MIO FIGLIO?!?!?!?!?
In una
macchina alquanto lussuosa, Edwar Burns
arricciò il naso alla vista di quel paesaggio: case vecchie situate
proprio di fronte a un fiumicello pieno di spazzatura,
buttata da chissà chi.
Pensava che
quello non fosse proprio il posto adatto per la crescita di un bambino, ma
finì con il dirsi che lui non era nessuno per
decidere dove dovesse abitare quel bambino, che in quel momento si trovava
proprio seduto dietro abbracciato ad un orsetto di peluche.
Il bimbo, che
guardava attentamente aldilà del fiume, non aveva più di quattro
anni, e sembrava ancora più piccolo per la sua età: bassino e magro, aveva poi i capelli neri molto corti, pettinati con grazia e aveva la carnagione
molto chiara.
Quello che
più attirava l’attenzione degli altri, erano
proprio i suoi occhi, grandi, neri e dallo sguardo penetrante, forse troppo,
come se sapesse tutto di tutti.
In quel momento sembrava molto
spaventato e perso, e chi non lo sarebbe stato?!
Aveva appena perso la madre e l’unica persona che gli era rimasta nel
mondo era l’uomo che stavano andando a trovare quella mattina, suo padre,
del quale non aveva mai visto neanche l’ombra.
Il bambino, in quel momento, non poteva sentire altro che paura, e chiunque lo guardasse non poteva far altro che provare tenerezza.
Il signor Burns scese dal veicolo e si guardò
intorno; non sembrava che in quel posto abitasse molta gente, ma il luogo
sembrava tranquillo nonostante sembrasse abbandonato. Aprì la porta
posteriore e il bambino lo guardò attentamente, senza mollare il suo
orsetto e senza muovere un muscolo, come se aspettasse che il signor Burns gli dicesse cosa fare.
-andiamo Adrien-
gli disse porgendole la mano e il bambino si aggrappò a lui come se
fosse il suo salvatore –Tuo padre abita in questa casa.-
Adrien Belfort uscì finalmente dalla
macchina; con una mano teneva il suo orsacchiotto, l’altra era stretta a
quella di Edwar e tremava.
-non essere così
nervoso- gli disse Edwar –andrà tutto
bene, Adrien.-
-Papà mi vorrà?-
domandò Adrien alzando la testolina per vedere
meglio Burns; quella era una domanda abbastanza
normale data la situazione e l’uomo non aveva
una risposta da dare al bambino, dato che lui stesso non conosceva quel tale di
Severus Piton.
-Certo che ti vorrà!-
disse, con un tono veramente convincente –è tuo padre!- concluse
passandogli una mano sulla testa.
Adrien non sembrò molto convinto, ma
non disse nulla; si limitò ad abbassare il capo e a lasciarsi portare
dal signor Burns dall’altra parte della strada
che lo separava da quella casa.
Edwar, nonostante fosse abituato a fare cose
del genere, era molto nervoso in quell’occasione;
si era affezionato particolarmente ad Adrien in quegli ultimi giorni e desiderava profondamente
che le cose gli andassero bene.
Durante il periodo che aveva
trascorso nell’orfanotrofio, era solito stare da solo, così triste
che nessuno degli altri bambini si era avvicinato a lui per giocare; se
qualcuno ci aveva provato, Adrien si era sempre
rifiutato… senza ombra di dubbio, la morta di
suo madre, l’aveva ferito moltissimo, nonostante Burns
era fermamente convinto che un bambino così piccolo non potesse capire il significato della
morte.
Adrien sembrava un ragazzino speciale, dava
l’impressione di sapere più cose di quelle che sa
un bambino della sua età, e ciò si rifletteva nel suo sguardo.
Il signor Burns
rimase in piedi di fronte alla porta d’entrata e guardò
un’ultima volta Adrien; lasciò la
valigia che conteneva le cose del bambino a un lato, e
suonò il campanello.
Notò come Adrien si irrigidì
e gli strinse ancora di più la mano: tutto sarebbe andato bene, tutto
doveva andare bene…
Severus Piton stava
cercando di preparare qualcosa da mangiare quando
sentì il suono del campanello; era tornato dall’ospedale il giorno
prima e aveva dedicato tutto il tempo a riordinare casa sua.
