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Autore: CaptainKonny    03/08/2012    1 recensioni
[Questa è una fanfiction dedicata ad una serie televisiva terminata nel 2005 "Il tocco di un Angelo".. Tengo a precisare che non sono una fanatica di film religiosi, ma questo telefilm era particolare, sapeva prenderti fino alla fine.. e siccome ho saputo che l'anno scorso è morto il mio personaggio preferito (John Dye che interpretava Andrew l'angelo della morte) ho deciso di dedicargli questa storia, una puntata in più di una delle sue migliori serie, anche se il titolo è preso da una delle loro puntate la storia è differente].. La famiglia Potter è una delle famiglie più felici che esistano: genitori perfetti, figli adorabili, ma come ogni pace che si rispetti qualcosa deve turbare la tranquillità di questa famiglia.. la figlia più grande soffre di uno scompenso cardiaco, ma si guarda bene dal dirlo alla famiglia e al suo ragazzo. Toccherà ai nostri angeli portare un pò di sollievo alla famiglia e aiutarli in questa triste avventura.. . Spero vi possa piacere questo mio piccolo capriccio di storia. Un bacione!! ;) :)
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano passati ormai due giorni dall’arrivo di Andrew e il tempo trascorreva felicemente.

Fuori dalla finestra i fiocchi di neve cadevano lenti, formando il loro bianco mantello.

Will e Andrew stavano facendo i compiti in salotto, il camino scoppiettante dietro di loro, mentre Ellie guardava fuori dalla finestra di tanto in tanto, distogliendo gli occhi dal monitor su cui stava cercando di studiare italiano, ma da qualche tempo l’unica cosa che succedeva era che la luce del computer si riflettesse sugli occhiali da vista della ragazza. L’unico rumore nella stanza era il suo cuore che batteva regolare.

Il campanello al piano di sotto suonò, sapeva chi era. Udì la sedia strisciare sul pavimento e qualcuno (Will) correre ad aprire emozionato, ma da un po’ di tempo lei non ci riusciva più, era come se la voglia l’avesse abbandonata. La porta venne aperta e ci furono calorosi saluti e risate. Si lasciò scivolare lungo la sedie, finchè non riuscì ad appoggiare la testa sullo schienale di legno. Prima di obbligarsi ad alzarsi.

Uscì dalla porta della camera e scese le scale, sulla soglia oltre a Will e ad Andrew c’era Zanna, il suo migliore amico che nel giro di pochi anni era diventato il suo ragazzo. Lo amava da impazzire, sarebbe morta per lui.Quei profondi occhi nocciola che sapevano coccolarti e quel sorriso che ti scaldava dentro, dandoti tutte le certezze di cui avevi bisogno. I capelli neri cortissimi tranne che per la cresta in cima, ricoperto nel suo giaccone blu scuro sembrava un cucciolo di orso polare venuto alle Hawaii. Si obbligò a sorridere.

-Alla buon ora!- lo prese in giro.

-Buon giorno!- replicò lui, restituendole il sorriso. Lo raggiunse saltando gli ultimi scalini.

-Hai già conosciuto Andrew? Il nostro babysitter tutto fare.- lo presentò.

-Wow, se riesci a starle dietro vuol dire che sei un mito. L’ho detto più volte ai suoi che aveva bisogno di qualcuno che la controllasse e finalmente mi hanno dato ascolto.- la prese in giro lui, facendo finta che non fosse suo fratello ad avere bisogno di un tutore, ma lei. Ellie gli diede un leggero colpo sul braccio. Tossì un paio di volte.

-Ehi, ti stai ammalando?- le chiese di nuovo lui.

-Ti piacerebbe.- lo rimbeccò lei. –Andrew noi andiamo di sopra a studiare okay?-

-Va bene. Se ti serve qualcosa fammelo sapere.- disse lui caloroso.

I due ragazzi corsero di sopra. Zanna appoggiò lo zaino vicino a quello della ragazza, per poi sedersi sul bordo del letto mentre lei tornava a sedersi sulla sedia.

-Allora, tutto okay?- le domandò. Lei rispose con un verso di assenso, guardando il monitor.

-Tu?- gli chiese.

