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Autore: Emrys    03/08/2012    3 recensioni
Ilaria studiò il locale con occhio critico, sulle labbra le apparve un sorriso fugace e per qualche minuto si lasciò cullare dalla musica. Il Blood Moon le trasmetteva sempre una sensazione rivitalizzante, era grande poco più di una quarantina di metri quadri, aveva cupe decorazioni gotiche e praticamente ogni settimana riusciva a riempirsi come una scatola di sardine.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Direi che questo è tutto.” Ilaria aveva parlato tutto d’un fiato, camminando per il salotto in preda all’enfasi e cercando in ogni modo di nascondere il proprio disagio. Aveva raccontato a Maxwell di suo padre, della nonna e di come qualcosa  li avesse tirati fuori. Nelle loro condizioni non potevano essersi spinti da soli sino al bosco: dovevano essere stati aiutati da qualcuno. Inoltre, per la prima volta nella sua vita, aveva trovato il coraggio di parlare anche del suo angelo: delle sensazioni che le trasmetteva e della violenza di quando era una ragazzina. Maxwell l’aveva ascoltata senza mai interromperla, era talmente concentrato da assomigliare a una di quelle statue che spesso erano poste all’ingresso dei templi buddisti. Forse gli mancava l’abito giusto, tuttavia anche solo la sua corporatura e l’espressione seria facevano un certo effetto. Ilaria adesso aveva finito e si era rifugiata in cucina per prendere dell’acqua, o magari per rimandare di un altro paio di minuti il momento in cui avrebbe sentito il suo amico darle della pazza.

Maxwell fissò il soffittò per degli istanti interminabili, assumendo un’espressione seria e socchiudendo gli occhi con fare meditabondo: negli anni aveva sentito alcuni commilitoni parlare di spiriti guida, angeli custodi o più generiche entità protettive che avevano soccorso i battaglioni in situazioni di pericolo estremo e quelle storie potevano essere paragonate con facilità alla storia che gli aveva raccontato Ilaria. Quella ragazza non era mai stata brava  a inventarsi stronzate e quando l’aveva fatto entrare le era sembrata parecchio sconvolta. Si alzò in piedi e con passi misurati raggiunse Ilaria di fianco al frigo. “C’è una birra la dentro?” Mostrò il suo miglior sorriso sornione e l’amica, per quanto ancora titubante,  gliela passò mantenendo lo sguardo basso. Il micio osservava trafficare i due umani con una cerca curiosità e quando la ragazza tirò fuori anche un piattino con del latte trotterellò miagolando felice. “Piccola, puoi smetterla di stare sulle tue: ti credo.” Quella frase inaspettata le provocò un sorriso felice e senza neanche accorgersene fu avvolta dal suo abbraccio. “In questa faccenda non sei sola, io non ho intenzione di abbandonarti e anche le tue amiche sono pronte ad aiutarti con le unghie e con i denti. Presto tuo padre starà bene.” Quando faceva così, Maxwell le sembrava un vero e proprio orso coccolone. Comunque, affondò lo stesso la faccia sul suo petto forse per la prima volta da mesi si sentì serena: aveva bisogno di un po’ di coccole gratuite.

§§§
 

 
Suriel sogghignò estasiato e, una volta uscito dal locale, si accarezzò la coda di cavallo. Non si curava dei corpi che lo circondavano e appena si fu allontanato una decina di metri, schioccò le dita. L’interno del locale fu avvolto dal fuoco e la sua espressione divenne estremamente soddisfatta. Un po’ di sana violenza riusciva sempre a fargli tornare il buon umore, le urla della cassiera l’avevano rimesso al mondo ! Allora cominciò ad annusare l’aria, come una sorta di cane da tartufo, per poi scomparire e superare in un balzo altri tre quartieri. Si sentiva in forma e pronto a porre fine a quanto riguardava quell’irritante situazione. Era in giro da secoli ma, per quanto cambiassero, le città umane erano troppo simili a dei giganteschi formicai. Mancavano completamente di gusto, tuttavia lei era vicina e lui non aveva altro tempo da perdere in immaginarie ristrutturazioni urbani. Atterrò su una Volvo distruggendone il tettuccio e, con l’atteggiamento del cacciatore, spaziò lo sguardo lungo gli immobili più vicini: Eric non si vedeva da nessuna parte, ma l’odore di quell’umana si era fatto molto più intenso. “Meglio così, senza il traditore avrò più tempo per divertirmi a sperimentare nuovi giochi.” Fece roteare sopra la sua testa due lame gemelle, poi le riprese per la punta e sulla sua faccia si disegnò un’espressione da squalo.
 

