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Autore: vero_91    13/08/2012    11 recensioni
"Eccola la parola che temevo più di qualsiasi altra:famiglia. Peeta vuole dei bambini e dato che gli Hunger Games sono stati aboliti pensa che io non abbia più nessuna remora al riguardo. Si sbaglia di grosso. La sola idea di avere dei bambini mi paralizza"
Recensite per favore visto che è la mia prima fanfiction! :)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Saluta tesoro, lei è Katniss, una vecchia amica di papà.”
Mi sveglio di colpo, senza emettere un suono, con un leggero sudore freddo che mi copre la fronte, immobile. Devo fare uno sforzo per mettermi seduta, e mentre mi prendo la testa fra le mani, le immagini dell’incubo mi scorrono davanti. Niente ibridi stanotte, né persone che prendono fuoco, solo una bambina dai capelli biondo cenere e occhi azzurri così innocenti che non può essere altro che la figlia di Peeta. E lui è lì, che la tiene per mano, mentre mi sorride e mi presenta come “una vecchia amica”; vorrei urlare, dirgli che noi non siamo mai stati nulla del genere, ma la voce mi muore in gola, e sento in bocca il sapore della bile. Mi alzo di scatto e corro in bagno, mentre ficco la testa sotto l’acqua fredda e mi ripeto “non è reale, non è reale, non è reale.” No ma potrebbe esserlo.
 
“Ti sei fatta una doccia?” mi giro di scatto e vedo Johanna seduta in veranda, che mi fissa perplessa. Non ricordo neanche di essere uscita da casa. “Più o meno” dico, sedendomi vicino a lei.
“Incubi?” chiede guardando i miei capelli gocciolanti.
“Già.” rispondo, e lei capisce che non voglio parlarne perché non fa altre domande. Rimaniamo in silenzio per un po’ quando mi rendo conto che è piena notte e che non è molto normale che lei sia qui. “Anche te incubi?” chiedo.
“No solo un po’ di nausea.”
 “Stai male? Forse è stato il coniglio a cena…”
 Johanna scuote la testa sorridendo “No non credo proprio…” poi comincia a fissare un punto indefinito davanti a se. Io continuo a guardarla mentre un’idea affiora pian piano nella mia testa, ma non faccio in tempo a formulare la domanda che Johanna mi precede: “Sono incinta.”
 
Per un attimo mi riappare l’immagine della bambina dai profondi occhi azzurri, mentre penso rassegnata che non posso più scappare ormai, perché dovunque vada la mia paura continuerà a raggiungermi. In tutte le sue forme. Johanna mi guarda sconsolata “So che non è il momento buono per parlare con te di certe cose, ma ho bisogno che qualcuno lo sappia.”
Queste parole mi fanno riprendere dal mio torpore “Gale non lo sa?” chiedo stupita. Non ho bisogno di chiedere chi sia il padre. So per certo che è lui.
“No, non ancora.” Johanna ha un’espressione così seria che non riesco a capire cosa stia pensando.
“Perché? Hai paura della sua reazione?” dico cercando di sondare il terreno.
“No, non so proprio se dirglielo.” risponde continuando a fissare il vuoto.
Devo essere ancora stordita per tutto quello che sta succedendo perché ci metto un po’ a capire quello che Johanna sta cercando di dirmi “Non dirmi che… Vuoi abortire? E’ così?” le chiedo afferrandola per un braccio. Lei abbassa gli occhi, colpevole. “Ma perché Johanna? Non lo vuoi questo bambino?”
“Certo che lo voglio!” mi risponde urlando, gli occhi pieni di lacrime. Non credo di averla mai vista piangere.
 
La mia testa è nel pallone. Continuo a vedere la bambina del mio sogno. Desidero conoscerla, voglio che quegli occhi azzurri mi guardino nello stesso modo in cui mi guardavano gli occhi di suo padre, pieni d’amore. La sola idea di perderla è inaccettabile. Il che è assurdo, perché dubito fortemente che il figlio di Gale e Johanna possa assomigliare a Peeta. In questo momento la definizione “mentalmente confusa” mi sembra un eufemismo.
Cerco di riprendermi, mentre Johanna prova a nascondere le lacrime “Johanna io non capisco. Se lo vuoi perché devi abortire? E’ per Gale? Guarda che lui ha sempre voluto una famiglia…”
“Si con te Katniss!” m’interrompe Johanna tagliente, con un misto di disperazione e aggressività.
Poi ricomponendosi continua, ma sembra che ogni parola gli costi un grande sforzo. “Io l’ho sempre saputo Kat, dal primo momento che l’ho visto al Distretto 13, che Gale non aveva occhi che per te. Ho sempre pensato che alla fine avresti scelto lui, che avresti aperto gli occhi e ti saresti resa conto di quanto fossi fortunata. Ero invidiosa di te Katniss. Del modo in cui ti guardava, come se al mondo non ci fosse nessun’altra donna, del modo in cui ti toccava, così sicuro e protettivo, e del modo in cui ti seguiva con lo sguardo non appena ti allontanavi da lui, come a voler dire che tu eri solo sua.
D’altra parte però credo di essermi innamorata di lui proprio per questo; il suo modo di amarti, così passionale e senza freni, mi ha attirata a lui come una calamita. Per la prima volta nella mia vita ho sentito il desiderio di voler essere amata da qualcuno proprio come tu eri amata da Gale.
Poi però Prim è morta. E da quel giorno Gale è cambiato. Schiacciato dalla tua perdita e dal senso di colpa, è diventato l’ombra di se stesso. Non potevo sopportarlo. Così ogni giorno trovavo una scusa qualunque per venirlo a trovare. Ovviamente all’inizio non fu facile, Gale mi fece capire in modo neanche tanto implicito che non ero la benvenuta; ma non mi arresi, ero troppo determinata e disperata per farlo. Così con il passare dei mesi, divenni una presenza costante nella sua casa.
Gale è troppo fiero e orgoglioso per ammettere che io sono solo una tua sostituta, ma so che è così, e la cosa incredibile è che mi va bene lo stesso, se il suo amore è anche solo una pallida fiamma in confronto a quello che provava per te allora mi basta… Patetico vero?”
 
