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Autore: Mary_12    09/08/2012    3 recensioni
"Tese la mano, rivolgendo il palmo verso l'alto, si appoggiò totalmente al balcone, mentre un frammento di cenere si poggiava delicatamente sul candido palmo. Chiuse gli occhi e strinse la mano, arrabbiata. Scesero alcune lacrime calde, cariche di rabbia. Il fuoco che stava bruciando li vicino, che divorava case, stalle e la natura lì intorno, era la penitenza per il suo sbaglio... suo e di sua sorella... "
Buona lettura *---*
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 CAPITOLO 2
 
 Destino…
 

Ellen respirava tranquilla, sotto la sua quercia mentre l’aria fresca del primo pomeriggio muoveva le foglie leggere.
–Ah… –
Il respiro si fece affannoso, mentre il mal di testa di quella mattina tornava ancora più forte. Sentì lo stomaco aggrovigliarsi e una fitta tagliarlo. Si piegò in due dal dolore. Come quella mattina la collana cominciò a bruciare e a fluttuare. Si sentì di nuovo pervadere da quell’energia, che prese possesso di tutto il suo corpo.
Cominciò a camminare spinta da quella forza misteriosa, non riusciva a controllare i suoi piedi o qualsiasi altro arto, la forza la dominava. Senza rendersene conto, arrivò fino al centro del parco, sotto di un arco dalle rose rosse e bianche che brillavano al sole, grazie alle piccole gocce di rugiada depositate di sopra.
Bum.
Si sentì il tonfo dei corpi che cadevano a terra. Ellen si era scontrata contro una ragazza dai lunghi capelli castani e dai riflessi rossicci. Si rialzarono a stento, riuscendo a liberarsi dalla forza che aveva attanagliato tutte e due le ragazze.
I loro sguardi si incrociarono, l’azzurro ceruleo di Ellen andò ad infrangersi nel verde acqua di Ami, sentirono la forza dentro di loro aumentare, ma stavolta erano capaci di controllarla.
Continuavano a guardarsi negli occhi senza accorgersi che le loro collane avevano cominciato a brillare più intensamente ed a fluttuare nell'aria densa di profumi.
Perse ancora nello sguardo l'una dell’altra, unirono le loro mani palmo a palmo e quella forza si fece più intensa come la luce attorno alla collana. Lentamente cominciarono a fluttuare ad alcuni metri di altezza e vennero circondate da una luce blu e rossa. I loro occhi cambiarono colore diventando due grandi dischi blu e rossi, mentre i loro capelli fluttuavano in aria come se un vento spirasse dal basso verso l’alto.
Rimasero li a mezz’aria per abbondanti minuti, quando si riversarono a terra senza forze, mentre la luce si spegneva lentamente.
Ellen fu la prima ad alzarsi, anche se ancora debole riuscì a reggersi in piedi.
–Ehi! Stai bene? –
Scuoteva dolcemente Ami cercando di svegliarla.
–Mmhh… –
Con un piccolo gemito, Ami si mise a sedere per terra e si portò una mano sulla testa come per tenerla. Ellen le si avvicinò, con aria preoccupata.
–Va tutto bene? Ti gira un po’ la testa? –
Ami la guardò e annui confusa. Si alzò aiutata da Ellen e si sedette su una panchina li vicino.
–Grazie dell’aiuto… –
–Di niente… Comunque il mio nome è Ellen, piacere! –
Ellen sfoggiò uno dei suoi sorrisi a 34 denti.
–Oh si scusa! Il mio nome è Ami! –
Anche Ami sorrise contenta, anche se ancora un po’ stordita.
Sedute sulle panchine cercarono di ricostruire i fatti, ma tutto sembrava troppo strano. Ma la cosa più strana era che si assomigliavano come due gocce d’acqua.
Rimasero li a parlare per ore senza rendersi conto che erano già le quattro del pomeriggio e che non avevano pranzato.
–Sai dove potremmo andare? –
Esclamò Ami ad un certo punto.