§§§

Era strano stare così, nel salotto della sua infanzia, come se niente fosse. Erano passati appena due minuti dalla telefonata dell’ospedale e non poteva certo lamentarsi: fino a quando le condizioni di suo padre restavano stazionarie potevano sperare e adesso si stava sforzando di cucinare qualcosa di buono per il pranzo. Da quando gli aveva raccontato tutto, Maxwell non aveva più accennato alla cosa, eppure aveva l’impressione che ci stesse rimuginando parecchio: lui aveva l’indole dell’uomo d’azione e certamente non vedeva l’ora di fare qualcosa. In fondo il problema era proprio quello: che diamine di piano potevano organizzare loro due da soli? Il gatto si strusciò contro di lei e davano a quelle fusa innocenti Ilaria si sforzò di scacciare tutti i cattivi pensieri. Non avrebbe affrontato tutto da sola, Max sarebbe stato al suo fianco e l’angelo sarebbe tornato presto da lei. Doveva soltanto avere fiducia. Una vocina interiore le ricordo anche di Orsi, tuttavia la scacciò con una punta di irritazione: se una volta che lo avesse chiamato avesse scoperto che era morto, era convinta che non sarebbe riuscita a reggere la notizia. Lui era suo amico e non voleva che gli accadesse niente di male; Orsi doveva stare bene !

 Accadde tutto all’improvviso: un attimo prima la porta d’ingresso era chiusa e solida, mentre l’attimo successivo era spezzata in due, divelta come se fosse stata di carta. Maxwell si mise subito accanto a lei, con i pugni alzati e uno sguardo agguerrito. Era l’immagine vivente di un soldato pronto alla lotta; tuttavia l’uomo che oltrepassò la soglia aveva un cipiglio così arrogante e malvagio che Ilaria sentì le gambe tremare. Come poteva affrontarlo un semplice umano? “Chi sei? Vattene altrimenti ti romperò il culo.” Il suo tono da duro super collaudato, in grado di terrorizzare i commilitoni e far scappare i cialtroni che rompevano al locale, provocò appena un sorriso di scherno sul volto del nuovo arrivato. “Quindi ha lasciato un cane da guardia?” Il suo atteggiamento trasudava sarcasmo, eppure ancora non aveva fatto un passo verso Ilaria. “Fuffy, vuoi sul serio che ti strappi il cuore o vai a farti una passeggiatina? A me interessa solo la tua padroncina.” Rise, inclinandosi un po’ in avanti, come se stesse rivolgendosi a un cane, ma l’occhiata che lanciò ad Ilaria esprimeva solamente attesa e cattiveria. Quell’uomo non vedeva l’ora di farle sperimentare cosa fosse il vero dolore.

Max non attese oltre, tenne la guardia alta e gli si scagliò contro. Ilaria era come congelata dallo spettacolo che si svolgeva davanti ai suoi occhi: sapeva che Max era stato un militare e sia la sua agilità che la sua forza erano ancora notevoli, tuttavia lo sconosciuto riusciva ad evitare pugni e calci con movimenti tanto perfetti da dare l’impressione che stesse giocando con un bambino. In più, si confrontavano già da alcuni minuti e quella creatura non aveva nemmeno una goccia di sudore o un segno di stanchezza a solcargli il volto. Al contrario, Maxwell cominciava ad essere a corto di fiato. “Mi piace questo tipo di ballo, sai cagnolino?” Rise denigrandolo e in un attimo fu alle sue spalle. “Devi lasciare che t’insegni qualche passo nuovo, altrimenti potresti annoiare troppo i tuoi futuri padroni !” Lo colpì al ginocchio e nel momento in cui si piegò, gemendo per il dolore, lo afferrò per la vita e lo lanciò addosso a una poltrona. Il micio soffiava, pronto a unirsi alla lotta, ma lei lo teneva stretto cercando di farsi sempre più piccola: da soli non avevano speranze.

§§§

 Luke si fermò davanti al Megastore, faceva sempre più fatica a respirare ma non poteva fermarsi. Soffocò una risata, pensando a quanto gli erano sempre piaciuti i film di spionaggio: il cinema non si soffermava molto sulle difficoltà che si potevano incontrare nel cercare di seminare qualcuno. Dopo un po’ entrò tenendo le mani in tasca e sforzandosi di nascondersi dietro un sorriso artefatto. I clienti erano tranquilli, rilassati e concentrati su i loro acquisti. Erano ignari di quanto stesse succedendo e, per quanto fosse in mezzo a loro, Luke ebbe l’impressione di trovarsi in un deserto assolato. Come se non bastassero le sue condizioni, erano ormai un paio d’ore che la sensazione di avere addosso gli occhi di qualcuno era tornata. Questo era un problema, un grosso problema: gli altri pennuti si erano accorti della fuga di Eric. Non ne aveva la certezza, ma l’idea che volessero indagare anche su di lui non era affatto da scartare. Forse avrebbe dovuto comportarsi in modo più discreto, ma almeno aveva avuto il tempo di consegnare alle ragazze i bracciali. E lui avrebbe consegnato a Ilaria la sua lettera. La situazione era brutta, più brutta di quanto avesse mai provato a prevedere, eppure una risata sincera gli proruppe dal cuore: era un peccato non poter assistere; quando i responsabili del dipartimento si fossero accorti del furto della tavoletta e dei bracciali, le loro facce sarebbero state sul serio impagabili

