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Autore: BigEyes    14/08/2012    1 recensioni
(SECONDO CAPITOLO DELLA SERIE: IN THE NAME OF JESUS)
La ragazza si voltò di scatto asciugandosi in fretta la lacrima col dorso della mano. Sentì rumore di passi.
- Lucia sei tu? – domandò, guardando l’interno del soggiorno al buio – Heliu non fare questi scherzi..- continuò, attraversata dall’adrenalina. Deglutì mentre si voltava verso il mare.
Ma di fronte si trovò un ragazzo, appoggiato al balcone con la schiena, con braccia e gambe incrociate
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In The Name of Jesus.'
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Lui le prese il viso tra i palmi delle mani, la guardò soavemente, fisso le sue labbra tremanti, le accarezzò con i pollici. Ariel iniziò ad ansimare: inspirava ed espirava profondamente. Le sue mani accarezzarono i pettorali glaciali di Acab, fece forza per allontanarlo,spostò il viso di scatto, lasciandolo con le labbra socchiuse. Lui non era mai stato rifiutato. Abbassò lo sguardo. Rispettò il suo rifiuto: se voleva guadagnarsi la sua fiducia, non l’avrebbe certo guadagnata così.
Passò le dita tra i suoi capelli: - hai un bel coraggio a dirmi di no – disse, accennando un mezzo sorriso. Lei alzò il viso, fissandolo con occhi languidi. – voglio fare qualcosa per guadagnarmi la tua fiducia – continuò lui.
Prese la camicia e, dopo averla indossata, senza abbottonarla, corse fuori dalla porta di cristallo della prigione. Lei rimase lì, strisciò lungo il muro con le spalle e si sedette sul pavimento, toccandosi il cuore, con occhi spalancati.
 
Joshua era sdraiato a terra, a pancia in giù, con lo sguardo perso nel vuoto, con i segni delle frustate sulla schiena.
-          ehi tu! – esclamò Acab, osservandolo dalle sbarre. Joshua non rispose, rimase immobile.
Acab pensando che fosse morto, volse lo sguardo da un lato e dall’altro del corridoio, per vedere se arrivasse qualcuno. Entrò nella cella, lo osservò per qualche secondo,con le mani sui fianchi: il giovane non respirava.
Si accovacciò sulle ginocchia, e  con  due dita gli toccò la giugulare. Tutt’ad un tratto Joshua si alzò e con uno scatto felino, lo attaccò al muro stringendogli il collo con entrambe le mani.
-          Cosa le hai fatto eh? – gli domandò Joshua con sguardo accigliato, spingendo la sua fronte contro quella dell’adepto. Acab scalciava, tentava di aprirgli le mani.
-          G..G..- balbettò.
-          Cosa ? – ghignò lui – non riesco a sentirti.
-          Gesù ..- sibilò  con un fil di voce.
Il ragazzo aprì le mani, lo lasciò cadere guardandolo ad occhi sbarrati per la sorpresa e indietreggiò di qualche passo. Come poteva, un essere del genere, nominarlo, senza avere alcun danno?
-          come fai a ripetere quel nome? – gli chiese Joshua, ad occhi sbarrati. Acab tossì un paio di volte, massaggiandosi il collo – certo,- esclamò-  che hai una bella presa per essere uno che è stato torturato – disse con voce sarcastica. Joshua lo rialzò prendendolo dalla camicia – ti sei divertito con quella povera ragazza eh? Cosa le hai fatto? – gli ringhiò contro, con sguardo truce.- Ho visto quando la portavi qui. Dimmi che Ariel è ancora viva e che non l’hai toccata o – inspirò -non ti sveglierai domani!
-          uh capisco …- disse quasi sussurrando, mentre si scostava e si aggiustava la camicia. – non le ho fatto niente, ho mentito a Lilith. E – inspirò, mettendosi le mani nelle tasche- le preghiere di Ariel si sono esaudite, perché a quanto pare – abbassò gli occhi cupi – sento il calore di un corpo e – portò lo sguardo al cielo – riesco a compiere buone opere.
-             Che intendi dire? – il capo di Joshua si inclinò. Accigliò lo sguardo e a braccia incrociate aspettò la risposta.
-          Non è un opera buona liberare un ex guerriero di Cristo, che ha tradito il suo signore per soldi, potere  e lussuria?
Joshua diede un pugno alla mascella di Acab. – conosco già i miei peccati… - Il ragazzo sentì l’orgoglio risalire nelle vene, come la lava nel cono di un vulcano. – solo Dio può giudicarmi – concluse, massaggiandosi col palmo le nocche della mano che aveva sferrato il pugno.
-          si ..- sussurrò Acab, asciugandosi col pollice, la riga di sangue che correva lungo il mento – ma solo in Cristo non c’è condanna…-
-          Non lascio che tu mi insegni le scritture…- gli puntò il dito.
-          Ma ha ragione …- la voce tremante di Ariel, fece girare Joshua e spalancare gli occhi ad Acab: cosa faceva quella stupida cristiana fuori dalla cella?
-          Ariel ..- le sussurrò Joshua, prima di correre verso di lei ed avvolgere le sue braccia attorno al suo collo – ho avuto paura di perderti- le bisbigliò all’orecchio, accarezzandole i capelli e stringendola a sé. Acab guardava la scena in un angolo della prigione, con le spalle al muro, le braccia  e le gambe incrociate: “ bene “ pensò “ adesso è lui che si prende l’abbraccio nonostante quello che ha fatto”.
 