Quando appunto sentì il suono del campanello, stava giusto facendo
cadere la padella piena di olio caldissimo per terra,
ma per fortuna non aveva perso i suoi riflessi e non succedette niente; era
convinto che fossero i suoi vicini o qualche venditore e stava già
pensando alle frasi più sgradevoli da dire per toglierseli di torno,
quando aprì la porta…
-è lei il signor Severus Piton?
L’uomo aveva parlato con
decisione, guardandolo negli occhi; il bambino che l’accompagnava facevo
lo stesso, anche se sembrava spaventato.
-sì…- disse con
voce dura, guardando il ragazzino di sottecchi, all’improvviso gli
sembrò che quel moccioso assomigliasse a qualcuno di familiare, ma non
riusciva a ricordare chi.
-sono Edwar Burns- riprese l’uomo, allungando una mano per
stringere quella di Severus –sono
un’assistente sociale.
Severus gli diresse uno sguardo indifferente;
era un’assistente sociale, ok… e allora?
-potremmo
parlare?- domandò
il signor Burns facendo capire di voler entrare in
casa.
- e
di cosa?- chiese bruscamente Severus, incrociando le
braccia, deciso a rimanere fuori.
-su Adrien…-
rispose Edwar, collocando il bambino davanti a lui.
–Adrien Belfort.
-che
cos’ha lui?- chiese Severus guardando quel
nanerottolo con freddezza, con disprezzo
forse anche con un po’ di curiosità…
-guardi…- Edwar mise le mani sopra le spalle
del bambino, il quale continuava a stringere il suo orsacchiotto di peluche.
–non credo che sia il luogo adatto per parlare di questo
argomento, le dispiace se entriamo!?
Severus era molto tentato di rispondere
Sì, ma c’era qualcosa negli occhi di quel bambino che gli faceva
pensare che forse doveva ascoltare quello che avevano da dire.
Si fece da parte e fece entrare i due intrusi i quali si guardavano attorno
incuriositi, per motivi differenti ovviamente.
-non ho niente da offrirvi- disse Severus secco; il volto di
quel moccioso gli sembrava sempre più familiare. –di cosa dovremmo
parlare esattamente?
-come le ho detto prima- disse
Edwar facendo sedere sopra le sue gambe Adrien, -volevo parlargli di Adrien Belfort.
-che cos’ha questo bambino?- domandò Severus
per la seconda volta.
-Non so se lei si ricorda
della signorina Nancy Belfort…
Severus fece mente locale; non ci mise molto a
ricordare Nancy, una donna che conobbe cinque anni
prima, più o meno, e con la quale ebbe una
breve flirt… non era molto sicuro sul cognome ma credeva di ricordare che
fosse di origini francesi…
-Mi ricordo di lei, sì.
-bene- Edwar
sorrise, sembrava sollevato nell’ascoltare quella risposta –dunque…
Adrien è figlio di Nancy…
-e io che c’entro, scusi…- Severus alzò le spalle senza capire ( o meglio,
senza voler capire).
-ebbene, Nancy
Belfort assicura che lei sia il padre di suo figlio… cioè,
che Adrien è suo figlio signor Severus.
Piton rimase molto serio,
cercando di assimilare il significato di quelle parole… un secondo dopo,
fece un ghigno… quello era uno scherzo! Quel moccioso suo figlio?! Era impossibile; lui non aveva figli, lui mai sarebbe potuto essere padre di nessun bambino. Era
tutto assurdo.
-ma che sta farneticando?!-
Adrien si era stretto tra le braccia del
signor Burns senza avere il coraggio di vedere quello
che era suo padre.
-Nancy Belfort è deceduta qualche
giorno fa signore- spiegò Edwar con tono
dispiaciuto –lei e la signorina Belfort avete
avuto una relazione qualche anno fa, e il frutto di questa relazione è Adrien. L’ultimo desiderio di sua madre- disse
indicando Adrien –è
che lei si prenda cura del bambino.
