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Autore: Laura Sparrow    19/02/2007    2 recensioni
Due giovani donne sole in uno sperduto paesino dei Caraibi, ma determinate ad inseguire i loro vecchi sogni di libertà, l'incontro con un pirata prigioniero che cambierà la vita di entrambe. Mentre un bizzarro gioco del destino riporta a Laura Evans una nave nera che sembrava solo un ricordo di infanzia e una minacciosa maledizione torna da un passato che sembrava dimenticato, Will sceglie di infrangere per una e una sola volta la promessa che lo lega a Calipso per rivedere Elizabeth ancora una volta. Laura Evans e Faith Westley si trovano davanti ad una svolta: voltare le spalle a tutto ciò che è stato e seguire l'unica strada di chi rifiuta le regole: la pirateria. (ULTIMO RINNOVAMENTO COI FATTI RIALLACCIATI AD AWE)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10
Prigionieri



- No, penso che quaggiù non verrà più nessuno per un bel pezzo; tanto ormai dietro le sbarre non possiamo più dare problemi, no? Dobbiamo assolutamente pensare a qualcosa... ma... Cielo... Oh cielo... ma che diavolo stanno facendo quei due?-
Fui svegliata da qualcuno che aveva preso a ridacchiare incontrollabilmente a bassa voce: battei le palpebre e aprii gli occhi, ritrovandomi accoccolata su di un fianco sulle assi umide della cella. Sentii strusciare la guancia contro la stoffa del vestito che durante la notte mi ero tolta e avevo appallottolato per usarlo come rudimentale cuscino: ormai insudiciato com'era sarebbe stato buono solo per pulirci il ponte. Sentendomi intontita come se non avessi riposato affatto mi sollevai a sedere e mi stiracchiai, pentendomi un attimo dopo di averlo fatto: avevo la schiena indolenzita per aver dormito sul pavimento duro e scricchiolante. Scostandomi con una mano i capelli dal viso mi accorsi che anche Faith ed Elizabeth dovevano essersi appena svegliate, e osservavano con interesse qualcosa nella cella accanto alla nostra: Liz scuoteva il capo con aria di compatimento, Faith si premeva le mani sulla bocca ed era tutta rossa in viso per lo sforzo di trattenere le risate.
- Che succede?- domandai con la bocca ancora impastata dal sonno, Faith si voltò verso di me e senza smettere di ridacchiare mi indicò la cella di fianco, tappandosi la bocca con una mano. Quando si spostò per farmi vedere dovetti seguire rapida il suo esempio e soffocare a stento una risata: Jack e Will stavano ancora dormendo della grossa, e dato che le celle erano tutto tranne che spaziose, erano finiti in una posa veramente ridicola: Jack era disteso a braccia spalancate, occupando la maggior parte dello spazio sul quadrato di pavimento nella cella, in qualche modo Will gli era crollato sul petto e ronfava con la testa sul suo sterno.
Io e Faith ci guardammo e ci scappò una risata contenuta a fatica che sembrava una pernacchia, e questo ci fece ridere ancor di più, abbandonando definitivamente ogni tentativo di contenerci. In quel momento, quasi sicuramente per causa nostra, Jack emise un grugnito e mosse una gamba, poi lo osservai battere le palpebre come un gufo e gettare un'occhiata appannata a noi tre che dall'altra parte delle sbarre ridacchiavamo senza ritegno prima di riuscire a biascicare: - Che c'è?-
- Non sono teneri?- fece candidamente Elizabeth, scossa dalle risate.
- Eh?- fece Jack, confuso. Poi sembrò accorgersi del peso sul proprio petto e abbassò lentamente lo sguardo, incontrando quello intontito di Will che strizzava gli occhi come non capendo bene dove si trovasse. L'espressione di orrore sul volto di Jack vanificò ogni mio tentativo di smettere di ridere mentre il capitano, dopo avere esitato per un istante con le mani sollevate, non trovava soluzione migliore che agguantare Will e toglierselo di dosso con uno spintone che lo fece rotolare fin contro le sbarre.
