Ok lo so cosa state per dire ma
vi prego non mi ammazzate, sono stata costretta da forza maggiore a dividere
questa storia in tre capitolo autoconclusivi. Per capirci.
Il primo “E’ la mia natura”
non doveva avere un seguito ma mi è piaciuta così
tanto che non ho potuto resistere, spero non me ne vogliate.
Così è nata “Le cose potevano
cambiare” e questa nuova ff “Il prezzo del peccato”.
Vi prego di leggerla con
attenzione, è una one-shot
molto lunga, ma spero comunque che vi piacerà.
ATTENZIONE NON PUO’ ESSERE LETTA SE NON SI E’ LETTI LE PRIME DUE.
Il prezzo del
peccato
Lucifer era un demonio, forse anche peggio perché nella sua misera vita
aveva amato e anche tradito la donna che aveva amato… Per farsi beffe di questo
il Signore Oscuro gli aveva donato quel nome. Perché ai demoni non è
permesso amare. E lui aveva osato, ed era stato
punito.
L’unica
donna che lui avesse mai amato, l’unica per cui aveva
desiderato di morire era appena uscita per la seconda volta dalla sua vita con
la bestemmia fra i denti e strappandogli una promessa.
Mai
più.
Mai più braccarla, sentire
la sua storia, ripeterla…
Chiuse
di scatto la stanza della locanda “Hell” e con passo
altero si allontanò per tornare al suo lavoro.
Una
solitaria casa abbandonata, fatiscente e lontana da sguardi indiscreti fu la
dimora che ospitò la cantastorie già nota per ben nove mesi della sua vita.
Lucifer aveva promesso di non seguirla e l’aveva informata di quell’abitazione abbandonata appartenete a
un ricco Purosangue dove chissà come non passava mai alcun controllo.
Su
una vecchia poltrona che doveva aver conosciuto sicuramente giorni migliori,
dormiva.
Il
cibo scarseggiava ma grazie alla fortuna riusciva a
sfamarsi anche se da due mesi era
costretta ad alzarsi in piana notte per via di nausee improvvise.
Le
temeva, perché ogni giorno diveniva sempre più debole ed esserlo troppo in quei
tempi significava la morte.
Da
quando il Signore Oscuro aveva vinto la sua guerra,
tutto si era modificato.
Il
mondo magico aveva chiuso i contatti con il mondo babbano, non lo rispettava in alcun modo. Con la
salita al potere di Voldemort
infatti i babbani erano stati colonizzati. Le
città erano flagellate da catastrofi temibili, le persone subivano angherie
gratuite e non comprendendo il motivo di quelle morti improvvise lentamente
anche loro erano degenerate.
Pazze
completamente pazze.
Il
male sporcava ogni cosa che toccava e anche quello che solo sfiorava.
I manganò, i babbanofili e i
mezzosangue erano banditi, perseguitati e se trovati nel mondo magico uccisi.
Le
speranze di vita erano affidate a una piccola scheda
rettangolare difficilissima da ottenere che diceva che eri un Purosangue e che
quindi avevi diritto a vivere.
Il
mondo magico era divenuto una landa per lo più sterile che per la metà
dell’anno era cosparsa di neve e per l’altra metà da infetti acquitrini.
I
vecchi mezzosangue che prima della battaglia avevano ottenuto la bacchetta
erano stati privati di questo grande dono. Gliela
aveva spezzata davanti agli occhi.
Si
sistemò la coperta sbrindellata sul corpo infreddolito, immaginando un fuoco ardere
nelle viscere di quel camino.
Poi
successe ancora, si dovette alzare e precipitare nel bagno a vomitare quel poco
che era riuscita a trovare, con una bestemmia stretta
fra i denti tornò a sedersi sulla poltrona, ma questa volta non si coprì, non
chiuse gli occhi per dimenticare quanto successo.
Sedette
immobile con gli occhi fissi al pavimento, respirando piano.
L’odore di lui era ovunque, sul suo corpo dove le carezze di
lui erano scorse lascive e avevano lasciato quell’orma….Sui
suoi abiti logori, sui nuovi abiti anche se quelli lui non lì aveva toccati.
Il disgusto della paura che sale. Mi denuncerà ancora…
Il
disgusto per lui.
Il
disgusto per se stessa.
Perché lei l’odore lo sentiva ancora…quell’odore
inebriante e allo stesso tempo letale.
L’odore
del peccato.
Il
mese dopo smisero le nausee e cominciò un senso di pienezza tutto il giorno,
dolori alle viscere, gonfiori sospetti. Dopo quattro mesi non potei più mentire nemmeno a me stessa.
Aspettavo
un bambino…da lui.
Aspettavo
un piccolo mostro…ora cosa avrei fatto?
Dovevo
togliermelo dalle viscere, conoscevo una levatrice, solo loro sapevano
praticare la vecchia arte, era appassionata di racconti magici, potevo
rischiare di entrare nel Mondo Babbano?
SI,
mi risposi da sola
Per
togliermi quel verme…TUTTO.
Mi
sfiorai l’addome. Veramente un verme
conteneva?