Ariel si staccò dall’abbraccio, spostò la testa per guardare Acab nel buio, gli corse incontro.Acab,vedendola avvicinarsi a lui, infilò i pollici nelle tasche e sorrise di sbieco. Lei si buttò col viso sul suo petto, sotto gli occhi attoniti di Joshua. Acab rimase immobile.
-          Grazie ancora – le disse Ariel – non solo hai liberato me, ma hai liberato anche un mio caro amico. Dio ha visto tutto, lui conosce il tuo cuore. - Acab aprì la bocca per dire qualcosa poi la richiuse.
 La strinse a sé, mentre Joshua lo fissava con sguardo assassino. – lo conosce davvero – gli sorrise l’adepto, tenendo tra le mani il viso roseo di Ariel.
 
Intanto Heliu e la compagna, percorrendo la stessa via che Lucia aveva percorso con Ariel, per liberarlo, giunsero davanti ad una porta sudicia di un liquido verdastro. Una porta con basso rilievi raffiguranti sacrifici umani, draghi, serpenti, piramidi e occhi di Horus.
Lucia tese il braccio per aprire la porta, ma la mano di Heliu le strinse il polso, scuotendo la testa per dissentire. Lucia socchiuse le labbra e lo guardò con aria interrogativa. La spostò verso la parete, indietreggiò di qualche passo, tese i muscoli delle braccia mentre fissava la porta con sguardo truce.
Attorno al  ragazzo si materializzò una colonna di fuoco e preso coraggio si scagliò contro la porta, aprendola con la spalla destra.
Lucia entrò stringendo la mano di Heliu, mentre una lacrima le colava dagli occhi, per lo spettacolo che gli si presentava davanti.
David, il ragazzo rapito, giaceva su un altare di marmo bianco rigato qua e là da fiumi di sangue. Il giovane dondolava la testa con lo sguardo assente, sotto l’effetto di qualche droga.
 
Lucia corse su per le scale, che rialzavano l’altare, si avvicinò al giovane singhiozzando e mentre gli accarezzava il viso sporco di sangue, rivolgendosi a Heliu, che stava per raggiungerla, disse : - questo è il mio … – ruppe la frase un singhiozzo –incubo..s…s- balbettò – si è realizzato.
Heliu le si avvicinò a passi lenti e, sfiorando l’altare, le strinse la mano, che era chiusa a pugno.
 
Lucia si guardava attorno respirando spasmodicamente. La flebile luce del Fuoco attorno ad Heliu mostrava gli strumenti utilizzati per le torture, appesi ad una parete accanto all’entrata. Gocciolavano, gli strumenti gocciolavano quel liquido che ormai vedevano dappertutto. Gocciolavano come se fossero stati usati da poco.
Attorno all’altare vi erano dei candelabri e, accanto al corpo del ragazzo, un pugnale. Lucia lo prese di scatto e, con occhi sbarrati, con le mani tremanti, lo fissò.
Heliu le prese i polsi, gli e li fermò, ma lei continuava a guardarlo con odio. – Lucia …- iniziò a dire, prendendo il suo viso tra le mani – guardami –disse,cercando i suoi occhi. – non ti ho mai vista così, - con voce roca – ci sono qui io adesso.
  
 
 
  
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