- Ehi!- protestò William stringendosi le mani alla nuca che aveva sbattuto contro la dura grata di metallo. - Ma che diavolo...?!-
- Due regole che contano qui dentro, Braccio Di Seppia! Due soltanto!- lo interruppe Jack, che si era rizzato a sedere e ora gli agitava forsennatamente due dita sotto gli occhi mentre noi tre soffocavamo dal ridere. - In questa cella io sto di qua e tu stai di là! E non ammetto altri sconfinamenti! Comprendi?!-
- Dai, smettetela, è stato un incidente!- intervenne Elizabeth, che per il troppo ridere aveva ormai le lacrime agli occhi.
- Perché non ci avete svegliato?- protestò Will, che aveva il volto in fiamme.
- Be'... sembrava avreste gradito rimanere ancora un po' insieme. - lo canzonò Elizabeth, e Will la guardò molto male.
- Davanti a tua moglie per di più! Vergognati!- aggiunse Jack con un mezzo sogghigno, evidentemente deciso a scaricare tutta la colpa su William mentre agitava un dito accusatore verso di lui. - Già sapevo che eri eunuco, ma se avessi saputo che eri anche un... -
- E tu smettila una buona volta con questa storia dell'eunuco!- Will quasi urlò, voltandosi verso Jack col volto talmente rosso che pareva che si fosse ustionato sotto il sole: sembrava fuori di sé. - Ho un figlio, nel caso ti fosse sfuggito; un figlio che, ti faccio notare, è in pericolo per causa tua! E la situazione ora come ora non è divertente! Non la è affatto!-
- Uh, nervosetto? Dev'essere colpa di quel braccio da pesce... -
Le grida inferocite di William avevano svegliato anche David che, sentendosi preso in causa, osservava la scena con aria preoccupata da dietro le sbarre della sua cella: in quel momento la porta della prigione si aprì ed entrò un uomo che una volta che fu più vicino riconobbi come il pirata che ci aveva catturate il giorno prima; qual era il suo nome? Ah già, Ettore.
Si trascinava dietro un piccolo sacco di tela, e vedendoci ci rivolse un sorriso stiracchiato a mo' di saluto. - Ehi, salve. - fece appena prima di infilare tra le sbarre una pagnotta presa dal suo sacco. Non rispondemmo al saluto, Will serrò le labbra, chiuso in un astioso silenzio, ed io mi limitai a raccogliere la pagnotta e portarla a Faith e ad Elizabeth per dividercela.
David sembrava attendere l'arrivo del pirata, perché si alzò in piedi e pigiò il faccino contro le sbarre per guardarlo mentre si avvicinava. - Ciao Ettore. - lo salutò con sorprendente confidenza. Ettore gli sorrise in modo quasi affettuoso mentre si fermava di fronte alla sua cella. - Ciao piccolo. Tieni. - gli porse un'altra pagnotta; David la prese, poi guardò Ettore esitante, con la bocca aperta, come se avesse paura di chiedere qualcosa. - Ettore... per favore... ho sete. - mormorò infine.
Lui non fece una piega, anzi, scoperchiò un barile pieno d'acqua e ne riempì un mestolo, che poi passò a David attraverso le sbarre: David bevve avidamente, rovesciandosi rivoli d'acqua sul mento; quando ebbe finito si pulì la bocca con la manica, sorridendo con evidente sollievo - Grazie. - disse educatamente restituendo il mestolo.
- Dove ci state portando?- chiese Faith ad un tratto, forse incoraggiata dall'atteggiamento del pirata; lui si girò a guardarla stringendo gli occhi castani. - All'Isla de Muerta. - rispose con leggerezza come se stessimo parlando del tempo. - Ci vorrà qualche giorno. -
- Cosa? L'Isla de Muerta?- William premette la faccia contro le sbarre. - Ma quell'isola è stata sommersa anni fa, è irraggiungibile... -
Il pirata lo interruppe con una bassa risata, scuotendo il capo. - In tre anni ne cambiano di cose, marinaio d'acqua dolce... o qualunque cosa tu sia. - aggiunse con un rapido sguardo al suo braccio. - O non conosci i capricci delle correnti e dei venti? Oltretutto... ci vuole più di una semplice inondazione per fermare il nostro capitano. - il tono con cui lo disse e la scintilla che mi parve di scorgere nel suo sguardo tradivano una certa ammirazione: senza aggiungere altro si avvicinò alla porta della cella, armeggiò con un tintinnante mazzo di chiavi e ne fece girare una nella serratura. - Voi tre venite con me. - ordinò.