Mi
addormentai subito dopo, accoccolata nella scomoda posizione fetale.
La
stessa posizione del verme che avevo
dentro.
Avevo
appena chiuso gli occhi che mi apparve un bambino, di
quelli rosa, con i capelli biondi come il grano, aveva gli occhi chiusi e
sembrava dormire tanto bene, poi aprì gli occhi e mi fissò le sue iridi erano
grigie come l’argento, mi fissò per un attimo poi tornò a chiudere gli occhi.
Guardai
di nuovo i suoi capelli e i fili d’oro erano stati sostituiti da ricci bruni,
gli occhi si spalancarono e ora erano caldi e color cioccolato.
Il bambino mi sorrise piano.
No.
non poteva essere quella la natura del verme,
rifiutati quelle immagini con forza.
Lui è
un verme! I vermi non sorridono.
Il
sorriso si gelò sulle sue labbra e quando riaprì gli occhi quelli erano divenute grandi sfere gialle.
Un
essere verde, squamoso, le zanne grigie bagnate di saliva. Si teneva alle mie
viscere con gli artigli, con le zanne sbrindellava le mie carni e aveva una
lingua rossa che leccava le labbra sporche di sangue…,
spalancai gli occhi e mi afferrai il ventre fra le mani.
Dovevo
ucciderlo, prima che lui avrebbe ucciso me.
Devo
farlo subito.
ORA.
Per
trovare un passaggio sicuro al mondo babbano ci mise
un mese.
Quando riuscì a raggiungere la levatrice, la donna la guardò stralunata
prima di dirle:
“Non
posso” e subito dopo si fece il segno della croce
“Perché? Cristo, non mi sembra il momento di avere rimorsi di
coscienza!” la donna con il viso altero rispose
“Punto
primo: Non bestemmiare. Punto secondo: Non sono rimorsi di coscienza
ma è lo stato avanzato della gravidanza che non mi permette di farlo.”
“Oddio
come farò!” Hermione si coprì gli occhi con le mani,
disperata, era troppo debole per subire tanta
pressione psicologica così svenne.
Rivenne
in una stanza pallida, dal pesante odore di disinfettante e una donna
dall’uniforme candida girovagava per i letti.
Hogwarts? Stava sognando?
Quella sembrava proprio l’infermeria della scuola.
Aprì ancor di più gli occhi, le girava la testa.
“Mrs.
Travis finalmente sveglia!” Hermione
fissò l’infermiera in camice bianco, non era Madame Chips,
come poteva essere lei? Non era a Hoqwarts ne al San.Mungo.
Guardando
bene i locali, doveva trattarsi di uno di quegli ospedali babbani
di quartiere come andavano di moda nel Mondo dei Babbani.
Guardò
intontita la levatrice che col capo abbassato la spiava silenziosa.
“Dove sono?” chiese saggiando la sua voce
“ Al St. Thomas Hospital “ la
levatrice si alzò di scatto facendo voltare le due donne
“Devo
andare un attimo al gabinetto” squittì fissandoci impaurita
“Esca
da qui. Imbocchi il corridoio di sinistra” spiegò educata e leggermente
infastidita dalla richiesta per nulla velata
Quando la levatrice fu uscita, l’infermiera si voltò verso di me e mi
rivolse uno sguardo furbo.
“Cosa
le è successo veramente Mrs. Travis?” la guardai
sbigottita, ma umettai lentamente le labbra
“Come
scusi?”
“Sua
madre ci ha raccontato che lei è caduta dalle scale e lei impaurita l’ha
portata qui.”
“Non
so che dirle.”
“Ma io si. Non ha ecchimosi, ma presenta un grave
deperimento. Ha delle abrasioni dovute al freddo e una gravidanza di sedici
settimane e mezzo trattata male. Il suo esofago presenta alcuni arrossamenti
dovuti, ipotizzo a continue forzate espulsioni ,” Hermione guardava la bruna infermiera con sguardo assente e
terrorizzato “ In più sul suo addome abbiamo trovato molteplici graffi” Hermione ingoiò a vuoto
“ Con questo cosa vuole ipotizzare?”
“Nulla
di particolare” diede uno sguardo alla porta “Credo che sua madre se ne sia
andata”
“Non
era mia madre” rispose asciutta, uno sguardo scaltro comparve sul viso dell’infermiera
“E
immagino che lei non sia nemmeno Mrs. Travis?” con
sguardo basso, Hermione annuì
nuovamente.
“E
che non sia nemmeno una Mrs. Immagino” ancora Hermione
annuì
“E chi è allora?” Hermione non
seppe rispondere, o forse non voleva o forse non poteva perché la risposta non
la conosceva più neppure lei.
“Ma
anche a questa risposta so rispondere io.” Rimase
ancora in silenzio
“Lei
deve essere una di quelle ragazze che avendo pochi soldi e poco
timor di Dio si offrono per le strade”un piccolo ghigno disgustoso si era
disegnato sulle labbra rosse della donna “Che per più di due sterline fanno
tutto. Ma poi eccole le
conseguenze, hai provato a rispedirlo al mittente vero? Ma
il buon Dio non si riprende le sue punizioni. Questa è la punizione migliore
che ti meriti per il piacere che hai bramato di ottenere. Il prezzo del
peccato” concluse con le guance in fiamme e il viso
alterato dall’eccitazione delle sue parole.