Non so cosa dire. Non credo che Johanna voglia una risposta, e comunque in questo momento non riuscirei a dire niente di sensato. Ho troppe cose da elaborare. Io non sapevo nulla. Certo sapevo che Gale e Johanna passati alcuni anni dalla rivolta avevano iniziato a convivere, e ammetto di essere rimasta di stucco quando Gale me lo disse, ma poi mi accorsi che lui non voleva approfondire l’argomento, così non gli feci altre domande.
Ma non mi ero mai accorta dei sentimenti di Johanna. Mai nemmeno una volta, probabilmente ero troppo presa da me stessa per accorgermene. Ora che lo so mi sento malissimo.
“Scusa, devo averti sconvolta.” dice Johanna con un’ombra di sorriso sul volto. Mi sembra di aver perso l’uso della parola, sento che qualsiasi cosa io dica in questo momento sarà vuota e patetica. Johanna se ne accorge perché continua “Comunque ti ho detto tutto questo perché voglio che tu sappia che, se deciderò di abortire, sarà solo perché non voglio che mio figlio cresca in una famiglia nata dalla disperazione e dalla solitudine, non perché non ami Gale con tutta me stessa.”
“Lo so.” Dico ancora prima di rendermene conto. Stringo le sue mani in quello che dovrebbe essere un gesto rassicurante mentre cerco le parole giuste “Johanna lui è il padre di questo bambino, ha il diritto di saperlo, prima che tu faccia qualcosa d’irrimediabile. Tutte queste cose che mi hai detto Gale deve saperle, non lasciare che le paure e le insicurezze rovinino il vostro rapporto. Fidati di lui e risolvetele insieme. Ora non sei più sola. Amare significa anche questo.”
Per un attimo mi chiedo se queste parole non siano dirette più a me stessa che a Johanna, ma evidentemente fanno effetto anche su di lei perché dopo poco annuisce e dice “Si hai ragione. Gliene parlerò il prima possibile” e per fortuna rivedo riaffiorare la vecchia Johanna, forte e sicura di se.
“Domani dirò a Gale che tarderò per cena perché voglio esercitarmi con l’arco, così avrai tutta la sera a disposizione. Va bene?” la mia presenza durante una discussione del genere è fuori questione.
Johanna mi sorride, e questo adesso vale molto più di un ringraziamento.
 
