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Autore: zia Molly    09/08/2012    7 recensioni
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" ALLORA RESTA! Se mi vuoi bene davvero resta! "
Bellatrix non ricordava neanche più l’ultima volta che aveva pianto, anzi credeva di non averlo mai fatto prima, ma quelle lacrime correvano così veloci che sembrava liberala di ogni cosa, di ogni peso che le abitava lo stomaco.
" non posso… "
" Non voglio sposarmi con Lestrange, Sir… " mormorò a mezza voce facendo un passo indietro e ritrovandosi di spalle al muro.
" il tuo destino è già scritto …non puoi cambiarlo "
Bellatrix scosse la testa e lo osservò, lo vide avvicinarsi
" il nostro destino vive dentro di noi, bisogna soltanto avere il coraggio di cambiarlo " mormorò lei a mezza voce, lui si avvicinò ancora e la bloccò per i fianchi.
" cambialo allora... "
a quel punto ...mancava solo l’ultima carta da giocare
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Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Secondo la tradizione di Famiglia…

 
[…] «Bene, Harry» esordì Silente, «è sorta una difficoltà che spero riuscirai a risolvere per noi. Quando dico noi, intendo l'Ordine della Fenice. Ma prima di tutto devo dirti che una settimana fa è stato ritrovato il testamento di Sirius e che ha lasciato a te tutto ciò che possedeva».Zio Vernon voltò la testa, ma Harry non lo guardò e non riuscì a dire nient'altro che: «Oh»
 
 «Tutto sommato è piuttosto semplice» continuò Silente. «Aggiungi una discreta quantità d'oro al tuo conto alla Gringott ed erediti tutte le proprietà personali di Sirius. La parte problematica del lascito...»
 
«Il suo padrino è morto?»
chiese zio Vernon ad alta voce. Sia Silente che Harry si voltarono a guardarlo. Il bicchiere di idromele ormai gli picchiava in testa con una certa insistenza, e lui tentò di scacciarlo. «È morto?Il suo padrino?»«Sì» rispose Silente. Non chiese a Harry perché non si era confidato coni Dursley. «Il nostro problema» riprese, come se non ci fosse stata alcuna interruzione, «è che Sirius ti ha lasciato anche il numero dodici di Grimmauld Place».
 
«Ha ereditato una casa?»
 domandò zio Vernon avido, gli occhietti ridotti a fessure, ma nessuno gli rispose.
«Potete continuare a usarla come Quartier Generale» disse Harry.
«Non m'importa. Potete tenerla, non la voglio»
.
Non voleva mai più rimettere piede al numero dodici di Grimmauld Place, se poteva evitarlo. Sarebbe  stato ossessionato per sempre dal ricordo di Sirius che si aggirava da solo in quelle cupe stanze muffite, prigioniero del luogo che aveva così disperatamente desiderato lasciare.
«È generoso da parte tua» disse Silente. «Tuttavia al momento abbiamo abbandonato l'edificio».
«Perché?»«Be'» rispose Silente, ignorando i borbottii di zio Vernon, che ormai riceveva dall'ostinato bicchiere di idromele dei colpi decisi sulla testa,
«la tradizione di famiglia dei Black stabiliva che la casa venisse ereditata per linea diretta, passando al maschio successivo di nome Black. Sirius era l'ultimo della sua linea di sangue, perché il fratello minore, Regulus, morì prima di lui ed entrambi non hanno avuto figli.
 Mentre il suo testamento esprime la chiara volontà che la casa vada a te, è comunque possibile che sul luogo sia stato gettato un incantesimo o un sortilegio per assicurarsi che non possa essere proprietà di nessuno che non sia di sangue puro».
 
 A Harry balenò in mente una vivida immagine del ritratto urlante e spu-tacchiante della madre di Sirius appeso nell'ingresso. «Ci scommetto che è così» disse.
«Già» ribatté Silente. «E se esiste un sortilegio simile, allora è molto probabile che la proprietà della casa passi al più anziano dei parenti in vita di Sirius, ossia sua cugina, Bellatrix Lestrange».
 