Quando
il Mondo Magico aveva sigillato il mondo dei babbani aveva precluso l’entrata a tutti gli abitanti
tranne che ai Mangiamorte che erano infatti
autorizzati a girovagare per le strade. Voldemort
aveva dato come scusa la distruzione di eventuali
maghi che erano fuggiti dal Mondo Magico ma in verità quelle belve assetate di
dolore godevano a torturare i babbani che non
conoscendo la magia erano del tutto impreparati. Così, come succede a quegli
animali che vengono messi in gabbia e a cui non si da
alcuna via di uscita, i babbani reagirono in due
differenti modi.
O
divennero violenti o impazzirono.
Le
continue catastrofi inoltre avevano portato a una
ascesa impressionante della disoccupazione, così molte giovani erano state
costrette alla prostituzione.
Per
difendersi dalla corruzione e dalla delinquenza invece altri erano divenuti
molto religiosi, perché vedevano in Dio l’unica soluzione ai
proprio mali.
Vista
la reazione della donna. Quell’infermiera dinanzi a
lei doveva essere una di quelle.
“Pensi
quello che vuole, tanto non portò liberarmi di questo verme” la donna se
possibile la guardò con ancora più disgusto
“Se
ne vada!” Hermione la fissò per un attimo
“Se
ne va!” ripetè l’infermiera questa volta
la voce si era alzata lentamente
“Come
scusi?” Hermione alzò un sopracciglio in modo
eloquente, ma l’infermiera le afferrò la mani e la
spinse fuori dal letto
“FUORI
DA QUI!” Hermione impallidì con
vigore “Qui noi curiamo i malati non le persone malate dentro. Per quanto
lei non abbia amato l’uomo con cui a concepito questo
bambino non può odiare il bambino in se, sarebbe come odiare una parte di se e
se pure lei odiasse se stessa non potrebbe odiare quel bambino che porta in
grembo perché ce lo affida il buon Dio e non sa neppure quante donne desiderano
un bambino e non lo possono avere!” una rabbia ceca investì Hermione
che si scansò dalla presa della donna
“E allora perché il buon Dio non l’ha dato a loro un bambino
invece di darlo a me. A me che quando la mattina mi sveglio non so nemmeno
quanto riuscirò a vivere se riuscirò a mangiare. Cosa
crede? Lei se ne va sculettando per questo ospedale
sorseggiando la sua camomilla e crede di aver capito tutto della vita. È
convinta che Dio possa punire una persona donandole un bambino, magari!
Maledetti babbani rincoglioniti!” quando chiuse la
bocca Hermione aveva il fiato mozzo
ma con raccapriccio si accorse di quello che aveva detto.
“Bab..” cominciò ad arretrare
lentamente, cosa aveva fatto? Si guardò intorno, nella stanza larga e zeppa di
persone nessuno guardava loro o udiva le parole che si scambiavano, solo
l’infermiera aveva sentito.
Afferrò
le cose che la levatrice aveva abbandonato sulla sedia e vide con la coda
dell’occhio l’infermiera che cercava di afferrarla ma
non si lasciò prendere cominciò a correre fuori dall’ospedale come se nel suo
corpo fosse entrato il diavolo in persona.
Rallentò
il passo e prese fiato solo dieci minuti dopo quando
sbucò fuori dallo stretto vicolo dove era allestito l’ospedale. Si guardò alle
spalle per accertarsi che quella mezza pazza babbana
non le avesse sciolto dietro quei cani della sicurezza
ma quando vide solo l’oscurità e la puzza del vicolo si calmò maggiormente.
Le
vergogne di Londra. Così venivano chiamati quei
gomitoli di vicoli che in quel momento stava attraversando. Un buio
artificiale, che puzzava di escrementi e di povertà li
opprimeva, abitati da ombre negre che scattavano in avanti per derubare i
sfortunati e si tiravano indietro appena si accorgevano che l’intruso era forte.
Ed
Hermione era forte. Lo era sempre stata
anche se ora era pallida, scavata e malnutrita.
Lei
era un colosso.
Camminava
ancora fra qui vicoli quando fra i palazzi umidi, cadenti e spenti brillò
qualcosa.
“Una
chiesa” le sue labbra mute pronunciarono questa parola prima di cedere alla
tentazione ed entrare nell’accogliente e luminoso palazzo.
Una
chiesa protestante. I vetri intatti, anche i delinquenti in quel periodo
temevano la furia di Dio. Ottanta candele illuminavano la lunga e solitaria
navata, l’aria era satura del fumoso incenso che i pastori amavano scuotere di tanto in
tanto quando non avevano di meglio da fare. Con circospezione si sedette fra le
panche e si
perse nei meandri dei suoi pensieri.
Tranquillità.
Da quanto tempo non sentiva quell’emozione
scendere su di lei.
Nessuna fuga, nessun problema immediato.
