ad
esclamare.
-Avanti Andrew, facciamole
vedere chi siamo!- intimò il bambino.
-Agli ordini capitano!- si
aggregò il babysitter.
-Così mi lasciate da sola!
Non è giusto! Ve la farò pagare!- fece la finta minacciosa, mentre si
allontanava da loro per nascondersi dietro ad un albero e raccogliere un po’ di
neve.
Il freddo del ghiaccio fu
come un risveglio alla realtà, che stimola ricordi passati. Sbirciò oltre il
tronco bagnato, per vedere Andrew che le tirava addosso una pallina. Si riparò
appena in tempo. Ma non aveva fatto i conti con suo fratello. Mentre Andrew
tirava dalla sua postazione, Will aveva aggirato l’albero e potè tirare comodamente
addosso a sua sorella, colpendola in pieno giubbotto.
-Brutta peste!- gridò lei
ridendo, lanciandogli la sua palla, che lo colpì alle gambe.
Fu una lunga lotta. Due
contro uno era leggermente squilibrata come battaglia a palle di neve. Si
rincorsero per tutto il parco, ridendo tanto da farsi venire mal di gola. I
vestiti e i capelli fradici. Dopo un’oretta e mezza Ellie fu costretta a
dichiarare la resa.
-Così presto? Di solito
resistevi di più.. – si lamentò Will.
-Hai ragione! Sono un po’
stanca però oggi, perché non continui a giocare con Andrew?- propose la
sorella, sedendosi su una panchina.
-Sicura vada tutto bene?- le
chiese lui.
-Tranquillo. Mi manca solo un
po’ il fiato.- rispose tranquilla.
I due maschioni continuarono
per una buona ora a giocare. Ellie si divertì un mondo a guardarli, erano così
teneri insieme. Non riuscì a trattenersi dal prendere il cellulare e scattargli
una foto. Non avrebbe dimenticato quel momento, sarebbe stato uno dei suoi più
bei ricordi quando sarebbe stata in Europa.
-Già finito?- fece stupita,
vedendoli venire verso di lei con il fiatone.
-Anche tu non mi sembri molto
in forma.- commentò mentre Will si lasciava cadere in parte a lei.
-Che ne dite di una
cioccolata calda?- propose Andrew, indicando con il capo un bar dall’altra
parte della strada.
-Sìì!- rispose prontamente il
bambino.
-Ma tu non eri stanco?-
chiese la sorella.
-E’ passato!- rispose
l’altro, col tipico vigore giovanile.
Ellie sorrise a quella
battutina familiare. Si alzò e seguì i due in silenzio. C’era un piacevole
tepore all’interno del locale, e loro ne approfittarono per togliersi i
giubbotti bagnati. Sfogliarono le liste davanti a loro, in silenzio.
-Ellie posso prenderla con la
panna? Ti prego!- chiese Will.
-Non devi chiedere a me!-
rispose la sorella, in fin dei conti era stato Andrew a proporre la cosa, anche
perché stranamente quella volta aveva proprio dimenticato i soldi a casa (cosa
che normalmente non succedeva mai).
-Certo che puoi.- disse
l’uomo con fare gentile, con quel sorriso che a Ellie riusciva a riscaldare il
cuore; ma come faceva? E perché lo sentiva? Si sentiva stranamente tranquilla
quando c’era lui nei paraggi, e non aveva paura che potesse fare del male a suo
fratello; non ci riusciva, nemmeno se si impegnava.
-Grazie Andrew. Appena
arriviamo a casa ti ridò i soldi.- disse lei, sinceramente seria.
-No, perché? Vi ho invitati
io.-
-Sì, ma no né giusto. Sei il
babysitter di Will, tu tecnicamente non dovresti pagarci comunque niente.-
-Sta tranquilla Ellie, lo
faccio volentieri.- le rispose, e lei non riuscì a trovare niente da ribattere.
Non finchè lui la guardava così.
‘’Andrew sorride a Ellie’’
-Ma tu fai sempre così?- non
riuscì a trattenersi dal chiedere.
-Cosa?- sembrò non capire
lui.
-Niente. Lascia stare,
domanda stupida.-
-No, dimmi!- le intimò
gentilmente, mentre il cameriere disponeva tre tazze di cioccolato fumante
davanti a loro, ricolme di panna sulla cime.