-Bene, sono stanco.- la ragazza rise.

-Tu sei sempre stanco.-

-Ma perché sono andato a dormire tardi.- spiegò, lasciandosi cadere sul letto e chiudendo gli occhi.

-Andavi a dormire prima.- le piaceva punzecchiarlo.

-Dovevo fare il fotografo ufficiale alle premiazioni del torneo, come facevo a mancare proprio alle premiazioni?-

-Poverino!- fece lei ironica, alzandosi ed andando a sedersi sul letto in modo tale che lui potesse appoggiarle la testa in grembo.

-Fammi i grattini!- le disse gentile.

-Mi sembra ovvio.- replicò con tranquillità lei, tanto sapeva che a lui piacevano e a lei piaceva farli a lui. Aveva un discreto talento per quanto riguardava grattini e massaggi in generale. Forse perché oltre a un pizzico di suggerimenti ci metteva anche tanta dolcezza e tanto amore. Le piaceva osservarlo mentre si rilassava sotto il tocco delle sue mani, le lunghe ciglia nere, i lineamenti leggermente paffuti da bambino dolce e coccoloso. Fece scorrere le dita tra i corti capelli neri, tastandone la morbidezza, passando dalla tempie al retro della testa, alla fronte.

-Che stavi facendo?- le chiese lui ad un certo punto.

-Stavo riguardando quello che abbiamo fatto ieri al corso.- rispose lei, con naturalezza.

-E’ una cavolata.- fu la replica di lui.

-Sì, lo so. Ma stavo dando dunque un’occhiata.-

-Come mai sei così?- fu la sua domanda improvvisa.

-Così come?-

-Così triste.- disse lui ad un certo punto, aprendo gli occhi e riflettendosi in quelli di lei. Alzò una mano per toccarle una guancia e dandole un buffetto prendendogliela tra indice e medio, come si fa di solito con i bambini piccoli.

-Non sono triste, sono solo un po’ stanca. Deve essere questo tempo.-

-Mmhh.- fu la risposta d’assenso del ragazzo, mentre continuava a guardarla e a giocare con il suo viso.

-Che stai facendo?- rise ad un certo punto lei, quando la guardava così a lungo la metteva a disagio.

-Ti sto analizzando.- e poi lui rispondeva enigmatico, tanto per completare l’opera.

-Adesso però mi devo analizzare se no mi addormento.- disse alzandosi, sbadigliando e passandosi una mano sugli occhi. Si mise seduto composto in parte a lei, la guardò e le mise una mano sulla gamba per darle una pacca. Lei non reagì, si limitò a guardarlo. Era da quando erano amici che si prendevano certe confidenze, era sempre stato così tra loro.

-Basta esser triste!- sbottò lui ad un certo punto, circondandole le spalle con un braccio e tirandosela vicino. Ellie si lasciò trascinare, avvolgendogli le braccia attorno al corpo e appoggiando la testa sulla sua spalla. Rimasero così per alcuni minuti prima che lei decidesse di alzarsi e tornare al computer.

-Mi hai per caso portato il libro?- gli domandò.

-Sì.- Zanna si alzò dal letto e tirò fuori dalla cartella un libro sull’Europa.

-Grazie.- disse lei prendendoglielo dalle mani, mentre lui tornava a sedersi sul letto.

-Simpatico Andrew.- disse lui, giusto per fare conversazione.

-Sì, non è male.-

-Non ne sembri molto convinta.-

-Eh? No, è in gamba. È molto bravo e simpatico, per non contare che cucina da Dio. È in gamba.- rispose lei.

-Non è che mi devo preoccupare, né?- domandò lui, sospettoso.

Ellie gli lanciò un paio di occhiate, prima di capire che il suo ragazzo temeva che lei potesse mollarlo per il babysitter di suo fratello.

-Zanna! Ma sei impazzito? Avrà dieci anni più di me, se non di più.-

-E con questo? Ce n’è di gente che si sposa con un sacco di anni di differenza.- replicò lui, mogio.

-Non io.- rispose lei, contraddendolo furbetta.