Solo
lei, quella chiesa e i suoi pensieri.
E
come se non aspettassero altro le immagini delle persone a lei care le fluirono dinanzi agli occhi.
Harry,
Ron, Ginny… le persone
dell’Ordine…i suoi genitori… tutti.
Tutti
loro erano morti.
Traditi
da lei, che era stata tradita dal suo amore.
Maledetto
l’amore! Si strinse l’addome piantandosi le piccole unghie nella carne e il
dolore che proveniva da quel gesto le infuse la forza
solita di non abbandonarsi agli eventi e di combattere a spada tratta perchè
tutto potesse cambiare.
Perché bisogna fare in modo che tutto cambi perché nulla cambi.
“Si
può morire per amore?” l’eco lugubre della sua voce si disperse per la navata,
continuò a fissare le ottanta candele che brillavano gaie come stelle nel
firmamento.
“È
pensiero comune che l’amore faccia vivere in eterno,
deduco quindi di no.” si voltò di scatto, una voce
gentile aveva parlato, un viso pulito e avorio incorniciato da biondissimi
capelli su cui brillavano dei bellissimi occhi grigi, di così belli Hermione li aveva visti solo a un'altra persona.
“Chi
è lei?” strinse nuovamente la sua misera roba pronta a fuggire
ma l’uomo sembrò comprendere perché portò le palme in alto come si fa di
fronte agli sbirri
“Non
voglio farvi nulla” sorrise, aveva i denti bianchissimi e un sorriso così dolce
che Hermione cedette e lasciò andare una parte della
tensione, non abbandonando però la sua voce severa.
“Chi
siete?” l’uomo indossava delle vesti tanto simili ai Manigiamorte
che per un attimo il suo corpo fu nuovamente inondato dal terrore.
“Il
pastore della St James,
chiesa dove sedete Mss” si rilassò impercettibilmente
“Mi
scusi pastore, ma in questo periodo tremo appena una persona mi si avvicina non
sa quante persone che non hanno timor di Dio ci sono.”
Simulando il fanatismo che era certa accomunava molte delle persone che
sedevano fra quelle panche, l’uomo fece una piccola smorfia che fece sorridere Hermione.
“Miss,
non si deve temere Dio. Egli è il creatore, del cielo e della terra. Egli è
buono. Come vuole che un essere tanto buono che ci ha creato tutti ci abbia creato per aver timore di lui?” Hermione
rimase senza fiato per quelle parole e stranamente desiderò potersi fidare di
quel babbano, strano dato che da quando lui l’aveva tradita non si era più
facilmente fidata di altri.
“Belle
parole pastore, ma se qualche delinquente entrasse nella sua chiesa e le
volesse distruggere tutto?”
“Significherebbe
vedersela con me” sorrise questa volta divertito “Anche se
la chiesa non è mia ma è vostra –indicando le panche ora vuote- quindi io la
difenderei per conto di tutti e non perché quello è mio e quello è tuo.”
Sorrise apertamente questa volta e il pastore le
sorrise in risposta
“Come
si chiama?” chiese allora l’uomo
“Hermione” rispose solo
“Che nome esotico e particolare. Io sono il pastore Trevis” per un attimo Hermione
non si strozzò per le risa che le scoppiarono in pieno petto
“Cosa c’è da ridere?”
“È
una lunga storia!”
“Capisco
e non chiederò oltre” poi la fissò intensamente e per un attimo Hermione si sentì a disagio sotto quei
due occhi così simili a….
“Cosa avete?”
“Nulla.
Ma credo che il St.Thomas
Hospital rivoglia i suoi abiti” Hermione si fissò il
petto la giacca che aveva infilato durante la corsa era scivolata dalle spalle
ossute e mostrava il camice bianco con cui l’ospedale l’aveva vestita.
Con
stizza si richiuse il capotto e guardò l‘uomo che la
fissava ora divertito:
“Cosa c’è di divertente?”
“Lei
Miss Hermione è molto divertente”
“Mi
hanno detto molte cose ma mai che sono divertente!” rispose scioccata
“Peccato!
Comunque mi vuol raccontare la sua storia?”
“Le
ho detto che è molto lunga”
“Non
ho alcuna fretta” a prova di quello che stava dicendo il pastore
si sedette sulla panca davanti ad Hermione.
Stava
per dirgli che doveva proprio scappare o frottole giù
di lì quando udirono un vociare concitato al di fuori della chiesa.
Hermione si alzò di botto, impaurita. Il pastore vedendo il suo volto le
fece segno di nascondersi in una piccola nicchia della chiesa.
La ragazza gli sorrise e si arrischiò nell’oscurità della
nicchia, pregando perché il pastore non la denunciasse.
Tre
figure scure come la notte entrarono nella chiesa e di colpo
le ottanta candele si spensero gelate e la porta della chiesa sbattè.
Dopo
pochi attimi tre bacchette si accesero.
I Mangiamorte! Questo avrebbe urlato Hermione
se la paura non le avrebbe serrato la gola.
