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Autore: Miyuki chan    05/08/2012    8 recensioni
«La leggenda narra che la Luna si innamorò di un pescatore.
E si dice che lo amasse a tal punto da volergli offrire la Vita Eterna, cosicché il loro amore potesse essere per sempre.
Ma, si sa, la Luna rappresenta il principio femminile, mutevole e capricciosa: volle mettere alla prova il pescatore, volle assicurarsi che fosse degno del suo amore.
Tre sarebbero state le prove per lui da affrontare…
Ma è solo una leggenda, una storia per bambini. »
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Smoker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Fire and the Tiger'
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Pleased to meet you, hope you guess my name


Satch se ne stava sorridente di fronte a noi, bloccando la strada, affiancato da due ragazzi.
Li osservai distrattamente: uno biondo e uno moro, dovevano essere quei due tipi che avevo intravisto la sera precedente alla Sirena Nera, poco prima di riuscire a convincere Ace ad andarcene da quel postaccio.
Il Sole, sorto già da diverse ore, splendeva alto all’orizzonte, mentre la Moby Dick veleggiava tranquilla sull’acqua cristallina dell’oceano.
Ma, nonostante fosse mattina inoltrata, io mi ero appena svegliata.
Non è mai bello essere investite dai fiumi di parole che sgorgano dalla bocca di Satch ma, credetemi, la mattina appena alzate è davvero devastante.
«Satch levati, sto morendo di fame. »
Mi precedette Ace, guardandolo di traverso.
«Cielo, come siete entrambi scorbutici! Non volete fare bella figura? »
Rispose Satch per nulla intimorito, indicando i due ragazzi al suo fianco.
Chiusi gli occhi ed inspirai profondamente: uno, due, tre, quattro…
Arrivata fino a dieci, dovetti ammettere che in effetti la mia voglia di piantare le unghie nel collo di quel rompiscatole era lievemente diminuita.
«Forse non hai capito: io. ho. fame. »
Scandì Ace lentamente, mentre il suo sguardo si faceva più torvo, come se quell’unica frase fosse sufficiente ad avvertire Satch del pericolo che correva nel mettersi sulla sua strada.
Ed in effetti la era, era un chiaro avvertimento, ben comprensibile da chiunque conoscesse almeno un pochino Ace.
Tuttavia Satch scelse di fare una cosa molto pericolosa: lo ignorò deliberatamente.
«Uffa, abbiamo reclutato due nuove leve, non potreste mostrare almeno un po’ di entusiasmo? »
…Quei due volevano unirsi a Barbabianca?
«E poi, modestamente, sono stato io a notarli e a proporgli di unirsi a noi: sono certo diventeranno dei grandi corsari!~♥»
Stupita, sbirciai la reazione di Ace al mio fianco, che tuttavia non sembrava particolarmente interessato o colpito.
Ma, forse, dipendeva soltanto dal fatto che in quel momento aveva altre priorità...
«Piacere di conoscervi ragazzi, ci vediamo!»
Esclamò in fatti all’improvviso e, prima ancora che io potessi provare a dire o fare qualunque cosa, balzò in avanti scartando abilmente Satch e i due nuovi arrivati, precipitandosi a tutta velocità verso la sala mensa.
Sospirai sconsolata: certe cose non cambiano mai…
Satch lo osservò darsela a gambe, con le sopracciglia corrugate ed una smorfia di perplessità sulle labbra.
«Peccato, ci tenevo a presentarglieli…»
Mormorò pensieroso, accarezzandosi il pizzetto, parlando più a se stesso che a noi.
«Oh bè, non importa!– Esclamò subito dopo, tornando a sfoggiare il suo solito sorriso smagliante – significa che intanto li presenterò a te ~♥»
Trillò allegramente, con tanto entusiasmo che mi spaventò a tal punto da farmi desiderare di essere fuggita via con Ace.