-Tu sorridi sempre, e lo fai
così…. Naturalmente.- cercava un modo per spiegarsi, ma più ci provava meno ci
riusciva a trovare le parole giuste.
-E’ così strano?- domandò a
sua volta lui, capendo a cosa lei si stesse riferendo.
-Beh, non se ne incontra tanta
al giorno d’oggi di gente così.- ammise lei, mettendo lo zucchero e mischiando
con il cucchiaino.
-Beh, noi lo facciamo!- le
fece notare Will, Ellie non potè impedirsi di ridere e scompigliargli i
capelli.
-Ah, Ellie!- fece lui non
molto d’accordo.
-Eddai, ne avrai di tempo per
lamentarti quando sarai più grande.-
-Io sono grande!-
-Sì, nei tuoi sogni.-
-Ehi.- iniziarono a farsi le
linguacce a vicenda, sotto lo sguardo sorpreso di Andrew che si ritrovò
improvvisamente escluso dalla conversazione. Non poteva fare altro, se non
ridere.
Tornarono a casa per l’ora di
cena, Andrew accompagnò Will sulla porta e si fermò lì, giusto per salutare i
genitori che come al solito gli chiesero se il loro figlio si fosse comportato
bene.
-Andrew ti fermi a mangiare?-
domandò il piccolo.
-Will, lascialo stare. Magari
ha altri impegni.- lo redarguì sottovoce la madre.
-Eddai Andrew fermati.- Ellie
era sbucata alle sue spalle, non aveva notato che fosse rimasta indietro prima.
Aveva uno sguardo diverso, era stranamente felice, come se avesse appena
ricevuto il più bel regalo di Natale.
-Ecco, non vorrei
disturbare.- disse lui.
-Macchè disturbare, Will è
due giorni che rompe perché vuole che ti fermi.- le disse lei ridendo, non potè
fare a meno di paragonarla a Tess quando sorrideva contenta (e Tess era una
persona abbastanza complicata, forse lo era quindi anche lei) –Avanti che ti
costa? Sempre che tu non abbia niente di meglio da fare ovvio.- insistettè.
-D’accordo.- acconsentì lui,
sorridendo.
Fu la più bella serata da anni.
Erano sempre loro quattro, ma con Andrew era tutto diverso. Era una persona talmente
piacevole e piena di spirito che era impossibile annoiarsi. Will faceva a turno
sulle persone da torturare. Dopo cena si trasferirono tutti in sala,
spaparanzati sui divani a chiacchierare, mentre Will stava seduto per terra
giocando con il suo game-boy, ma senza perdere il filo della discussione dei
grandi. Finchè, verso le undici, non trovò qualcosa di più interessante. In un
angolo della stanza, in disuso da anni, ci stava un giradischi, di quelli
vecchi, con la campana sulla cime.
-Wow.-
-Caro, ma quello è il tuo
giradischi o sbaglio?- chiese Lily.
-Mi sa che hai proprio
ragione.- convenne il marito ridendo, andando a tirare fuori l’oggeto sotto gli
occhi curiosi di Andrew e Ellie.
-Davvero è tuo papà?- chiese
il bambino.
-Certo, e se proprio vuoi
sapere, io e la tua mamma la prima volta che siamo usciti, ci siamo rintanati
nella mia stanza e al suono di questo magnifico oggetto abbiamo ballato pe
rtutta sera.-
-Su dai papà metti qualcosa.-
propose.
-Will, ma hai visto che ore
sono?- cercò di cambiare argomento la madre, non volendo far riaffiorare vecchi
ricordi imbarazzanti.
-Hai ancora qualche cd papà?-
chiese Ellie.
-Dovrei averne ancora
qualcuno sì.- rispose James, accucciandosi sul ripiano più basso di un
mobiletto. Una fili di custodie di cartone li stava a guardare. Alla fine ne
scelse uno che sembrava ancora più vecchio del giradischi.
-Ecco, questo andava molto di
moda allora.- disse, infilandolo delicatamente sopra il rullo.
Dopo poco la musica partì
altissima, facendo risuonare una batteria e una chitarra elettrica a tutto
spiano.
-Caro abbassa!- intervenne la
moglie pensando ai vicini.
-Ma questo è Rock n’roll
papà!- disse contorcendosi dalle risare Will.
-E voi avreste ballato queste
canzoni?- fece ironicamente Ellie, non vedendo proprio i suoi genitori ballare
quella musica.
-Certamente.- confermò il
padre.