“Trevis!” il pastore si alzò andando incontro alle tre
fosche figure
“Cosa
diavolo volete?” il suo tono era poco gentile e le sue parole non più prudenti
“Cerchiamo
una fuggiasca” Hermione si afferrò lo stomaco,
l’avevano scoperta
“Tesoro
e allora che cosa vuoi da me?”
“Degli
straccioni dicono di averla vista dirigersi verso la
chiesa”
“Impossibile
l’avrei vista” stava mentendo per Hermione, qualcosa
di caldo si sciolse nel suo stomaco
“Devo
forse controllare la tua chiesa?” Hermione si irrigidì nuovamente sentendo la sua fronte imperlarsi di
sudore gelido.
“Parkinson o molti difetti ma sul mio onore di Purosangue
non ho mai scherzato. Non osare tanto, la mia famiglia anche se decaduta è
sempre formata da maghi dal sangue purissimo.” Pasy Perkinson? Dio! Lei cosa
diavolo ci faceva nel Mondo Babbano?
“Poveri
ma onorati.” la voce gelida della ragazza suonò sarcastica
“Più
di quello che possano dire altre famiglie. E ora se
non ti dispiace devi riaccendere le candele altrimenti qualcuno crederà che gli
spiriti mi hanno visitato e non entreranno più in
chiesa e io dovrò abbandonare la mia postazione di osservatore.” Ad Hermione si ghiacciò anche il
sangue nelle vene, quel pastore era un Mangiamorte…perché
non l’aveva denunciata? Immagini di possibili violenze le fecero girare la
testa, perché non uscire dalla nicchia? Meglio uccisa che violentata e poi
uccisa comunque. Conosceva i Mangiamorte,
non conoscevano la parola Perdono e
la parola Favore per loro andava a braccetto con quella Denaro. Non c’erano speranze…
“
Tanto tra breve dovrai comunque abbandonarla. Ho sentito
che non hai giurato al Marchio, vero?” Hermione corrugò la fronte, che cos’era quella storia?
“No.
Hai sentito bene non sarò un Mangiamorte” la ragazza
si appoggiò alla nicchia traendo forza dal marmo freddo. Come poteva un
Purosangue non essere un Mangiamorte di quei tempi?
“Spero
che ce ne saranno pochi di Purosangue come te, Trevis.” Vide il biondo sorridere piano, un ghigno tanto simile ad
un altro Purosangue che ad Hermione
si dimezzò ancor di più il fiato.
“Meglio
Purosangue che Mezzosangue” Hermione sperò che
fossero una copertura quelle parole, e non seppe perché lei voleva saperlo.
“Questo
è certo.” Rispose rigida
“Il Signore Oscuro ti ha già trovato una fidanzata?” continuò la
donna
“No.
E non ce ne sarà bisogno, il Signore Oscuro vista
l’antichità della mia famiglia ha lasciato carta bianca, nel suo testamento ha
designato una lontana procugina.” Corrugò ancora la
fronte, possibile che il Signore Oscuro potesse far
decidere a lui? Sapeva che le famiglie più importanti erano sotto l’egemonia di lui …
“Qual
è il suo cognome?”
“Fra
due mesi sarà Trevis, prima non so”
“Capisco”
“Come
si chiama la tua fuggiasca?”
“Hermione Grenger” rispose la
donna
“Come
mai nome e cognome? Normalmente li ammazzate senza
neanche conoscerne il volto.”
“Era
una mia vecchia compagna di scuola, hai tempi di quel lurido babbanofilo di Albus
Silente, infatti era Mezzosangue, l’ho trovata nell’ospedale dove lavoro, è
incinta di quattro settimane. Devo fermarla prima che possa metter al mondo un
figlio con possibilità magiche.”…Cazzo! Hermione riconobbe finalmente in quel ciuffo bruno e in
quella bocca rossa la sua infermiera, la sua ex nemica giurata, Pansy Parkison, che era un osservatrice. Dio come era stata
cieca!
“Una
madre quindi.” Rispose tranquillo il pastore e improvvisamente Hermion sentì del calore salirle in viso, incredibilmente quell’uomo le stava facendo piacere il verme che aveva in
grembo…
“Una
Mezzosangue Trevis. Non devi dimenticarlo mai.
Qualcuno potrebbe pensare che sei un babbanofilo” il pastore scosse ironico il capo
“Non mi importerebbe più di tanto, Parkinson,
quello che dice la gente, a un Purosangue che si possa definire tale non
importa mai. Perché egli è superiore a chiunque.”
L’infermiera rimase in silenzio, la bacchetta accanto alle sue labbra rosse
“Comunque non dimenticare che è una fuggiasca e che è una
mezzosangue”
“È
pur sempre una madre, come te Parkinson” la bacchetta
della Mangiamorte fu portata al collo del pastore
“Non
mettermi al paragone con quella Mezzosangue, Trevis,
sarebbe l’ultima cosa che fai”
“Non
ti preoccupare Parkinson,lungi
da me, volevo solo sapere come stà il tuo pargolo…”
neppure il minimo terrore balenò in quegli occhi antracite
“Come
fai a sapere che è un maschio?” chiese
“Da
tuo marito non mi sarei aspettato altrimenti” disse Trevis
e la vide sorridere gelida
“Come
se anche tu non volessi un maschio ad ogni costo” cercò quasi di giustificarlo
“A me
non importa, basta che viva bene. Non mi hai risposto allora come stà?”
