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Autore: PrincipessaLes    05/08/2012    2 recensioni
Ho sempre considerato molto interessante la vita di Andromeda Black Tonks e da questo interesse nasce la mia prima "fatica", una serie di songfiction dedicate a lei. Ogni capitolo avrà come filo conduttore una canzone diversa e sarà dedicato ad un momento/periodo particolare della sua vita. Spero vi piaccia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Famiglia Black, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Finalmente sono riuscita a potare anche questo capitolo. Innanzitutto, so di avervi fatto aspettare molto, ma, purtroppo, non sempre riesco a trovare abbastanza tempo per aggiornare.
Vorrei  ringraziare  ConsumedSnow  che ha aggiunto la storia tra le seguite. Come al solito, ringrazio anche tutti i lettori silenziosi, non pensavo che la mia storia interessasse a così tante persone e mi fa molto piacere scoprirlo...
Ora, una comunicazione tecnica. Quando ho cominciato quesa raccolta, avevo intenzione di trattare tutta la vita di Andromeda, ma, per motivi vari che non sto ad elencare, ho pensato che sia meglio dividerla in due fasi e, naturalmente, la fuga è la fine della prima fase della sua vita. dunque, questo è l'ultimo capitolo della raccolta, ma questo non significa che sia tutto finito... Non appena tornerà l'ispirazione, provvederò a cominciare una nuova raccolta che parlerà della vita di Andromeda dopo la fuga.

Ora, passiamo al capitolo. Vorrei fare solo due precisazioni.
Innanzitutto, per quanto riguarda la parte del POV di Sirius, forse l'utilizzo del tempo presente può sembrare una scelta un po particolare, ma ho cercato di scrivere nel modo più semplice possibile, per rendere credibile il punto di vista del personaggio, che, al momeno della narrazione, è un bambino di 10 anni.
Passando invece al POV di Narcissa, non so se si possa definire un monologo interiore, come quello affrontato nel capitolo 3, ma, esattamente come per quello, è un tipo di scrittura non facile da gestire. Spero di essere riuscta a rendee in modo convincente l'ansia e la disperazione di Narcissa. Riguardo al modo in cui parla di Andromeda, il suo può sembrare un attaccamento morboso, ma bisogna pensare che, in fin dei conti, lei era l'unica della famiglia che si preocupasse di ascoltarla, consigliarla e consolarla. Inoltre, al momento della fuga, Narcissa ha 15 anni ed è in piena adolescenza, quindi in un'età difficile e, dal momento che Andromeda ha un atteggiamento molto affettuoso nei suoi confronti, assumendo verso di lei il ruolo che dovrebbe spettare alla madre(e che la madre non si sognerebbe mai di assumere), penso sia più che normale che  sia diventata, in qualche modo, il centro del suo mondo...

Penso di aver spiegato tutto ciò che c'era da spiegare, quindi ora non posso che augurarvi Buona Lettura

 

Eva
 

Sirius POV
6:30 winter morn, Snow keeps falling, silent dawn
A rose by any other name, Eva leaves her Swanbrook home
A kindest heart which always made Me ashamed of my own
She walks alone but not without her name

 
 