- Cos'hai intenzione di fare?- chiesi io, allarmata, già aspettandomi il peggio. Lui aprì la porta, aveva in mano una pistola ma la teneva pigramente, come se per lui si trattasse di pura routine. - Lavorerete per la ciurma, da adesso in poi. - aveva una parlata morbida e tranquilla: l'avrei quasi definito una persona rassicurante se non fosse stato per il fatto che mi puntava contro una pistola. - Forza, venite. -
Dopo un altro istante di esitazione, cosa che lo portò a ripetere un po' più severamente il comando che ci aveva dato, noi tre ci alzammo e uscimmo dalla cella: facendoci mettere in fila e restando alle nostre spalle, il pirata ci condusse verso l'uscita della prigione.
- Ci vediamo dopo. - ci salutò Jack in tono rassegnato, agitando pigramente le dita mentre Ettore richiudeva con un tonfo la porta della prigione.
Fummo portate nella stiva, dove ci aspettavano una montagna di patate da pelare e pesce da pulire. Sospirai rassegnata chiedendomi se il mio destino fosse sventrare pesci fino al giorno del giudizio, e feci per sedermi su di una cassa quando il pirata mi fermò facendo un cenno verso di me. - Tu no, devi venire con me. Voialtre... - accennò col capo a Faith ed Elizabeth che si erano fermate in mezzo alla stanza, incerte su cosa dovessero fare ora che intendevano separarci. - ...avete da fare, mi sembra. Mettetevi al lavoro, verrò io a riprendervi quando avrete finito. Avanti. - mi prese per una spalla e mi spinse fuori dalla stiva mentre le mie amiche esitavano ancora per un breve istante prima che la porta si richiudesse e le chiavi girassero nella serratura, bloccandole dentro. Una volta chiusa la porta, Ettore mi riafferrò per la spalla e mi condusse su per le scalette che portavano al ponte intermedio.
- Dove mi state portando?- domandai in tono acido quando lui rafforzò un po' troppo la stretta.
- Ma tutte le giovani donne come voi sono tanto curiose o è solo una particolarità della ciurma della Perla Nera?- mi canzonò senza smettere di spingermi davanti a sé su per le scale. Mi morsi la lingua con stizza, ripromettendomi di non rivolgergli più la parola se tutto quello che ottenevo era sarcasmo. Superammo anche il secondo ponte fino a salire in coperta: dopo il buio di sottocoperta la luce del giorno mi abbagliò e strizzai forte gli occhi mentre il pirata mi conduceva lungo il ponte. Come potei constatare guardandomi attorno, eravamo in mare aperto: dovunque mi girassi c'erano solo l'orizzonte azzurro e piatto, senza l'ombra di una nave. Sentii come una lieve morsa allo stomaco: forse segretamente avevo sperato di scorgere la Perla Nera alle calcagna della Revenge, invece non vidi assolutamente nulla. Che Jack si sbagliasse a riporre tanta fiducia nella ciurma?
Quando Ettore mi tirò con un po' più di insistenza mi resi conto di essermi fermata un attimo di troppo e tornai a seguirlo docilmente: sul ponte diversi dei pirati al lavoro si voltavano a guardarmi in modo strano, alcuni eccessivamente curiosi, altri divertiti come se la mia presenza lì fra loro fosse una specie di scherzo.