“Cresce
bene” rispose asciutta eppure una tenue traccia di dolcezza si lesse nella sua voce
“Come
si chiama?”
“Felix…” non riuscì a udire il suo secondo nome la
cantastorie perché sentì un piccolo pizzicore su una spalla, si voltò
lentamente e nel buio vide due occhi lucidi fissarla di rimando, un strillo acuto e il ratto cadde dalla sua spalla.
“Cosa è stato?” chiese
Il
piccolo ratto si allontanò affrettato fino a trovarsi di fronte i tre Mangiamorte.
“Topi”
rispose calmo il pastore Trevis.
“Non
topi normali, Trevis- il piccolo roditore si contorse
fino a divenire una macchia molto più grande con mani
e piedi, un sorriso scaltro si disegnò sul viso della Mangiamorte-
ma animagus” il piccolo ragazzo si avvicinò alla
donna
“C’è
una ragazza nascosta in quella nicchia”
“Trevis, Trevis, tutto quel
parlare di sangue puro e di onore e poi?” il pastore
alzò le spalle e sembrò rilassato
“Ho
mentito hai ragione, ma come potevo dirtelo?”
“Non
sei mai stato bravo a mentire Trevis nemmeno quando eravamo piccoli. Ma
da qui a nascondere una Mezzosangue!”
“Un
attimo! Io non nascondo Sanguesporco!” l’uomo si
avvicinò alla nicchia e con voce calda e rassicurante
“Tesoro
mio vieni fuori, i miei amici capiranno che non potevamo fare altrimenti”
ancora silenzio
”Su
tesoro, non ti preoccupare” ancora silenzio,
“Non
frati tirare” ma della stoffa che veniva tirata e lo
squittio di una voce femminile seguirono quelle parole.
“Amore!”si
sentì allora il suono di due piedi che strusciavano sul pavimento e il pastore
si avvicinò stringendo una donna
“Chi
è lei?” una giovane dal naso aquilino e la carnagione diafana la fissava con
due occhi astiosi
“Non
la riconosci? Giusto, come potresti? Questa è la mia fidanzata”
“Non
è molto abituata alla magia, vive in un luogo dove le donne non possono toccare
una bacchetta fino ai diciassette anni.” Disse Trevis stringendosela al fianco.
“Sei
sicuro che non sia una babbana?”
“Come
osi? Sarò una sprovveduta ma il mio sangue è puro” una
voce altezzosa e tagliente uscì dalle labbra tremati della fidanzata del
pastore
“Vorresti
dire che tu sei una strega” la ragazza alzò il mento
“SI”
“E
allora perché eri nascosta in quella nicchia?” la ragazza arrossì e si voltò
verso il pastore
“Io…”
il pastore le sorrise rassicurante e le accarezzò il
capo con gentilezza estrema
“Non
ti preoccupare amore
“Ma…” la ragazza arrossì ancor di più
“Cos’è
questa storia?”
“Così
Trevis volevi disonorare la tua futura sposa prima
del tempo…” guardò l’ampia porzione di collo e di gambe che il cappotto
lasciava esposte “Sei veramente cresciuto! E io che credevo ti
interessassero altri generi!”
“Ci
hai beccato Parkinson, spero che non informerai il Signore Oscuro”
“A
lui non interessano coppie procaci vuole solo uccidere il maggior numero dei babbani”
“Che
assurdità!” si lasciò sfuggire malauguratamente Hermione
“Cosa hai detto?”
“Che assurdità! Nel mio paese si fa la caccia al Mezzosangue.
Quei luridi sono più divertenti, sanno che a ucciderli
è la magia e un mago per la precisione mica hanno bisogno di dei immaginari!”
“Questa
ragazza mi piace Trevis, verrò a prendere il thè da voi!” poi si voltò verso i suoi Mangiamorte
“Andiamo
quella piccola lurida non è ne nemmeno qui, mi chiedo
come faccia una persona gravida a muoversi tanto velocemente, mi ricordo che io
facevo le scale così lentamente che avvolte mio marito mi scherniva dicendo che
se avessi cominciato due ore prima sarei arrivata alla camera da letto in
tempo.” Sorrise divertita al ricordo
“Addio
Parkinson” disse con voce improvvisamente nostalgica,
“Sono
sposata Trevis, sono una lady, non ti permetto più
questa scortesia” Hermione sentì le mani del pastore
serrarsi attorno al suo braccio per uno spasmo
“Ha
ragione Lady Malfoy. O preferisce Lady Lucifer?”
“Lady
Malfoy andrà benissimo” detto questo uscì come una
folata di vento, come era entrata.
Automaticamente
le candele si accesero tutte e ottanta e la porta si riaprì
dolcemente.
La
luce illuminò il corpo di Hermione nudo e il
rigonfiamento sul davanti.
Trevis le stringeva ancora il braccio.