Un raggio di luna illumina la finestra. Sirius osserva incantato il prato innevato che sembra una distesa d’argento.  Il giardino a quell’ora del mattino sembra quasi un altro pianeta.
Una debole luce tremolante compare fuori dalla finestra, una sagoma scura si avvicina e bussa contro il vetro. Sirius apre piano la finestra e vince investito da una ventata d’aria gelida. Sirius, avvolto soltanto in una coperta leggera, rabbrividisce, ma, senza preoccuparsi del freddo, scavalca rapido il davanzale e salta all’esterno, in mezzo alla neve. Fuori è buio, una nuvola ha coperto la luna, ma la luce della candela illumina i grossi fiocchi bianchi che danzano lenti nell’aria.
“Meda!”esclama felice, abbracciando la cugina, ma il suo viso si oscura subito-“Te ne stai andando, non è vero?”
Andromeda annuisce e qualcosa dentro di lui si spezza.
“Scusami Sir, avrei voluto dirtelo prima, ma avevo paura che mi scoprissero.”-replica lei-“spero che almeno tu riuscirai a perdonarmi per quello che sto facendo. Qualunque cosa succeda, sappi che ti vorrò bene sempre, cuginetto. Mi mancherai tanto, sai? Anzi, mi mancherete, tu, Reg e Cissy.”
La voce di Andromeda si incrina. Sirius non l’ha mai vista così. Meda gli è sempre sembrata così forte…Sirius è stupito, eppure, stranamente, sa benissimo cosa fare in quel momento. Abbraccia di slancio la cugina, tra le lacrime. Lei lo stringe tra le braccia e lo solleva da terra, come faceva quando era più piccolo.
“Non devi piangere, Sir, questo non è un addio, lo sento. So che ci rivedremo, prima o poi. Ti voglio bene, cuginetto.”
“Ti scriverò.”-promette Sirius con voce sicura.
Andromeda scuote la testa.
“No, Sir, sai anche tu che non è possibile. I tuoi genitori non te lo permetterebbero mai.”
Sirius lo sa. Ci ha pensato tutto il giorno, fin da quando ha intuito la vera intenzione della cugina, e pensa di aver trovato una soluzione.
“Invece sì, Meda…me lo permetteranno perché non sapranno che scrivo a te.”-afferma, sorridendo di fronte all’espressione confusa della cugina-“Ti ricordi di quel mio amico, quello che tutti considerano mezzo pazzo, Xeno Lovegood? È nella tua stessa casa, giusto? Sai, ogni tanto mi scrive qualcosa, quindi, potrei rispondergli e chiedergli se gli va bene di ricevere lettere anche per te e poi consegnartele. Xeno è molto gentile, credo che accetterà…anzi lo spero!”
Xeno è la persona adatta per far funzionare il suo piano, Sirius ne è sicuro. Xeno è diverso da tutti gli altri ragazzi Purosangue che lui conosce…anche la sua famiglia, in realtà, è molto diversa dalle altre. I genitori di Sirius, così come molti altri che lui conosceva, storcono il naso quando parlano dei Lovegood, delle loro abitudini e dei loro modi di fare, ma non possono fare a meno di invitarli alle feste più importanti, in fondo, la loro famiglia ha origini abbastanza nobili… Tutti li evitano il più possibile, eppure, a Sirius piacciono, sono così gentili e affettuosi e sono una famiglia molto unita…proprio quella famiglia che lui sogna da sempre, l’esatto contrario della sua.
“Sai, Sir, penso che tu sia un piccolo genio.”-commenta Andromeda, scompigliandogli i capelli con affetto-“ora, però, dovresti rientrare, altrimenti gelerai.”