–C’è un bar davanti a casa mia, che prepara vari stuzzichini e rustici per il pranzo! Sono buonissimi! –
–Accetto volentieri… e poi ho una fame da lupo! –
–Ma non mi mangiare! –
Risero di gusto e si diressero verso il bar.
Driin Driin
Ellen tirò fuori dalla cartella il telefonino e guardò sul display il nome "Mamma" che brillava.
Ellen rispose aspettandosi una sfuriata, ma la voce della mamma era calma.
–Tesoro, dove sei? –
–Sono ad un bar con una mia amica… –
–E non tornii per pranzo? –
–Mamma sono le quattro del pomeriggio, il pranzo è passato… –
–Tesoro, mi sa che il tuo orologio va avanti, è l’una e mezza… –
Ellen controllò l’ora sul display e segnava le 16:07, anche Ami rimase colpita. Anche il suo orologio segnava le quattro.
–Forse è vero mamma… Comunque mangio con questa mia amica… Ci vediamo dopo… –
Chiuse la chiamata e guardò stupita Ami, che osservava con aria incredula l’orologio.
–L’una e mezza? –
–Non è possibile! –
Un signore con una cartellina stava passando di li, ed Ellen notò che al polso portava un orologio, di quelli costosi per giunta.
–Scusi signore, posso chiederle che ora è? –
Ellen si mise davanti al signore e nascose il cellulare.
–Si certo, sono le due meno venti. –
Il signore sorrise ed Ellen ringraziò augurando buona giornata.
Com’è possibile che solo i loro orologi segnassero un’ora differente?
–Le due meno venti… –
Ellen guardava stupita Ami, che spalancò gli occhi.
Che cos’era successo? Che il tempo si fosse fermato?
Ami fece un sospiro carico d’ansia.
–Va bene restiamo calme… Si vede che abbiamo fermato il tempo quando è successa quella cosa… –
–Lo dici come se fosse normale… –
Sentenziò Ellen.
–Dopo quello che è accaduto non mi sorprende più niente, anche se vorrei sapere che cosa è successo…–
–E specialmente chi siamo… –
Ellen terminò la frase dell’amica che annuì.
Con un cenno della testa, Ami fece intendere all’amica di dirigersi verso il bar a mangiare.
 
                               ********************
 
 
Acquattata nell’ombra dormiva una creatura nera. Aveva possenti ali nere dalle sfumature rosse. Il respiro era affannoso e regolare e il petto squamoso si alzava a e si abbassava regolarmente. Dormiva tranquilla, nella sua ombra sicura.
Un rumore di passi, le fecero aprire gli occhi vermigli in cui la pupilla bianca si rimpicciolì per la mancanza di luce.
Una mano bianca, cadaverica, si posò sul muso del grosso animale, che sbuffò divertito. Si lasciò coccolare prima di alzarsi sulle possenti zampe e lanciare una fiammata verso il cielo. Il ragazzo diafano sorrise a quello spettacolo. I capelli bianchi si mossero leggermente quando dal portone entrò del vento. Si passò una mano nei capelli lisci, mentre rivolgeva i suoi occhi di un giallo ambrato verso l’uscita.
–Ciao fratellino… –
Un ragazzo dai lunghi capelli bianchi entrò nella stalla.
–Sapevo che eri qui… Come sta Zoranx? –
–Meglio… La zampa sembra essere guarita… –
–Mi dispiace di aver fatto attaccare quel castello, non credevo avessero tanto energia… –
–Non l’ho calcolato nemmeno io Achiro… Mi sono fidato di te…–
–Perdonami Ryo… –
–Certo che ti perdono non è colpa tua se Zoranx si è ferito… se abbiamo perso una guerra… e molti uomini… Non è colpa tua se sei debole come condottiero o guerriero o generale… –
Arrivò violento, quello schiaffo da parte di Achiro, una frustata in pieno volto. Ryo non si mosse sorrise soltanto, strinse i pugni e scattò, puntando allo stomaco del fratello che boccheggiò per il colpo.
–Ti perdono… ma rimarrai sempre debole! –
Achiro si accasciò a terra, tenendosi sollevato da terra sulle braccia.