“Così
tu sei una Mezzosangue”
“E tu un Purosangue innamorato di una donna sposata”
“Credo
Miss che questi non siano affari vostri”
“Pastore
sono spiacente, ma credo che se non mi uccide scopriranno che non ha una
fidanzata, non ha sentito
“Io
non abbandono la mia fidanzata” Hermione sorrise,
incredibilmente aveva trovato un salvatore
“Ma..” il pastore le sfiorò la
pancia rigonfia ed Hermione tremò leggermente
“Credo
proprio che dovrete raccontarmi quella lunga storia Mrs.Trevis”
la ragazza si rilassò.
“Temo
anche io Mr Trevis”
Quello
che era cominciato come un salvataggio in estremo
divenne un matrimonio in piena regola. Si sposarono con il rito magico, Hermione divenne, Hermogenes Ina Trevis, moglie di Rufus Manfred Trevis
II, purosangue non convinto e leggermente annoiato.
Vissero
una vita ritirata dalla società per evitare la continua, faticosa operazione
della trasfigurazione del viso per
Anche
se il loro fu un matrimonio di necessità.
Per Hermione che evitò di essere scoperta in quanto il parto
avrebbe richiesto problemi infiniti.
Per Rufus che odiava tutte le donne dopo aver amato
disperatamente una sola donna che l’aveva tradito per un prestigio sociale maggiore, ma Hermione era diversa
e lui l’apprezzava per questo, per la sua innata forza d’animo, la sua
dimestichezza nelle conversazioni , per la sua intelligenza fina e la furbizia
ben sviluppata.
Per
il bambino che evitò una vita di stenti e con l’assenza di una vera famiglia.
E
l’amore? Richiesta lecita. L’amore arrivò, come ogni sentimento, a ghermire
tutti i loro cuori. Non l’amore passionale che brucia l’anima
che appassisce i corpi. Un amore più educato, rispettoso e amicale.
Hermione e Rufus non divisero mai lo stesso
letto se non in caso di malattia del bambino per il resto furono amici, i
migliori che poterono mai esistere sulla terra.
Il
bambino che poi fu una bambina nacque in un fresco giorno dei primi di aprile.
Aveva
capelli biondi come il sole d’estate e ricci come tralci di vite.
Labbra sottili e pallide e occhi grigi come l’antracite eppure
insolitamente caldi.
La
piccola Jane Evelyn Trevis
crebbe nell’amore più totale e incondizionato eppur mai vizioso ma sempre
misurato e minuzioso.
E
Draco chiederete voi? A Lucifer
come ogni buon funzionario di morte era stata già prima
dell’incontro con la cantastorie destinata una moglie alla quale non si oppose
e con la quale generò un solo figlio.
Un
maschio. Unico genere che avrebbe accettato.
Felix
Lucifer Malfoy crebbe come suo padre e suo nonno prima di lui. Crebbe come ogni Malfoy. Senza eccessivi slanci di affetto,
stringendo i denti quando gli eventi facevano troppo male e abituato alla
solitudine.
In
breve divenne la personificazione di suo padre.
Bruno
come la madre aveva gli occhi grigi come l’argento del padre con la medesima
glacialità nelle iridi.
Crebbero
entrambi. La prima come una bambina solare ma ben lontana dalla società mentre
l’altro perfettamente risucchiatovi dentro, tutti quando lo vedevano passare
con quella postura altera non consona a un bambino di
sette anni lo fissavano chi con rammarico e chi con timore reverenziale.
Lontani
eppure così vicini.
Un giorno
si sarebbero rincontrati, ma non ora.
Questa
è un'altra storia.
La
cantastorie tornò al suo dilettevole lavoro, naturalmente
solo di sera e con il volto coperto, la sua storia era mutata:
“Madama
volete ascoltare una storia?” la locandiera annuiva
“Fate
di modo che sia bella” rispondeva quella burbera così che la cantastorie sedeva
come mille volta addietro aveva fatto e cominciava a
narrare.
La
sua nuova storia recitava così:
“Sapete
di quei meravigliosi fiori che si vedevano un tempo sulle colline erbose?”
mandava loro le immagini di mille fiori e molti grugnivano
mentre altri annuivano sorridendo
“La
storia che vi voglio narrare comincia proprio su una di quelle dune…”
C’era una volta su di un campo
verde una piccola primula che fissava il cielo con occhi infelici ed era tutta
rattrappita. Un dì il cielo stanco del suo malessere
le disse:
-Cos’hai primula? Col tuo malessere continuo rendi la bellezza di
questo campo mutilata.
-Non riesco ad
essere meno malata se penso che un giorno tu possa staccarmi dal mio
gambo e uccidermi-
-Perché dovrei farlo? Io amo questo giardino non staccherei con il mio
vento neppure una foglia di te che sei il mio fiore più orrido-
Il fiore sembrò rianimarsi e
sbocciare in tutta la sua magnificenza.
Cominciò anche ad amare il
cielo che con la sua vastità riusciva a procurarle un fremito in fondo alla sua
essenza.
Poi un giorno mutò.