Gli si avvicinò, con uno sguardo predatore negli occhi, lo prese per la felpa e gli diede un bacio stampo. Giusto per fargli capire che lui era suo e di nessun altro, e che non ci sarebbe stato nessun babysitter in mezzo a loro. Il ragazzo sembrò soddisfatto della risposta della ragazza.

 

Scesero di sotto un paio di ore più tardi, giusto nel momento in cui Andrew e Will si infilavano le giacche.

-E voi due dove stareste andando?- domandò ridendo Ellie.

-Al parco giochi.- rispose entusiasta Will.

-Ma davvero?-

-Dato che oggi è stato particolarmente bravo a finire tutti i compiti, non vedo perché no.- spiegò il babysitter, tutto soddisfatto del suo nuovo bambino.

-Avanti Ellie vieni anche tu, ti divertirai!- le suggerì il fratello.

-Mi sa che questa volta passerò.- nel frattempo Zanna scese le scale, ridendosela sotto i baffi, ma non osando pronunciarsi.

-Avanti dai pigrona. Non vorrai mica perderti la nostra gloriosa battaglia a palle di neve. O hai troppa paura per affrontarci?- la incitò a sua volta Andrew.

E come tutte le volte che le capitava di passare un po’ di tempo con loro, Ellie si lasciò convincere. Quei due erano una coppia formidabile, di sicuro se se ne fosse presto andata via, avrebbe avuto almeno la certezza che suo fratello era in buone mani.

L’aria era meno fredda del solito, forse perché aveva appena smesso di nevicare. Il parco giochi era pieno di bambini urlanti, che salivano e scendevano dallo scivolo o andavano sulle altalene. Altri ancora si rincorrevano tenendo nei piccoli palmi delle mani della neve che aveva tutto meno che la forma di una pallina. Andrew ed Ellie si scambiarono un’occhiata d’intesa, mentre se la ridevano per quella buffa scena; aveva fatto bene ad unirsi a loro.

-Colpita!- non ebbe nemmeno il tempo di prepararsi, che venne colpita sulla spalla sinistra da una palla di neve. Colta di sorpresa, vide suo fratello con in mano un’altra delle sue ‘micidiali’ mine.

-Ehi!- riuscì solo ad esclamare.

-Avanti Andrew, facciamole vedere chi siamo!- intimò il bambino.

-Agli ordini capitano!- si aggregò il babysitter.

-Così mi lasciate da sola! Non è giusto! Ve la farò pagare!- fece la finta minacciosa, mentre si allontanava da loro per nascondersi dietro ad un albero e raccogliere un po’ di neve.

Il freddo del ghiaccio fu come un risveglio alla realtà, che stimola ricordi passati. Sbirciò oltre il tronco bagnato, per vedere Andrew che le tirava addosso una pallina. Si riparò appena in tempo. Ma non aveva fatto i conti con suo fratello. Mentre Andrew tirava dalla sua postazione, Will aveva aggirato l’albero e potè tirare comodamente addosso a sua sorella, colpendola in pieno giubbotto.

-Brutta peste!- gridò lei ridendo, lanciandogli la sua palla, che lo colpì alle gambe.

Fu una lunga lotta. Due contro uno era leggermente squilibrata come battaglia a palle di neve. Si rincorsero per tutto il parco, ridendo tanto da farsi venire mal di gola. I vestiti e i capelli fradici. Dopo un’oretta e mezza Ellie fu costretta a dichiarare la resa.

-Così presto? Di solito resistevi di più.. – si lamentò Will.

-Hai ragione! Sono un po’ stanca però oggi, perché non continui a giocare con Andrew?- propose la sorella, sedendosi su una panchina.

-Sicura vada tutto bene?- le chiese lui.

-Tranquillo. Mi manca solo un po’ il fiato.- rispose tranquilla.

I due maschioni continuarono per una buona ora a giocare. Ellie si divertì un mondo a guardarli, erano così teneri insieme. Non riuscì a trattenersi dal prendere il cellulare e scattargli una foto. Non avrebbe dimenticato quel momento, sarebbe stato uno dei suoi più bei ricordi quando sarebbe stata in Europa.

-Già finito?- fece stupita, vedendoli venire verso di lei con il fiatone.

-Anche tu non mi sembri molto in forma.- commentò mentre Will si lasciava cadere in parte a lei.