Purtroppo per me, però, ero troppo poco affamata e troppo curiosa per darmela a gambe in quel modo…
«Mikami, ti presento Fall il Lupo Nero e Kai il Leone d’Oro~♥ »
Mentre Satch li presentava, orgoglioso di loro quasi come fossero suoi figli, osservai i due ragazzi, ora con rinnovata attenzione.
Kai aveva capelli biondo cenere che gli ricadevano scompostamente davanti agli occhi, scendevano ai lati del volto fin quasi a sfiorargli il mento, ed erano invece portati corti sul dietro, dove a stento arrivavano a solleticargli la nuca.
Sul viso dai tratti morbidi e regolari, pelle abbronzata e labbra piene, risaltavano gli occhi grandi, appena obliqui, di un colore indefinito tra il verde ed il grigio.
Indossava una maglia bianca a mezze maniche, con il collo alto ed uno strano disegno di un sole nero sul petto, abbinata ad un paio di lunghe braghe nere.
Il Lupo, Fall, era invece molto diverso: aveva capelli nerissimi e lisci che gli lasciavano scoperta la fronte e, spettinati e ribelli, scendevano a coprire tutto il collo, evidenziando così il pallore della sua pelle ed il viso dai tratti marcati, dalla mascella squadrata al naso dritto.
Ma la cosa più impressionante erano senz’altro gli occhi dal taglio affilato: uno era scuro, quasi nero, mentre l’altro era di un castano così chiaro da sembrare giallo, color ambra.
In aggiunta a ciò, una cicatrice attraversava in una verticale perfetta buona parte del suo viso, incidendo la tempia e scendendo fino a metà guancia: a giudicare dal tipo di ferita, era un miracolo che avesse conservato quell’occhio dorato.
Portava una camicia verde felce, i cui primi bottoni erano stati lasciati aperti, ed un paio di bermuda color kaki.
Entrambi sorridevano: quello di Kai era un sorriso lieve e pacato, mentre Fall appariva nettamente più spavaldo e sicuro di sé.
«Piacere…»
Sussurrai, sorridendo a mia volta.
«Su su, non fare la timida!»
Esclamò Satch piantandomi una poderosa pacca sulla spalla.
Lo fulminai con lo sguardo: era vero che erano ormai due mesi che ero entrata a far parte dei Pirati di Barbabianca, ma detestavo che lui si prendesse certe libertà con me.
E poi era… imbarazzante.
E non è bello essere messe in imbarazzo, soprattutto non davanti a persone che non conosci.
«Eddai micetto, non gu-
Satch si interruppe all’improvviso e si fece pensieroso, tornando a massaggiarsi il mento con una mano.
«Non va bene, non va affatto bene. Prima una Fenice… ma era okay, a chi non piacciono le fenici? Poi una Tigre… Ed è stato un po’ meno okay, non è bello essere costantemente minacciati con zanne e artigli. E ora un Lupo e un Leone… E questo non è decisamente okay, stiamo diventando uno zoo!»
Strepitò all’improvviso.
Supposi che, nelle sue intenzioni, la sua voce sarebbe dovuta apparire seria.
Fatto sta, che quello che percepì io fu soltanto il suo solito tono da pagliaccio.
Stavo già per dirgliene quattro ma, ricordandomi dei due ragazzi, decisi che non volevo mettermi in imbarazzo da sola facendo la figura della ragazzina isterica.
Ispirai profondamente e mi contenni:
«Ti sei scordato del membro più importante: la Moby Dick, la grande balena. »
Gli feci notare con una punta di sarcasmo.
«Neh, la vuoi smettere di rovinarmi le battute? »
Replicò il Comandante in quarta indispettito.
«Tanto non faceva ridere. »
«… Sei crudele.»
Singhiozzò, asciugandosi con la punta dell’indice una lacrimuccia immaginaria.
… Non volevo nemmeno provare ad immaginare cosa stessero pensando Fall e Kai.