Fui sorpresa quando oltrepassammo la porta degli alloggi del capitano: la cabina di Beatrix era molto grande e, ora che lo notavo, molto simile agli alloggi della Perla Nera. Dove mi trovavo in quel momento era una specie di studio con una scrivania coperta di carte e di mappe e con bauli dappertutto, una porta conduceva in una seconda stanza che doveva essere la stanza da letto. Beatrix era seduta alla sua scrivania, intenta a tracciare qualcosa con una mappa con l'aiuto di un compasso: quando ci udì entrare sollevò appena lo sguardo, e non distolse l'attenzione dal suo lavoro finché Ettore non disse: - Capitano, la prigioniera. -
L'ultima cosa che volevo era parlare con lei. Aveva rapito David, ci aveva ricattati in modo ignobile, ci aveva teso una trappola nella quale eravamo dovuti cadere per forza, ci aveva in pugno; che cosa voleva ancora? Lei finalmente mi guardò in faccia e mi fece un cenno sbrigativo con la mano. - Vieni. - mi ordinò in tono secco, quasi annoiato. Mi avvicinai, rimanendo in piedi davanti alla scrivania mentre lei mi squadrava: Ettore rimase accanto alla porta, immobile come una statua. In quel momento mi accorsi della scimmia che se ne stava accovacciata sul coperchio di un baule: l'animaletto incrociò il mio sguardo e piegò la testina di lato sfoderando un sorriso tutto denti.
- Piccolo mostro. - sibilai senza quasi muovere le labbra. - Che hai detto?-
Mi affrettai a riportare lo sguardo su Beatrix. - Niente. -
- Bene. - continuò, appoggiandosi contro lo schienale della sua sedia. - La nostra piccola spia. Qual è il tuo nome?-
- Ha importanza?- risposi in tono accuratamente piatto.
Le labbra della donna si incresparono per un attimo come se la mia risposta la divertisse. - Ma sentila... Dimmi un po', signorina; che cos'ha in mente il tuo capitano?-
Aggrottai le sopracciglia, non afferrando il senso della domanda. - Che cosa ha in mente?- ripetei senza capire.
Beatrix posò entrambe le mani sul tavolo in un gesto impaziente: - Col mio ricatto non gli ho lasciato possibilità: lui e miss Turner sono dovuti venire da me, ma so benissimo che non l'avrebbero mai fatto senza lo straccio di un piano, e tu e la tua amica ne siete la prova. Li stavate seguendo per poter riferire alla sua ciurma quel che sarebbe successo, è ovvio. Bene allora, dov'è la Perla Nera?-
- Perché lo chiedete a me?- replicai nel tono più calmo possibile. - Mi spiace deludervi, ma io e la mia amica non stavamo seguendo gli ordini di nessuno, anzi: abbiamo trasgredito il volere del capitano seguendo lui miss Turner a loro insaputa. In quanto alla Perla Nera... non penso abbiano idea di cosa ci è successo o di dove siamo diretti. O se anche la hanno... ogni uomo che indietro rimane, indietro viene lasciato, no?- quasi sorrisi ripetendo le parole che il vecchio Gibbs mi aveva detto parlando del codice d'onore dei pirati.
Il capitano mi squadrò storcendo la bocca. - Dubito molto che capitan Sparrow non abbia previsto questa eventualità. In quanto a te e all'altra ragazza... be', devo confessare di essere davvero delusa. Confidavo che foste qualcosa di un po' più rilevante, ma a quanto mi dici non siete nemmeno le più miserabili delle spie. Dunque ficcavate il naso per pura curiosità? Molto stupido. O magari speravate di offrirgli aiuto? Commovente. Ma ugualmente stupido. -
Il tono sbrigativo e annoiato col quale liquido me e Faith mi fece pulsare le tempie dalla rabbia: in quel momento non avrei chiesto di meglio di colpire quell'affascinante viso imbronciato incorniciato di riccioli scuri. - Sì, siamo due stupide finite nel posto sbagliato al momento sbagliato. - le feci eco cercando di nascondere il tremito d'ira nella mia voce. - Tutto qui quello che volevate sapere? Se avevo idea di come capitan Sparrow intendesse rispondere alla vostra mossa? Mi spiace, non credo di potervi aiutare... e non avete pensato che anche se lo sapessi, voi siete l'ultima persona a cui lo direi?-
- Ovvio che l'ho pensato. - rispose lei, intrecciando le dita e appoggiando il mento sulle mani. - Infatti penso che tu sia una bugiarda. La ciurma di Sparrow sa dove siete, e sicuramente ci sta inseguendo. Eppure la nave non si vede. Perché? Illuminami, signorina. -
Preparati. Jack gli aveva detto “preparati”. E Gibbs sapeva che cosa doveva fare. Ma a questo punto, ne sapevo quanto Beatrix: ero certa che Jack avesse ordinato di tallonare la nave di Beatrix, ma se era così perché non c'era traccia della Perla?