Meda ha ragione. Fa freddo fuori, molto freddo, e la coperta che Sirius ha portato con sé è leggera. Sirius trema di freddo, eppure esita a rientrare.
“Torna subito dentro, Sir.”-lo esorta di nuovo Andromeda-“Mi guarderai dalla finestra mentre me ne vado.”
Sirius annuisce e la abbraccia di nuovo.
Lei lo saluta con un bacio sulla fronte.
“Arrivederci, dunque, Sir. Ti voglio bene cuginetto.”-
“Arrivederci, Meda, e buona fortuna. Sarai sempre la mia cugina preferita.”-la saluta lui, prima di voltarsi e scavalcare nuovamente il davanzale della finestra.
Con un rapido movimento della bacchetta, Andromeda accende la candela che Sirius aveva poggiato sulla finestra, poi si volta e se e va. Salutandola un ultima volta con un cenno della mano, Sirius chiude la finestra, si siede sulla sedia che ha sistemato lì di fronte e poggia il viso contro il vetro. Guarda Andromeda che se ne va, fino a quando lei non è che una piccola macchia colorata in mezzo alla distesa candida del giardino.
Vedendo quella piccola macchia, di cui ora distingue solo un colore, il rosa tenue della mantella, gli viene in mente quello che lei aveva detto a Narcissa qualche giorno prima, ammirando le ultime rose d’inverno, quasi appassite, nella siepe in fondo al giardino. Sirius sente la voce della cugina risuonare nella sua testa.
“Potrei sembrarti pazza, Cissy, ma a volte penso che mi piacerebbe molto, dopo la mia morte, potermi trasformare in una rosa d’inverno. Le rose d’inverno sono l’ultima cosa che rallegra la natura e la vista degli uomini prima che la Terra si spenga per il suo riposo invernale. Sarebbe bello poter essere gli ultimi messaggeri della Natura prima del grigiore dell’inverno.”
Ora che è solo una macchia rosa in lontananza, Meda sembra veramente una rosa d’inverno. E, come accade per le rose d’inverno, la sua partenza annuncia per Sirius l’arrivo del gelo. Ora che se n’è andata, chi lo difenderà più dal freddo e dal grigiore della sua famiglia, che, pian piano, sta mettendo radici nel suo cuore?
Una lacrima solitaria cola lungo la guancia, accompagnata ben presto da altre compagne, che offuscano la vista a Sirius e gocciolano lentamente dal viso sulla candela, spegnendone la fiamma. Ora, Sirius è immerso nel buio. Sospirando, posa la candela a terra e ritorna piano nella sua stanza.
Quando si sdraia nel suo letto, il materasso gli sembra incredibilmente duro e freddo. 
Ha perso l’unica sua alleata, l’unica persona della famiglia che gli abbia mai voluto bene, ora è completamente solo. Ma non è arrabbiato con lei per questo. Quella notte, qualcosa è cambiato. La scelta di Andromeda gli ha fatto ritrovare un coraggio che non sapeva nemmeno di avere. Ora Sirius sa che anche lui, prima o poi, troverà il coraggio di fare la sua scelta, qualunque conseguenza possa comportare. Meda è sempre stata il suo punto di riferimento e ora lui sa per certo che, in futuro, l’esempio da seguire sarà ancora il suo, perché è quella l’unica scelta che può considerare sensata. Non è certamente la scelta migliore per la famiglia, ma è senza ombra di dubbio la migliore per lei. E la sua felicità è sempre più importante del buon nome della famiglia. Se questo è vero per Meda, perché non dovrebbe esserlo anche per lui?
 