Senza capire quello che faceva, Harry balzò in piedi; telescopio e scarpe da tennis gli caddero a terra. Bellatrix Lestrange, l'assassina di Sirius, ereditare la sua casa?
«No» disse.«Be', ovviamente anche noi preferiremmo che non andasse a lei» rispose Silente tranquillo. «La situazione è carica di complicazioni. Non sappiamo se gli incantesimi che noi stessi vi abbiamo imposto, per esempio, renden-dola in disegnabile, avranno ancora valore, ora che la proprietà non appar-tiene più a Sirius. Bellatrix potrebbe presentarsi alla porta da un momento all'altro. Naturalmente abbiamo dovuto trasferirci finché le cose non sa-ranno chiarite».«Ma come farete a scoprire se io posso averla?»
«Per fortuna» replicò Silente,
«c'è una prova semplice»
[…]
 
 
[Tratto dal 3° Capitolo –Lettere e testamento- di Harry Potter e il Principe Mezzosangue]

 
 
 
 

***

 
Sotto il tetro e grigio cielo delle campagne Londinesi due figure avvolte da cappucci erano appena comparse magicamente ai piedi di un grande e tetro Maniero.
Il cielo era così scuro che sembrava notte, alcuni lampi a volte lo illuminavano per pochi secondi scandendo i tratti femminili delle due che velocemente attraversavano il vialetto d’ingresso della villa pronte ad attraversare il cancello con uno sventolio di bacchetta.
Camminavano veloci, quasi timorose che all’improvviso arrivasse qualcuno, anche se ora mai erano al sicuro.
Lentamente, mentre le due entravano nella grande casa, una flebile pioggerellina incominciava a scendere dal cielo, inumidendo l’aria e lasciando scaturire il piacevole odore di erba bagnata.
Pochi istanti dopo, proprio quando le due donne varcarono la soglia del salone, dopo l’ultima rampa di scale, la pioggia diventò più intensa e rumorosa.
Fu soltanto dopo un sonoro Lampo che una delle due si tolse il cappuccio.
I lineamenti duri del viso, i folli boccoli che schizzavano da ogni dove e ricadevano istericamente sul mantello umido, gli occhi neri, neri come la pece, che per un attimo apparirono bianchi quando la luce del fulmine si rifletté in essi, le labbra carnose, la bacchetta storta ancora in mano, la piccola statura; non tardarono a proporre in modo effige i caratteri di Bellatrix Lestrange; lineamenti del tutto diversi da quelli della donna che era di fronte a lei.
Narcissa Malfoy era una donna di media statura, forse leggermente più alta di sua sorella Bellatrix, dai capelli dorati, lisci come la seta più pregiata, e gli occhi chiari, la pelle bianca e le labbra sottili, il portamento di una regale donna di alta borghesia e gli abiti più costosi del mondo magico.

Le due si scoccarono uno sguardo, mentre ancora una volta le loro ombre venivano scandite da un lampo improvviso.
L’unico rumore nella stanza era la pioggia al di fuori dell’antico edificio. Tutto era freddo, congelato, perfino le loro figure sembravano pietrificate.
Era un silenzio gelante, freddo, tetro, inquietante, esso congelava il cuore della bionda donna, un cuore fragile e costretto a sopportare ansie e preoccupazioni eccessive, secondo molti e soprattutto secondo sua sorella inutili.
Una delle ultime preoccupazioni di Narcissa aveva trascinato le due sorella a Spinner’s End, una zona industriale nella periferia di Londra abitata da una maggioranza di Babbani.
Sul volto di Bellatrix era ancora dipinta un espressione schifata al sol ricordo della zona e del motivo per il quale vi si erano recate.
Narcissa, invece, aveva ancora gli occhi lucidi per cosa era accaduto sotto gli occhi suoi, di sua sorella e di Severus Piton.