Aveva preso tutti e tre i manufatti dall’ultima consegna e aveva addirittura portato via le pagine dell’archivio relative alla loro spedizione. Non aveva avuto il tempo o l’abilità per crearne delle copie e sapeva che rubare era sbagliato, ma aveva dovuto arrangiarsi per proteggere adeguatamente Emily e Lily. Luke Orsi non era altro che un dilettante vagamente talentuoso e, per quanto avesse fatto del suo meglio, presto non sarebbe stato più niente.

 

§§§

Il corpo di Suriel risplendeva di luce propria, una luce fredda e feroce, quel cagnolino lo stava facendo divertire molto più delle sue solite prede: prediligeva le femmine, ma il più delle volte loro si limitavano a piangere e urlare. Al contrario, l’umano stava addirittura ignorando il rumore delle sue stesse ossa che si frantumavano. Sembrava convinto di potergli resistere, ridicolo. Quelle scimmie senza peli erano irrimediabilmente stupide, eppure potevano rivelarsi dei passatempi interessanti. “Basta, basta.” Un sussurro, una preghiera disperata. La stessa Ilaria faticava a riconoscere la propria voce, quando poi vide la creatura tirar fuori un coltello si sentì morire: Maxwell zoppicava e non avrebbe potuto evitare l’affondo. Il suo amico sarebbe morto per lei. “Noooo!” Alzò la mano destra verso l’assalitore e lo vide piegarsi su se stesso, allontanandosi poi di almeno due metri da Maxwell. Quando poi l’amico aprì gli occhi tutto fu avvolto da un candore accecante.

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 Orsi aveva atteso fino all’ora di chiusura, riposando e cercando di non dare nell’occhio, ma alla fine era tornato in strada. Debole e indifeso davanti all’oscurità. Ci volle poco meno di mezz’ora perché fosse di nuovo individuato e allora la sua ombra cominciò a cambiare, allungandosi alle sue spalle e mostrando le sagome di un paio d’ali spalancate. All’improvviso si scatenò un vento intenso, dei mulinelli d’aria si diffusero lungo la via e Luke fu sollevato fino a inchiodarsi contro dei cassonetti. Per un terribile momento non riuscì a respirare, alla fine gemette e senza smettere di sputare sangue cercò di rimettersi in piedi. Una risata si diffuse nel vicolo e l’ombra tornò a grandezza umana, fino a condensarsi in un ragazzetto brufoloso e con capello arruffati color carota. Teneva la testa inclinata e studiava Luke come se fosse una bestia rara. “Umano, sei curiosamente sfuggente. C’è stato persino un momento in cui la tua aura è sparita nel nulla; avevo pensato che i miei ti avessero ucciso. Non immaginavo che aveste imparato dei trucchi tanto interessanti.” Luke continuò a fissarlo in silenzio, mentre con gesti misurati si sforzava di rimettersi in piedi. “In ogni caso, ti assicuro che ci divertiremo molto. Vediamo se sarai ancora capace di scomparire.” Nel suo sguardo Luke vedeva solo un nero senza fine, tuttavia si fece forza e riuscì a non tremare. Dagli sproloqui di quell’essere aveva intuito che i bracciali funzionavano anche senza particolari attivazioni, se lo avevano ritrovato solo dopo che aveva consegnato entrambi i manufatti a Lily. “Direi che la descrizione calza a pennello: un pennuto basso come un adolescente, con un volto che ha urgente bisogno di antiacne e una modo di parlare saccente al limite del logorroico.  Sihel, giusto?” Non era nella posizione di fare ironia, ma non aveva mai sopportato le persone con un atteggiamento così sprezzante. La sua boccaccia lo aveva messo spesso nei guai, tuttavia non era proprio riuscito a trattenersi.
 

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Eccomi qua, in una nottata pseudo estiva in cui il mio organismo si sta sforzando di non fondere... Ho fatto attendere un po' ma spero che il capitolo colpisca al punto giusto *_^
Ringrazio Esquire, Hika E isa1983 per le recensioni e l'interesse, confidando che verso l'autunno anche un Uccellino fara la sua riapparizione !
Alla proxima !
 

   
 
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