Il cielo solitamente tenue e
azzurro divenne nero come la gola di un bambino malato. Vento terribile scosse
le cime degli alberi.
-Cielo cosa ti accade?
-Nulla. Stò
scatenando una tempesta
-Così mi staccherai
-Ma no, non temere!- e invece
il vento forse staccò il fiore e lo si infranse fra un
insenatura di sassi,mentre la primula moriva gridò al cielo
- Che
tu possa morire, cielo infingardo, che tradisci le parole che dai…
- Questa è la mia natura, se dovessi tenere tutte le parole che do sarei destinato a
morire
- io preferirei morire
piuttosto che mentire.
-Non posso
mentire a voi, vi amo troppo per vedervi infelice.
-Maledetto amore!- poi
terrorizzato sentì che la vita la lasciava e guadando le rocce disse loro
-Vi prego nascondetela al
cielo che con il suo menzognero cielo mi ha dannato l’anima, vi prego- con le
sue ultime forze vomitò fra i sassi l’unica cosa per
cui era stata creata. Un seme.
Il seme crebbe ad immagine e
somiglianza della primula, crebbe sostenuto e nascosto dai sassi che la
nascosero al cielo e divenuta grande e bella le spiegarono la sua storia.
La primula allora volle
abbandonare il suo nascondiglio per guardare il cielo.
Ma i sassi impauriti e urlarono di non andare.
-Tua madre è morta così, si è
fidata del cielo ed è morta
-Per questo motivo lo voglio
incontrare, voglio sapere perché ha condannato mia madre se l’amava
-Devi sapere che ci sono
entità che non sanno amare come si deve amare. Amano
in modo differente, in un modo che ferisce le cose che
amano.
La primula era troppo
innocente per comprendere e si spinse comunque verso
il cielo che vedendola la afferrò per i fianchi per poi portarla nella sua
danza scatenata. La primula rideva e ridendo faceva
gioire il cuore del cielo che una volta fermato la danza disse al fiore parole
appassionate, la bacò lentamente e poi le diede un letto di calde foglie.
Così accadde anche per i
giorni a venire.
Ma uno sfortunato giorno la
primula venne riscossa da un vento impetuoso che
invece di farla ballare la strappava facendola ondeggiare pericolosamente verso
il dirupo.
Terrorizzata urlò –Cielo, mio
dolce amante. Fermati, placati…aiutami…Non spazzarmi via!
Il cielo però non si fermò
-È la mia natura mia piccola amante.
- Tu dicesti di amarmi
-Ma io ti amo
-Il tuo amore è capriccioso e
fa male, io non ti amo più. Perché l’amore per me deve far sorridere e trattare
con rispetto anche
nei giorni di tempesta.
- E
allora precipiterai e morirai come tua madre prima di te.
La primula urlò orripilata da quel comportamento mentre
precipitava dal dirupo morendo.
La
cantastorie si bloccava per poi aggiungere la sua morale “Chi ama di amore sbagliato è condannato a
ferire le cose che ama sempre. Così per tutti i discendenti di chi non ha amato cadrà la maledizione del non amore. Il loro cuore
che non ha amato insegnerà a non amare ai suoi
discendenti così che tutta la stirpe andrà a male. Per quelle persone non vi è
alcuna speranza”
La
cantastorie non sapeva che a spiarla c’erano due occhi grigi. Due occhi grigi di innocenza che si dicevano che la speranza c’è per tutti.
Questa
è però un’altra storia.
Così
si conclude l’amore fra lo scorpione e la rana.
Ma la
bellezza della conclusione di una storia d’amore e che si va a
incrociare con l’inizio di un’altra storia d’amore che ha inizio.
Perché
non c’è niente di più riuscito che due storie che si intrecciano.
THE END
Stavolta
direte voi, non ci caschiamo e invece…
Questa
è veramente la fine della prima serie di questa mia storia…
Ahahhahahah! Visto che vi ho giocato?
La prossima
serie però sarà una long-fic, quindi non dovrete
molto sbattere con la testa..ehehheh
Passo
a ringraziare tutti coloro che hanno recensito la
storia precendete:
Diletta:Nono
non è finita, e non è finita perché io sono dispettosa e cattiva! Spero che ti
piaccia…
Gemellina: Grazieeeeeeeeeeeeeee
Nebula91:Ma
figuarti!!! L’importante è che ti è piaciuta e che ti
abbia in qualche modo colpito, questo è già un risultato notevole per una persona
che scrive te lo posso assicurare…
SweetChocolate:E spero che anche con questa
io ti abbia colpito anche se finisce in modo meno aspro…
Lilyblack90:
ihihiihihi sisi
ti voglio far piagere così me la paghi delle tue
storie super malinconiche e super belle…
Aysha:Mi fa piacere che hai colto
così tanto dai miei personaggi…
Valemione:Ehehheehehe…valemione
dovresti conoscermi io devo sorprendere sempre altrimenti che vango a fare a
scrivere su questo sito e a rompere le scatoline a voi? Cmq
mi fa piacere che l’hai letta…e che ti sia piaciuta!
Herm85:Tesora hai letto anche questo…Grazie…Sei gentilissima!!!