Ryo si diresse verso l’angolo dove il suo Drago si era spostato. Vi salì in groppa senza nemmeno sellarlo. Si incamminò verso il portone e poi spiccò il volo. Sentiva sotto di se i possenti muscoli del suo drago e il dolce rumore dello sbattere leggero delle possenti ali venose. Le squame erano ruvide e quella sensazione era la cosa che amava di più quando era arrabbiato. Suo fratello era più grande di un anno ed era a capo delle truppe del suo regno, ma non ne era contento, poteva essere grande e forte ma in confronto a lui era debole e anche lui lo sapeva.
Volò sorvolando tutta la piana bruciata, ancora i cadaveri erano stesi a terra. Quelli erano la prova dell’incapacità di Achiro di fare da comandante.
Ryo li guardò disgustati e pensò al fratello che adesso respirava affannosamente sulla terra sterrata della stalla.
Sorrise contento. Quello era il suo posto. Poi spronò il drago volò più veloce, verso la tranquillità.
Achiro era ancora a terra, senza forze e con i suoi grandi occhi viola spalancati, quando sentì le ali di Zoranx sfiorarlo e poi spiccare il volo.
–Maledetto idiota! –
Una lacrima carica di rabbia scese velocemente sul suo volto mentre il pugno alzava polvere sbattendo a terra.
 
                                  
                                    ********************
 
Il bar era pieno di gente che pranzava prima di tornare a lavoro.
Un piccolo bar, dai tavoli rotondi e colorati, le pareti color mandarino e pesca, un bancone lungo in marmo bianco, percorreva buona parte del bar in lunghezza. Dietro una donna dai capelli biondi raccolti in uno chignon che all’altezza dell’orecchie lasciava pendere alcune ciocche. Gli occhi nocciola sembravano brillare quando sorrideva felice ai clienti che la salutavano con cortesia. Indossava un grembiule a scacchi arancioni e gialli e una camicetta bianca con un grosso smile stampata su di un lato.
Lo smile era il simbolo del bar. “SMILE’S BAR” questo era il nome del locale.
La ragazza dai capelli d’oro sorrise ad Ami che ricambiò.
–Ciao Shelly! –
–Ciao Ami! –
–Come va? E’ da tanto che non vieni qui! –
Shelly si bloccò a guardare Ellen per poi sorridere.
–Tu devi essere Ellen… Vero? –
Le due ragazze spalancarono gli occhi e guardarono la cameriera che sorrise loro con aria compiaciuta.
–Bene! Vi vedo sorprese! Venite vi porto qualcosa da mangiare… dopotutto sono ore che non mangiate e ormai sono le cinque meno venti! –
Le fece accomodare in un tavolo un po’ appartato dal resto del locale.
–Torno subito! –
Sorrise e si dileguò dietro il bancone.
–Ami tu cosa credi che sappia qualcosa? –
–Non lo so nemmeno io cosa possa sapere… Però lei ci da ragione sull’orario… –
–Anche se qui segna le due e 15…–
Ellen indicò l’orologio a forma di Smile attaccato al di sopra del bancone.
Rimasero a borbottare per un po’ fino a quando lei, non uscì dalla cucina con due piatti fumanti pieni di focaccine. E tre bicchieri pieni di the alla pesca.
–So che vi starete chiedendo tante cose come il fatto che io ti conosca…–
Si voltò verso Ellen mentre le porgeva il piatto con le focaccine.
–E che non mi sia sorpresa nel vedervi così uguali… –
Posò anche il piatto di Ami assieme ai bicchieri di the.
–E che sappia che per voi il tempo è andato avanti mentre per noi è rimasto fermo… –
Shelly si sedette e guardò le ragazze sorridendo.
–Ma vedete, io so quello che c’è da sapere. –
Le due gemelle si guardarono e poi spalancarono gli occhi rivolte verso la donna.
–Non siate così sorprese… Ma la cosa importante e che voi capiate che cosa vi è successo oggi… –
–Shi da io vov fafisdo ferfe fiamo uduali –
Ellen aveva addentato una focaccina per la troppa fame.
–Ingoia prima di parlare! –
La rimproverò Ami, che la guardava arrabbiata.