-Che ne dite di una cioccolata calda?- propose Andrew, indicando con il capo un bar dall’altra parte della strada.

-Sìì!- rispose prontamente il bambino.

-Ma tu non eri stanco?- chiese la sorella.

-E’ passato!- rispose l’altro, col tipico vigore giovanile.

Ellie sorrise a quella battutina familiare. Si alzò e seguì i due in silenzio. C’era un piacevole tepore all’interno del locale, e loro ne approfittarono per togliersi i giubbotti bagnati. Sfogliarono le liste davanti a loro, in silenzio.

-Ellie posso prenderla con la panna? Ti prego!- chiese Will.

-Non devi chiedere a me!- rispose la sorella, in fin dei conti era stato Andrew a proporre la cosa, anche perché stranamente quella volta aveva proprio dimenticato i soldi a casa (cosa che normalmente non succedeva mai).

-Certo che puoi.- disse l’uomo con fare gentile, con quel sorriso che a Ellie riusciva a riscaldare il cuore; ma come faceva? E perché lo sentiva? Si sentiva stranamente tranquilla quando c’era lui nei paraggi, e non aveva paura che potesse fare del male a suo fratello; non ci riusciva, nemmeno se si impegnava.

-Grazie Andrew. Appena arriviamo a casa ti ridò i soldi.- disse lei, sinceramente seria.

-No, perché? Vi ho invitati io.-

-Sì, ma no né giusto. Sei il babysitter di Will, tu tecnicamente non dovresti pagarci comunque niente.-

-Sta tranquilla Ellie, lo faccio volentieri.- le rispose, e lei non riuscì a trovare niente da ribattere. Non finchè lui la guardava così.

 

‘’Andrew sorride a Ellie’’

http://www.google.it/imgres?q=john+dye+smile&um=1&hl=it&biw=1440&bih=738&tbm=isch&tbnid=hjmADZ3jFAqO3M:&imgrefurl=http://www.geocities.ws/luba_s_99/johndye.htm&docid=ac1fARpatEGZ1M&imgurl=http://www.geocities.ws/luba_s_99/SMILE.jpg&w=232&h=187&ei=gbkaULCtLdH14QTjzIH4DQ&zoom=1&iact=hc&vpx=1111&vpy=172&dur=302&hovh=149&hovw=185&tx=96&ty=66&sig=101234677226784368601&page=1&tbnh=135&tbnw=166&start=0&ndsp=29&ved=1t:429,r:6,s:0,i:88

 

-Ma tu fai sempre così?- non riuscì a trattenersi dal chiedere.

-Cosa?- sembrò non capire lui.

-Niente. Lascia stare, domanda stupida.-

-No, dimmi!- le intimò gentilmente, mentre il cameriere disponeva tre tazze di cioccolato fumante davanti a loro, ricolme di panna sulla cime.

-Tu sorridi sempre, e lo fai così…. Naturalmente.- cercava un modo per spiegarsi, ma più ci provava meno ci riusciva a trovare le parole giuste.

-E’ così strano?- domandò a sua volta lui, capendo a cosa lei si stesse riferendo.

-Beh, non se ne incontra tanta al giorno d’oggi di gente così.- ammise lei, mettendo lo zucchero e mischiando con il cucchiaino.

-Beh, noi lo facciamo!- le fece notare Will, Ellie non potè impedirsi di ridere e scompigliargli i capelli.

-Ah, Ellie!- fece lui non molto d’accordo.

-Eddai, ne avrai di tempo per lamentarti quando sarai più grande.-

-Io sono grande!-

-Sì, nei tuoi sogni.-

-Ehi.- iniziarono a farsi le linguacce a vicenda, sotto lo sguardo sorpreso di Andrew che si ritrovò improvvisamente escluso dalla conversazione. Non poteva fare altro, se non ridere.

Tornarono a casa per l’ora di cena, Andrew accompagnò Will sulla porta e si fermò lì, giusto per salutare i genitori che come al solito gli chiesero se il loro figlio si fosse comportato bene.

-Andrew ti fermi a mangiare?- domandò il piccolo.

-Will, lascialo stare. Magari ha altri impegni.- lo redarguì sottovoce la madre.