Probabilmente, si erano già pentiti di essere entrati nella ciurma…
E come biasimarli? Gli interminabili discorsi di Satch e il suo dubbio senso dell’umorismo avrebbero terrorizzato chiunque.
«Ad ogni modo, si dà il caso che, a differenza di te e Marco, loro siano animali solo di nome: nessun frutto.»
Riprese il pirata, recuperando un briciolo di serietà.
«Vado a parlare un attimo con Ace, visto che è fuggito… Fate i bravi ~♥»
E detto questo, si diresse fischiettando verso la sala mensa, lasciandomi sola con i due nuovi arrivati.
«Per essere una ciurma così temuta, siete fin troppo amichevoli.»
Commentò Fall con un sorriso non appena Satch si fu allontanato.
Aveva una voce bassa e ferma, che in qualche modo risultava però anche lieve e misurata.
«Oh, Satch è il più socievole ed il più chiacchierone»
Risposi tra il divertito e l’imbarazzato, osservando il ragazzo mentre appoggiava la schiena ed i gomiti contro il parapetto della Moby Dick, perfettamente a proprio agio, mentre Kai rimaneva fermo e silenzioso.
«Sarei curiosa di una cosa, se posso chiedere…»
Iniziai titubante.
«Chiedi.»
Rispose Fall senza esitazione, mentre un lampo di interesse baluginava nei suoi occhi.
Anche se il suo, più che un invito, suonò come un ordine.
«Perché “Lupo” e “Leone”? Voglio dire, Satch ha detto che non c’è di mezzo nessun frutto del diavolo, quindi mi chiedevo…»
Il sorriso di Fall si ampliò, mentre si staccava dal parapetto e si avvicinava a Kai.
«Come perché, non vedi che bella criniera bionda?»
Rispose subito, circondando con un braccio il collo del Leone mentre con l’altra mano gli arruffava i già ribelli capelli dorati.
Kai arricciò il naso e incurvò le labbra in un sorriso più accentuato, mantenendo tuttavia il suo solenne silenzio.
Credetti di iniziare a capire perché Satch fosse così felice del loro arruolamento: da adesso, avrebbe finalmente potuto passare ore ed ore a parlare –o meglio, a stordire di parole –, approfittando del fatto che, silenzioso com’era, Kai non l’avrebbe interrotto.
«Capisco… E tu? Perché “Lupo”?»
Fall spostò la sua attenzione da Kai a me.
«Ovvio, perché sono forte e tenebroso.
E aspetta! Ancora non ti ho detto la parte migliore: il mio passatempo preferito è mangiare povere ragazze innocenti.»
Aggiunse rivolgendomi uno sguardo penetrante e significativo, mettendo in mostra un sorriso bianco e affilato che, dovetti ammetterlo, un che di pericolosamente lupino lo aveva senza dubbio.
Avvampai.
Okay, altro che Satch: questo era decisamente imbarazzante.
«In realtà mi sembra che il Lupo, più che Cappuccetto Rosso, sia finito col mangiarsi la nonna.»
Commentai innocentemente, tentando di alleggerire l’atmosfera, cercando di scacciare l’imbarazzo.
Voglio dire, dovevo farlo per il mio orgoglio: non potevo lasciare che l’ultimo arrivato mi mettesse in difficoltà!
«Credimi, la mia storia va in modo diverso.»
Ribattè senza scomporsi minimamente, assottigliando lo sguardo e senza smettere di fissarmi.
Iniziai ad indispettirmi:
«La versione ufficiale è quella in cui il Lupo mangia la nonna, credimi
Dissi con un sorriso un po’ forzato.
«E comunque, se anche ti piacciono le donne mature, non ci trovo nulla di male.
Dopotutto, come dice il proverbio, “gallina vecchia fa buon brodo”, no?»
Continuai candidamente, guarnendo il tutto con un sorriso innocente.
Innocente, sì… terribilmente falso, invece.