Ellen trangugiò la focaccina con un sorriso stampato sulla faccia.
–Allora ho detto: Io non capisco perché siamo uguali! –
–Perché siete gemelle e questo ci riconduce al fatto di oggi…_
Ellen ed Ami si guardarono e non poterono non ridere.
–Noi gemelle!?! Va bene la somiglianza ma dai… oh… –
Ami si rabbuiò appena un flash comparve nella sua mente.
Lei era stata adottata e questa valeva a dire che potevano essere state separate alla nascita.
Ellen fece lo stesso ragionamento e guardo Ami per poi stringerle la mano e sorriderle.
–Beh è così… Ed oggi quello che vi è successo e di aver compiuto una parte del vostro destino, l’incontro. E poi con il vostro incontro si sono scaturiti i poteri che avevate assopiti dentro! –
Shelley sorrideva come se tutto quello che stesse raccontando fosse una cosa ordinaria.
–POTERI!?!? –
Ami ed Ellen parlarono in coro, guardandosi stupite.
–Shh! Non urlate! –
Shelly portò il dito sulla bocca e le guardò in modo torvo.
–Si poteri… voi avete dei poteri speciali ma che dovete scoprire. Perciò vi manderò in un posto dove potrete imparare. –
–Dove? –
 –In luogo segreto della corte imperiale del mondo da dove venite. –
–Aspetta, aspetta, aspetta! Corte imperiale? Mondo a cui apparteniamo? Mi sono persa qualcosa? –
Ellen aveva spalancato gli occhi e guardava Shelly in modo interrogativo e stupito allo stesso tempo.
–Ragazze se avete dei poteri è normale che non siete terrestri! Perciò… E poi dato che è un mondo diverso da questo è normale che ci sia una corte imperiale. Quando arriverete comprenderete tutto. –
Ami era ancora bloccata per lo stupore e l’unica cosa che riuscì a fare fu annuire flebilmente.
Ellen si stiracchiò e si stropicciò gli occhi. Poi prese una focaccina pronta ad addentarla, ma si bloccò quando Ami si alzò di scatto buttando la sedia.
–Ami che c’è? Va tutto bene? –
–No che non va bene! Mi si è sconvolta la vita in pochi minuti e solo perché due persone non sono state capaci di accudirmi da piccola, a tal punto da lasciarmi ad un’altra famiglia! Io non voglio conoscere nessun destino! Voglio vivere la mia vita così come lo è sempre stata: NORMALE! –
Si mise a correre fuori dal bar senza una meta decisa.
Ellen si alzò e cercò di seguirla, ma Shelly la prese per un braccio e la trattenne.
–Devi lasciarla andare, è normale. Era scritto, che una di voi avrebbe respinto l’idea. Ora bisogna darle spazio e alla fine riuscirà a metabolizzare la cosa e si unirà a te. –
Shelly sorrise tranquilla puntando lo sguardo verso la porta.
Ellen era in pensiero, per quanto conoscesse da poco Ami si sentiva legata a lei, non solo un legame di sangue, come aveva appena scoperto, ma bensì un legame d’amicizia.
Sentiva che doveva seguirla, ma preferì seguire il consiglio di Shelley. Si sedette e si perse con lo sguardo dentro il bicchiere, osservando il liquido ambrato.
–Non ti devi dispiacere, lei tornerà e poi se la fermassimo, bloccheremmo una parte del destino. –
–Destino, destino, destino sempre il destino metti in gioco? A volte il destino scrive una strada per poi farcela cambiare! Perciò a quel paese il destino, vado a cercare Ami! –
Ellen scattò in piedi liberandosi dalla stratta di Shelly, corse fuori dal bar e si fiondò nel parco. Era sicura che l’avrebbe trovata dove si erano incontrate, ne era sicura.
Arrivata riconobbe l’arco di rose e poco più in la, sotto una cupola bianca, ricoperta dall’edera, vide Ami rannicchiata sotto il tavolino.
La testa era appoggiata alle gambe mentre le braccia cingevano le ginocchia.