- Non ne ho idea. - risposi con sincerità. Beatrix emise un basso sbuffo di esasperazione e si ravviò i capelli con un gesto secco: - Lo so che è lì, da qualche parte... lo so che quelli non abbandoneranno mai il loro capitano... faranno una mossa falsa presto o tardi per venirvi in soccorso, ed io avrò quella nave, sissignore!-
- E' la Perla Nera che volete?- realizzai, accigliandomi. - Perché? E' soltanto una nave. - nel dirlo mi sembrò di avvertire più intensamente la perla posata contro il mio sterno sotto la camicia. La scimmia squittì irritata, e una volta di più mi domandai se capisse quello che dicevamo.
- Solo una nave?- Beatrix abbozzò una risata. - Da quando la vidi per la prima volta nelle mani di mio padre capii che quella non era solamente una nave. Dieci anni, per dieci anni l'ho visto navigare su quella meraviglia, e mi ripetevo che presto sarebbe stata mia. Ma il tuo affezionato capitano ha cambiato le carte in tavola e ha pensato bene di riprendersela... - abbassò lo sguardo con aria irritata: io ero mio malgrado sempre più incuriosita.
- Perché?- ripetei con più insistenza. - Perché quella nave?-
La donna alzò gli occhi, e il ghigno che le contorse il volto non aveva nulla di gradevole. - Perché? Non conosci la storia della nave che risorse dalle acque per mano di Davey Jones in persona? Quella non è mai più stata semplicemente una nave dal momento in cui eruppe dalle profondità. C'è la mano del destino su quel pezzo di legno, un pezzo di legno che niente, nemmeno lo stesso diavolo che l'aveva fatta risorgere, è riuscito a fare tornare negli abissi. Anche dopo essere stata riconquistata da Sparrow, quella nave ha veleggiato nelle acque dell'aldilà, ed è tornata tutta intera. L'unica nave che ha tenuto testa all'Olandese Volante quando ancora solcava i mari di questa terra! La nave che è stata l'ammiraglia della flotta dei signori dei pirati!-
Grazie ai chiarimenti del signor Gibbs avevo un'idea di che cosa stesse parlando anche se mi ero persa appena dopo il racconto di Davey Jones che conoscevo grazie a quello che Jack mi aveva raccontato la prima sera a bordo della Perla: ma l'espressione bramosa sul volto di Beatrix non lasciava dubbi, ella era superstiziosa come tutti i pirati, e per quella nave attorno alla quale si narravano tante leggende sembrava disposta a tutto.