-Avanti Ellie!-
Andrew guardò Will afferrare
per le mani sua sorella che dopo una debole resistenza si lasciò trascinare, e
si ritrovò a ‘ballare’ al ritmo di quella strana musica. Anche il padre sembrò
lasciarsi trascinare sempre più da quell’atmosfera. Sembrava incredibile che di
lì a poco tutto sarebbe finito. Durò una quindicina di minuti, finchè Ellie non
iniziò a tossire. Non fu una di quelle cose a cui si rimedia con un goccio
d’acqua, si piegò in due, la mano davanti alla bocca e l’altra appoggiata al
bracciolo del divano per reggersi. Andrew non si mosse, limitandosi a mettersi
ritto al suo posto e a osservare serioso la scena. James spense la musica e la
madre le si avvicinò, mettendole una mano sulla schiena. Andrew guardò Will,
sembrava scosso, impalato, povero piccolo. Guardava la sorella triste, quasi
fosse stata colpa sua, incapace di poterla aiutare.
-Ellie tutto bene?- chiese il
padre.
-Sì tutto bene.- rispose
frettolosamente lei, rimettendosi dritta. Trasse un profondo respiro e tornò a
sorridere. Guardò con occhi luccicanti Will. Sembrava tutto a posto. La tosser
era passata, solo un brutto ricordo.
-Mi sa che per stasera
abbiamo finito, campione!- disse al fratellino, passandogli una mano in mezzo
ai capelli. Mentre lui l’abbracciava alla vita lei si voltò verso il
babysitter.
-Andrew! Non hai ballato!-
gli fece notare.
-Oh, non importa. Non sono un
grande ballerino.- rispose lui, come se nulla fosse.
-Anche della cucina dicevi
così.- gli fece notare lei.
-Beh, se vuoi la prossima
volta ti invito a cena.-
-Bene, così mi farai vedere
il tuo ingrediente segreto.-
Lo accompagnarono alla porta
e dopo mille saluti e ringraziamenti se ne andò, aveva smesso di nevicare.
Tess, Monica e Andrew se ne stavano in piedi all’ultimo
piano della casa, nella stanza che aveva la finestra che dava sulla strada, la
penultima ad avere ancora la luce accesa. Era tardi ed Ellie era seduta nel
letto con le coperte tirate sulle gambe e un libro davanti.
-Sei sveglia?- le chiese una voce mogia.
Will se ne stava appoggiato allo stipite della porta,
con lo sguardo triste.
-Will! Hai fatto un brutto sogno?- chiese lei sorpresa
di trovarlo lì.
Il bambino entrò nella stanza e andò a sedersi sul
letto, vicino alle gambe della sorella.
-Stai bene?- Ellie capì che il fratello era ancora
scosso per quello che era successo prima.
-Oh, piccolo! Vieni qui.- gli disse.
Questo gattonò, finchè le braccia di lei non lo
circondarono in un abbraccio stretto stretto. Gli accarezzò amorevolmente i
capelli, dandogli anche qualche piccolo bacio.
-Va tutto bene. Non preoccuparti. Era solo un attacco
di tosse.-
-Ellie?-
-Mmh.-
-Tu non mi lascerai mai, vero?- le chiese, alzando la
testa per incrociare i suoi occhi azzurri con quelli di lei.
-No piccolo, non ti lascerò mai.- tornò a stringerlo,
mentre si faceva pensierosa.
-Ti voglio bene.- lo sentì mormorare contro il suo
pigiama.
-Anche io ti voglio bene Will.- gli diede un ultimo
abbraccio prima di lasciarlo e sorridergli.
-Adesso però è ora di andare a dormire okay? Domani
devi andare a scuola.-
-Notte Ellie.- disse uscendo.
-Buona notte.- disse alla porta ormai chiusa.
-Tess, non è giusto che accada una cosa del genere.-
disse Monica.
-Molte cose a questo mondo non sono giuste bambina
mia, ma il Signore sa quello che c’è da fare.-
-Ma.. gli ha mentito, quello non è stato un semplice
colpo di tosse; vero?- Monica era molto sensibile all’animo umano, e alcune
volte faceva fatica ad accettarne le tristezza.
-No, non lo era.- rispose in un sussurro Andrew, senza
staccare gli occhi da quella figurina intenta nella lettura del suo libro.