–Posso farti compagnia? –
Ami alzò gli occhi gonfi e rossi dalle gambe e vide Ellen sorriderle.
Annuì con un cenno della testa, ed Ellen si sedette accanto a lei.
–Sai io lo sentivo che non ero come le altre ragazze della mia età, troppo cupa e solitaria amante del silenzio e degli spazi ampi naturali… E ora so il perché… certo scoprirlo adesso e così è strano, molto strano… ma va bene perché so di non appartenere a questo mondo… –
Ellen si stringeva le gambe osservando il colore ceruleo del cielo.
Ami alzò la testa e guardo Ellen che sorrideva con le lacrime agli occhi.
–Anche io, mi sono sempre sentita fuori da questo mondo… ma farvi parte era importante… essere stata adottata e sapere che i tuoi veri genitori ti hanno abbandonata, già è devastante ma sapere poi, che questa non è la mia vita vera, che c’è ne è un’altra che mi aspetta… lo è ancora di più… –
–E non ti sei mai chiesta perché lo abbiano fatto? Io lo faccio spesso quasi sempre, e non ho mai trovato una giustificazione oltre a “Non mi volevano bene” o “ Non potevano permettersi di tenermi”. Però adesso c’è una speranza in più, devi solo trovarla anche tu. –
Ellen rivolse ad Ami uno dei suoi sorrisi carichi di speranza ed Ami non poté fare altro che sorridere di ricambio.
–Sai che c’è, anch’io ho pensato le stesse cose e poi ho detto : “Almeno mi hanno lasciata da due persone che mi vogliono un mondo di bene!” –
Risero assieme e si sentirono sollevate come non mai. Ellen si alzò e tese una mano ad Ami, che la prese e la strinse forte per poi abbracciarsi come due vecchie amiche.
Si incamminarono verso il bar, dovevano discutere ancora di qualcosa con Shelly.
 Ma sentirono il sibilare di qualcosa che sfrecciava, ed una sfera nera colpì la spalla di Ami, che cadde a terra tenendosi forte la spalla sanguinante.
Una freccia color ametista sfiorò la guancia di Ellen, che alacremente si era lanciata di lato. Ami si era alzata schivando una di quelle frecce viola, ma il dolore alla spalla la buttò a terra a poche braccia da una freccia. Ellen cercò di alzarsi, mentre dal suo volto cadevano scarlatte gocce di sangue, ma venne colpita in piena gamba dal globo carbone.
Ami ed Ellen erano a terra ferite, senza sapere nemmeno cosa le avesse attaccate. La vista si era fatta annebbiata, riuscivano a distinguere solo i contorni delle cose e le ombre che si stagliavano su di loro.
Sentivano i passi sempre più vicini, passi ritmici come una marcia, ma qualcosa fermò i passi: un lampo bianco.
E poi persero totalmente i sensi, risucchiate da quel vortice bianco.


***************Angolo scrittrice Pazza >.<********************
Salve Lettori!! ^-^
*si nasconde per non essere colpita*
MI dispiace di aggiornare solo adesso... ç_ç ma.... purtroppo ho avuto alcuni intoppi con il mio cervello bacato! XD
Lo so che dovrei aggiornare più velocemente ma sono negata.... ho tante idee ma non riesco a scriverle... Uff...
Comunque torniamo alla storia... :D
Questo capitolo è molto più significativo... c'è molta più azione (molta XD) e si spiegano un paio di cose.. XD
Ve lo avevo detto che vi avrei sorpreso con questo capitolo XD 
Ora volevo ringraziare alcune persone :D
Prima di tutto i lettori silenziosi, che anche se non recensiscono, li ringrazio perchè leggono, e date le visite penso che piaccia :D
Poi ai chi recensisce, che mi aiuta a crescere come scrittrice :D
A chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate :D 
Un grazie di cuore a tutti!!! <3<3 
E poi a due persone che mi hanno ispirato per questo capitolo...
XxAlexX e cecchino_2028 che mi hanno spronato a scrivere più velocemente! 
Grazie ragazze >:'D 
Grazie di aver letto!! ^-^
Mary_12 (la pazza XD)
  
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