Ed il Lupo, a quel sorriso, non credette nemmeno per un istante:
«Ora sì, che mi sembra di avere a che fare con la ciurma dell’uomo più forte del mondo.»
Commentò con un tono basso e freddo, che mi venne istintivamente da definire come minaccioso.
Mi irrigidii, mentre le mie labbra smettevano di fingere sorrisi e si serravano in una linea dura.
Conoscevo quelle sensazioni: l’aria elettrica, i sensi allerta, i muscoli in tensione, il battito cardiaco accelerato…
Non avrei saputo dire come, ma eravamo già ad un passo dal saltarci alla gola.
Il sorriso del Lupo si fece più ampio e aggressivo, come se avesse intuito i miei pensieri, ed io non riuscii a trattenere un ringhio frustrato: glielo avrei insegnato io a prendersi gioco di me…
E allora sì, che avrebbe rimpianto di non essere un vero lupo, gli avre-
All’improvviso qualcosa mi arrivò alle spalle e mi afferrò con forza per il braccio.
Tesa com’ero, reagii d’istinto, prima ancora di capire cosa stesse succedendo.
Mi voltai, e affondai gli artigli nella persona che mi aveva appena afferrato.
Ci misi qualche secondo a realizzare che, la persona in questione, altri non era che Marco.
Rimasi a fissarlo, paralizzata e sbigottita.
Anche la Fenice rimase silente, la mano ancora ferma sul mio braccio, mentre le prime gocce di sangue iniziavano a gocciolare dalla sua spalla –nel quale i miei artigli avevano aperto tre lunghi tagli scuri –al ponte della nave.
Mi ci vollero altri lunghi secondi, per realizzare cosa avevo appena fatto.
Ritirai bruscamente la mano, mentre gli artigli di tigre tornavano ad essere semplici unghie.
«Mi dispiace mi dispiace!»
Mi affrettai a dire, mortificata.
Le ferite causate dai miei artigli sparirono all’istante, divorate dalle fiamme blu di Marco.
Quando il fuoco si fu estinto, la sua pelle era tornata liscia e sana.
Solo in quel momento notai Ace e Satch, alle spalle di Marco, che, ovviamente, avevano assistito alla scena per intero.
«Scusa Marco, io no-
«Non fa nulla.»
Mi interruppe la Fenice con una scrollata di spalle, con il suo tono di sempre, calmo e pacato.
«Come sarebbe a dire“Non fa nulla”?! Se ci fossi stato io al tuo posto mi avrebbe potuto staccare un braccio!!»
Iniziò a strillare Satch preoccupato per la propria incolumità, con una vocina acuta e sottile nella quale faticai parecchio a riconoscere la sua.
Ad Ace venne da ridere, e soffocò una risatina con la mano.
In effetti il Comandante in quarta, stavolta, era davvero comico, con quell’espressione costernata e gli occhi spalancati, la mascella tanto aperta da arrivare quasi a toccare il ponte; senza considerare poi il tono di voce estremamente virile…
Riuscii a non ridere, ma soltanto perché mi sentivo in colpa per aver attaccato Marco e per aver rischiato di ferire qualcuno che non sarebbe potuto guarire con altrettanta facilità.
«Allora per fortuna che non eri al mio posto»
Gli rispose Marco semplicemente, con il massimo della calma ed un sorriso angelico dipinto in viso.
«…Nessuno mi vuole bene.»
Sospirò Satch sconsolato, rannicchiandosi in un angolino con le ginocchia strette al petto, fingendo un pianto disperato.
E ve lo assicuro: era anche un pessimo attore.
«Yessss!»
Esultò Ace con un sorriso soddisfatto, mostrando il palmo della mano a Marco che gli batté il cinque, sorridendo a sua volta.
Li osservai confusa.
«E’ riuscito a zittirlo.»
Spiegò Ace con un sogghigno monello, in risposta alla mia occhiata interrogativa, riuscendo a strapparmi un sorriso.
Poi il moro si fece serio, ed il suo sguardo si spostò più volte da me ai due ragazzi, dubbioso.