 

Narcissa POV

Eva flies away, Dreams the world far away
In this cruel children's game There's no friend to call her name
Eva sails away, Dreams the world far away
The Good in her will be my sunflower field

 
 
Non so cosa mi stia succedendo. Non mi è mai capitato di svegliarmi così d’improvviso. A volte, quando da bambina avevo gli incubi, mi svegliavo spaventata e nervosa, ma sono anni che non ho più incubi. Non è stato certo un incubo a svegliarmi, questa volta, gli incubi non c’entrano nulla.
Non è un incubo quello che mi ha svegliato e non mi permette più di tornare a dormire. Credo piuttosto che sia un presentimento, come una voce dentro di me, che mi tiene sveglia. Questa voce mi dice che sta succedendo qualcosa di molto importante e molto triste.
Tutto questo mi preoccupa e mi spaventa. Ancora di più mi spaventa quando, al’improvviso, un nome mi attraversa la mente come un lampo. Andromeda! Questo presentimento che mi tiene sveglia è legato ad Andromeda. Cosa sta succedendo a mia sorella?
Cerco di calmare questo senso di panico che mi invade senza un motivo preciso, ma è tutto inutile.
Allora, decido di alzarmi e ed andare alla finestra. Niente riesce a tranquillarmi come la vista di un paesaggio innevato. Ma, questa volta, contemplando il giardino innevato, non ottengo il risultato sperato, anzi cado in preda ad un’agitazione ancora maggiore.
Nel buio della notte, una debole luce si muove nella distesa bianca del giardino, spostandosi in direzione del bosco. La voce dentro di me diventa un grido e il cuore mi martella nel petto impazzito.
Prendo la candela poggiata sul comodino di fianco al mio letto e cerco un fiammifero per accenderla. La fiamma della candela è debole e tremolante, ma, quando apro la finestra e mi sporgo a guardare, mi aiuta a chiarire i miei dubbi. Finalmente, riesco ad intravedere la fonte di quella lucina che si muove verso il bosco. Nel buio della notte posso distinguere solo una macchia di colore che si muove. Ma quel color rosa tenue è troppo simile a quello della mantella di Andromeda per poter pensare la mia preoccupazione sia infondata.
Vorrei chiamarla, gridare il suo nome per supplicarla di tornare indietro, ma potrebbe anche non essere lei. Prima di far qualsiasi cosa, devo controllare che i miei dubbi siano fondati.
Esco dalla mia stanza come una furia e mi precipito  in quella di mia sorella. La scena che mi si presenta davanti conferma tutti i miei peggiori dubbi.
Il suo letto è vuoto.
Tanto mi basta per precipitare nel panico. Stringo la candela con mani tremanti. Ciò che vedo mi fa pensare che si tratti di un incubo, ma è tutto troppo reale per crederlo veramente. La cassettiera di fronte al suo letto ha tutti i cassetti spalancati e vuoti. Anche la porta del suo boudoir è aperta e dentro sono rimasti solo pochi vestiti, i più eleganti ed elaborati, gettati qua e là alla rinfusa. Il baule in cui metteva tutte le cose di scuola è sparito.
In questa stanza vuota e disordinata l’assenza di Andromeda pesa come un macigno. Se né andata…questo pensiero si fa strada dentro di me, facendomi mancare la terra sotto i piedi. Senza nemmeno guardare dove vado, mi volto per andarmene ed inciampo contro una sedia. È la stessa sedia su cui mi sedevo da bambina per farmi pettinare da lei. Distratta da questo ricordo, non mi accorgo che nell’urto a candela si è inclinata. Una goccia di cera bollente mi cola sul dito, facendomi sussultare. Vorrei precipitarmi nel bagno attiguo alla stanza, per bagnarmi il dito scottato, così da calmare il dolore, ma qualcosa attira la ma attenzione. Ora, la luce della candela illumina lo scrittoio di Andromeda, rivelando un brandello di pergamena spiegazzato su cui sono state vergate con mano tremante poche frasi. Riconosco a stento la calligrafia di mia sorella, ma distinguo chiaramente alcune parole e una di esse attira la mia attenzione. Su quel foglio c’è scritto il mio nome. Qualunque cosa lei abbia scritto, è indirizzata a me.
Con un groppo in gola, mi chino a leggere quel messaggio. È scritto con un tratto incerto ed irregolare, così diverso dalla calligrafia elegante di Andromeda, dalle sue lettere ampie e svolazzanti. Alcune parole sono quasi incomprensibili, cancellate a metà dalle lacrime, che hanno fatto colare l’inchiostro ovunque.
 
Cara Cissy,
 
quando leggerai queste parole, probabilmente io sarò già lontana da questa casa. In qualsiasi modo verrai a sapere della mia scelta, ti prego con tutto il cuore di perdonarmi. Sono stata tanto egoista, sorellina, ma spero ugualmente nel tuo perdono. Tu, insieme a Sir e a Reg, sei l’unica persona della famiglia per cui posso dire di provare un affetto sincero ed incondizionato, eppure, andandomene, ho deciso di abbandonare anche te. Ti chiedo solo di non odiarmi per questo, Cissy, l’ho fatto solo per sfuggire ad una vita che stava diventando un inferno per me. Forse non potrai mai capirmi, ma ti auguro di non trovarti mai in una situazione simile.
Spero solo che questo non sarà un addio. Sappi che mi mancherai. Ti auguro una vita felice, princess, ti auguro d poter realizzare tutti i tuoi desideri, i tuoi sogni più grandi. Ma, soprattutto, ti auguro di poter sempre rimanere te stessa, perché sei veramente una bella persona, sei magnifica per quello che sei. Mi fa troppo male dirti addio, quindi spero che non sia troppo ingenuo dirti soltanto arrivederci.
Buona vita, princess,