<< è inutile che trattieni le lacrime Cissy! Hai pianto abbastanza per oggi!>> Mormorò Bellatrix gelida, sfilandosi il mantello, gettandolo su una sedia e sistemandosi il corsetto mentre con passo lento camminava per la stanza dando le spalle alla sorella.
Narcissa singhiozzò e lentamente si tolse anche lei il mantello.
<< Bella… è solo .. un ragazzo… e io.. una madre sola>> mormorò con sguardo basso, mentre l’ennesima lacrima argentea solcava la sua guancia, quella lacrima salata che lasciava intendere quanto si sentiva sola quella donna ora che suo marito era chiuso nella prigione di Azkaban, con possibilità di uscirne vivo pari a zero, forse.
<< Combatti Narcissa!  Devi Lottare! Essere forte! Non devi abbatterti! ..chi cede è perduto! E poi l’Oscuro Signore è grande! ..Dovresti esserne Grata!>> ruggì Bellatrix
<< Ma … Draco è innocente… Non è leale vendicare gli errori di Lucius su suo figlio!>> singhiozzò la bionda trattenendo il respiro, avvicinandosi lentamente alla finestra e guardando la pioggia correre velocemente sul vetro, come se le gocce facessero a gara per raggiungere un ipotetico traguardo prima di svanire via.
Bellatrix si voltò a guardarla furente: come poteva sua sorella ragionare così? Insomma se solo lei avesse avuto figli sin da neonati li avrebbe promessi all’Oscuro signore!
…e poi di cosa si lamentava? Non era la sola con il marito in prigione! Anche Rodolphus era nuovamente chiuso ad Azkaban.
<< Non sei la sola con il marito chiuso ad Azkaban, Sorella>> ghignò Bella speranzosa di confortare e ammutolire Narcissa non facendola sentire sola: era sempre stata così! Sin da bambina desiderava esser consolata, confortata… compatita!
Cissy lentamente si voltò a guardarla e fece una smorfia di disgusto; come poteva sua sorella dire una cosa simile?
A lei di Rodolphus non era importato nulla! Tanto era vero che quell’uomo aveva corna così alte che  avrebbe potuto gareggiare a una corrida spagnola!
Bellatrix era circondata da amanti, Cissy aveva smesso di tenere il conto degli amanti della sorella! …ma che lei sapesse…fino a pochi mesi prima c’è n’era uno a cui teneva particolarmente, uno che era riuscito a diventare l’unico prima di morire.
<< Bella a te di Rodolphus non interessa nulla! Povero uomo! Ti ama!>> trillò la bionda sorella indignata.
<< Già, vero… a me di Lestrange non interessa nulla… a me non importa nulla di nessuno!>> mormorò con un lieve sorriso beffardo in volto, continuando a camminare per la stanza a passo lento.
<< … mi pare che ti importasse di Fel..>>  incominciò Narcissa con un pizzico di malignità, voleva stuzzicarla come lei stava facendo.
<< STA ZITTA! >> L’urlo di Bellatrix fece tremare i vetri e mozzò il fiato a Narcissa che stava parlano.
<< Sta zitta! Non nominarlo!>> continuò Bellatrix  piano, provando a calmarsi…chiudendo gli occhi e allontanando i ricordi di quell’uomo a cui alludeva sua sorella.
<< è morto vero?>>
<< Ovvio! L’ho ucciso io quel traditore!>> esordì la mora fiera
<< quindi se è morto…hai ereditato anche la vecchia casa! Essa alla morte di ogni possessore passa a un membro di famiglia, il più grande in ordine di secessione… no?!>>
A quelle parole Bellatrix si accigliò e guardò Narcissa mentre un boccolo folle le ricadeva sul volto: Non ci aveva affatto pensato!
Affatto.
Sorrise maligna, un ghigno si posò sul suo volto mentre pensava a quella gloriosa conquista… Forse c’era ancora una possibilità per riportare la casata Black all’antico splendore ora che, secondo tradizione, Bellatrix aveva ereditato il secolare appartamento in Grimmauld Place n° 12.
Bastava eliminare l’ultima traditrice e aver risanato la purezza del sangue Black! Donare l’appartamento ai servigi dell’Oscuro Signore, come era desiderio dei suoi zii e genitori, e continuare a seguire le ideologie del suo schieramento e riportare il mondo magico all’antica purezza, sterminando Babbani e mezzosangue! 




   
 
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