Nel frattempo, né Fall né Kai avevano proferito parola o mosso alcun muscolo, rimanendo ad osservarci in silenzio, il primo con l’ombra di un sorriso sulle labbra ed il secondo serio ed attento.
«Vai, ci penso io.»
Disse Marco, rispondendo alla domanda che Ace non aveva esplicitamente posto.
Quest’ultimo sorrise, ancora una volta stupito dalle capacità empatiche della Fenice, e mi fece cenno di seguirlo mentre si dirigeva a prua.
Colsi al volo l’occasione per levarmi dalla scomoda situazione in cui mi trovavo, e sgusciai subito via mentre sussurravo a Marco un ultimo “Scusa”.
Quando mi fui lasciata il gruppo di pirati alle spalle, lasciai andare un sospiro di sollievo, rilassandomi.
«Va tutto bene?»
Mi chiese Ace, guardandomi con le sopracciglia corrugate in un espressione preoccupata.
«Sì, sì…»
Mi affrettai a rispondere, sistemandomi nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro.
«…Davvero?»
«Sì… Forse Satch ha ragione, sono diventata davvero troppo impulsiva.»
«Ed è una cosa negativa?»
Mi domandò innocentemente, con un disarmante sguardo da bambino che mi fece sorridere.
«Temo di sì, visto quello che ho appena combinato…»
Sospirai atterrita.
Va bene che non avevo fatto chissà che danni, dopotutto era di Marco la Fenice che stavamo parlando, eppure mi sentivo allo stesso modo terribilmente in colpa.
«E comunque, sappi che è tutta colpa tua
Affermai poco dopo, piccata.
«Mia?!»
Ripetè lui incredulo, con gli occhi neri spalancati.
«Sì! Smoker con il suo allenamento era riuscito a farmi entrare un po’ di sale in zucca e smussare un po’ questo lato del mio carattere, ma stando con te ho dimenticato tutto quello che avevo imparato.»
Un sogghigno vittorioso si dipinse sulla faccia del pirata di fuoco:
«Se è così, allora mi prendo volentieri i miei meriti.»
Asserrì gonfiando il petto, realmente orgoglioso del fatto che lo indicassi come la causa principale del mio caratteraccio.
«E poi, è sempre un piacere mandare a puttane il lavoro di quel cane di un marine!»
Continuò con la sua espressione fiera e spavalda.
O almeno, la sua espressione fu tale finchè non gli mollai una gomitata in pieno stomaco, che lo costrinse a piegarsi in due.
Si portò una mano alla pancia, massaggiandosela:
«…Hai gradito poco l’appellativo “cane”, non è vero?»
Domandò con un sorrisetto colpevole.
«Precisamente.»
«Okay, scusa, non prendertela. Lo sai che, in fondo, gli voglio bene anche io.»
Lo guardai scettica.
In realtà avevo i miei dubbi al riguardo, ma non era davvero importante.
Nel senso, lo capivo che per lui non fosse facile portare rispetto ad un marine, figuriamoci addirittura provare affetto nei suoi confronti.
«Sei proprio sicura che vada tutto bene?»
Domandò tornando serio, scrutandomi con i suoi occhi scuri.
Deglutii: nonostante tutto, non mi ero ancora abituata al suo sguardo.
Continuavo a trovarlo…destabilizzante.
Ogni volta che lo guardavo negli occhi, mi tornava in mente quel vecchio detto, “Se fissi a lungo l’abisso, anche l’abisso fissa il tuo sguardo in te”.
I suoi erano abissi in cui mi sembrava di cadere e sprofondare ogni volta, di perdermici dentro.
Ma se quando dico “abisso” pensate ad una vuota voragine senza fondo, allora è chiaro che non abbiate mai conosciuto Ace.
Perché non era proprio vero che precipitavo in quegli occhi, la verità è che mi ci tuffavo di mia spontanea volontà.