-Eddai Andrew fermati.- Ellie era sbucata alle sue spalle, non aveva notato che fosse rimasta indietro prima. Aveva uno sguardo diverso, era stranamente felice, come se avesse appena ricevuto il più bel regalo di Natale.

-Ecco, non vorrei disturbare.- disse lui.

-Macchè disturbare, Will è due giorni che rompe perché vuole che ti fermi.- le disse lei ridendo, non potè fare a meno di paragonarla a Tess quando sorrideva contenta (e Tess era una persona abbastanza complicata, forse lo era quindi anche lei) –Avanti che ti costa? Sempre che tu non abbia niente di meglio da fare ovvio.- insistettè.

-D’accordo.- acconsentì lui, sorridendo.

Fu la più bella serata da anni. Erano sempre loro quattro, ma con Andrew era tutto diverso. Era una persona talmente piacevole e piena di spirito che era impossibile annoiarsi. Will faceva a turno sulle persone da torturare. Dopo cena si trasferirono tutti in sala, spaparanzati sui divani a chiacchierare, mentre Will stava seduto per terra giocando con il suo game-boy, ma senza perdere il filo della discussione dei grandi. Finchè, verso le undici, non trovò qualcosa di più interessante. In un angolo della stanza, in disuso da anni, ci stava un giradischi, di quelli vecchi, con la campana sulla cime.

-Wow.-

-Caro, ma quello è il tuo giradischi o sbaglio?- chiese Lily.

-Mi sa che hai proprio ragione.- convenne il marito ridendo, andando a tirare fuori l’oggeto sotto gli occhi curiosi di Andrew e Ellie.

-Davvero è tuo papà?- chiese il bambino.

-Certo, e se proprio vuoi sapere, io e la tua mamma la prima volta che siamo usciti, ci siamo rintanati nella mia stanza e al suono di questo magnifico oggetto abbiamo ballato pe rtutta sera.-

-Su dai papà metti qualcosa.- propose.

-Will, ma hai visto che ore sono?- cercò di cambiare argomento la madre, non volendo far riaffiorare vecchi ricordi imbarazzanti.

-Hai ancora qualche cd papà?- chiese Ellie.

-Dovrei averne ancora qualcuno sì.- rispose James, accucciandosi sul ripiano più basso di un mobiletto. Una fili di custodie di cartone li stava a guardare. Alla fine ne scelse uno che sembrava ancora più vecchio del giradischi.

-Ecco, questo andava molto di moda allora.- disse, infilandolo delicatamente sopra il rullo.

Dopo poco la musica partì altissima, facendo risuonare una batteria e una chitarra elettrica a tutto spiano.

-Caro abbassa!- intervenne la moglie pensando ai vicini.

-Ma questo è Rock n’roll papà!- disse contorcendosi dalle risare Will.

-E voi avreste ballato queste canzoni?- fece ironicamente Ellie, non vedendo proprio i suoi genitori ballare quella musica.

-Certamente.- confermò il padre.

-Avanti Ellie!-

Andrew guardò Will afferrare per le mani sua sorella che dopo una debole resistenza si lasciò trascinare, e si ritrovò a ‘ballare’ al ritmo di quella strana musica. Anche il padre sembrò lasciarsi trascinare sempre più da quell’atmosfera. Sembrava incredibile che di lì a poco tutto sarebbe finito. Durò una quindicina di minuti, finchè Ellie non iniziò a tossire. Non fu una di quelle cose a cui si rimedia con un goccio d’acqua, si piegò in due, la mano davanti alla bocca e l’altra appoggiata al bracciolo del divano per reggersi. Andrew non si mosse, limitandosi a mettersi ritto al suo posto e a osservare serioso la scena. James spense la musica e la madre le si avvicinò, mettendole una mano sulla schiena. Andrew guardò Will, sembrava scosso, impalato, povero piccolo. Guardava la sorella triste, quasi fosse stata colpa sua, incapace di poterla aiutare.

-Ellie tutto bene?- chiese il padre.

-Sì tutto bene.- rispose frettolosamente lei, rimettendosi dritta. Trasse un profondo respiro e tornò a sorridere. Guardò con occhi luccicanti Will. Sembrava tutto a posto. La tosser era passata, solo un brutto ricordo.