Ellie si alzò dal letto, ovviamente non sapeva dei tre
angeli che sostavano nella sua stanza. Dopo la visita di Will leggere era
diventato faticoso, lei purtroppo sapeva come stavano le cose. Si sedette alla
sua scrivania, guardò per un attimo il ripiano, il computer spento, non sapeva
nemmeno lei esattamente cosa fare; solo aveva bisogno di fare qualcosa. Ad un
certo punto volse lo sguardo verso una cornicetta che inizialmente i tre non
avevano notato sul ripiano: al suo interno vi era la foto di Will ed Andrew di
quel pomeriggio, già stampata. Sorrise. Si morse il labbro inferiore indecisa
sul da farsi, poi prese un fogliettino di carta a righe e una penna blu. Chissà
che non servisse effettivamente a qualcosa. Si diceva che scrivere allentasse
il peso del proprio cuore, che fosse come condividere i propri segreti con un
amico.
‘‘Carissimo Dio,
tu sai come mi sento adesso, sto combattendo un nemico
imbattibile e il dolore che sto sopportando sta divendando insostenibile.
Vorrei tanto scappare, anche perché so che questo è un torto a cui io non posso
rimediare. È una violenza a me stessa: vorrei essere migliore di come sono (o
esserlo stata), vorrei fare molto di più, mi sto sforzando, ma le mie braccia
sono troppo stanche. Sto cercando di raggiungere una stella irrangiungibile, lo
so. Ma adesso questa è l’unica cosa che mi è rimasta: raggiungere quella
stella. E non importa quanto sia impossibile, quanto lontana. Combatterò per
quello che sarà giusto fare, senza domande (o scorciatoie) o interruzzioni.
Sono disposta a sprofondare nell’Inferno in nome di questa causa. Per la mia
famiglia. Per Will. So che, se solo sarò fedele a questa ricerca, il mio cuore
riposerà tranquillo e sereno quando morirò; o almeno è quello che spero. Tu sai
che io non ho paura per me, ho paura per Will. È così giovane e mi è così tanto
attaccato. Lo so che lui soffrirà, anche i miei genitori, ma loro sono grandi e
so che combatteranno e supereranno anche questa. Ma Will.. non so se i miei
saranno in grado di aiutarlo. Loro sono delle bravissime e buonissime persone,
sempre disposte ad aiutare il prossimo, Tu lo sai. Ma è anche vero che ci sono
poco a casa. Ci conoscono poco. Io in confronto a lui c’ho passato più tempo.
Ti prego mio Dio, non lasciarlo da solo. Adesso c’è Andrew, che è fantastico
(non è che per caso l’hai mandato tu?) [sorrise
a quella domanda, mentre si asciugava una lacrima solitaria che era fuggita da
un angolo dell’occhio] e spero rimanga
con noi per molto tempo; sono convinta che lui potrebbe aiutare Will. Prego
solo che non se ne vada via prima che tutto finisca. Ti prego Signore, manda un
angelo a vegliare su questa casa, la situazione ho paura stia iniziando a
sfuggirmi di mano e l’ultima cosa che voglio è accellerare tutto prima del
tempo. Non sono pronta per vedere tre paia di occhi che mi guardano come se
dovessi morirgli davanti da un momento all’altro, piangendo per me che sono
ancora qui, che l’ultima cosa che voglio è vederli piangere, o sentire i
bisbigli dietro ai muri parlando di quando io non ci sarò più. Non li
sopporterei. Non posso sopportare tutto questo. Ti prego. Guarda giù. Non è per
cattiveria che non glielo dico, solo.. sto cercando di proteggerli, a modo mio.
Ti prego.. ti prego.. ti…prego.’’
Doveva smettere, le lacrime avevano iniziato a farsi
più insistenti e i singhiozzi prepotenti. Se non si fosse fermata subito,
avrebbe iniziato un pianto a dirotto. E non poteva permetterlo. Infilò quella
lettera in uno dei suoi tanti block notes, guardò un’ultima volta quella foto e
se ne tornò a dormire.
Monica prese tra le mani quel piccolo foglietto di
carta, anche a lei le lacrime iniziavano a rigarle le guance.
-Oh Tess, non possiamo fare proprio niente?-
-Bambina, temo proprio che ognuno di noi dovrà agira a
proprio tempo. Non ci è concesso intervenire. D’altronde, non ci è concesso
modificare il corso degli eventi.- rispose Tess.
“I tre angeli”