E lo facevo perché laggiù, dove Ace permetteva solo a pochi di arrivare, trovavo quelle cose che fino ad allora avevo cercato, ovunque e quasi inutilmente: calore, sincerità, affetto, comprensione, forza… felicità.
«Ohi?»
La sua voce calda e preoccupata mi riportò alla realtà, facendomi riemergere da quegli abissi.
«…?»
«Stai bene?»
Ripetè per l’ennesima volta, scrutandomi attentamente.
«Scusa, mi ero distratta un attimo.
Sì, sì, sto bene.
Non so cosa mi sia preso, davvero.
Lo sai che la mattina appena alzata sono un po’ intrattabile, e in aggiunta temo che quel Fall non mi piaccia troppo.»
Conclusi con un sorriso per rassicurarlo, cercando di convincerlo che, davvero, non fosse successo nulla di importante.
Vidi i suoi occhi incupirsi, e le sue labbra incurvarsi appena verso il basso:
«Allora quello che sto per dirti non ti piacerà»
Mi informò mesto.
Un vortice di ipotesi apocalittiche mi attraversarono in un lampo la mente: devastanti attacchi della Marina, maremoti, mostri marini che volevano papparsi la Moby Dick e relativo equipaggio…
Già, certe cose non cambiano proprio: sarei rimasta la solita pessimista di sempre, per il resto della mia vita.
«Cosa?»
Domandai allarmata, studiandolo diffidente, sforzandomi inutilmente di captare i suoi pensieri.
«Satch mi ha appena informato che sia Fall che Kai entreranno a far parte della mia flotta.»
…Holy shit.
 
Spazio autrice:
Ed ecco il primo, vero, capitolo.
Colgo l’occasione per dire un paio di cose.
Oltre all’aver cambiato appena lo stile di scrittura, rispetto alla storia precedente, vorrei anche cambiare i contenuti.
Mi spiego: per esempio in don’t play non mi sono mai fermata a descrivere i sentimenti di Mikami per Ace (nel senso, lo sappiano tutte che un semplice “mi sono innamorata di te” non è un granché come descrizione), ed allo stesso modo non mi sono soffermata a parlare di tante altre cose perché non mi sentivo in grado di farlo.
Ultimamente ho avuto occasione di pensare (ebbene sì gente: ho imparato a pensare!) parecchio su molte cose diverse, e credo che questa storia sarà un ottima occasione per scrivere qualcosa di un po’ più maturo (almeno ci proviamo!).
 
Ok, ho finito con i pensieri seri, passiamo a quelli più frivoli.
Allora, vi ho stupite? Vi aspettavate uno scontro all’ultimo sangue? E invece no, forse dopotutto abbiamo a che fare con due bravi ragazzi ù_ù
Forse è un po’ arrogante da parte mia chiederlo, ma sarei curiosa di sapere il vostro parere su quei due loschi figuri (bè per il momento Kai è poco più di un soprammobile, ma comunque…), visto che, sarò sincera, sono entrambi un po’ un esperimento.
Ma di loro vi parlerò meglio più avanti :)
 
Vi chiedete perché gli spazi autrice diventino sempre più lunghi?
E’ perché sono un po’ logorroica, proprio come Satch (quanto mi è mancato scrivere di lui!), e poi perché quando leggo una storia mi piace anche chiacchierare con le autrici, e una volta tanto che l’autrice sono io voglio chiacchierare un po’ con voi à_à
Ma come sempre, sentitevi libere di ignorare i miei sproloqui XD
 
Ultima cosa, prometto: aggiorno oggi perché non sono sicura di riuscire ad aggiornare la prossima settimana come avevo promesso di fare, quindi ho pensato che nessuno sarebbe rimasto deluso se avessi anticipato la pubblicazione di qualche giorno ^^
 
Vi lascio davvero, ora, e filo ad aggiornare anche Ace in Wonderland.
Grazie per l’attenzione, a presto! :*
  
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