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Autore: FraonMars    08/08/2012    0 recensioni
Racconti brevi delle mie giornate vuote ma allo stesso tempo piene di emozioni.
Qualcosa di me rimarrà scritta qui e mai uscirà da queste righe.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Primo agosto duemiladodici.

Già agosto, merda.
Un mese e qualche giorno e ricomincia la scuola.
Vabbeh, non ci penso. Questo mese passato è stato intenso, devo dire. Pieno di sorprese, belle e brutte, e giornate passate a ridere per i motivi più assurdi.
Ho pianto il giorno del mio compleanno, ho riso la sera dopo alla festa per un’altro compleanno, ho bevuto, ballato, nuotato, mi sono bruciata e sono andata a fare shopping con quella sfigata di amica che mi ritrovo (con amore, ovvio).
Dovrei lamentarmi? Nah, ma che gusto ci sarebbe?
Non starò qui a scrivervi dei miei lamenti, no. Non credo che nessuno di voi abbia voglia di leggerli.
Vi racconterò quindi della mia giornata di oggi.
Avete presente la sensazione terribile che vi prende quando venite svegliati alle undici e mezza del mattino proprio nel momento più bello del sogno che state facendo?
Ecco, così è iniziata la giornata.
Dopo aver insultato mia sorella per quello che aveva appena fatto mi sono alzata dal letto, sudata e stanca. Il bagno sembrava più lontano del giorno prima, come tutte le mattine poi.
In tv c’erano le vecchie puntate dei Cesaroni e io ovviamente mi sono messa a rivederle.
Il pomeriggio è arrivato presto, troppo presto. Fuori si moriva di caldo e dopo la giornata al parco acquatico del giorno prima avevo zero voglia di andare in spiaggia.
Verso le tre, quando ormai avevo programmato la mia giornatina-ozio, mi è arrivato un messaggio da Chiara che mi chiedeva di andare con lei in biblioteca.
Inizialmente le mie dita avevano composto un NO, ma poi le ho cancellate. In fondo biblioteca significava pace e aria condizionata.
‘Ok, ci troviamo li tra mezz’oretta.’
Le sei li dentro erano arrivate lentamente. Ho passato la maggior parte del tempo a fissare di nascosto una storica coppietta del mio paese che era seduta nel tavolo al piano inferiore e cazzo, erano perfetti. (Si vedeva sotto, si.)
‘Li vedi?’, mi chiedeva Chiara.
‘Sisi, belli come sempre. Però dai, troppo mielosi.’
Troppo mielosi. Ecco, questa è la frase che mi ha tontonato per tutta la sera.
Perchè l’avevo usata?
Lo pensavo veramente o ero solo gelosa?
Si insomma, sono la classica coppietta di innamorati. Lei più piccola e al primo amore, lui un pò più maturo ma assolutamente perso di lei.
Sono arrivata alla conclusione che era tutta invidia, si.

Alla prossima, Eva.

  
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