-Mi sa che per stasera abbiamo finito, campione!- disse al fratellino, passandogli una mano in mezzo ai capelli. Mentre lui l’abbracciava alla vita lei si voltò verso il babysitter.

-Andrew! Non hai ballato!- gli fece notare.

-Oh, non importa. Non sono un grande ballerino.- rispose lui, come se nulla fosse.

-Anche della cucina dicevi così.- gli fece notare lei.

-Beh, se vuoi la prossima volta ti invito a cena.-

-Bene, così mi farai vedere il tuo ingrediente segreto.-

Lo accompagnarono alla porta e dopo mille saluti e ringraziamenti se ne andò, aveva smesso di nevicare.

 

Tess, Monica e Andrew se ne stavano in piedi all’ultimo piano della casa, nella stanza che aveva la finestra che dava sulla strada, la penultima ad avere ancora la luce accesa. Era tardi ed Ellie era seduta nel letto con le coperte tirate sulle gambe e un libro davanti.

-Sei sveglia?- le chiese una voce mogia.

Will se ne stava appoggiato allo stipite della porta, con lo sguardo triste.

-Will! Hai fatto un brutto sogno?- chiese lei sorpresa di trovarlo lì.

Il bambino entrò nella stanza e andò a sedersi sul letto, vicino alle gambe della sorella.

-Stai bene?- Ellie capì che il fratello era ancora scosso per quello che era successo prima.

-Oh, piccolo! Vieni qui.- gli disse.

Questo gattonò, finchè le braccia di lei non lo circondarono in un abbraccio stretto stretto. Gli accarezzò amorevolmente i capelli, dandogli anche qualche piccolo bacio.

-Va tutto bene. Non preoccuparti. Era solo un attacco di tosse.-

-Ellie?-

-Mmh.-

-Tu non mi lascerai mai, vero?- le chiese, alzando la testa per incrociare i suoi occhi azzurri con quelli di lei.

-No piccolo, non ti lascerò mai.- tornò a stringerlo, mentre si faceva pensierosa.

-Ti voglio bene.- lo sentì mormorare contro il suo pigiama.

-Anche io ti voglio bene Will.- gli diede un ultimo abbraccio prima di lasciarlo e sorridergli.

-Adesso però è ora di andare a dormire okay? Domani devi andare a scuola.-

-Notte Ellie.- disse uscendo.

-Buona notte.- disse alla porta ormai chiusa.

-Tess, non è giusto che accada una cosa del genere.- disse Monica.

-Molte cose a questo mondo non sono giuste bambina mia, ma il Signore sa quello che c’è da fare.-

-Ma.. gli ha mentito, quello non è stato un semplice colpo di tosse; vero?- Monica era molto sensibile all’animo umano, e alcune volte faceva fatica ad accettarne le tristezza.

-No, non lo era.- rispose in un sussurro Andrew, senza staccare gli occhi da quella figurina intenta nella lettura del suo libro.

Ellie si alzò dal letto, ovviamente non sapeva dei tre angeli che sostavano nella sua stanza. Dopo la visita di Will leggere era diventato faticoso, lei purtroppo sapeva come stavano le cose. Si sedette alla sua scrivania, guardò per un attimo il ripiano, il computer spento, non sapeva nemmeno lei esattamente cosa fare; solo aveva bisogno di fare qualcosa. Ad un certo punto volse lo sguardo verso una cornicetta che inizialmente i tre non avevano notato sul ripiano: al suo interno vi era la foto di Will ed Andrew di quel pomeriggio, già stampata. Sorrise. Si morse il labbro inferiore indecisa sul da farsi, poi prese un fogliettino di carta a righe e una penna blu. Chissà che non servisse effettivamente a qualcosa. Si diceva che scrivere allentasse il peso del proprio cuore, che fosse come condividere i propri segreti con un amico.