Sono quasi le undici ormai, e dopo aver passato le ultime due ore a girare per il distretto 2 senza una meta, mi decido a ritornare a casa. Ovviamente l’idea di tirare con l’arco era una scusa, anche perché col buio è praticamente impossibile, e infatti Gale non sembrava molto convinto della cosa. Alla fine l’ho cacciato in malo modo dicendogli che volevo stare un po’ da sola, così quando lo vedo seduto fuori sui gradini di casa intento a guardare le stelle, mi chiedo se ora non sia il tuo turno di voler stare da solo.
E’ troppo buio perché veda la sua espressione, ma non appena mi scorge Gale dice “Ehi Catnip.”
 “Ehi Gale. Posso sedermi?” chiedo indicando il posto libero al suo fianco.
“Certo.” Per un po’ nessuno dei due dice nulla, ma poi è Gale a rompere il silenzio: “All’inizio era una vera scocciatura, Johanna intendo. Non sopportavo che ogni giorno venisse un’estranea a casa mia per controllarmi, come se fossi un bambino, o un animaletto ferito. Ma più la mandavo via in malo modo, più lei continuava imperterrita. Così alla fine mi arresi. Ero troppo stanco di tutto e di tutti per litigare con lei ogni giorno. Senza accorgermene, con il passare del tempo mi abituai alla sua presenza, e la cosa cominciò anche a piacermi. A un certo punto mi sono reso conto che la casa era vuota senza di lei. E la cosa mi sembrava impossibile perché lei è cosi testarda, impulsiva, e vuole sempre avere l’ultima parola su tutto e…” Gale si passa una mano tra i capelli, come se stesse cercando le parole adatte. Lui non è mai stato bravo in queste cose, come me del resto.
“La ami?” dico, venendogli in aiuto.
Gale mi guarda con i suoi occhi grigi, poi sospira, come se si fosse arreso all’idea e dice: “Si è così.”
“E Johanna lo sa?” chiedo continuando a sostenere il suo sguardo.
“Si lo sa, ma credo di averglielo detto più volte stasera che in tutti questi anni. Sai che non sono bravo a esprimere i miei sentimenti.” Sì lo so, ed io lo capisco meglio di chiunque altro. Forse se fossi riuscita a esprimere meglio i miei sentimenti adesso io e Peeta…
Gale per fortuna interrompe i miei pensieri: “Credo che una parte di lei, quella debole e insicura che cerca di nascondere a ogni costo, pensi di essere ancora la tua sostituta. Ma non importa, ho tutta una vita per dimostrarle che non è così. So essere abbastanza convincente quando voglio.” Dice con uno dei suoi rari sorrisi sul volto.
Questo fa sorridere anche me e capisco in un secondo momento il significato delle sue parole “Hai deciso allora? Terrete il bambino?” chiedo evidentemente agitata.
“Sì, diventerò padre.” E il sorriso di Gale si allarga sul suo viso come mai gli ho visto fare prima.
Una parte di me si chiede se anche Peeta avrebbe sorriso in questo modo se io avessi acconsentito ad avere dei figli. Sarei pronta a fare qualsiasi cosa per vedere un sorriso del genere sul volto di Peeta. Qualsiasi cosa. Prima ancora di rendermi conto di cosa questo significhi, mi accorgo che Gale sta studiando la mia reazione, cosi dico: “E’ fantastico Gale! Sono contenta per voi! Ricordo che te hai sempre voluto avere dei figli...”
Gale sorride di nuovo al ricordo “Ah è vero! Credo che quello fosse un modo molto implicito per dirti che avrei voluto avere dei figli con te.”
“Allora avresti dovuto essere un po’ più diretto, io ero troppo presa a sopravvivere per cogliere i tuoi messaggi tra le righe.” Replico io, pensando a quanto tutto questo sembri assurdo ora.
“Me ne sono accorto!” dice Gale con un sorriso complice. “Mi piacevi proprio Catnip.” Lo guardo per un po’ negli occhi finché non rispondo: “Anche tu Gale.” E so che è la verità.
 
Per un po’ rimaniamo a fissare le stelle in silenzio mentre l’immagine di Gale e Johanna felici con un bel bambino dai folti capelli castani mi appare davanti agli occhi; e una punta d’invidia mi colpisce in pieno petto. Perché? Non ho motivo di esserlo, se solo avessi voluto con Peeta avrei potuto avere tutto questo, sono stata io ad andarmene, io a lasciarlo. Per un attimo immagino che quella bella bambina dai capelli biondi del sogno potrebbe essere mia figlia... E’ questo che voglio? Non lo so, non so più niente.
Nella mia testa rimbombano solo frasi sconnesse: voglio sentire la tua voce. Voglio vederti. Voglio vederti. Voglio vederti.
 Per il momento mi rendo conto che questa è l’unica conclusione cui posso giungere. Ed io non posso fare altro che accettarla.
Così alla fine dico: “Ho deciso di tornare al Distretto 12.”




----angolo autrice----
Si lo so scusatemi in questo capitolo si parla solo di Gale/Johanna praticamente, ma ci tenevo molto a scrivere questa parte, un po' perchè mi serviva per far prendere consapevolezza a Katniss,e un po' perchè secondo me Gale e Johanna sono carinissimi insieme! (mi piacerebbe scrivere una one-shot su di loro, magari di raiting rosso...:D). Spero di non avervi annoiato e che ci sia qualcun'altro oltre me a sostenere questa coppia, anche se nel libro non se ne parla mai.
Ammetto di non essere mai stata una grande fan di Gale mentre leggevo i libri, ma dopo aver letto il finale ci sono rimasta così male per lui, che ho deciso di riconsiderare il suo personaggio. Lui che credeva così tanto nella rivolta, si trova alla fine solo con cenere e con le mani sporche di sangue di innocenti, proprio quelli per cui lui ha combattuto. E non gli rimane più nulla. La Collins non gli ha concesso neanche un finale dolce-amaro come ai protagonisti, così ho provato a immaginarmelo io... Spero non faccia così schifo! :D
Comunque dal prossimo capitolo sarà solo Katniss/Peeta promesso! (se dopo questo avrete ancora voglia di leggerlo :D)
Grazie, grazie e ancora grazie a tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite, seguite, ricordate e a chi si ferma a lasciarmi una recensione! E' molto importante per me quindi continuate per favore! :) Sisi accetto anche gli insulti tranquilli! :D


 
  
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