- Sicuramente quella nave ha una storia interessante, ma come vi ho detto, non ho idea di dove essa si trovi in questo momento. - risposi con una scrollata di spalle volutamente insolente. Lei mi incenerì con lo sguardo, strappata alle sue fantasticherie, poi la sua espressione si rilassò lasciando solo un'ombra di velata malignità. - Ti stai applicando molto per proteggere la Perla Nera e la sua ciurma; come mai una tale fedeltà? Magari sei convinta che i tuoi stimati compagni pirati farebbero lo stesso per te?- si concesse una risatina antipatica. - Certo, a meno che tanta devozione non sia rivolta semplicemente alla ciurma... Credi davvero che col tuo silenzio proteggerai Sparrow?-
Non rispondere, mi imposi mentre le viscere mi si contraevano in modo fastidioso anche se il mio viso non tradiva la mia irritazione; non rispondere, voleva aizzarmi, farmi sentire piccola e stupida nella speranza che mi tradissi con una parola o un dettaglio di troppo. Beatrix scosse il capo con un sorriso compassionevole: - Stai perdendo il tuo tempo. Immagino che tu sappia dove vi stiamo portando. Non avete nessuna speranza di uscirne e quando la Perla arriverà... e so che arriverà, è solo questione di tempo... saremo pronti a riceverla, ed io avrò ciò che mi spetta di diritto. -
- Da quanto mi hanno raccontato... la Perla appartiene a Sparrow, non a capitan Barbossa, tantomeno a voi. - replicai molto lentamente, godendomi la scintilla d'irritazione che vidi scoccare negli occhi della donna. - Vi ho detto che non so dove si trovi, e vi ho detto la verità, qualunque cosa pensiate. Ma lasciate che vi dica una cosa: non l'avrete tanto facilmente. -
Beatrix sbuffò come se mi trovasse noiosa e fece un cenno con la mano ad Ettore che durante tutta la nostra conversazione era rimasto fermo alle mie spalle. - Portala via, lei e la sua amica sono inutili. Loro e la terza compagna, miss Turner, lavoreranno per noi fino alla fine del viaggio: affido a te il compito di sorvegliarle. - Ettore annuì mentre mi prendeva di nuovo per il braccio e mi allontanava dalla scrivania.
- Stagli appiccicato. - aggiunse lei. - Non vorrei che a qualcuna... - mi sorrise, o almeno, mostrò i denti. - ...venisse in mente di tentare di fare qualcosa di molto eroico. Ho notato che hanno una certa tendenza a fare cose stupide. -
Non risposi, ma intimamente la mandai al diavolo mentre il pirata mi conduceva fuori dalla cabina: non opposi resistenza, ero ben felice di abbandonare quella spiacevole conversazione. E così questa era Beatrix Barbossa: abbastanza umorale da organizzare un rapimento per pura vendetta; ostinata, quasi capricciosa, per il suo smodato desiderio verso la Perla Nera. Aveva certamente intuito che con ogni probabilità la ciurma ci stava seguendo, e la sua preoccupazione non era stata tanto per quello quanto per il fatto che la nave non si vedeva da nessuna parte. Alla fine era quello che le interessava, compresi: non la vendetta, ma la Perla. Anzi, tutte e due le cose. In un solo colpo.
- Il vostro capitano mi sembra troppo avventata. - borbottai mentre il pirata mi portava nuovamente sottocoperta.
Udendomi, lui si voltò verso di me con un sorriso strano: - Non più di voi. Anche se devo ammettere che siete state coraggiose, tu e l'altra ragazza, a seguire Sparrow quando lui e la ragazza sono scesi in porto, a Tortuga. E ingegnose a depistarci con quel trucchetto dello scambio di vestiti... - fui sicura di averlo sentito ridacchiare fra sé. - Non avremmo mai badato a voi se un ubriaco nel vicolo dove eravate sparite non avesse cominciato a biascicare qualcosa riguardo a ragazzi in abiti da donna... -
Eravamo tornati davanti alla porta della stiva dove avevamo lasciato Faith ed Elizabeth: riprendendo il mazzo di chiavi dalla cintura, Ettore aprì ed entrammo insieme: le mie amiche erano al lavoro, sedute fra ceste di pesce e patate. Alzarono gli occhi quando entrammo, e vidi Elizabeth aprire la bocca per parlare, ma Ettore la precedette con un laconico: - Al lavoro e niente chiacchiere. - così andai a sedermi su una cassa in mezzo a loro due, prendendo una patata e un coltello: mentre Ettore si sedeva su un'altra cassa accanto alla porta, sorvegliandoci con la pistola in mano, compresi che per un bel pezzo avremmo fatto meglio a non scambiarci opinioni.
