Igama Lami Ngu Alice
Mi chiamo Alice e vivo non molto lontano da Durban, una città della provincia impronunciabile KwaZulu-Natal.
Tutte le mattine mi sveglio prima del sorgere del sole e con la mia bici pedalo fino ad arrivare sulla spiaggia dove
mi fermo ad ammirare l'alba tingere il cielo di rosa e ad ascoltare il possente respiro del mare. In quel piccolo
tratto di sabbia e pietre solitario c'è un capanno di attrezzatura per le immersioni e il surf; una volta aggangiata
la mia bici al capanno prendo la mia tavola e una sacca impermeabile piena di cibo per pesci.
Così comincia la mia avventura quotidiana.
Immersa nelle acque profonde e turchesi dell'Oceano Indiano nuoto tra migliaia di pesci di tutti i colori e di tutte
le dimensioni. Pesci pagliaccio, razze, delfini, testuggini. L'anno scorso ho assistito alla schiusa delle uova di
tartaruga: è stato uno spettacolo indescrivibile! Decine di minuscole, indifese, verdi tartarughine che una volta
rotti i gusci si dirigono a zampate verso l'acqua. Gli uomini non devono interferire durante il periodo in cui le
uova sono chiuse ma non appena nascono i piccoli e sono interamente fuori dai gusci, allora possono aiutare
le piccole creaturine a raggiungere l'Oceano senza essere ferite o uccise da possibili predatori. E' così che ho fatto
io, le ho aiutate. Un'esperienza da brividi.
Ogni mattina prima di andare a scuola mi dedico alle immersioni. Ogni due giorni nutro i pesci ma solo un pò, per
non abituarli a non trovarsi il cibo poi dopo aver salutato i miei amici delfini esco e mi rivesto in fretta.
Oggi sono in ritardo!
Pedalo più veloce che posso verso la città.
Durban è la seconda più grande del Sud Africa e per quanto sia pericolosa io la trovo affascinante. Sono originaria
del Canada ma da quando mio padre è morto ci siamo trasferite qui, in Africa. La famiglia di mia madre infatti fa
parte della tribù Zulu, lei invece da adulta si accostò di più al mondo moderno e decise di abbandonare la tribù.
Avevo sei anni quando arrivammo a Durban e comprammo una casa in periferia, lontano dal caos.
Io non sembro per niente africana. Non ho la pelle scura come mia madre ma chiara come quella di mio padre,
lunghi capelli neri come il carbone e occhi verdi come le foglie degli alberi.
Arrivata nelle grandi strade di Durban sfreccio tra i grattacieli e le case verso la scuola. Quando arrivo noto che
sono completamente zuppa, ma ormai è tardi. Entro in tutta fretta e piombo in classe nel momento in cui la
professoressa chiude il registro concludendo l'appello.
- Scusi il ritardo.
- Non importa - mormora la donna prima di lanciare un'occhiata sorpresa verso di me - Cosa ti è successo?
- Ho perso la cognizione del tempo.
Tra le risate generali mi siedo accanto alla mia migliore amica, Amina, una ragazza magrolina, dal fisico asciutto
che adora fare surf. Sulla pelle scura emergono due occhi blu come le acque oceaniche, incorniciati da capelli più
neri dei miei, che la rendono bellissima. Molti fotografi quando passano per Durban e la incontrano le chiedono
di posare.
- Sei rimasta abbagliata dalle squame dei pesci?
- Non fare la spiritosa - ridacchio - Sono stata presa in ostaggio da una famiglia di delfini.
- Non sono molto furbi se ti hanno scelta.
La guardo male e non ribatto fingendomi offesa. Come bambine giochiamo a fare le imbronciate, più o meno a turni.
- Pranzi con me o ci si vede dopo in spiaggia?
Ogni pomeriggio io e Amina lo passiamo a prendere il sole, fare immersioni, surf e giochi vari tra cui sono inclusi anche
dei castelli di sabbia nei momenti di noia estrema. Il nostro programma è sempre il solito, l'unica cosa che cambia è
con chi pranziamo e dove.
- Vado a casa e ci si vede dopo.
Lei annuisce e torna a guardare il suo libro.
La mattina scorre veloce tra una spiegazione e l'altra così dopo un pranzo leggero e un resoconto veloce a mia madre di
com'è andata sono di nuovo libera di poter fare ciò che mi piace di più.
Nuotare nelle profondità oceaniche.