 

‘‘Carissimo Dio,

tu sai come mi sento adesso, sto combattendo un nemico imbattibile e il dolore che sto sopportando sta divendando insostenibile. Vorrei tanto scappare, anche perché so che questo è un torto a cui io non posso rimediare. È una violenza a me stessa: vorrei essere migliore di come sono (o esserlo stata), vorrei fare molto di più, mi sto sforzando, ma le mie braccia sono troppo stanche. Sto cercando di raggiungere una stella irrangiungibile, lo so. Ma adesso questa è l’unica cosa che mi è rimasta: raggiungere quella stella. E non importa quanto sia impossibile, quanto lontana. Combatterò per quello che sarà giusto fare, senza domande (o scorciatoie) o interruzzioni. Sono disposta a sprofondare nell’Inferno in nome di questa causa. Per la mia famiglia. Per Will. So che, se solo sarò fedele a questa ricerca, il mio cuore riposerà tranquillo e sereno quando morirò; o almeno è quello che spero. Tu sai che io non ho paura per me, ho paura per Will. È così giovane e mi è così tanto attaccato. Lo so che lui soffrirà, anche i miei genitori, ma loro sono grandi e so che combatteranno e supereranno anche questa. Ma Will.. non so se i miei saranno in grado di aiutarlo. Loro sono delle bravissime e buonissime persone, sempre disposte ad aiutare il prossimo, Tu lo sai. Ma è anche vero che ci sono poco a casa. Ci conoscono poco. Io in confronto a lui c’ho passato più tempo. Ti prego mio Dio, non lasciarlo da solo. Adesso c’è Andrew, che è fantastico (non è che per caso l’hai mandato tu?) [sorrise a quella domanda, mentre si asciugava una lacrima solitaria che era fuggita da un angolo dell’occhio] e spero rimanga con noi per molto tempo; sono convinta che lui potrebbe aiutare Will. Prego solo che non se ne vada via prima che tutto finisca. Ti prego Signore, manda un angelo a vegliare su questa casa, la situazione ho paura stia iniziando a sfuggirmi di mano e l’ultima cosa che voglio è accellerare tutto prima del tempo. Non sono pronta per vedere tre paia di occhi che mi guardano come se dovessi morirgli davanti da un momento all’altro, piangendo per me che sono ancora qui, che l’ultima cosa che voglio è vederli piangere, o sentire i bisbigli dietro ai muri parlando di quando io non ci sarò più. Non li sopporterei. Non posso sopportare tutto questo. Ti prego. Guarda giù. Non è per cattiveria che non glielo dico, solo.. sto cercando di proteggerli, a modo mio. Ti prego.. ti prego.. ti…prego.’’

 

Doveva smettere, le lacrime avevano iniziato a farsi più insistenti e i singhiozzi prepotenti. Se non si fosse fermata subito, avrebbe iniziato un pianto a dirotto. E non poteva permetterlo. Infilò quella lettera in uno dei suoi tanti block notes, guardò un’ultima volta quella foto e se ne tornò a dormire.

Monica prese tra le mani quel piccolo foglietto di carta, anche a lei le lacrime iniziavano a rigarle le guance.

-Oh Tess, non possiamo fare proprio niente?-

-Bambina, temo proprio che ognuno di noi dovrà agira a proprio tempo. Non ci è concesso intervenire. D’altronde, non ci è concesso modificare il corso degli eventi.- rispose Tess.

 

“I tre angeli”

http://www.google.it/imgres?q=touched+by+an+angel+in+the+light&start=28&um=1&hl=it&sa=N&biw=1440&bih=738&tbm=isch&tbnid=DQAKYdTQZiO0kM:&imgrefurl=http://www.cbsstore.com/touched-by-an-angel-inspiration-collection-holiday-dvd/detail.php%3Fp%3D111160&docid=1Eh3A93K05KsEM&imgurl=http://www.cbsstore.com/img/product/resized/919/00111160-705919_catl_500.jpg%253Fk%253Dc880609b%2526pid%253D111160%2526s%253Dcatl%2526sn%253Dcbs&w=500&h=500&ei=7-YbULihHeKg4gSP54DQCQ&zoom=1&iact=hc&vpx=577&vpy=400&dur=2907&hovh=225&hovw=225&tx=96&ty=100&sig=101234677226784368601&page=2&tbnh=157&tbnw=157&ndsp=27&ved=1t:429,r:43,s:28,i:56

 

  
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