Mentre pelavo una patata dopo l'altra cominciai a cercare un modo per fuggire. Guardai il coltello che raschiava rapidamente la buccia di una patata: era piuttosto affilato. Sarei riuscita ad usarlo sul pirata, per poi uscire da quella stiva e... “E cosa?” mi chiesi con rammarico, eravamo nel bel mezzo dell'oceano, anche se fossimo riuscite ad uccidere qualche pirata non saremmo arrivate comunque da nessuna parte. Senza contare che Ettore aveva una pistola.
Pelai decine di patate: ormai la stanza era piena del loro aroma, mista alla puzza del pesce. Ad un tratto Faith al mio fianco esclamò: - Ahia!- e mollò la patata che stava pelando mandandola a rotolare sul pavimento.
- Che succede?- chiesi, voltandomi verso di lei: si stringeva la mano sinistra e un filo di sangue le colava dall'indice, si era tagliata. - Ehi, tutto a posto?- domandai, cercando di vedere in che condizioni fosse il suo dito.
- Non è niente, non è niente!- ci assicurò, riprendendo in mano la patata e il coltello; però la vidi fremere appena piegò il dito ferito. Ettore si alzò dalla cassa e si inginocchiò di fronte a lei con espressione corrucciata. - Fammi vedere. - le ordinò, secco. Lei si ritrasse, osservandolo con aria diffidente. - Dai qua!- insistette Ettore, spazientito, prendendole con forza la mano e portandosela davanti al volto: le controllò il dito, che continuava a sanguinare; vidi che il taglio non era molto profondo, ma doveva farle male e per di più aveva cominciato a sanguinare parecchio, facendole colare rivoli rossi sul palmo. Faith fece un debole tentativo di ritrarre la mano, come invitando Ettore a lasciargliela, ma lui la tenne stretta nella sua senza ammettere repliche mentre con quella libera frugava in una tasca. Tirò fuori un brandello di stoffa e lo legò stretto all'indice di Faith. - Tenti già di renderti invalida per scampare al lavoro? Guarda che il risarcimento di 1500 sterline e la possibilità di lasciare la ciurma sono concesso solo a chi rimane storpio in servizio!- commentò, ironico quando ebbe finito, ma subito dopo aggiunse in tono appena più gentile: - Meglio?-
La mia amica annuì. - Sì... - mormorò. Lui si alzò e tornò meccanicamente a sedersi sulla cassa.
La giornata fu estenuante: forse per consuetudine o per pura umiliazione ci toccarono tutti i compiti più pesanti, compreso lavare il ponte in tre. Quando avevo protestato, Beatrix, o meglio, il capitano, come mio malgrado avevo dovuto rassegnarmi a chiamarla mi aveva rivolto un ghigno e aveva replicato: - Preferisci intrattenere la ciurma?- non avevo potuto far altro se non inginocchiarmi e cominciare a strofinare le pietre sacre sul miscuglio di acqua e sabbia che si usava per raschiare il ponte incassando gli insulti e i commenti degli odiosi pirati della sua ciurma sotto lo sguardo strafottente di Beatrix.
La odiavo. La crescente antipatia che provavo per lei si era rafforzata ancora di più dopo il nostro dialogo a quattrocchi di quella mattina: la odiavo semplicemente per come se ne stava tronfia in mezzo alla ciurma, per come scrutava febbrilmente il mare col cannocchiale, di certo domandandosi stizzita perché mai la preziosa nave che da anni la ossessionava non fosse ancora apparsa all'orizzonte.

Nota dell'autrice: intanto mille grazie a Claudié per avere commentato, sono contenta che la mia storia ti piaccia e sono ancora più contenta di essere riuscita a realizzare un Jack Sparrow IC come mi hai detto. Grazie mille! Spero che continuerai a seguirmi! Infine, scusatemi se ci ho messo un bel po' per pubblicare questo capitolo, ma è perché ci ho lavorato molto, e ho avuto anche poco tempo per scrivere. Come al solito spero che vi piaccia e attendo commenti e suggerimenti!
  
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