-ma… questo è impossibile!-
disse Severus ricominciando a ridere –Io non ho
figli…
-Abbiamo cercato di
localizzarla prima che la signorina Belfort morisse affinché lei potesse
spiegarle tutto personalmente, ma non siamo riusciti a trovarla- Edwar cercò nelle sue tasche, fino a trovare una
busta perfettamente piegata –mi chiese di darle questa
lettera; le parla di Adrien e le spiega i
motivi per cui non ha potuto comunicargli prima l’esistenza del bambino.
Severus prese la lettera che Edwar Burns gli porgeva, con le
mani un po’ tremanti e l’osservò alcuni secondi con la testa
piena di confusione; quando tornò a fissare Adrien
finalmente ricordò a chi assomigliasse… aveva i suoi stessi
capelli neri, i suoi stessi occhi neri e per di
più era piccolo come lo era stato lui alla sua età…
-capisco che per lei tutto
ciò possa risultare inaspettato- disse il
signor Burns tranquillamente –se ha qualche
dubbio potremmo sommettere il bambino ad alcune prove del DNA, ma le assicuro
che è suo figlio.
-perchè l’ha portato qui?- domandò Severus con voce
debole; la gola aveva improvvisamente cominciato a seccarsi. Ringraziava
l’offerta di quell’uomo, ma non aveva
bisogno di nessuna prova per rendersi conto che quel bambino era praticamente identico a lui.
-perchè lei è il padre del bambino e
perchè, come le ho detto prima, la signorina Belfort desiderava che
fosse lei ad occuparsi di Adrien.
Il bambino non ha nessun’altro oltre lei.
-ma io non posso…- borbottò Severus indeciso; lui in tutti quegli anni, aveva visto la
morte in faccia, ma ora stava cominciando ad avere il primo attacco di nervi di
tutta la sua vita. –io non posso occuparmi di lui ora…
-se desidera rinunciare alla
tutela del bambino- disse Edwar con tristezza, percependo il gesto amaro
di Adrien, che sembrava sul punto di piangere –potrei
occuparmi personalmente di tutti i documenti; noi assistenti sociali ci
prenderemo l’impegno di trovargli una buona famiglia.
Severus rimase in silenzio… lui non
poteva prendersi cura di un bambino e quell’offerta
era molto allettante … lui voleva avere una vita tranquilla, voleva sfruttare la pace che si respirava nel mondo magico
dopo la caduta di Voldemort. Guardò Adrien e vide che delle lacrime minacciavano di uscire dai
suoi occhietti da un momento all’altro e, senza capire bene il
perchè, si rese conto che non poteva rifiutarlo così, di botto; e
si maledisse per questo. Era sul punto di complicarsi la vita.
-anche se lei potrebbe dare un’opportunità ad Adrien- disse Burns suadente, spingendo
ancora una volta il bambino davanti a lui, in modo che Piton
potesse vederlo in faccia –potrebbe tentare per qualche settimana, e io
potrei ritornare per vedere come vanno le cose…
Severus non diceva ancora nulla…
tornò a guardare Adrien e, senza rendersene
nemmeno conto, annuì con la testa, dando a
intendere che voleva provare a tenerlo…
-in questo caso- il signor Burns si alzò dalla sedia in cui era seduto e gli
tese la mano –tornerò tra poco signor Severus- si sporse verso Adrien e
lo guardò –ti comporterai bene?
Adrien fece cenno di sì con la testa ed Edwar gli diede un bacio sulla
fronte.
Dopo Severus l’accompagnò alla porta e
rimase sulla soglia di casa, confuso e spaventato,
mentre l’uomo si allontanava dalla casa verso la sua macchina…
Un figlio!
Che cosa pazzesca!
Ma, nonostante tutto,nel
più profondo del suo cuore, era contento…
Un bambino…
Salve
gente! Ecco qui il secondo capitolo di quello che si prospetta essere una fic pazzesca (nel vero senso della parola^^) comunque sì, Piton in
questa fic nn ha tradito
silente né tanto meno l’ha tradito, anzi ha combattuto contro lord
Voldemort.
Ringrazio
per le recensioni e alla prossima!