Meda

P.S.: ti voglio bene

 
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Con le lacrime agli occhi, corro nella mia stanza stringendo convulsamente tra le mani il bigliettino. Spengo la candela con un soffio e la poggio sul comodino, poi mi lascio andare sul letto ed affondo il viso nel cuscino, inondandolo di lacrime.
Piango per il dolore, ma anche per la rabbia. Piango per me stessa, ma anche per mia sorella. Ma, soprattutto, piango perché mi sono resa conto di quanto questo mondo sia terribilmente ingiusto.
Meda dice di volermi bene, eppure mi ha abbandonata. Sto soffrendo terribilmente e penso di detestarla perché se né andata, eppure non posso odiarla e non smetterò mai di volerle bene. I miei genitori potranno dire quello che vorranno, zia Walburga la cancellerà dal nostro albero genealogico, lo so già, eppure lei resterà per sempre mia sorella. Certi legami non si spezzano mai.
So che ha scritto quel biglietto per me, perché dentro di sè sapeva che sarei stata la prima ad accorgermi della sua fuga, ma, soprattutto, sapeva che sarei stata la prima a tornare nella sua stanza e nessuno l’avrebbe ritrovato prima di me. 
Ma l’ha fatto anche perché ciò che ha scritto era destinato solo a me, solo a me poteva dire queste cose.
Bella la odierà per ciò che ha fatto,  e anche nostra madre forse lo farà, ma io no, io non potrei mai odiarla. Lei è sempre stata la mai unica certezza, il mio rifugio sicuro, la mia Stella Polare, come si può odiare una persona che è stata così importante?
Buona vita, questo è stato il suo ultimo augurio. Allora io dico: buona vita anche a te, sorella cara.
 
Sì, buona vita a te, Meda, perché è questo che meriti, una vita perfetta, una vita felice. La meriti perché sei una persona meravigliosa, una rosa spuntata in mezzo ai rovi e che, tra i rovi, rischia di soffocare.
Se tu sei una rosa, io invece sono un girasole che ha bisogno di un punto di riferimento intorno a cui far ruotare la mai vita, un punto di riferimento che ora ho perso.  Dovrò trovarne un  altro, ma non sarà così facile. Tra tutte le persone che conosco, non ne ho ancora trovata una buona e gentile come te.
E sarà il ricordo della tua gentilezza a guidarmi, asso dopo passo, in questa nuova vita. Potranno anche cancellarti dall’albero genealogico, dire che non fai più parte della famiglia, ma mai nessuno cancellerà il tuo viso e la tua voce dalla mia memoria, dal mio cuore. Anche se le nuvole coprono il sole, niente potrà mai cancellare il ricordo della sua luce e del suo calore.
Ti perdono, Meda e non potrei fare altrimenti. Sei sempre stata troppo gentile e delicata per poter sopravvivere nel nostro mondo falso e superficiale, fatto solo di apparenza, così luccicante e crudele. Tra questa gente falsa non potevi trovare veri amici.
La tua vita è sempre stata un gioco crudele, un’estenuante sfida di tiro alla fune, in bilico tra il tuo desiderio di libertà e gli obblighi restrittivi imposti dal peso del nome della famiglia. Ora, tu hai vinto questa partita e nessuno potrà più strapparti il premio conquistato dal tuo coraggio. Ora hai il diritto d vivere la tua vita come desideri, crearti dal nulla il mondo che hai sempre sognato.
Arrivederci, mi hai scritto tu…e io ti dico addio. Addio, Meda, per me sei stata sorella, madre e amica, eri il mio porto sicuro e ora sei solo un ricordo. Non importa, ora ahi realizzato il tuo sogno. Non voglio piangere, perché devo essere felice, felice per te, sorella cara.
Ricordi quando dicesti che, dopo la morte, avresti voluto diventare una rosa d’inverno? Ebbene, ora lo sei, sei la MIA rosa d’inverno.
Domani tu non esisterai più per questa famiglia, che un tempo era la tua, ma per me esisti ancora ed esisterai sempre. Vivrai eternamente nel mio cuore, nell’immagine di una rosa invernale.
  
  
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